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Buon Viaggio: Significato e Usi di un Inno alla Leggerezza

Vi ricordate quando Cesare Cremonini, da frontman dei Lùnapop, cantava “ma quanto è bello andare in giro per i colli bolognesi”? La voglia di viaggiare e muoversi non l'ha mai abbandonato! E anche da solista è tornato a parlarne in Buon viaggio, un singolo che è stato disco di platino, colonna sonora nello spot pubblicitario del cornetto gelato più famoso d’Italia e sigla finale del film Belli di papà con Diego Abbatantuono.

Cesare Cremonini stesso spiega che Buon viaggio (Share the love) è una canzone positiva, leggera ma carica di significato, dove il viaggio non è una proposta ma l’imperativo a lasciarsi andare, trovando il coraggio di prendere la strada che porta più lontano.

Il Significato Profondo di "Buon Viaggio"

Il brano parla di scoperte, coraggio e distanze, “di amare, non di amore; di vivere, e non di vita”, abbracciando una filosofia che si nutre di buone intenzioni ed ambisce a significati nuovi. E ha il ritmo giusto per proiettare chi l’ascolta in una dimensione vivace e delicata, capace di portare buonumore senza il rischio di essere irruente o persino invadente.

La sua prima canzone, Vorrei, l’ha scritta a 15 anni mentre era in vacanza con i genitori, mentre già da tre anni si era appassionato alla musica pop/rock illuminato da un album dei Queen che gli aveva regalato suo padre a natale. L’estro musicale è innegabile in Cesare Cremonini ed è anche piuttosto significativo di tutta la sua carriera, costellata di successi in gruppo (l’album Squérez? ha venduto più di un milione e mezzo di copie) e da solista. La sua vita scorre con la musica in una contaminazione reciproca dai risultati piacevoli perché come dice Cremonini già dal titolo di un suo libro “ogni canzone è una storia”. E anche Buon viaggio lo è!

Tanto per cominciare, il singolo è uscito il 27 marzo del 2015, giorno del trentacinquesimo compleanno del cantante ed è stata per lui un gran bel regalo. O forse è stato lui che ha fatto un bel regalo a tutti i suoi fan. Poi ha quello spirito allegro che catapulta inevitabilmente in un clima estivo e vacanziero anche se la si ascolta in pieno gennaio. Perché, alla fine, è proprio questo che fanno le canzoni: ritagliano spazi fantastici nella normalità, offrono finestre aperte sul mondo anche se si è imbottigliati nel traffico, insomma: ognuna di esse è sempre una storia a sé.

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Un Promemoria a Non Aver Paura di Vivere

Inutile negarlo: dietro la sua aria scanzonata e la sua leggerezza briosa, il brano firmato da Cesare Cremonini ha la caratura per essere una lezione. O un promemoria se non vi garbano le definizioni cattedratiche. Un consiglio, (ancora meglio!), a non aver paura di vivere nel tempo che si ha a disposizione. Ed è un messaggio bellissimo e profondo che invece di far pensare al peggio, invita a non sprecare tempo, passioni e desideri rimandandoli a chissà quando.

È sempre il momento giusto per vivere e dovremmo ricordarlo senza timore. Il viaggio cantato da Cremonini, quindi, è quello della vita e richiede coraggio ed entusiasmo, fiducia e volontà, ma ha bisogno della compagnia giusta per essere affrontato, da scegliere con cura per essere certi di avere accanto delle ottime spalle ed essere certi di poterlo essere per loro. Nel singolo la compagna di viaggio è la persona amata: un esempio su tutti per precisare, comunque, che per quanto si parta con entusiasmo e fiducia, rimane sempre l’incognita di come andrà a finire o a continuare.

Sì, esatto: ogni viaggio è un mistero per quanto pianificato possa essere e ci vuole coraggio per affrontarlo con lo spirito necessario a godere sino in fondo delle gioie e ad affrontare gli imprevisti. E alla fine la certezza più grande sarà quella di non poterne fare a meno.

"Buon Viaggio": Un Inno alla Vita

È la canzone più passata in radio del 2015 e rimane una colonna sonora per l’estate, ma anche per qualsiasi avventura, scelta o cambiamento della vita. Il buon Cesare aveva spiegato che “le canzoni più difficili da scrivere sono proprio quelle apparentemente più semplici, le più dirette, quelle che non si lamentano di nulla, non tengono il muso, ma propongono modelli di pensiero” e la sua Buon viaggio è proprio questo: una canzone apparentemente semplice, orecchiabile e facile da cantare, ma ricca di un significato profondo.

Che Cremonini voglia fare il guru è difficile da credere, però il suo messaggio è chiaro e incisivo e l’invito a prendere la propria strada è inequivocabile. C’è il profumo del mare nelle note del singolo, l’entusiasmo che precede ogni partenza e quella strizza positiva che si sente prima di ogni avventura. Ci sono emozioni diverse e contrastanti capaci di trovare un equilibrio e di spingere a continuare, ed alla fine si scopre che il segreto alla base di tutto è il coraggio: di osare, di rischiare e di essere felici perché il finale è quello che conta e che ripaga.

