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Distretti Turistici in Italia: Cosa Sono e Come Funzionano

Una delle forme territoriali attuali con carattere fortemente innovatore è la diffusione del Distretto Turistico. Ma cos'è esattamente un Distretto Turistico?

Cos'è un Distretto Turistico?

Un Distretto Turistico è un nuovo modello organizzativo riguardante l’offerta dell’area geografica nel settore del turismo. La Legge italiana definisce il Contesto Turistico come uno strumento omogeneo o integrato, che racchiude ambiti territoriali, caratterizzato dall’offerta di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locale.

Secondo una “visione sistemica”, ovvero osservato nel suo complesso, il Contesto Turistico può essere legalmente riconosciuto dal decreto legge del 13 Maggio del 2011, identificato sotto forma di un “Distretto Turistico”.

Il Distretto Turistico viene definito attraverso l’aggregazione di territori dotati di potenziali attrazioni turistiche espresse in modo omogenee e complementari. Infatti rappresenta un contesto geografico contraddistinto da un insieme di risorse di diversa natura e potenzialità del territorio che tendono ad aggregarsi verso un unico obiettivo.

Il Distretto Turistico è un complesso di imprese e risorse turistiche localizzate all’interno di aree omogenee dal punto di vista territoriale, sociale, economico, culturale con tratto distintivo uniforme per l’erogazione di un prodotto turistico globale. L’industria del turismo locale è costituita da piccole e medie imprese, principalmente a conduzione familiare, e da organizzazioni turistiche pubbliche o private che sostengono i processi di sviluppo del territorio, le quali tendono ad un’integrazione spontanea.

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Perché Far Parte di un Distretto Turistico?

Entrare a far parte di un Distretto Turistico significa dar vita ad una struttura operativa che attribuisca centralità ai processi di coordinamento e di integrazione tra i diversi attori. Il Distretto Turistico, seguendo un’ ottica di Destination Management, ha il fine di definire una porzione geografica stabile e circoscritta dove ha sede un nodo di offerta in grado di soddisfare i bisogni di un insieme di target di clientela che hanno scelto il Distretto come sede del proprio soggiorno.

Distretti Turistici e la Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI)

Negli ultimi anni, l’attenzione verso le aree interne e le regioni periferiche è cresciuta sia da parte dell’accademia sia del dibattito politico. In Italia, grazie alla Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), promossa nel 2012, sono state individuate quelle aree che sono caratterizzate da un forte declino demografico di lungo periodo e dalla lontananza fisica dai principali poli che offrono servizi di interesse primario, come, ad esempio, ospedali, scuole e ferrovie.

Tuttavia, occorre ricordare che le aree interne italiane sono anche contraddistinte da una ricchezza naturale e culturale significativa che le rende uniche ed attrattive allo stesso tempo. Non è un caso, dunque, che, come anche affermato dalla stessa SNAI, uno dei settori chiave identificati per lo sviluppo locale di queste aree sia proprio il turismo. Il caso delle aree interne italiane è un interessante esempio di come aree che non sono considerate delle vere e proprie destinazioni turistiche intendano investire in un processo di cambiamento e decidano di puntare sulla valorizzazione delle loro risorse naturali e culturali che sono state finora potenzialità inespresse.

La Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), parte integrante della programmazione comunitaria e nazionale, coinvolge 72 aree intercomunali che coprono il 16,7% della superficie ed il 3,5% della popolazione nazionale. Le aree che partecipano alla SNAI interessano 1.081 Comuni, oltre il 13% dei Comuni italiani, con una popolazione media di circa 1.900 abitanti. Si tratta di aree caratterizzate da indicatori di declino demografico, da cui discende la rarefazione dei servizi essenziali (salute, istruzione, accessibilità), e di abbandono del territorio cui si associano fenomeni di dissesto idro-geologico, degrado del paesaggio agricolo e del patrimonio edilizio.

