Voce Viaggi Cascina: Significato e Comunità
La comunità è una dimensione che deve essere ripensata e riformulata sulla base di riflessioni che fanno riferimento a piani differenti che interagiscono nella vita delle persone e tra le persone, come identità, relazioni, riferimenti spazio-temporali, progettualità. Senza dimenticare che oggi non si è solo “comunità locale”, ma ognuno di noi grazie alla globalizzazione delle relazioni e delle possibilità di comunicazione in tempo reale (internet, smartphone, viaggi più facili) può vivere forti appartenenze a “comunità globali” con differenti identità culturali, professionali, ideali, anche stando a migliaia di chilometri di distanza. Occorre (ri)imparare a vivere e lavorare nella comunità.
Non esiste una disciplina, una scienza specifica che studia la comunità. Eppure è nella sicurezza della propria identità, e del riconoscersi in essa, che si può permettere il dialogo tra culture diverse. Occorre porre al centro le modalità di formazione delle identità individuali e collettive a partire dal rispetto di sé e degli altri. Spesso gli utenti del welfare si lamentano di essere trattati con poco rispetto. Ma la mancanza di rispetto che sperimentano non è dovuta semplicemente al fatto che sono poveri, vecchi o malati.
E poi dentro ogni quartiere vi sono mille storie che costruiscono la vera storia e la cultura di un quartiere. Scandiscono la vita della comunità e la quotidianità dei suoi abitanti: tra gioie, passioni, collaborazioni, ma anche ansie, soprusi, paure e disperazioni che consentono all’umanità, che popola il dedalo di vie, case, palazzi del mondo, di costruire culturalmente le varie dimensioni comunitarie.
Nel passaggio da spazi a luoghi si viene a creare l’economia di relazioni. E la dimensione relazionale è sense making. Dà senso a ciò che si fa. E dà energia all’azione. Un conto è dire “faccio cose, vedo gente”. Un conto è dire faccio cose che portano, nel lungo periodo, ad un certo valore aggiuntivo. Pensare assieme i luoghi aiuta ad abitarli. Non è questione di qualcuno che viene e ti legge il tuo territorio. Ma è la comunità e chi abita quei luoghi che si domanda e legge e riflette su sé stessa.
Costruire una visione strategica di lungo periodo aiuta ad abitare i luoghi. Abitarli con intenzionalità è riuscire a costruire una visione strategica, anche in termini di creatività e di impatto sociale. Intenzionalità è: voglio agire un cambiamento, cioè voglio cambiare la connotazione e la produzione di valore di quel luogo. L’innovazione sociale si nutre dei territori, dei quartieri e delle periferie come oggetti geografici in cui si attivano processi di innovazione sociale.
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Lo sviluppo si lega ai luoghi perché attraverso qualità relazionali e norme sociali si riesce a fare sviluppo. (Sviluppo nel senso della definizione di Zamagni - togliere i viluppi, togliere le catene che legano un territorio rispetto alla sua capacità di produrre valore). Ma oggi le comunità hanno bisogno di luoghi ma anche di infrastrutture sociali, cioè di luoghi che diventano a loro volta moltiplicatori.
L'Importanza dello Sviluppo Locale e dell'Agenda 2030
Mai come negli ultimi anni il tema dello sviluppo locale ha preso atto della varietà di assetti economici, di cui è popolato il nostro Paese. Eppure questa ricchezza è stata ai margini delle politiche economiche istituzionali. Ad esempio, il 20% della popolazione italiana vive nelle 4 grandi aree metropolitane (Roma Milano Napoli Torino), così come il 20% della popolazione abita le aree interne però rappresentate dal 50% dei Comuni italiani.