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È l’estate il tempo del viaggio e dell’avventura: viaggio, come disse lo stesso Cremonini, non è un suggerimento, ma è l’imperativo a lasciarsi andare: “è importante trovare il coraggio di prendere la strada che porta più lontano”. Si dà tanta importanza a come si torna da un viaggio, ma qui il cantante bolognese vuole porre l’accento sulla partenza. Se il viaggio è una metafora della vita, allora sono indispensabili i compagni di viaggio, che noi stessi scegliamo.

Nel caso di Buon viaggio, la persona in questione è l’amata, ma nonostante ci circondiamo delle persone a cui siamo legati di più, il margine di rischio c’è sempre. Non possiamo sapere come andrà a finire. Quante volte partendo con i nostri migliori amici scopriamo che non sono le persone che ci aspettavamo che fossero, o al contrario, quando riconosciamo in perfetti sconosciuti la nostra anima gemella.

Viaggio che, come dice lo stesso Cremonini, non è un suggerimento, ma è l’imperativo a lasciarsi andare: “è importante trovare il coraggio di prendere la strada che porta più lontano”.

Riflessioni sul Viaggio e la Libertà

Se i confini regionali sono aperti, in che stato sono i confini della nostra mente? Se la libertà di partire, di andare, di scegliere una destinazione, per lo meno reale, è ancora contornata da così tanta incertezza, il consiglio che risuona come un mantra in questo libro sembra essere proprio quello di fare, della nostra vita e, forse, anche della limitazione della libertà, un Viaggio.

Il Viaggio Interiore: Una Scoperta di Sé

In questi giorni sto riflettendo molto su quanto ormai io percepisca lontana quella realtà - che prima rappresentava la mia quotidianità - fatta di aggiornamenti “Sono appena arrivata a ...” Ricordo quell’augurio semplice eppure bellissimo “BUON VIAGGIO” che, col senno di poi, credo di aver dato spesso per scontato. Puntualmente, ad ogni partenza, ricevevo in dm anche un “Lacio Drom” - da una donna speciale, Domenica, conosciuta tanti anni fa in seguito a un progetto su Periscope con Puglia Promozione. Era un nostro piccolo rituale a cui ero particolarmente affezionata. E che mi manca molto.

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Ricordo l’adrenalina dell’atterraggio, frammista alla stanchezza delle ore di volo e degli innumerevoli scali. E poi l’emozione del primo post Instagram, quello in cui pubblicavo il primo scatto (solitamente dopo una lunghissima selezione) per comunicare l’arrivo in una nuova destinazione e l’inizio del racconto sui social. Il primo post Instagram era un momento sacro e non sceglievo mai una foto o un copy qualunque, ci tenevo un sacco.

E poi l’incontro con le persone del posto, la cucina locale, il difficile momento dei saluti prima del rientro e un pezzetto di cuore che, puntualmente, rimaneva lì. Ricordo tutto bene, ma sento tutto lontano. A volte stento a credere che quella persona fossi davvero io. Dopo un anno credo sia lecito porsi tante domande e chiedersi “capiterà ancora?” “E se sì, quando?”

A volte ho la sensazione che questi ultimi mesi ci stiano cambiando tanto e ci stiano allontanando da quello che noi eravamo prima. E la domanda è lecita. Ci stiamo allontanando da quel che eravamo prima per diventare cosa?

Io sento che questo, per me, è stato un anno dapprima di adattamento, poi di evoluzione. Il primo periodo mi ha messo molto alla prova, probabilmente perché ero molto, forse troppo, legata a delle etichette. Per anni sono stata inscatolata, anche per mia volontà, nel ruolo di instancabile e insaziabile travel blogger e non è stato semplice staccarmi di dosso quest'etichetta e iniziare a raccontare la quotidianità. Una banalissima quotidianità.

Ho dovuto adattarmi a quello che accadeva intorno a me cercando di essere quanto più permeabile possibile. Assorbendo nuove informazioni, sperimentando nuovi social, divorando podcast, ibri e audiolibri, workshop e workout online. Un comportamento bulimico che, a onor del vero, mi ha aiutato a tenermi impegnata e a distrarmi dalla negatività e dalle brutture del mondo.

Ma, sebbene tenessi ben impegnati sia la mente che il corpo, non era uno stile di vita sano. Col passare del tempo ho cercato di eliminare il superfluo e mi sono impegnata a trasformare quello che stavo attraversando in un'opportunità - e non solo a parole. Chiusa in casa (o, nell'ipotesi più rosea, nella mia regione), ho potuto prendere in mano la mia vita come mai avevo fatto prima. Paradossalmente.