Rispetto all’intero territorio nazionale, le aree classificate come interne ospitano il 53% delle strutture ricettive ed il 49% dei posti letto, con una elevata presenza di aziende agrituristiche e residenze rurali (60% dei posti letto) e rifugi e strutture di montagna (85% dei posti letto). Il patrimonio delle Aree Interne suscettibile di valorizzazione turistica riguarda siti culturali quali scavi archeologici, borghi e pievi medievali, parchi letterari, aree protette (parchi nazionali, parchi regionali e siti della rete Natura 2000), beni e siti UNESCO - dai siti Patrimonio dell’Umanità alle Riserve Man and Biosphere (MAB) - e giacimenti enogastronomici.

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A queste aree è chiesto di definire una Strategia territoriale collettiva, attraverso cui migliorare l’uso delle risorse (naturali, patrimonio culturale, sapere locale), rafforzando i fattori di sviluppo locale ed aumentando in questo modo il benessere delle comunità locali al fine di invertire le dinamiche di spopolamento e riportarle al centro del rilancio del Paese.

Turismo nelle Aree Interne: Strategie e Obiettivi

Tra le aree che partecipano alla SNAI, praticamente tutte hanno individuato il turismo come opportunità di sviluppo, sebbene con differenti approcci e gradi di profondità, a dimostrazione delle differenti priorità e relative scelte compiute dalle comunità locali. Tra le aree dove il turismo è già parte importante dell’economia locale, alcune hanno deciso di indirizzare la Strategia verso un ulteriore rafforzamento del comparto (es. Sud Ovest Orvietano, Appennino Basso Pesarese e Anconetano, Casentino - Valtiberina, Valchiavenna, Alta Valtellina), mentre altre hanno deciso di orientarsi sul tema solo in parte (es. Bassa Valle e Alta Carnia).

Altri territori con economie turistiche meno sviluppate, hanno invece deciso di inserire il turismo tra gli asset importanti per il rilancio dello sviluppo locale, in affiancamento ad altri settori prioritari, come quelli della filiera agroalimentare o di quella del legno (es. Matese, Antola - Tigullio, Montagna Materana, Basso Sangro - Trigno, Alta Irpinia). Per alcune, il turismo è effettivamente una prospettiva più marginale, ma mai al punto tale da essere completamente esclusa dalle ipotesi di sviluppo locale (es. Alta Marmilla, Valli Maira e Grana, Madonie).

Un tratto comune a molte strategie è l’organizzazione di una offerta turistica eterogenea ed articolata, che unisce molti dei segmenti menzionati sotto la etichetta comune di “turismo sostenibile” o “turismo lento”. In crescita è anche la proposta di quello che oggi viene definito “turismo emozionale”, che comprende la visita a laboratori artigiani di diverso tipo (trasformazione di beni agroalimentari, artigianato del legno e del cuoio, produzione di tessuti) con coinvolgimento diretto dei visitatori nelle attività manuali.

In generale, si possono identificare due indirizzi a cui molte strategie turistiche delle aree si richiamano: per le aree a turismo maturo - tipicamente quelle alpine, ma anche l’Area interna del Basso Ferrarese, che sfiora e si relaziona con il distretto balneare della costa emiliano-romagnola - l’obiettivo è di rinnovare il modello di offerta, puntando su nuovi segmenti o sulla destagionalizzazione dei flussi; per le aree in crescita o che si sono affacciate da poco sul mercato turistico, la SNAI è l’occasione per definire meglio gli indirizzi, e migliorare la qualità dell’offerta.

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Risultati Attesi e Azioni Proposte

Nel medio e lungo periodo, i principali risultati attesi sono migliorare gli standard delle condizioni di offerta del patrimonio locale e riposizionarsi sul mercato turistico come destinazioni più competitive, riconoscibili e di appeal per la domanda. Più in dettaglio, le tipologie di azioni proposte riguardano:

  • L’adeguamento e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, con particolare attenzione alla sentieristica (es. cammini, ciclabili, itinerari).
  • La gestione integrata delle risorse turistiche culturali e ambientali locali attraverso imprese già esistenti o di nuova costituzione.
  • La creazione di reti o altre forme di collaborazione tra imprese della filiera, anche con il coinvolgimento di aziende appartenenti ad altri settori.
  • La ristrutturazione e gestione di borghi, seconde case o altri immobili di proprietà pubblica.
  • Le iniziative di comunicazione e promozione del territorio e della sua identità locale, anche attraverso l’impiego di strumenti digitali.
  • L’organizzazione di eventi per accrescere l’attrattività del territorio e il coordinamento delle proposte esistenti attraverso un calendario unico.
  • La formazione specifica per operatori e studenti.
  • La valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici e tradizionali di qualità.

