Il Significato Profondo del Viaggio: Collegamenti e Interpretazioni
Viaggiare è un modo di cambiare, una trasformazione che avviene attraverso la visione di nuovi luoghi e il contatto con persone e culture diverse. Nella letteratura ricorre, ad esempio, l’idea che quest’ultimo abbia la capacità di ampliare le conoscenze del viaggiatore contribuendo alla sua apertura mentale e migliorando la sua intelligenza.
Il Viaggio di Ulisse
Esiste un’opera che riassume i significati concreti e simbolici legati al tema del viaggio: è l’Odissea. Il personaggio mitologico Ulisse, non rappresenta solo il viaggiatore per eccellenza ma è anche simbolo di astuzia e intelligenza, capace di superare tutti i pericoli che incontra sulla strada per ritornare a Itaca. Insidie inaspettate e forze occulte mettono a dura prova Ulisse e il suo istinto di sopravvivenza nel suo lungo camminino che dura vent’anni.
Ulisse è costretto a mettere in atto assurdi travestimenti e falsi racconti pur di allontanare da sé la morte e continuare a sperare il ritorno nella sua amata terra. Il momento in cui i compagni vengono trasformati in porci è l’immagine dell’abbruttimento dell’uomo, del prevalere dell’istinto sulla ragione. L’incontro con le sirene è la descrizione di una situazione in cui Ulisse tentato e attratto dalla sensualità di questi esseri misteriosi metterà ancora una volta a frutto la sua intelligenza per trovare il modo per resistere.
Il personaggio di Ulisse viene ripreso da Dante nella divina commedia. Dante incontra Ulisse nell’ottavo cerchio dell’inferno dove vengono condannati gli orditori di frode (ventiseiesimo canto). Si tratta di condottieri e politici che non agirono con armi né con il coraggio ma con l’acutezza spregiudicata dell’ingegno. Viene condannato soprattutto per aver convinto i suoi compagni a intraprendere una folle impresa: costeggiare l’Africa fino alla costa estrema superando le colonne di Ercole(lo stretto di Gibilterra) in cui gli dei avevano posto i confini. Ulisse sfida gli dei cercando si superare i limiti imposti agli uomini.
Sulle colonne di Ercole, secondo i romani, era posta la scritta “non plus ultra”. L’Ulisse di Dante è caratterizzando dall’arguzia e dalla sede di conoscenza che non conosce limiti. L’errore per Dante non sta nel coraggio ma nel percorrere questa via senza la guida divina. Spinto a riprendere il mare all’infinito senza una meta, verso il suo unico, eterno ed ultimo viaggio. Ulisse che dopo essere tornato a casa riprende il mare, finisce nel perdersi nelle acque profonde in cui cerca le risposte sul mondo, è un uomo pellegrino alla ricerca di sé spinto da un continuo desiderio di conoscere il mondo. Con Dante l’eroe viene immortalato come simbolo di slancio verso l’ignoto, dignità e condanna della condizione umana.
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Le Metafore Filosofiche
Sono le metafore che rimandano a riflessioni esistenziali e si interrogano sul senso della scrittura o della vita propria ed altrui. Nella storia della filosofia la metafora e il valore delle immagini è stato riscoperto alla fine dell’Ottocento da Nietzsche. Il filosofo afferma che il linguaggio è una convenzione la cui essenza non è quella di rappresentare la natura delle cose. Esso è un sistema di metafore, liberamente prodotto e pertanto non va inteso come l’unico modo corretto e valido di descrivere il mondo. Le metafore possono essere molto utili quando si tratta di trasferire un concetto, mettere in evidenza un punto, offrire una possibilità, stimolare un dubbio.
Il Viaggio in Letteratura
La tematica del viaggio in letteratura è molto ricorrente. Spostarsi da un posto all’altro è un cliché nella vita e nella storia degli esseri umani. Il viaggio in letteratura unisce il reale con il fantastico e l’incontro con l’inconsueto e il magico. Accanto ai diari di viaggio la letteratura dedica ampio spazio ai viaggi puramente immaginari, dove il pericolo metta a dura prova il protagonista del racconto e le sfide che devono essere affrontate rappresentano una vera e propria iniziazione di crescita e purificazione.