Ho fatto delle scelte importanti, ho dato inizio a progetti impegnativi che da un lato mi entusiasmano e dall'altro - lo confesso - mi terrorizzano. Ho iniziato a fregarmene delle etichette e a recidere quello che andava reciso. Ho compreso che quella banalissima quotidianità mi stava permettendo di scoprire (o riscoprire) alcuni lati di me, riscoprendo anche un'affinità con le banali quotidianità altrui. Quella piatta normalità che tanto mi spaventava e a cui non ero più abituata mi ha avvicinato a tantissime persone.

A coloro che hanno imparato a conoscermi, oltre i viaggi, gli aerei, le corse in aeroporto, i timbri sul passaporto, le esperienze incredibili. Qualcuno si sarà sicuramente allontanato perché evidentemente preferiva vedermi ricoprire un determinato ruolo e non si è più ritrovato nei miei contenuti. Ma va bene così.

Mi sono messa in discussione. Ho trovato il tempo - finalmente - per provare a elaborare alcuni accadimenti e sono riuscita a rivolgermi a una psicologa, in un momento particolarmente difficile. Il supporto psicologico è stato fondamentale. In pochi appuntamenti sono riuscita a capire così tante cose di me e delle relazioni umane che, davvero, mi sono chiesta perché non avessi iniziato prima.

Ho capito che non esistono il bianco e il nero, ma spesso la vita è questione di sfumature. Ho capito che non puoi salvare qualcuno se non vuole essere salvato e che non puoi ergerti a massimo risolutore dei problemi, nè caricarti addosso un fardello che andava invece condiviso. Che nella vita non puoi avere tutto sotto controllo e a volte bisogna semplicemente allentare la presa. E respirare.

E quindi in questi mesi ho fatto un viaggio incredibile senza che nessuno mi abbia mai augurato Buon Viaggio o Lacio Drom. È stato un viaggio difficile e in solitaria, dentro me stessa. Ed è ancora in corso.

E forse un viaggio in solitaria (seppur profondamente diverso) lo state facendo anche voi. Perché mentre tutto là fuori sembra essere fermo e silente, il mondo che abbiamo dentro diventa sempre più rigoglioso e fa sempre più rumore. Il nostro mondo personale fatto di passioni, sogni, desideri, paure, emozioni, percezioni. E si fa sempre più indomito, aspettando impaziente di potersi esprimere, di poter incontrare altri mondi, anch'essi trepidanti.

Io la sento questa impellenza. E penso che questo viaggio interiore - a tratti doloroso, frustrante e noioso, ma al tempo stesso necessario - se affrontato in maniera corretta e costruttiva, possa portarci a diventare esseri umani diversi. Diversi e più consapevoli. O semplicemente, esseri umani.

Le espressioni di viaggio donano una certa tipicità al discorso poiché riflettono gli usi e i costumi di un determinato paese. Per esempio, nell’immagine di copertina ho usato il termine ‘Hakuna Matata’, forse il più celebre e conosciuto. Ma cosa significa? Si tratta di una locuzione swahili che suggerisce all’ascoltatore di non prendersela troppo a cuore o di essere neutrale nei confronti di qualcosa. In pratica, vuole dire ‘non ci sono problemi’.

Espressioni di Viaggio da Imparare

  • Polepole: Rimanendo nell’ambito della lingua swahili, ‘polepole’ dai kenioti significa ‘lentamente’.
  • Buena Onda: In Guatemala si usa spesso questo termine per indicare una persona o un comportamento gentile e affabile.
  • Lacio Drom: Lacio Drom non è solo il titolo di un LP e di una canzone dei Litfiba, bensì anche un modo per augurare ‘buon viaggio’ a qualcuno. Il significato ha uno spessore più profondo. Ovvero, sottintende un viaggio saturo di avventure e accompagnato da una melodia e un’energia sempre positiva e propositiva. La locuzione appartiene alla lingua romanes del popolo dei Rom.
  • Pura Vida: Pura Vida è un’altra espressione da viaggio molto usata. La sua origine è del Costa Rica e nasconde al suo interno una vera e propria filosofia di vita. Se il significato primario è quello di non preoccuparsi e di vivere il momento presente come qualcosa di immanente e passeggero, l’approccio di vita è il medesimo. In pratica, la locuzione suggerisce di soprassedere alle difficoltà e di non prendere la vita troppo seriamente.

È una canzone che ci spiega quanto sia importante trovare il coraggio di prendere la strada che porta più lontano: “lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare, ché non c’è niente di più vero di un miraggio. E per quanta strada ancora c’è da fare… amerai il finale”. Questo pezzo rappresenta una ventata di positività che sprona l’ascoltatore a godersi quello che è il nostro viaggio più importante, ovvero la vita. La prima strofa ha, infatti, tutto il sapore della partenza: l’augurio del buon viaggio, qualunque esso sia e qualunque sia la sua durata, “una vita o solo un giorno”. La seconda parte del ritornello, invece, esorta alla condivisione, senza la quale non saremmo vivi. Quanto è importante avere dei punti di riferimento attorno a noi per poterci orientare, confrontare e rassicurare durante il tragitto. Dovremmo essere capaci di cercare un ordine nella nostra vita attraverso la vita di un’altra persona.

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