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Ariminum: Un Viaggio nella Storia di Rimini

Già meta di insediamenti umani fin dalla preistoria, Rimini diventa una città grazie ai Romani, che tra le foci del Marecchia e dell'Ausa deducono una colonia nel 268 a.C. L’antica Ariminum (nome derivato dal fiume che lambiva quest’ area, Ariminus, attuale Marecchia) svela dapprima il suo volto di colonia romana attraverso la propria struttura: un reticolo stradale organizzato attorno a due assi ortogonali principali, il cardo ed il decumano, su imitazione del castrum (accampamento militare), racchiuso all’interno di una possente cerchia muraria.

La colonia rappresentava il centro nevralgico dell’Italia antica poiché era situata al limite del territorio dei Galli Boi e protetta dall’Adriatico e dai fiumi Marecchia e Ausa. Oltre a ciò, Ariminum era uno snodo strategico tra il Nord e il Centro Italia poiché era attraversata da due importanti strade: la Via Emilia, costruita nel 187 a. Ariminum era delimitata da tre lati: a Est dal mare, a Nord dal fiume Marecchia e a Sud dal torrente Ausa.

La cittĂ  romana nasce giĂ  secondo lo schema tipico delle colonie: un insediamento a maglie ortogonali incentrato su un foro, corrispondente all'odierna piazza Tre Martiri, che fa da raccordo ad un cardo e a un decumano, corrispondenti, grossomodo, alle odierne vie Garibaldi e IV Novembre, dalle quali si dipartivano le varie vie che formavano le insulae, gli isolati, non completamente uniformi a Rimini, anche a causa dei limiti naturali imposti dai fiumi Ariminus (Marecchia) e Apusa (Ausa).

Il Ruolo Strategico di Ariminum

La colonia romana fu da sempre un punto chiave della geografia dello stato romano: chi possedeva Rimini, poteva regolare i traffici in pianura padana ed accedere a Roma facilmente attraverso la via Flaminia: lo capirono benissimo due grandi personaggi, come Giulio Cesare ed Ottaviano Augusto. La fondazione di Ariminum è un fatto storicamente significativo, giacchè segna la definitiva vittoria dei sostenitori di uno Stato romano esteso a tutta la penisola contro i fautori di uno Stato circoscritto al Lazio, cioè, in sostanza, dei populares contro il patriziato.

La costruzione delle grandi strade consolari riconferma sia questa scelta politica, ormai irreversibile, che il ruolo di caposaldo di Ariminum. Nel 220 Caio Flaminio inaugura la via Flaminia, arteria commerciale e militare di 212 miglia integralmente selciate che congiunge Roma con l'ager gallicus. Nel 187 Emilio Lepido apre la via Emilia che, da Rimini a Piacenza, attraversa e collega l'intera Valle Padana.

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Importante centro fortificato, sicuro sbocco portuale e primario caput viarum, Ariminum è ormai, tra il II e il I secolo a. C., una città attiva e florida che pratica l'artigianato e il commercio, e dove si affermano famiglie potenti come gli Ovii e i Maecii. Nella guerra civile tra Mario e Silla, ovvero tra i populares e il partito patrizio, Rimini si schiera coi primi. Presa a tradimento la città, Silla la mette a ferro e fuoco (82 a. C.). I partigiani di Mario sono banditi.

Il 12 gennaio del 49 un altro più famoso rappresentante dei "popolari", Giulio Cesare, attraversa il Rubicone alla testa della XIII legione. L'attraversamento in armi del fiumicello - confine tra la Gallia Cisalpina e l'Italia - costituisce un gesto di aperta e insanabile ribellione al senato di Roma ed è stato tradizionalmente interpretato come l'atto simbolico del trapasso dalla repubblica al principato.

L'EtĂ  Augustea e i Monumenti di Ariminum

Con quest’ultimo, nel passaggio verso l’età imperiale, Ariminum diventa una colonia ricca di monumenti privati e pubblici di primaria importanza. L'età augustea costituisce per Rimini un periodo di vasti interventi pubblici e, di conseguenza, di rinnovamento, di crescita e di generale benessere.

Arco di Augusto

Ricordiamo l’Arco di Augusto, costruito nel 27 a.C. per volere del Senato romano, per omaggiare la figura dell’imperatore che con la sua politica aveva contribuito al raggiungimento della pace all’interno delle colonie, nonché alla sistemazione delle antiche strade consolari. Nel 27 a. C., al termine del radicale restauro della via Flaminia, è eretto l'arco d'Augusto. L’Arco d’Augusto rappresentava la porta d’ingresso a coloro che, partendo da Roma, giungevano a Rimini avendo attraversato la Via Flaminia.

Il monumento, tutto in pietra d'Istria, ha la doppia funzione di porta principale della città e di arco trionfale (sull'attico è collocata una statua in bronzo dell'imperatore), ed è il primo e il più importante fra quelli costruiti nella Cisalpina. L’Arco di Augusto è ad un solo fornice, alto 8,84 metri, e affiancato da semicolonne corinzie che reggono la trabeazione e il timpano, sormontati dall’attico, il quale fu sostituito nel Medioevo da un muro circondato da merli ghibellini.

