Albergo Atene Riccione

 

I Direttori dei Musei Più Importanti al Mondo

Il complicato e intrigato meccanismo varato a suo tempo per la scelta dei direttori dei musei, siti archeologici, gallerie e biblioteche ha definitivamente concluso il giro delle scelte che si dice sia stato ricco di dibattiti e di scambi di opinione, talvolta anche accalorati, nel tentativo di arrivare alla persona giusta per ricoprire la carica di direttore di alcune delle istituzioni culturali più importanti del Paese. Va tenuto conto che per arrivare alla nomina dei tredici prescelti c’era da effettuare una cernita su 425 candidati.

È un argomento molto controverso quello delle manifestazioni ecologiste in atto in questo periodo. In diversi musei del mondo, negli ultimi mesi alcuni attivisti hanno “attaccato” opere d’arte, rischiando di danneggiarle. I due direttori si dicono “profondamente scossi” dai recenti attacchi ai capolavori esposti in musei come la National Gallery di Londra, il Prado di Madrid e il Mauritshuis de L’Aia.

"I musei sono luoghi in cui persone provenienti da background diversi possono dialogare e di conseguenza permettono un discorso sociale. In questo senso, i compiti fondamentali dei musei in quanto istituzioni - raccogliere, ricercare, condividere e salvaguardare - sono rilevanti oggi più che mai. Continueremo a sostenere l’accesso diretto al nostro patrimonio culturale.

Gli attivisti coinvolti in questo tipo di attacchi sono legati a diversi gruppi ambientalisti come Just Stop Oil e Ultima Generazione. Nei mesi scorsi, gli ambientalisti hanno lanciato un barattolo di zuppa contro il dipinto I Girasoli di Van Gogh, altri hanno tentato di incollarsi al quadro Ragazza col turbante di Johannes Vermeer. Le richieste di questi movimenti sono di interrompere gli investimenti nei combustibili fossili e attuare cambiamenti immediati sulla questione del cambiamento climatico.

“Che cosa vale di più, l’arte o la vita?“, ha chiesto ad alta voce una delle manifestanti coinvolte. “Vale più del cibo? Più della giustizia? Siete più preoccupati per la protezione di un dipinto o per la protezione del nostro pianeta e delle persone?”.

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Direttori e le Loro Strategie per le Collezioni Museali

Cosa significa lavorare su una collezione museale/privata oggi? Quali strategie si possono adottare per renderla intelligibile al pubblico e per accrescerla? Quali per arricchire il patrimonio di un museo/collezione privata? Rispondono nove direttori e presidenti di musei e fondazioni private da Venezia alla Sicilia, da Torino a Lugano.

Significa essere investiti della responsabilità istituzionale di gestire un dispositivo di narrazione del patrimonio materiale e immateriale di una società, cui è affidata la memoria del nostro presente storico. Le collezioni museali contemporanee - almeno quelle dei musei di medie o piccole dimensioni - oggi vengono riorganizzate secondo criteri tematici e non necessariamente cronologici, secondo approcci interdisciplinari e con una maggiore apertura verso aspetti contestuali, sociali, antropologici.

Se le istituzioni culturali infatti rappresentano il luogo della formazione e della proposizione artistica, le collezioni permanenti sono il risultato di azioni realizzate in un dato momento, per mezzo di differenti processi e di nuovi sistemi di produzione. Sviluppare e immaginare una collezione è una delle sfide e delle responsabilità più complesse per un museo.

Da un lato, se parliamo di collezioni pubbliche, la maggioranza delle opere è inaccessibile, in quanto non ci sono spazi sufficienti per esporle. Basti pensare che il Metropolitan ha due milioni di oggetti e ne mostra il 3%. Dall’altro, la rivoluzione digitale ha prodotto un’esperienza della realtà - arte inclusa - sempre più mediata dalle immagini piuttosto che da un’esperienza diretta.

I grandi musei, oltre a esporre a rotazione le collezioni, si sono mossi sul fronte della digitalizzazione come nuova forma di accessibilità, con significativi investimenti in entrambe le direzioni. Queste riflessioni mi hanno portato a rileggere la collezione del MACRO in una chiave più sperimentale e interrogativa rispetto allo status di un’opera e di una collezione nel XXI secolo, senza ignorare l’importanza dell’oggetto “reale”. Una delle sezioni di Museo per l’Immaginazione Preventiva, RETROFUTURO, è concepita proprio su questa duplicità di sguardi temporali e concettuali.

