Apertura Partita IVA per Stranieri: Requisiti e Procedura in Italia
L’apertura di una partita IVA in Italia da parte di cittadini extracomunitari rappresenta una procedura ben regolamentata che garantisce l’integrazione economica degli immigrati nel tessuto imprenditoriale del paese.
Requisiti Fondamentali per l'Apertura della Partita IVA
Un soggetto extracomunitario che intende iniziare una attività di lavoro autonomo, sia in qualità di imprenditore individuale che come socio o amministratore nell’ambito di società di persone o di capitali, deve essere in possesso di un permesso di soggiorno valido. Il riferimento è legato ai soggetti extra-UE e soggetti di Paesi con i quali non esistono convenzioni di riconoscimento (es. Area Schengen). Essere residente in Italia.
Quindi, di fatto, per poter aprire una partita IVA in Italia, un cittadino non appartenente all’Unione Europea deve essere in possesso di un permesso di soggiorno. Questo documento deve essere specificamente valido per motivi di lavoro autonomo o d’impresa, oppure un permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo che consente di lavorare in maniera autonoma.
I titolari di un permesso di soggiorno di tipologia diversa devono chiedere la conversione, presentando alla Questura competente per territorio la documentazione richiesta dal DPR n. 394/99 (Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), tra cui l’attestazione dei parametri economici finanziari riguardanti la disponibilità delle risorse finanziarie occorrenti per l’esercizio dell’attività, rilasciati dalla Camera di Commercio secondo quanto indicato dall’art.
Se si dispone di un permesso di soggiorno in corso di validità, al momento della presentazione telematica della pratica al Registro Imprese e quando assumono una carica amministrativa all’interno di società già attive, i cittadini extracomunitari devono allegarne copia. Copia del permesso di soggiorno non più in corso di validità.
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Il possesso di un permesso di soggiorno valido per motivi di lavoro autonomo è un requisito fondamentale, il quale dimostra il forte legame tra le normative sull’immigrazione e le politiche economiche italiane. Particolare attenzione deve essere prestata ad ipotesi di esenzione contributiva in Italia, qualora si mantengano gli obblighi con enti previdenziali esteri.
Iscrizione INPS e Camera di Commercio
L’iscrizione all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) è obbligatoria per tutti coloro che aprono una partita IVA, per garantire la copertura previdenziale.
Nel caso in cui il lavoratore abbia già in essere un versamento contributo estero deve valutare con l’INPS eventuali ipotesi di esonero, qualora desideri continuare a versare i contributi all’estero. Dalla mia esperienza sull’argomento è fondamentale in questo scenario, avere a disposizione documentazione legata all’ente previdenziale estero sull’obbligo di iscrizione e sul versamento dei contributi legati ai redditi prodotti in Italia. Questo, in relazione ai possibili controlli a posteriori che potrebbe effettuare l’INPS.
I professionisti senza cassa professionale devono iscriversi alla gestione separata e versare i contributi previdenziali previsti sul reddito imponibile, secondo le aliquote approvate ogni anno. Gli artigiani ed i commercianti devono iscriversi alla relativa gestione previdenziale Ivs INPS. Questo devono versare una quota di contributi previdenziali in misura fissa, indipendentemente dal volume di reddito generato.
Se si prevede di avviare un’attività commerciale, potrebbe essere necessario registrarsi presso la Camera di Commercio. Questo processo permette al cittadino extracomunitario di operare legalmente come lavoratore autonomo in Italia, assicurando il rispetto delle normative fiscali e previdenziali italiane.
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Obbligo di Apertura Partita IVA
L’obbligo di aprire una partita IVA per stranieri si rende necessario in funzione del carattere di abitualità dello svolgimento di un’attività di business o della professionalità dell’esercizio di arte o professione abituale. In questi casi è obbligatorio esercitare l’attività con partita IVA, prescindendo del tutto dal volume dei ricavi o compensi percepiti.
Procedura di Apertura e Costi
Per aprire la partita IVA è necessario compilare il modello di inizio attività.
In ogni caso la pratica di apertura della partita IVA non ha costi vivi da sostenere. Se poi è necessaria l’iscrizione in Camera di commercio o la presentazione di una SCIA, allora vi saranno oneri da sostenere.
Attraverso la delega ad un intermediario (delegando un Dottore commercialista), che può presentare la pratica telematicamente.
Fideiussione per Soggetti Extracomunitari
La fideiussione per soggetti extracomunitari che aprono partita IVA in Italia è una garanzia richiesta dalle autorità italiane per assicurare che le tasse e le imposte dovute dal titolare della partita IVA siano regolarmente pagate. In pratica, una terza persona, come una banca o un’assicurazione, si impegna a pagare le tasse e le imposte al posto del titolare della partita IVA, se quest’ultimo non è in grado di farlo.