Il viaggiatore per eccellenza della letteratura greca é Odisseo o anche chiamato Ulisse, eroe mitologico, che lontano dalla propria patria affronta con coraggio e astuzia mille pericoli pur di far ritorno nella propria terra. Il viaggio in letteratura latina rappresenta il viaggio di formazione e di crescita. Il viaggio in letteratura è un topos molto antico. Nella letteratura greca ci basterà pensare alla figura di Odisseo (Ulisse) ,eroe peregrino per 20 anni in mezzo al mare, e le Argonautiche di Apollonio Rodio , il cui protagonista Giasone ,insieme ai suoi compagni “gli Argonauti”, parte alla ricerca del Vello d’oro. Tra gli autori latini non si può tralasciare Virgilio.
L’ultima parte del poema epico ha invece come tema l’approdo dell’eroe nel Lazio e la fondazione di Roma. È il fato che affida ad Enea il compito di fondare la stirpe romana e Enea, come Ulisse, affronta mille sfide prima di approdare in un porto sicuro. Enea segue il volere degli dei, Ulisse al contrario è destinato a vagare a causa della rabbia che Poseidone (Nettuno) nutre contro di lui. Ulisse è l’uomo ingegnoso, furbo, a volte ambiguo che incarna la hybris, la superbia nei confronti degli dei. Enea invece è un uomo “pio” un eroe unilaterale che si lascia guidare dal fato.
Il Milone è un resoconto di viaggio che Marco Polo dettò a Rustichello da Pisa. Si tratta del primo vero e proprio resoconto di viaggio. Inserire il Milone in un genere preciso non è semplice: potrebbe rientrare nella cronaca o nelle trattatistiche storico- geografica per la sua scrittura, mentre per la materia che tratta potrebbe essere collegato nelle relazioni di viaggio, di frequente compilate durante il XV secolo, da viaggiatori e missionari. Giunto alla corte del Gran Khan imperatore e sovrano di gran parte dell’Asia, Marco vi soggiorna a lungo, diventando uno degli uomini di fiducia dell’imperatore compiendo numerosi viaggi in altre regioni del continente asiatico. Torna a Venezia nel 1295 e poco dopo viene fatto prigioniero dai genovesi. Durante la prigionia incontra Rustichello da Pisa.
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Dalla loro collaborazione nasce l’opera intitolata La divisament dou monde (la descrizione del mondo); il titolo Il Milone apparve solo in una seguente redazione in toscano. L’opera, più che una relazione di un lunghissimo e straordinario viaggio, è una minuta descrizione di un intero continente allora sconosciuto. Medioevo metafora del viaggio come “passaggio”. Il cristianesimo aggiunge al viaggio una nuovo significato semantico quello di cammino e passaggio dal mondo terreno al mondo celeste. Nasce l’esigenza di purificazione attraverso i pellegrinaggi in luoghi di culto. Gli spostamenti da un luogo all’altro assumono un significato mistico. Qui si colloca la Divina Commedia di Dante.
Ariosto nel scrivere il suo poema epico Orlando Furioso non solo fa attraversare ai suoi personaggi boschi e mari ma addirittura li fa arrivare fin sulla luna. L’Italia, viene vista come il luogo in cui si è formata la civiltà occidentale; è dunque la terra della classicità, meta agognata di ogni viaggiatore colto, di ogni giovane che intenda coronare e concludere il suo corso di studi universitari. Addison è il tipico viaggiatore che si avvia ad attraversare lo stivale fortemente influenzato dalla sua cultura classica. Di fronte all’incuria in cui versano i monumenti dell’antichità non può non esprimere disprezzo per un popolo che aveva dilapidato tutto il suo patrimonio di classicità.
“la vita non è né bella né brutta, ma è originale. Le città moderne sono pervase dalle nuove tecnologie a una crescita indiscriminata e per Italo Calvino diventano Città invisibili (1972). L’opera “Città invisibile” prende spunto dalla globalizzazione, e diventa un viaggio mentale fuori dal tempo, volto sulla riflessione del reale alla riscoperta dei rapporti dell’uomo con la natura. C’è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore. Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta. Così come non credo che si viaggi per tornare. L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato.