I settori con i quali emergono collegamenti e interdipendenze più frequenti sono: istruzione, agricoltura e trasporti, con l’intento di perseguire il miglioramento delle condizioni di accessibilità e mobilità, l’arricchimento delle competenze linguistiche e digitali degli addetti e l’aumento del consumo di prodotti agroalimentari tipici e tradizionali locali.

Esempi di Interventi Specifici

Alcune esperienze locali sono state particolarmente significative per lo sforzo realizzato nell’imboccare strade e soluzioni meno scontate o più complesse, per dare la migliore risposta possibile alle esigenze del territorio. Tra questi si vedano i casi di: Antola-Tigullio, Garfagnana, Matese e Montagna Materana.

  • Antola-Tigullio: Realizzati interventi per la valorizzazione del turismo outdoor correlato alla pesca sportiva.
  • Garfagnana: Recupero e la valorizzazione degli edifici di sei stazioni ferroviarie.
  • Matese: Definizione ed all’avvio di un piano di valorizzazione del sito archeologico di Altilia-Sepino.
  • Montagna Materana: Progettato un modello di gestione dei servizi di ricettività turistica esteso potenzialmente a tutti i Comuni rientranti nell’Area interna.

Criticità e Prospettive Future

L’esperienza maturata accompagnando i territori in questo percorso e i momenti di confronto e riflessione organizzati dal Comitato Tecnico Aree Interne hanno consentito di mettere a fuoco alcune criticità prevalenti che le aree incontrano nel progettare lo sviluppo del turismo. In generale, si registra una elevata attenzione verso l’offerta esistente a fronte di una debolezza dell’analisi di contesto e una scarsa capacità di identificare la domanda potenziale. La visione dei beni culturali è spesso d’impianto tradizionale, con poca attenzione alla valorizzazione e all’innovazione; le aree mostrano grandi difficoltà nell’individuare e definire modelli di gestione adatti alle caratteristiche del patrimonio locale, così come nella organizzazione della governance turistica.

In merito a quest’ultimo e rilevante punto, le Aree propongono la creazione di brand territoriali e la istituzione di una Destination Management Organization per territori che non sono destinazioni turistiche autonome e che non hanno forza, dimensione e massa critica per competere su un mercato globalizzato. Lo stesso sforzo di interazione, al momento ancora debole e frammentario, va realizzato nei confronti di altri settori, dai trasporti all’agricoltura, dalla formazione al socio-sanitario, ricercando connessioni utili a produrre effetti permanenti di consolidamento dello sviluppo turistico.

Distretti Turistici in Sicilia

Forse non tutti sanno che, di recente, sono stati istituiti i cosiddetti “Distretti Turistici”. Cosa rappresentano? Si tratta di nuovi modelli di politica territoriale di sviluppo turistico, quindi uno strumento strategico per il rilancio del nostro territorio, che pone le condizioni per una relazione più efficiente tra soggetti privati e soggetti pubblici.

A fissare i criteri e le modalità per il loro riconoscimento, l’assessore regionale al Turismo, Nino Strano, che a tal proposito afferma: «Si tratta di nuovi modelli di politica territoriale di sviluppo comprendenti ambiti territoriali integrati, appartenenti anche a più province e che potranno essere promossi da enti pubblici, enti territoriali siciliani e anche soggetti privati».

Con il riconoscimento dei Distretti, previsti dell’art.7 della legge regionale 15 settembre 2005, n°10, la Regione Siciliana intende promuovere nuovi modelli di politica territoriale di sviluppo e il loro coordinamento con la programmazione regionale. Si tratta, quindi di un nuovo aspetto di politica economica di grande rilevanza non solo per il comparto specifico, ma anche per tutta l’economia locale.

I Distretti Turistici sono caratterizzati da offerte qualificate di attrazioni turistiche e/o di beni culturali, ambientali, ivi compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e/o dell’artigianato locale. Si dà quindi vita ad un percorso di attrazione turistica non più casuale, ma organizzato e coerente.