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La richiesta di garanzia, tuttavia, non opererebbe in automatico ma solo ove l’istruttoria non dovesse dare esito positivo in merito alla potenziale solvibilità di pagare le imposte dei soggetti richiedenti. Si tratta di una misura introdotta al fine di evitare che vi siano fenomeni di apertura e chiusura di partite IVA, con il solo scopo di evadere la tassazione (soprattutto ai fini IVA).
Regime Forfettario
Se il soggetto extracomunitario acquisisce la residenza fiscale italiana può valutare l’utilizzo del regime forfettario. Si tratta del regime ordinario delle partite IVA che fatturano sino agli 85.000 euro annui.
Questo regime determina il reddito imponibile attraverso l’utilizzo di specifici coefficienti di redditività da applicare al fatturato. Ogni coefficiente è legato allo specifico codice ATECO legato all’attività concretamente svolta.
Il vantaggio di questo regime è quello di poter avere un’imposta sostitutiva del 5% per i primi cinque anni, poi al 15%, da applicare sul reddito imponibile. Tale imposta sostituisce l’IRPEF e le relative addizionali. Inoltre, non è prevista l’applicazione dell’IVA, delle ritenute d’acconto e degli ISA.
Visto per Lavoro Autonomo
In Italia l’ingresso dei cittadini stranieri per motivi di lavoro autonomo è, in linea generale, soggetto alla quote stabilite dal Decreto Flussi ed alle categorie di lavoro autonomo che lo stesso Decreto Flussi individua di volta in volta.
Requisiti per il Visto
Il visto per lavoro autonomo consente l'ingresso in Italia, ai fini di un soggiorno di breve o lunga durata, allo straniero che intenda esercitare un'attività professionale o lavorativa a carattere non subordinato. Per ottenerlo occorre possedere i requisiti professionali e morali richiesti dalla legge dello Stato ai cittadini italiani per l'esercizio dello stesso tipo di attività.
È possibile entrare all’interno delle quote di programmazione dei flussi di ingresso, o al di fuori di esse, anche se quest’ultima possibilità è assai limitata in pratica.
Inoltre, occorre dimostrare di disporre di mezzi finanziari adeguati e l’attività che si intende svolgere non deve essere riservata dalla legge ai cittadini italiani o comunitari. La procedura segue un iter diversificato, a seconda dell’attività che si intende svolgere in Italia rientri fra quelle per le quali è prevista l’iscrizione a Registri o Albi, oppure che l’attività da svolgere non rientri tra quelli per cui è prevista l’iscrizione in Registri o Albi.
Categorie di Lavoratori Autonomi Ammesse dal Decreto Flussi
Gli ingressi dall’estero di lavoratori autonomi nell’ambito delle quote sono consentiti solo ed esclusivamente a favore delle categorie previste dal vigente decreto flussi. L’ultimo decreto adottato prevede le seguenti cinque categorie a favore delle quali può essere rilasciato il relativo visto, acquisita l’ulteriore documentazione necessaria:
- imprenditori che svolgono attivita' di interesse per l'economia italiana che preveda l'impiego di risorse proprie non inferiori a 500.000 euro e provenienti da fonti lecite, nonché la creazione almeno di tre nuovi posti di lavoro;
- liberi professionisti riconducibili a professioni vigilate, oppure non regolamentate ma comprese negli elenchi curati dalla Pubblica Amministrazione;
- figure societarie di società non cooperative, espressamente previste dalle disposizioni vigenti in materia di visti d’ingresso;
- artisti di chiara fama internazionale o di alta qualificazione professionale, ingaggiati da enti pubblici oppure da enti privati;
- cittadini stranieri per la costituzione di imprese «start-up innovative» ai sensi della legge 17 dicembre 2012 n. 221, in presenza dei requisiti previsti dalla stessa legge e a favore dei quali sia riconducibile un rapporto di lavoro di natura autonoma con l'impresa.
Procedura per Ottenere il Visto
Un cittadino straniero che vuole esercitare un'attività di lavoro autonomo deve presentare la richiesta di rilascio di nulla osta alla Questura a partire dalla data indicata per ciascun anno dal decreto flussi. La richiesta deve essere compilata online sul sito del Ministero dell'Interno nei tempi e nelle modalità previste dall'annuale Decreto Flussi.
Al momento della richiesta del nulla osta il lavoratore extracomunitario dovrà possedere la documentazione di licenza o autorizzazione per l'attività che intende svolgere o l'iscrizione alla camera di commercio che dovrà essere presentata alla Questura”. Tutta la documentazione predisposta, di data non anteriore a tre mesi, insieme al nulla-osta di pubblica sicurezza rilasciato dalla Questura infine dovranno essere prodotti presso la Rappresentanza diplomatica o consolare italiana, del Paese di origine o di stabile residenza del cittadino straniero, per ottenere il visto di ingresso per motivo di lavoro autonomo.
