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Singolare e Plurale in Italiano: Regole e Approfondimenti

Il nome è una parte fondamentale del linguaggio quotidiano, identificando persone, oggetti, luoghi e idee. La comprensione del genere e del numero è essenziale per costruire frasi corrette e significative.

Genere e Numero: Concetti Chiave

Il genere grammaticale, maschile o femminile, influenza l'accordo delle parole all'interno della frase. Ad esempio, "ragazzo" è maschile, mentre "ragazza" è femminile.

Il numero, singolare o plurale, indica la quantitĂ  degli elementi a cui ci si riferisce: uno (albero) o molti (alberi).

L'uso corretto del numero permette di descrivere la realtĂ  in modo preciso e comprensibile.

A cosa serve il numero in grammatica? A indicare la quantitĂ  di persone, animali o cose a cui si fa riferimento. Per questo diciamo un albero, molti alberi, una foglia, molte foglie, un fiore, molti fiori.

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Questo ci aiuta a descrivere meglio la realtĂ  e a farci capire dagli altri in modo chiaro.

Nomi Collettivi

I nomi collettivi, pur essendo singolari nella forma, si riferiscono a un gruppo di persone, animali o cose. Esempi includono "una folla di persone", "un gregge di pecore" e "un centinaio di pagine".

Nomi Invariabili, Difettivi e Sovrabbondanti

Alcuni nomi, detti invariabili, mantengono la stessa forma sia al singolare che al plurale. In questi casi, l'articolo determina il numero: "la città" (singolare), "le città" (plurale). E allora come fare per capire se si parla di una città o due città, di una specie o di molte specie, di un’ipotesi o di più ipotesi? Sarà ancora una volta l’articolo a venirci in soccorso!

Esistono anche nomi difettivi, usati solo al singolare (singularia tantum) come "latte" e "coraggio", o solo al plurale (pluralia tantum) come "nozze" e "ferie". Usando il nome latino i primi si chiamano singularia tantum (latte, coraggio), i secondi pluralia tantum (nozze, ferie).

I nomi sovrabbondanti presentano due forme plurali con significati diversi, come "filo": "i fili d'erba" e "le fila del discorso". D’altra parte ci sono dei nomi che non si accontentano di un solo plurale, ma ne vogliono addirittura due con significati diversi! Sono i nomi sovrabbondanti come filo: al plurale ci sono i fili (i fili d’erba, i fili di cotone), ma anche le fila (le fila del discorso).

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Plurali Particolari

I nomi che terminano in -co possono formare il plurale in -ci oppure in -chi. i nomi che finiscono in -logo e -fago al plurale possono uscire in -gi oppure in -ghi.

I nomi che finiscono in -io formano il plurale in -i, come dice la regoletta che hai già studiato. Tutto semplice fin qui, ma ci vogliono una o due I? Se la I è accentata allora al plurale ce ne vogliono due (zio - zii), se invece non lo è basta metterne una sola (guaio - guai).

Nomi Stranieri

Prevale la tendenza a lasciare invariati i nomi usati piĂą comunemente, in particolare quelli di origine inglese e francese: i film, i computer, le brioche, gli chalet.

Nelle parole di origine spagnola o portoghese la s del plurale viene conservata più spesso (i conquistadores, i desaparesidos, i vigilantes, le batidas), a volte, accanto al plurale originario, si è sviluppato un plurale italianizzato: la telenovela ⇒le telenovelas o le telenovele.

I vocaboli entrati da poco in italiano o riservati a un uso specialistico, di qualsiasi provenienza, tendono a formare il plurale secondo la lingua d’origine: il broker ⇒i brokers; la chicane ⇒le chicanes.

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Accordo del Verbo con Soggetti Correlati

Quando due soggetti sono correlati da "non solo... ma anche", l'accordo del verbo può essere al singolare o al plurale, a seconda del grado di autonomia dei soggetti e della posizione rispetto al verbo. Non solo … ma anche è un nesso correlativo, che fa parte delle congiunzioni coordinative e che definisce una relazione tra due elementi accompagnati ognuno da una parte del nesso.

L'accordo al singolare è sempre corretto, specialmente se uno dei due nomi si trova dopo il verbo. Tuttavia, l'accordo al plurale può essere preferibile se si vuole enfatizzare l'importanza di entrambi i soggetti.

Ad esempio:

  • Non solo Mario ma anche Gianni ha cantato.
  • Ha cantato non solo Mario ma anche Gianni.
  • Non solo Mario ha cantato ma anche Gianni.

Provando a inserire l’accordo al plurale, ci si accorge che quando uno solo dei due nomi si trova dopo il verbo ed è perciò separato dall’altro (come nell’esempio 3.), l’accordo al singolare è l’unica soluzione corretta (“*Non solo Mario hanno cantato, ma anche Gianni” è infatti agrammaticale).

In conclusione, l’accordo al singolare è sempre corretto, ma i parlanti selezionano a volte le forme del verbo al plurale perché nella loro codificazione dell’azione sono sensibili a come percepiscono ciò di cui vogliono parlare. Per questa ragione entrano tipicamente in gioco parametri simili a quelli che sono in altri casi alla base dell’accordo a senso e che portano a una soluzione con l’accordo al plurale.

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