Ho pensato di cominciare questa conversazione, che parlerà di musica, ma forse più ancora parlerà di letteratura, con la frase di un grande regista, per sollecitare fin da subito una indicazione di interdisciplinarità e di velocità di collegamento: ci accingiamo a intraprendere un viaggio nel viaggio: la sua caratteristica sarà la libertà e la velocità. Parlando di canzoni infatti avremo come binario soltanto il tema dato e salteremo, mi auguro con progressive sollecitazioni e curiosità, nello spazio e nel tempo con leggerezza. Un po’ come navigare in internet di link in link. Inoltre questa frase ci permette di riflettere subito su quanto il viaggio sia una grande metafora: nelle canzoni, come nella storia della letteratura, e più genericamente nella storia della narrazione, troviamo numerosi esempi di reportage di viaggio, realistico/giornalistici ma anche di finzione artistica.
Il tema del viaggio è sicuramente antichissimo e si può dire che sia nato assieme alla letteratura: non a caso i due poemi omerici, considerati simbolo della nascita della letteratura occidentale, si riferiscono a momenti che sconvolgono la vita dei personaggi obbligandoli a intraprendere un viaggio. E del resto possiamo dire che il viaggio è nato con l’uomo stesso, infatti le prime popolazioni primitive non erano sedentarie e il nomadismo è tuttora praticato da alcuni popoli. Non solo: oggi più che mai sembra invalsa una nuova forma di nomadismo: molto spesso il luogo di lavoro non coincide con il luogo di origine o con il luogo di residenza, ed è molto praticato anche il pendolarismo, una sorta di breve immigrazione continua, dovuta ai cambiamenti nel mondo del lavoro.
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Ma torniamo ancora un attimo a Omero: entrambi i poemi omerici parlano di viaggi e spostamenti: non solo, ovviamente, l’Odissea, ma anche l’Iliade, che racconta dei re Achei che lasciano la propria dimora per raggiungere Troia e combattere. Iliade e Odissea sono anche due paradigmi strutturali per tutta la letteratura successiva. L’Odissea è il racconto di un lunghissimo viaggio: anche il resoconto diaristico di un viaggio può facilmente avere una struttura analoga. Ma restando su un piano letterario, nella fiction, il viaggio è fin dall’antichità vissuto come una metafora del cambiamento, della crisi, del passaggio, della vita stessa. E in tutte le epoche, anche quelle non segnate dalla guerra che imponeva un viaggio drammatico, anche nei periodi pacifici, le persone colte e abbienti consideravano imprescindibile un “viaggio di formazione”.
Pensiamo per esempio al Grand Tour, in voga in epoca preromantica soprattutto presso poeti e intellettuali tedeschi e inglesi: alle Elegie Romane di Goethe, all’incontro a Roma tra il nostro Leopardi (ricordiamo i suoi viaggi, le sue fughe, così intensamente vissute e così poco avventurose nella realtà, e le commoventi e acute pagine che il nostro genio partorì riguardo al viaggio e alla velocità: «Il viaggio di scoperta serve a vincere la noia insostenibile della vita») e il celebre studioso Winckelmann. Ma anche nell’antichità: pensiamo per esempio al viaggio di formazione dalle province a Roma, come avvenne per Catullo e altri poeti provenienti dall’Italia Cisalpina, oppure al viaggio di formazione da Roma alla Grecia.
Viaggiando di epoca in epoca notiamo che l’esperienza del viaggio di formazione è simile a quella del pellegrinaggio religioso. Anche in altri grandi classici della letteratura il viaggio si conferma argomento privilegiato, e il viaggio sembra essere sinonimo stesso di “esperienza”. Un’altra citazione che propongo, per concludere questa introduzione e parlare di canzoni, è una battuta di Frank Zappa, con cui uniremo non solo la musica classica, la canzone narrativa (seppur comica) e la musica leggera, ma anche un piccolo spunto di riflessione sull’atto creativo, che sembrerebbe essere sempre di natura logica e razionale e quindi a mio avviso “narrativo”: «Per scrivere un pezzo ci vuole un inizio, una fine e qualcosa in mezzo». La provocazione lapalissiana porta con sé qualcosa di profondo. Ogni volta che ci poniamo l’obiettivo di scrivere e di trasmettere qualcosa agli altri compiamo una sorta di narrazione.