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È una grande responsabilità gestire una collezione come quella di Capodimonte, che si identifica con la storia stessa della Reggia, costruita per ospitare la collezione Farnese. Il museo oggi conta 47mila opere d’arte, dal Duecento fino all’arte contemporanea, con un ricchissimo Gabinetto di disegni e stampe, un prezioso nucleo di arti decorative e una nutrita sezione dedicata all’Ottocento.

In quest’ottica, con le nuove acquisizioni cerchiamo di incrementare i nuclei collezionistici originari e lo facciamo ricorrendo all’art bonus e agli altri strumenti di sostegno e partecipazione dei privati. È questo il “metodo Capodimonte” che ha permesso l’ingresso nella collezione delle porcellane della Manifattura di Carlo di Borbone, del gruppo Apollo e Marsia, recente dono dei Cavalieri del Lavoro-Gruppo Mezzogiorno.

Qualsiasi collezione a mio avviso va considerata non come “statica” e conclusa, ma come qualcosa di estremamente fluido e dinamico. La sfida oggi è rendere le opere della collezione attuali e saperle rivedere con i canoni odierni, naturalmente senza distorcerle. Credo che qualsiasi collezione dovrebbe essere resa accessibile al pubblico attraverso sguardi non canonizzati: ciò significa lavorare in un’ottica di inclusività, rinunciare ai display cronologici per cercare punti di vista che vadano oltre, come quelli di artisti e artiste, o mettere le opere in dialogo con quelle di altre collezioni.

La collezione privata, che ho avviato nel 1992, è stata decisiva nella costituzione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo venticinque anni fa. Anche se non è esposta in permanenza nelle nostre sedi, è un motore della nostra attività, è presentata nei musei e nelle istituzioni in giro per il mondo ed è uno strumento di relazioni internazionali. Per arricchire il patrimonio della Fondazione investo sulla sperimentazione e sulla formazione, perseguendo l’idea di un museo impegnato nella produzione culturale, uno spazio di discussione e confronto democratico.

Il collezionista privato deve rispondere solamente a sé, al proprio gusto e ai propri interessi e, anche rispetto agli investimenti che affronta, deve rendere conto solo a se stesso. Chi colleziona per conto di un museo pubblico deve sempre rispettare l’evoluzione storica del contesto artistico, culturale e sociale della collezione che vuole accrescere. Il patrimonio conservato contribuisce al progressivo formarsi dell’identità museale e per questo motivo è necessaria una politica di acquisizione mirata e in armonia con questa stessa identità.

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La parola che descrive al meglio il lavoro che svolgiamo quotidianamente sulla collezione del museo è “cura”. All’interno di questa cornice è per noi centrale la ricerca. È attraverso la ricerca che aumentiamo la fruibilità delle nostre collezioni: sia con strumenti digitali, sia valorizzando i materiali d’archivio, utili a illuminare i reperti con nuove informazioni sul loro contesto e la loro storia.

È la ricerca, ancora, che ci permette di arricchire il museo e l’esperienza che i visitatori ne fanno: non attraverso nuove acquisizioni - che a oggi non sono previste - ma mettendo a disposizione informazioni nuove e inedite, che permettono di migliorare la comprensione del patrimonio del museo.

Da alcuni anni il personale della Fondazione Querini Stampalia è coinvolto in un percorso di formazione e aggiornamento, alla luce dei nuovi studi in materia di pubblici e accessibilità. L’obiettivo è individuare e mettere in atto strategie e azioni efficaci affinché l’identità dell’istituzione venga comunicata e percepita in modo corretto e completo. Le analisi fatte su chi frequenta l’istituzione hanno confermato la necessità di valorizzare in modo diverso le collezioni, le attività e i servizi proposti.

Risulta dunque inevitabile rielaborare e attualizzare il tradizionale modo di comunicarsi, ripensare il coinvolgimento dei pubblici, aprirsi a nuovi pubblici e rendere più chiara la missione dell’istituzione nella percezione collettiva. La nostra collezione è un patrimonio artistico privato messo al servizio del territorio.

Per la sua intelligibilità abbiamo pensato soluzioni curatoriali che ne propongono letture anticonvenzionali, ad esempio il progetto Sarà presente l’artista, che affida a un artista il riallestimento della collezione in dialogo con il proprio lavoro. Oltre le canoniche acquisizioni, l’arricchimento della collezione si svolge tramite progetti di residenza che risultano in opere site specific, in dialogo con il territorio: l’esplorazione delle possibilità contemporanee del ricco patrimonio di tecniche artigianali è uno degli assi programmatici della Fondazione, che si propone come presidio della contemporaneità in un contesto laterale come quello abruzzese.