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Ponte di Tiberio

Dalla parte opposta del centro, rispetto all’Arco d’Augusto, si trova il Ponte di Tiberio, iniziato da Augusto e terminato da Tiberio (14-21 d. C.). Iniziato nel 14 d. C., ultimo anno di vita di Augusto, il ponte a cinque arcate sul Marecchia sarà terminato nel 21 dal suo successore Tiberio, a cui è oggi intitolato. L’infrastruttura è composta da cinque arcate a pieno centro e misura 62,60 metri di lunghezza.

I piloni del ponte sono obliqui rispetto all’asse del ponte, per favorire la corrente del fiume. Alla costruzione dell'arco e del ponte, collocati ai due estremi del "decumano" - che diviene così la via più importante della città, e tale resterà fino ai nostri giorni - si affianca un ampio programma di lavori pubblici: nell'anno 1 d. C. Caio Cesare, figlio adottivo di Augusto, fa lastricare tutte le strade; allo stesso periodo data l'erezione del teatro nelle adiacenze del foro.

Altre Strutture Romane

Successivi imperatori completano gli impianti pubblici di Ariminum. Al tempo di Domiziano (81-96 d. C.) risalgono l'acquedotto e la rete fognaria. Il grande anfiteatro, di dimensioni non inferiori a quelle del Colosseo, è eretto in età adrianea (119-138). Ad Antonino Pio (138-161) spetterebbe la costruzione della fontana pubblica. Fra l'età degli Antonini e quella dei Severi si assiste a un consistente sviluppo dell'edilizia privata, promossa da possidenti, mercanti e funzionari.

Fuori dal perimetro urbano dell’allora colonia Ariminum, sorgeva l’anfiteatro: costruito nel II secolo d. C. Dell’imponente edificio per spettacoli eretto nel I sec. Prossimo al foro, fu probabilmente eretto per volontà di Augusto nell’ambito degli interventi di sviluppo urbanistico promossi dall’imperatore. Di forma semicircolare, aveva un diametro esterno di ca. 80 metri, mentre all’interno la lunghezza della scena misurava ca. 23 metri. La cavea, completamente autoportante, era sorretta da murature radiali e concentriche, costruite in malta con laterizi a vista.

La Porta Montanara era l’ingresso meridionale della città e rappresenta l’unico esempio, nell’Italia settentrionale, di porta urbica di età sillana giunta ai giorni nostri. L’appellativo “Montanara” dato alla porta deriva dal fatto che questa rappresentava l’accesso per coloro che giungevano a Rimini attraverso la Valmarecchia. Originariamente la porta era composta da un doppio fornice, il quale agevolava la viabilità, che incanalava in passaggi paralleli, il percorso in uscita da Rimini e quello in entrata.

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Dal punto di vista strutturale, la porta era formata da blocchi di arenaria di colorazione giallastra e strutturata in due fornici speculari costituiti da un doppio giro di cunei di 3,45 metri di larghezza e 5,90 di altezza. La porta, nel suo complesso, aveva una profondità di 2,20 metri e una larghezza complessiva di 12,5 metri. Sotto il Regno di Antonino Pio (138-161 d. C.), a causa dell’innalzamento della strada, il fornice di sinistra venne chiuso, l’altro fornice venne rialzato e in seguito la porta fu collegata alle abitazioni limitrofe fino alla Seconda Guerra Mondiale.

La città di Rimini, durante la guerra, subì gravi danni a causa dei bombardamenti: la Porta Montanara fu il monumento che subì i danni più gravi. Nel 1943 la porta fu smantellata per permettere ai camion militari dell’esercito di raggiungere Rimini e, successivamente, i resti dell’arco furono collocati nel cortile del Museo Civico di Rimini.

La Domus del Chirurgo

Durante l’estate nel 1989 fu scoperto a Piazza Ferrari, a seguito di alcuni lavori di abbellimento urbano, un grande complesso archeologico sviluppatosi tra l’epoca romana tardo-imperiale e la tarda antichità. La casa, costruita nel II secolo d. C., fu chiamata “Domus del Chirurgo” perché l’edificio è stato identificato con la residenza e lo studio di un medico. La Domus fu distrutta nel 257 d. C.

Tra il III e il II secolo a.C. Durante il I secolo a.C. la città conobbe una progressiva monumentalizzazione testimoniata ancora oggi dalla Porta Montanara, che costituiva l'ingresso occidentale della città e il fulcro dell'ultima cortina muraria di età repubblicana, realizzata al tempo delle guerre tra Romani e Italici - della porta civica di età sillana è superstite un fornice - e dagli imponenti ritrovamenti di S. Lorenzo in Monte.

Rimini nel Rinascimento

La storia di Rimini vede un altro periodo di grande splendore nel Rinascimento diventando una delle corti quattrocentesche di maggior fulgore, con la figura dii Sigismondo Pandolfo Malatesta, mecenate delle arti e condottiero abilissimo. Sotto il suo principato verrĂ  costruita una delle chiese piĂą importanti di tutto il rinascimento italiano, il Tempio Malatestiano (1450).

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