In un racconto, un romanzo, ma anche in un brano musicale, sia esplicitamente nella forma classica di Beethoven sia nella musica contemporanea, sembra inevitabile poter riscontrare queste tre fasi (enunciazione/inizio, svolgimento, finale/risoluzione), non fosse altro perché prima dell’inizio e dopo la fine torniamo nel Nulla. Ed è come venire al mondo, vivere e morire. La forma artistica che prenderemo in considerazione, la canzone (breve componimento letterario-musicale) presenta numerosissimi esempi riguardo al tema del viaggio, da parte dei più diversi autori. La canzone, a uno sguardo complessivo della sua storia, sembra per gli artisti luogo privilegiato per alcuni temi come l’amore e l’introspezione, ma anche il viaggio, inteso soprattutto come metafora, appunto, dell’amore e della vita stessa.
Sembra che per ragioni direi antropologiche il viaggio sia una delle più efficaci metafore per parlare della vita: il viaggio come metafora della vita e di una relazione amorosa, essendo le due cose strettamente legate. Detto questo, ecco che quasi senza saperlo abbiamo sollevato una questione non indifferente che non possiamo fare a meno di evidenziare. Abbiamo parlato finora di un genere letterario, di consuetudini letterarie, tuttavia ci accingiamo a soffermarci su un’attività artistica che sembrerebbe musicale. In realtà credo che sia legittimo continuare ad affrontare la canzone (in particolare la canzone italiana del secondo Novecento) per come la consociamo anche come genere letterario, visto che la sua natura è sincretica. E ciò non per sminuire la componente musicale, ma per ricordare che le due discipline, fuse insieme, hanno pari dignità.
È altresì innegabile che quando si parla di canzoni ci troviamo di fronte a un immenso coacervo di produzioni che sono volutamente disimpegnate e retrograde da un punto di vista musicale, nel senso che da un punto di vista armonico e melodico offrono nella maggior parte dei casi dei contenuti semplicistici, volutamente inserendosi in una tradizione che da popolare è andata volgarizzandosi in un prodotto di intrattenimento e poi di mero consumo commerciale. Non a caso assistere a una rivoluzione a partire per quanto riguarda l’Italia dagli anni Sessanta con la prima scuola di cantautori, quella genovese, notiamo che era l’aspetto testuale a fare la differenza, per una maggiore eleganza versificatoria e una spiccata tendenza all’introspezione.
Per scegliere le canzoni attinenti al topos letterario del viaggio abbiamo adottato un atteggiamento documentaristico onnivoro e quasi collezionistico, senza l’indicazione di una visione estetica che dia un giudizio e pure senza una scansione cronologica o geografica come nel nostro “viaggio” precedente (Cfr. “La storia della canzone d’autore italiana dal 1958 al 2008”). Non ci riferiremo nella scelta dei brani soltanto alla cosiddetta canzone d’autore - chiamata così da certo giornalismo per distinguerla dalla canzone dichiaratamente commerciale - ma in generale a tutte le canzoni. Aggiungo inoltre un’altra forma di viaggio, la navigazione virtuale. Da allora abbiamo deciso di fare del nostro meglio continuando a condividere con gli utenti la nostra passione e ci siamo volentieri allineati con la buonissima idea dell’Itineroteca che è poi diventata la base tematica degli incontri culturali del cartellone del Sistema Bibliotecario Ovest Bresciano, “Le terre dell’Ovest”.
Dunque in questa pagina, dopo la carrellata di canzoni d’autore preparata lo scorso anno, e dopo un breve omaggio a Lucio Dalla, uno dei più grandi cantautori italiani che ci ha recentemente lasciato, si può trovare una playlist di 50 canzoni italiane che in vari modi parlano di un viaggio, metaforico o reale che sia. Durante il viaggio abbiamo tuttavia pensato di dare maggiore peso a tre cantautori in particolare che secondo noi hanno fatto del tema del viaggio una delle caratteristiche salienti della propria poetica musicale e letteraria: Paolo Conte, Ivano Fossati e Franco Battiato. Il tema del viaggio ci è parso frequentissimo nella produzione di questi autori e fondamentale nella loro personalissima e inconfondibile poetica, giustamente celebrata e amata dai fan.