Profili di Alcuni Direttori di Musei di Rilievo

Di seguito, alcuni profili di direttori di musei italiani che, con la loro esperienza e visione, contribuiscono significativamente al panorama culturale:

  1. ANNA COLIVA (GALLERIA BORGHESE ROMA): 62 anni, storica dell'arte. Nata a Bologna, si è laureata con Giulio Carlo Argan. Dal 1980 è funzionario del Mibact. Dal 1994 lavora come funzionario storico dell'arte alla Galleria Borghese, prima come direttore-coordinatore e, dal 2006, come direttore. Autrice di oltre 100 pubblicazioni, in particolare su Bernini, Caravaggio, Domenichino, Parmigianino, Dosso Dossi e, in generale, sulla pittura emiliana e romana del '500 e del '600. Tra i massimi esperti al mondo della Galleria Borghese, ha curato numerose mostre di livello internazionale.
  2. EIKE SCHMIDT (UFFIZI FIRENZE): 47 anni, storico dell'arte. Tedesco, nato a Friburgo in Brisgovia, si è laureato in storia dell'arte medievale e moderna a Heidelberg dove ha conseguito anche un dottorato di ricerca con una tesi su "La collezione medicea di sculture in avorio nel Cinque e Seicento". Dal 2009 è curatore e capo del dipartimento di scultura, arti applicate e tessili del Minneapolis Institute of Arts. Ha lavorato e vissuto a lungo in Italia, in particolare a Firenze. Nel 1997 ha vinto il premio Nicoletta Quinto della Fondazione Premio Galilei di Pisa. Dal 2001 al 2006 è stato curatore e ricercatore nella National Gallery of Art di Washington, dal 2006 al 2008 curatore nel Dipartimento di sculture e arti decorative nel J. Paul Getty Museum di Los Angeles. Dal 2008 al 2009 ha lavorato a Londra da Sotheby's come direttore e capo del dipartimento scultura e arti applicate europee.
  3. CRISTIANA COLLU (GALLERIA NAZIONALE DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI ROMA): 46 anni, storica dell'arte. Nata a Cagliari, dove si è laureata in storia dell'arte medievale nel 1993, si è poi specializzata in Spagna, a Madrid, dove nel 1996 ha conseguito il dottorato in Museum studies. Dal 2012 al 2015 ha diretto il Mart di Trento e Rovereto e, nel 2014, ha vinto il premio Art Tribune come miglior direttore di museo. Dal 1996 al 2012 ha diretto il Man di Nuoro. Dal 2009 è curatrice del Premio Terna.
  4. PAOLA MARINI (GALLERIE DELL'ACCADEMIA DI VENEZIA): 63 anni, storica dell'arte. Nata a Verona, si è laureata a Bologna dove si è poi specializzata in storia dell'arte medioevale e moderna. Dal 1994 dirige i Civici musei d'arte e monumenti del Comune di Verona, dove dal 2011 al 2013 ha anche diretto la Galleria d'Arte Moderna-Palazzo Forti. Ha curato numerose mostre di livello internazionale in collaborazione con istituzioni italiane e straniere, pubbliche che private. Dal 1998 insegna museografia e museologia nella Scuola di specializzazione in storia dell'arte dell'Università di Udine.
  5. SYLVAIN BELLENGER (MUSEO DI CAPODIMONTE NAPOLI): 60 anni, storico dell'arte. Nato a Valognes, in Normandia. Laureato in filosofia, si è poi specializzato in storia dell'arte alla École du Louvre e alla Sorbonne, dove ha conseguito anche il dottorato di ricerca. Dal 2012 è capo dipartimento di pittura e scultura europee medioevali e moderne all'Art Institute di Chicago. Dal 2005 al 2010 è stato curatore capo all'Institut National d'Histoire de l'Art (INHA) di Parigi, dal 1999 al 2005 curatore della pittura e scultura europea al Cleveland Museum of Art, dal 1992 al 1999 direttore e curatore capo del Château and Museums of Blois, dal 1987 al 1991 direttore dei Museums of Montargis, in Francia. Nel 1986 ha conseguito il titolo di Conservateur des Musées de France. Autore di numerose pubblicazioni, ha studiato e lavorato anche alla Getty Foundation, alla National Gallery of Art di Washington, a Yale e a Palazzo Farnese.
  6. JAMES BRADBURNE (PINACOTECA DI BRERA MILANO): 59 anni, museologo e manager culturale. Nato in Canada, ma di cittadinanza britannica, ha studiato architettura a Londra e si è poi formato in museologia ad Amsterdam e Los Angeles. Dal 2006 al 2015 è stato direttore della Fondazione Palazzo Strozzi. Dal 2003 al 2006 ha diretto la Next generation Foundation nel Regno Unito, dal 1999 al 2002 il Museum für Angewandte Kunstdi Francoforte. Dal 1994 al 1998 è stato responsabile design, formazione e programmazione al new Metropolis science and technology centre di Amsterdam.
  7. MAURO FELICORI (REGGIA DI CASERTA): 63 anni, manager culturale. Nato a Bologna, dove, laureato in filosofia, si è poi specializzato in economia della cultura e politiche culturali. Dal 2011 è direttore del Dipartimento economia e promozione della Città del Comune di Bologna, dove è dirigente dal 1986 e, ha diretto, tra l'altro, l'Area Cultura, l'Istituzione Musei Civici, l'Istituzione Biblioteche civiche e il Settore Cultura e Rapporti con l'Università.
  8. CECILE HOLLBERG (GALLERIA DELL'ACCADEMIA DI FIRENZE): 48 anni, storica e manager culturale. Tedesca, nata a Soltau, ha studiato storia e scienze politiche a Roma, Göttingen, Monaco di Baviera, Venezia e Trento. Nel 2001 ha conseguito il dottorato in storia Medievale a Göttingen. Dal 2010 è direttore dello Städtisches Museum di Brunswick. Ha lavorato nel settore museale a Lipsia, Dresda e Berlino.