Elementi distintivi del Distretto Turistico sono il territorio, l’organizzazione a sistema degli operatori turistici pubblici e privati e i progetti di sviluppo turistico che verranno identificati nel programma dell’Assessorato. «Queste linee guida, appena completato l’iter di approvazione - dichiara Strano - permetteranno, la nascita dei primi distretti in Sicilia, che saranno certamente, quello del Sud-Est e quello di Taormina-Etna».

Finalità dei Distretti Turistici in Sicilia

Nel dettaglio, le finalità dei Distretti Turistici, sono quelle comprese nel comma 3 dell’articolo 6 della legge 15 settembre 2005, n.10:

  1. Sostenere attività e processi di aggregazione e di integrazione tra le imprese turistiche, anche in forma cooperativa, consortile e di affiliazione.
  2. Attuare interventi necessari alla qualificazione dell’offerta turistica urbana e territoriale delle località ad alta densità di insediamenti turistico-ricettivi.
  3. Istituire punti di informazione e di accoglienza per il turista, anche telematici, secondo specifiche quantitative e qualitative coerenti con standard minimi omogenei per tutto il territorio della Regione determinati dall’Assessorato regionale del turismo, delle comunicazioni e dei trasporti per tutti i distretti turistici riconosciuti.
  4. Sostenere lo sviluppo di marchi di qualità, di certificazione ecologica nonché la riqualificazione delle imprese turistiche con priorità alla standardizzazione dei servizi turistici.
  5. Promuovere il marketing telematico del proprio distretto turistico per l’ottimizzazione della relativa commercializzazione in Italia e all’estero.
  6. Promuovere le strutture ricettive, i servizi e le infrastrutture.
  7. Individuare e proporre particolari tipologie di architettura rurale realizzate tra il XII ed il XX secolo, a prescindere da qualsiasi ipotesi di utilizzazione di natura ricettiva, ristorativa e sportivo-ricreativa, al fine della loro tutela e valorizzazione.

Importante sottolineare anche, che i Distretti Turistici possono essere promossi da enti pubblici, enti territoriali siciliani e/o soggetti privati che intendono concorrere allo sviluppo turistico del proprio territorio o di più territori appartenenti anche a province diverse, attraverso la predisposizione e l’attuazione di specifici progetti.

Inoltre, devono essere costituiti da soggetti pubblici e privati sulla base di una capacità progettuale di fare sistema, al fine di giungere ad una offerta turistica integrata, valorizzando tutte le diverse caratteristiche di un territorio e le sue risorse. La natura giuridica del Distretto deve essere definita nell’atto costitutivo, avente forma scritta e data certa, e rimessa all’autonomia dei soggetti fra le modalità, comunque, previste dall’ordinamento vigente.

Nell’atto costitutivo dovrà essere indicato in maniera univoca il soggetto rappresentante dei promotori del Distretto, che dovrà provvedere alle azioni di rappresentanza, iniziativa e coordinamento. Possono essere riconosciuti come distretti turistici, ai sensi del 1° comma dell’art. 74 della L.R.14 maggio 2009, anche i territori oggetto di investimenti nel comparto turistico ricettivo finanziati da patti territoriali e piani integrati territoriali.

I soggetti promotori possono far parte di un solo Distretto turistico territoriale, ad esclusione del caso in cui partecipino anche alla costituzione di un Distretto Tematico o viceversa. Con un preciso decreto l’Assessore regionale al turismo, comunicazioni e trasporti stabilirà la misura e le modalità del finanziamento dei Distretti Turistici regolarmente riconosciuti. Il riconoscimento dei distretti turistici è condizione per l’attribuzione dei finanziamenti previsti dalla L.R. 10/2005 e dagli artt. 5 e 6 della legge 29 marzo 2001, n.135; ai Distretti Turistici potranno essere destinati, ove ne ricorrano le condizioni, i co-finanziamenti previsti dalle linee d’intervento PO FESR 2007/2013.

La scelta della forma associativa che dà luogo al distretto turistico è rimessa all’autonomia dei soggetti partecipanti.

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