Paolo Conte: Viaggi Onirici e Esotismo
Ciò che mi ha colpito fin dall’inizio avventurandomi nel mondo di Paolo Conte è stata proprio la sua capacità di offrire una precisa ambientazione sonora e poetica, inconfondibile come la sua voce. È tipico infatti dei maggiori cantautori esprimere la propria personalità prima di ogni altra cosa: più che una capacità o un virtuosismo, la caratteristica della musica cantautorale è offrire un personale punto di vista all’interno di un contenitore apparentemente piccolo e se vogliamo superficiale, come la canzone. Per quanto riguarda il nostro tema direi che moltissime canzoni di Conte, quasi tutte oserei dire, sono una sorta di viaggio onirico, in cui inaspettatamente il punto di vista dell’osservatore (nelle canzoni di Conte raramente si dice «io», e lui stesso afferma che non si considera un autore autobiografico, mantenendo sempre un elegante distacco in ciò che racconta, appunto, da osservatore), che nonostante la signorilità distaccata non è certo un narratore indifferente, arricchisce di un particolare esotismo tra il sognante appunto o lo stralunato, anche la più banale e diciamo “nostrana” visione.
Nella sua scrittura si dichiara la compatibilità con una situazione, ma poi la si arricchisce e la si colora di inaspettati esotici accenti. Ciò è evidente per esempio in canzoni come Boogie, Alle prese con una verde milonga, Genova, nonché nella celeberrima Azzurro, scritta in collaborazione con V. Quando si curiosa nella carriera dei cantautori, si resta sempre giustamente stupiti dal fatto che ci siano altri autori, altri collaboratori. Ci sono cantautori che scrivono testo e musica e altri che scrivono l’uno o l’altra, altri che invece scrivono tutto in équipe: è in realtà un ambiente in cui non ci sono regole, l’importante è ottenere il risultato estetico che ci si è prefissati. Sicuramente i cantautori sono soprattutto, come nota giustamente Jachia, un corpo che canta, ovvero che interpreta. Conte è unico anche in questo e riuscirebbe a rendere suo qualsiasi verso. Non è certo comunque famoso per interpretazioni di altri.
Ivano Fossati: Sfide e Impegno verso un Mondo Migliore
Nella poetica di Ivano Fossati il tema del viaggio è una presenza persistente e direi quasi ossessiva. Nonostante sia frequente il tema del viaggio come metafora di una relazione amorosa, come per esempio nella bellissima Naviganti, va sicuramente segnalato come il viaggio rappresenti nella sua scrittura una sorta di perenne sfida, legata anche al senso del dovere e dell’impegno, teso a sperare in un mondo migliore e a lavorare strenuamente per ottenerlo. Il mondo migliore sembra essere un mondo più attento alla solidarietà o comunque alla capacità degli uomini di essere uniti contro le regole del mercato che condizionano brutalmente la vita anche affettiva delle persone: sicuramente l’impegno di Fossati è intriso di una critica verso il mondo occidentale e la vita forsennata, tuttavia non viene cantata la fuga o il disimpegno, ma una visione più profonda delle cose, che possa servire per arginare le storture di un modo di vivere moderno. Pensiamo a ballate come Mio fratello che guardi il mondo.
Franco Battiato: Viaggio Introspettivo e Cammino Spirituale
Il tema del viaggio è particolarmente frequente anche nella poetica di Franco Battiato. Innanzitutto va sottolineato il piglio sperimentale della sua ricerca, che ha spesso testimoniato un interesse per la musica contemporanea, il progressive rock, la world music e la musica elettronica. Nei testi sono celebri i suoi ironici collages, l’uso di più lingue nella stessa canzone, dall’inglese al greco antico al dialetto siciliano. Anche i contenuti sono molteplici, dall’introspezione all’amore, dal viaggio alla canzone di protesta, ma soprattutto va sottolineato il suo interesse filosofico e l’indagine della spiritualità. La metafora del viaggio in Battiato è a mio avviso per lo più usata per indicare un viaggio introspettivo che sfocia in un vero e proprio cammino spirituale. Quindi è via non di chiusura ma di apertura al massimo grado, fino a raggiungere la possibilità di unirsi alla natura, all’assoluto, all’infinito, trovandolo dentro di noi.