Barcellona e l'Impatto del Turismo: Una Sfida Complessa
Negli ultimi anni, Barcellona è diventata un esempio emblematico delle sfide poste dal turismo di massa, un fenomeno noto come overtourism. Questa situazione ha portato a un aumento del malcontento tra i residenti, che vedono il loro benessere abitativo minacciato da un turismo invasivo e incontrollato.
Le Radici dell'Overtourism a Barcellona
Il sovraffollamento turistico di Barcellona ha iniziato a manifestarsi con le Olimpiadi del 1992. I lavori per le Olimpiadi 1992 hanno completamente ridisegnato la città, con la creazione di alcune aree ad hoc per un turismo di massa votato al divertimento. Da quel momento, la promozione turistica è aumentata, attirando sempre più persone desiderose di scoprire la città.
Dopo il Covid-19, la situazione è sfuggita di mano. La differenza nel post-pandemia è stata lampante, al punto che per i residenti è stata più significativa la rinnovata presenza che l’assenza che l’aveva preceduta. Da un lato, durante le misure di contenimento della pandemia, la popolazione si era ritrovata a sperimentare una città svuotata, senza turisti, che funzionava meglio e in cui i servizi erano adeguati per il numero di persone. Dall’altro lato, il turismo post pandemico ha cambiato volto: la cosiddetta FOMO, la paura di essere privati delle esperienze, è esplosa dopo il Covid-19 e sempre più persone si sono ritrovate a viaggiare più di quanto facevano in precedenza, in una forma di revenge tourism.
Le Conseguenze dell'Overtourism
L’insostenibilità del turismo a Barcellona si manifesta principalmente attraverso l’aumento del costo della vita e l’impatto negativo sul diritto alla casa. Gran parte dei residenti è sostanzialmente forzata all’espulsione dalla città, a causa dei prezzi spropositati del mercato immobiliare, con crescita dei costi degli affitti del 68% e degli acquisti del 38% solo negli ultimi 10 anni, e conseguente spersonalizzazione dei quartieri, che gradualmente sono diventati quartieri-cartolina. Il centro storico, in particolar modo la zona del Barri Gòtic, ha perso la sua autenticità, trasformandosi in un parco giochi per turisti.
La città, inoltre, non è in grado di fornire servizi per un quantitativo di persone così elevato, da cui i mezzi di trasporto che strabordano, le linee di comunicazione congestionate, la gestione dei rifiuti non idonea e i continui disservizi, nemici della sostenibilità ambientale, oltre che abitativa. La questione, inoltre, è acuita da un gap tra turista e residente difficile da smarcare.
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I dati relativi al turismo a Barcellona mostrano come esso è cresciuto costantemente negli ultimi due ultimi decenni (con l’eccezione della fase pandemica). Tanto il numero dei turisti quanto il numero totale dei pernottamenti a Barcellona sono praticamente raddoppiati tra il 2005 e il 2019. Parallelamente, l’affitto medio mensile è cresciuto costantemente (vedi figura 2), con l’eccezione di una parentesi tra il 2009 e il 2013 legata alla crisi ipotecaria e abitativa. Il risultato è che tra il 2000 e il 2020 i prezzi medi degli affitti sono aumentati a un ritmo più che doppio rispetto ai redditi medi. Di conseguenza, il 40% degli inquilini di Barcellona e della sua area metropolitana si trova in una situazione di sovraccarico per quanto riguarda le spese abitative.
Nonostante tutti questi sforzi, nel 2023 Barcellona ha registrato 26 milioni di presenze, a fronte di una popolazione di 1,8 milioni di abitanti, con conseguenze enormi: il prezzo medio degli affitti è di circa 1.200 euro e supera il salario minimo fissato dal ministero del Lavoro (pari a 1.134 euro), il tessuto commerciale dei quartieri si dissolve a favore di negozi di souvenir, gadget e catene di caffetterie.
Le Proteste e le Mobilitazioni
Sabato 6 luglio, i tanti turisti che, come ormai accade praticamente durante tutto l’anno, affollavano le strade, i bar, i ristoranti, gli hotel e le tante case trasformate in alloggi turistici (solo Airbnb conta poco meno di 19.000 annunci) di Barcellona si sono trovati a condividere la città con migliaia di persone che manifestavano contro la turistificazione, scandendo slogan quali “Barcellona non è in vendita”, “Turisti tornatevene a casa” e “Il turismo uccide i nostri quartieri”. La manifestazione, promossa da oltre 140 associazioni e movimenti sociali di Barcellona, non è stata la prima di questo tipo.
Da inizio anno, in Spagna, migliaia di persone sono scese in strada per manifestare contro l’impatto del turismo di massa sui luoghi in cui vivono. Le proteste più grandi sono avvenute a Barcellona, a Malaga, nelle isole Canarie e nelle Baleari: a Palma di Maiorca, l’isola più grande delle Baleari, sono state organizzate due proteste nell’arco di tre mesi.
Da circa dieci anni, il simbolo della rivolta al turismo è Barcellona: è qui infatti che nel 2014 i residenti della Barceloneta, ex quartiere marinaro della città, hanno dato il via alla prima manifestazione contro il turismo di massa in Spagna. Ed è anche qui che, nello stesso anno, venne sospesa la concessione di nuove licenze turistiche in tutta la città.
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Le misure di Collboni e dei suoi predecessori sono ritenute insufficienti però dall’Assemblea dei quartieri per la decrescita turistica, che riunisce più di un centinaio di associazioni cittadine e che a inizio luglio ha portato migliaia di persone a manifestare sulla Rambla (3mila persone secondo la polizia, 20mila secondo l’organizzazione).