  9. MARTINA BAGNOLI (GALLERIA ESTENSE MODENA): 51 anni, storica dell'arte. Nata a Bolzano, si è laureata in storia dell'arte a Cambridge e nel 1999 ha conseguito il Ph.D. con lode alla Johns Hopkins University di Baltimora. Dal 2003 lavora al Walters Art Museum di Baltimora.
  10. FLAMINIA GENNARI SANTORI (GALLERIE NAZIONALI DI ARTE ANTICA ROMA): 47 anni, storica dell'arte. Nata a Roma, dove si è laureata e poi specializzata con lode in storia dell'arte alla Sapienza, ha conseguito un Ph.D. in storia all'Istituto europeo di Firenze. Dal 2008 lavora al Vizcaya Museum and Gardensdi Miami Florida, dove è stata vice-direttore e curatore. In precedenza è stata research fellow al Metropolitan Museum of Art di New York e in altri musei Usa.
  11. PETER AUFREITER (GALLERIA NAZIONALE DELLE MARCHE URBINO): 40 anni, storico dell'arte. Austriaco, nato a Linz, si è laureato a Vienna in storia dell'arte e filologia germanica. Dal 2010 è direttore del Dipartimento mostre, prestiti, depositi e dell'Artoteca del Museo Belvedere di Vienna, dove dal 2008 al 2010 ha diretto l'Ufficio mostre. Nella capitale austriaca ha in precedenza lavorato presso il Kunsthistorisches Museum e il Sigmund Freud Museum.
  12. MARCO PIERINI (GALLERIA NAZIONALE DELL'UMBRIA PERUGIA): 49 anni, storico dell'arte e filosofo. Nato a Siena, dove si è laureato in estetica, si è specializzato in Archeologia e Storia dell'arte e in Estetica. Dal 2010 al 2014 ha diretto la Galleria civica di Modena, dal 2002 al 2010 il Palazzo delle Papesse di Siena, dal 1998 al 2007 il Museo Diocesano di Pienza.
  13. PAOLA D'AGOSTINO (MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO FIRENZE): 43 anni, storica dell'arte. Nata a Napoli, dove si è laureata e ha conseguito il dottorato in storia dell'arte moderna, ha studiato a Londra, al Courtauld Institute of Arts e allo University College. Dal 2013 è Nina and Lee Griggs Assistant Curator di arte europea nella Yale University Art Gallery.
  14. PAOLO GIULIERINI (MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI): 46 anni, archeologo. Nato a Cortona, si è laureato in archeologia e specializzato in etruscologia nell'Università di Firenze. È direttore del Museo dell'Accademia Etrusca e della città di Cortona, dove lavora dal 2001.
  15. CARMELO MALACRINO (MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI REGGIO CALABRIA): 44 anni, archeologo e architetto. Nato a Catanzaro, si è laureato in architettura a Firenze e specializzato in Archeologia e architettura antica ad Atene. Dal 2010 è ricercatore di storia dell'architettura nel Dipartimento di architettura e territorio dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria.
  16. EVA DEGLI INNOCENTI (MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI TARANTO): 39 anni, archeologa. Nata a Pistoia, si è laureata a Pisa in conservazione di beni culturali, indirizzo archeologico, dove ha frequentato anche la Scuola di Specializzazione di Archeologia; ha poi conseguito il dottorato di ricerca europeo presso l'Università di Siena in Storia, archeologia e archivi del Medioevo. Dal 2013 è Direttrice del Servizio dei beni culturali e del museo/centro d'interpretazione Coriosolis della Comunità dei Comuni Plancoët Plélan in Bretagna.
  17. GABRIEL ZUCHTRIEGEL (PARCO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM): 34 anni, archeologo. Tedesco di Weingarten, si è laureato in Archeologia classica, preistoria e filologia greca alla Humboldt-Universität di Berlino e ha poi conseguito il Dottorato di ricerca in Archeologia classica a Bonn. Ha condotto scavi in Italia e all'estero e ha collaborato con istituzioni nazionali e straniere.
  18. PETER ASSMAN (PALAZZO DUCALE DI MANTOVA): 61 anni, storico dell'arte. Austriaco, nato a Zams, nel Tirolo, si è laureato a Innsbruck, dove ha conseguito il dottorato in storia dell'arte. Ha studiato e lavorato anche a Firenze, presso il Deutsches Kunsthistorisches Institut. Dal 2002 al 2012 è stato Presidente della Associazione dei musei austriaci (Museumsbund Österreich). Ha diretto l'Oberösterreichischen Landenmuseen di Linz e il Museo Angerlehner in Thalheim bei Wels e ha curato numerose mostre. Insegna alla Johannes Kepler Universität di Linz e alla Università di Vienna.
  19. SERENA BERTOLUCCI (PALAZZO REALE DI GENOVA): 48 anni, storica dell'arte. Nata a Camogli (Genova), si è laureata in Lettere a Genova, per poi specializzarsi in Storia dell'arte e delle arti minori dell'Università Cattolica di Milano. Dal 2010 è direttore di Villa Carlotta, Museo e Giardino Botanico sul lago di Como.
  20. ENRICA PAGELLA (POLO REALE DI TORINO): 58 anni, storica dell'arte. Nata a Ivrea, si è laureata in storia dell'arte a Torino e ha conseguito il dottorato in storia e critica dei beni artistici e ambientali a Milano. Lavora per la Fondazione Torino Musei, dove è Direttore del Palazzo Madama e Borgo Medievale.