Per ottenere il visto di ingresso per lavoro autonomo occorrerà, inoltre, dimostrare alla Rappresentanza diplomatica o consolare di possedere:
- un'abitazione idonea in Italia, dimostrabile mediante esibizione di un contratto di acquisto, o locazione di un immobile, ovvero a mezzo di una dichiarazione resa da un cittadino italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia che attesti di aver messo a disposizione del richiedente un alloggio idoneo;
- un reddito annuo proveniente da fonti lecite superiore al minimo previsto dalla legge per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria. (ad oggi circa euro8.400). Tale reddito non può essere dimostrato mediante il ricorso a fidejussione bancaria o polizza fideiussoria.
Rilascio e Modalità del Visto
Valutata la ricevibilità della domanda e la sussistenza dei requisiti generali e particolari richiesti dal Testo Unico, il visto d'ingresso per lavoro viene rilasciato, mediante apposizione dello stesso sul passaporto del lavoratore sottoforma di etichetta adesiva (c.d. sticker) in base a modelli standard.
Il visto può essere rilasciato o rifiutato entro 120 giorni dalla presentazione della domanda.
Contestualmente al rilascio del visto d'ingresso, la Rappresentanza diplomatica o consolare italiana del Paese di origine o di stabile residenza dello straniero, consegna al titolare del visto una comunicazione scritta in lingua a lui comprensibile o, ove sia impossibile, in inglese, francese, spagnolo o arabo, secondo le preferenze manifestate dall'interessato, che illustri i diritti e doveri dello straniero relativi all'ingresso ed al soggiorno in Italiano nonché l'obbligo di presentarsi, nei tempi stabiliti dalla legge, alle competenti autorità dopo il suo ingresso in Italia.
Utilizzo del Permesso di Soggiorno per Lavoro Autonomo
Sì, anche senza conversione o rettifica, per tutto il periodo di validità del permesso per lavoro autonomo il lavoratore può esercitare anche un’attività di lavoro subordinato e quindi può regolarmente essere assunto da un datore di lavoro, senza dover ricorrere alle quote d’ingresso disponibili. Al momento del rinnovo è possibile richiedere il nuovo permesso di soggiorno corrispondente all’attività effettivamente svolta.
Adempimenti Previsti Dalla Legge Italiana Per Avviare Un’attività Autonoma
Per avviare un’attività autonoma di qualsiasi tipo, quindi lavorare in proprio, occorre sapere che sono previsti per legge una serie di obblighi. Di seguito il dettaglio:
- Scegliere il Codice Attività: in funzione del tipo d'attività che s'intende esercitare è necessario scegliere tra i codici attività previsti dalla normativa vigente. Se l'attività non è descritta in alcun codice, sarà necessario utilizzare un codice generico che più si avvicina alla tipologia d'attività. La scelta del codice avrà ripercussioni sulla gestione fiscale e previdenziale.
- Scegliere il Regime Fiscale: a secondo del fatturato annuo previsto si potranno scegliere specifici regimi fiscali dai quali potranno derivare diverse modalità di tenuta della contabilità. Tra questi regimi vi è il Regime Fiscale per i Contribuenti Minimi che semplifica drasticamente la gestione della contabilità per coloro che fatturano meno di 30mila Euro all'anno. Per ulteriori informazioni consultare il sito dell’Agenzia delle entrate.
- Compilare la Dichiarazione Inizio Attività: per la compilazione, ci si può rivolgere direttamente ai funzionari dell’Agenzia dell’Entrate (Lavoro Autonomo) o della Camera di Commercio (Attività Impresa). Se si ha bisogno anche di consigli, è necessario rivolgersi ad uno dei Centri di Assistenza Fiscale specializzati oppure ad un Commercialista abilitato. La scelta dipende soprattutto dal budget disponibile.
- Aprire Partita IVA: se il codice attività scelto rientra tra le Attività d’Impresa è necessario rivolgersi alla Camera di Commercio. Invece, se costituisce attività di lavoro autonomo bisogna rivolgersi all’Agenzia delle Entrate. L’apertura e la chiusura della Partita IVA sono gratuite.
- Iscriversi all’INPS o ad un'altra Cassa Previdenziale: in funzione dell'attività svolta, bisognerà iscriversi ad una specifica forma di previdenza gestita dall'INPS oppure da altri enti previdenziali settoriali.
- Iscriversi all’INAIL: iscrizione all'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul la-voro e le malattie professionali presso la sede INAIL competente per territorio.
- Segnalazione Certificata di inizio attività (SCIA): da effettuarsi presso il Comune (SUAP - Sportello Unico per le Attività Produttive) che verificherà il rispetto delle norme urbanistiche, edilizie, ambientali, di pubblica sicurezza, di prevenzione incendi, igienico-sanitarie e di sicurezza nei luoghi di lavoro, delle norme relative all'efficienza energetica e delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio
A decorrere dal 1° aprile 2010 le imprese, comprese quelle individuali, hanno l’obbligo di assolvere tutti gli adempimenti amministrativi su procedure di inizio, modificazione e cessazione dell’attività, mediante una Comunicazione Unica (ComUnica), in via telematica o su supporto informatico. In questo modo un unico destinatario si fa carico di trasmettere ai diversi Enti coinvolti le informazioni di competenza di ciascuno.
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