Lo scorso fine settimana il gotha dell’anti-turismo si è radunato a Barcellona, dove un gruppo di manifestanti, armati di pistole ad acqua, ha protestato contro un autobus turistico davanti alla facciata della Passione della Sagrada Família, mostrando uno striscione con scritto “Spegniamo l’incendio turistico”. Secondo il Travel and Tour World, la riunione ha visto la partecipazione di 120 attivisti, radunati per pianificare le proteste che si dovrebbero tenere il 15 giugno per “fare pressione sui governi europei affinché impongano normative turistiche più severe e proteggano le comunità locali, sopraffatte dall’aumento degli affitti, dal sovraffollamento e dall’erosione della vita culturale”.
Le Misure Intraprese e Proposte
Barcellona si sta ergendo a esempio nella ricerca di soluzioni per sostenere al contempo economia, turisti e popolazione residente. L'amministrazione cittadina ha già individuato alcune misure da applicare per cercare di invertire il trend e convertire l’overtourism in turismo responsabile e sostenibile. Tra questi, l’aumento della tassa di soggiorno negli alloggi turistici, dagli hotel alle crociere, che con soggiorni di 12 ore sono la principale fonte di overtourism; all’approvazione manca solo il nulla osta del governo della Generalitat, ma si prevede l’attuazione a partire da settembre/ottobre 2024. La misura che potrebbe avere maggiori riscontri, però, è quella relativa alle licenze. Il sindaco Collboni ha annunciato che entro il 2028 ritireranno oltre 10 mila licenze per abitazioni adibite ad affitti turistici a breve termine. Barcellona sta aspirando a diventare il laboratorio per elaborare un nuovo modo più consapevole e sostenibile di viaggiare.
Nei due mandati successivi, la sindaca Ada Colau confermò la decisione del suo predecessore e fece un passo oltre: vietò l’apertura di nuovi hotel nel centro storico della città e istituì un corpo di circa 10mila ispettori per individuare e sanzionare gli appartamenti turistici illegali. Nel giugno di quest’anno, il nuovo sindaco, Jaume Collboni, ha annunciato che, a partire dal 2028 la città non rinnoverà le licenze degli oltre 10mila appartamenti che vengono affittati a breve termine ai turisti.
Misure proposte dall'Assemblea de barris pel decreixement turístic:
- Riduzione delle attività e delle infrastrutture aeroportuali.
- Divieto di concessione di qualsiasi licenza per l’accoglienza turistica sul territorio cittadino.
- Recupero immediato degli appartamenti dirottati sul mercato turistico per l’uso residenziale a lungo termine.
- Limite ai macro-eventi, con predisposizione di rapporti di impatto e consultazione pubblica vincolante.
- Demercificazione dello spazio pubblico.
- Condizioni di lavoro dignitose ed eque nel settore terziario turistico.
- Recupero del commercio per le persone, tutelando il commercio locale.
- Fine della promozione turistica della città con soldi pubblici.
- Fatturare al settore turistico la spesa pubblica da esso generata.
Nelle ultime settimane, Barcellona ha implementato un piano per limitare la crescita delle crociere turistiche in città. L’idea è quella di riorganizzare il traffico al molo di Adossat attraverso un investimento pubblico-privato di 185 milioni di euro entro il 2030. L’accordo prevede una riduzione del numero di terminal, da sette a cinque. I terminal A, B e C saranno demoliti e al loro posto verrà costruito un nuovo terminal pubblico in grado di gestire fino a 7.000 passeggeri contemporaneamente. L’obiettivo è contenere i picchi di congestione turistica e ridurre l’impatto sull’area portuale e sul centro città.
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Verso un Turismo Responsabile
Barcellona si può considerare come un caso emblematico di come alcuni processi legati alla diffusione del turismo di massa abbiano ridisegnato molte città, anche italiane. Quanto successo a Barcellona, comprese le mobilitazioni e le proteste che si stanno diffondendo a macchia d’olio in tutta la Spagna, dovrebbe interrogarci con una domanda apparentemente banale: di chi e per chi sono le nostre città?
Noi di Visitare Barcellona viviamo nella capitale catalana da quasi due decenni e l’abbiamo vista cambiare e sovraffollarsi col tempo. Per questo abbiamo deciso di dare un nostro contributo e scrivere il Manifesto per un turismo responsabile a Barcellona.
Suggerimenti per un turismo responsabile:
- Viaggiate in bassa stagione: Visitate Barcellona in periodi differenti dell’anno, per evitare soprattutto il sovraffollamento dei mesi estivi.
- Informatevi prima di partire: Cercate il maggior numero di informazioni sul luogo che state per visitare.
- Limitate il vostro impatto ambientale: Riducete l’uso di plastica monouso e camminate più che potete. Evitate gli sprechi.
- Immergetevi nella cultura locale: Il viaggio è anche un momento di confronto con una cultura diversa, cercate di avere un approccio di rispetto e curiosità nei confronti di usi e costumi differenti dai nostri.
La lotta all’overtourism continua. Come fatto sapere dal sito dell’Ue, alcune città dell’Europa Meridionale (Italia, Spagna e Portogallo) “si stanno preparando alle interruzioni dei viaggi di metà giugno a causa delle proteste anti-turismo”. Tra quelle ipotizzate ci sono Venezia, Lisbona, Palermo, Barcellona e le Isole Canarie perché “spinte dalla preoccupazione dei residenti locali per l’impatto negativo del turismo di massa sulle loro comunità”.
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