Nuove Nomine e Riconferme

"Si è conclusa la procedura prevista dalla legge e Schmidt è uno dei più importanti direttori di musei. L'attuale direttore degli Uffizi e in predicato per una possibile candidatura come primo cittadino di Firenze, Eike Dieter Schmidt, sarà il nuovo direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte. "A Capodimonte ci sarà continuità. Si è conclusa la procedura prevista dalla legge e Schmidt è uno dei più importanti direttori di musei. Ha diretto gli Uffizi, uno dei più grandi musei al mondo ed ha un'esperienza internazionale", le parole del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, intervenendo al video giornale di Canale 21. A Firenze sarà sostituito da Simone Verde che assume ora la direzione delle Gallerie degli Uffizi.

Oltre a Schmidt e a Verde sono stati nominati anche altri due nuovi direttori di grandi musei: Renata Cristina Mazzantini per la Galleria d'arte moderna e contemporanea e Angelo Crespi per la Pinacoteca di Brera. Simone Verde è l' attuale direttore del Complesso monumentale della Pilotta di Parma e la terna da cui è stato scelto comprendeva anche Paola D'Agostino ed Edith Gabrielli.

Tra i dieci migliori direttori di musei al mondo c’è il nome di Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze. Riguardo le motivazioni addotte per questo riconoscimento, si legge: “Schmidt è uno dei sette direttori non italiani che negli ultimi anni sono stati nominati per portare uno stile di gestione più moderno nei musei italiani ossificati e pesantemente burocratizzati”.

Nella classifica troviamo al primo posto la Gran Bretagna con Maria Balshaw delle Tate Galleries. Sempre a Londra sono nominati Hartwig Fischer del British Museum e Charles Saumarez Smith del Royal Academy of Arts. A seguire la Francia con due direttori a Parigi: Laurence Des Cars del Musée d’Orsay, e Jean-Luc Martinez del Musée du Louvre.

Considerazioni Finali

Il ministro Dario Franceschini, che ha lavorato con grande impegno per arrivare a una soluzione ottimale che rendesse il merito giusto alla cultura museale e ai ricchi siti archeologici che sono una delle strutture più vive della storia del Paese e alle biblioteche nazionali, la più grande delle quali è a Firenze, a cose fatte ha dichiarato con evidente soddisfazione che “il modello italiano è una eccellenza nel mondo” e un eccellenza da tutti riconosciuta.

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