In questo contesto, i governi dei 193 Paesi membri dell’ONU nel settembre 2015 hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. La situazione è oggettivamente molto complessa e pericolosa per noi e per il nostro pianeta e, come ci ricorda Enrico Giovannini portavoce dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, il rischio è che noi ci sediamo e ci culliamo di Retrotopia: è il guardare il passato per rassicurarci circa un futuro incerto e fonte di preoccupazione. Non vi è dubbio che molto spesso oggi chiudiamo gli occhi di fronte a quanto avviene (il terrorismo o le minacce nucleari coreane o il corona virus) e ripensiamo ad anni passati che crediamo siano stati più rassicuranti.
Luoghi e Identità: Il Caso di Cascina
Augé Marc, antropologo, ci ricorda l’importanza identitaria dei luoghi in cui si sviluppa comunità (la percezione dello spazio e del tempo). Più recentemente, a seguito della crisi economica/finanziaria/valori ricordata, da un lato si sono moltiplicati i “nonluoghi” anonimi, dall’altro sono via via emersi luoghi via via abbandonati che sono tornati ad essere spazi senza vita. Il luogo si stacca da una logica solo geografica e corrisponde ad una identità socio-culturale. La Civitas. La Città delle anime, fatte di persone, città fatte di relazioni. I territori in questa logica, sono di fatto l’elemento in cui si sperimenta il nuovo, dove si cerca di compenetrare ambiente costruito ed ambiente naturale, sono il contenitore dove le innovazioni sociali vengono messe in atto. Sono laboratori di sperimentazioni in cui si prova a dare risposte nuove ai bisogni emergenti. Il luogo vero attrae esigenze e bisogni, capitali e risorse. Che non sono di per sé immediatamente disponibili.
Parlando di toponimi e luoghi, l'area PIP posta a sud di Salvirola, quasi al confine con il comune di Fiesco, ha in realtà una denominazione antica. Il nome è un diminutivo in -ino da bettola, ossia "osteria di infimo rango", voce d'area settentrionale che è probabilmente una forma più elaborata del termine baita "capanna" come suggeriscono alcuni autori. Si tratta del complesso posto lungo la roggia Madonna Gaiazza di cui rimangono le strutture edilizie trasformate in semplici abitazioni. Era una vasta costruzione rurale alle porte di Salvirola cremasca, il cui nome era evidentemente derivato dal cognome dei proprietari.
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Sebbene attualmente il toponimo sia comune ai due nuclei di Salvirola cremasca e Salvirola cremonese, ormai fusi in un unico abitato, ma storicame e tradizionalmente ben distinti, fino al 2001 anche nello spirituale tra due parrocchie facenti capo a due diverse diocesi, in antico la denominazione risultava specifica della sola Salvirola cremonese. Etimologicamente il toponimo va connesso al latino stiva "selva, bosco", tramite il suffisso diminutivo -iolus al femminile, con alternanza -i-/-r- abbastanza nota e diffusa, ma la denominazione potrebbe procedere anche da un silvariola, dim.
Si tratta dell'antico nome della parte cremasca dell'attuale Salvirola. La particolare continuità documentaristica esistente dal XII al XVI secolo consente di apprezzarne l'evoluzione morfologica consistente in una corruzione più o meno accentuata, forse non soltanto di matrice notarile. Già denominata Villa Fornace sul Naviglio nel 1921 e Villetta al Naviglio nel 1938, questo complesso rurale data ai primi anni del XX secolo o agli ultimi del XIX, poiché non compare né nel censimento dei fabbricati del comune di Salvirola del 1889 né nella prima levata della tavoletta dell'I.G.M.
Nel corso della serata è stato dedicato anche un momento speciale a ConAlbe a.p.s., l’associazione senza scopo di lucro nata a Cascina per sensibilizzare sulle malattie cardiovascolari.
Visibilmente emozionato, Marco Barontini ha ringraziato i presenti e ha espresso la sua soddisfazione per il traguardo raggiunto, sottolineando l’importanza di aver trasmesso ai figli la passione per il lavoro. “Sono felice di vedere Maurizio e Lorenzo portare avanti con entusiasmo questa realtà: ormai - ha scherzato - sono quasi più bravi di me”.
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