Come facevano i piccioni viaggiatori ad orientarsi?
Il piccione viaggiatore è una varietà di piccione domestico capace di grande resistenza alle intemperie e alle distanze molto elevate. L’innata capacità di orientamento di alcuni colombi selezionati, capace di farli ritornare al nido persino da centinaia di km, viene utilizzata da almeno 5000 anni.
Origini e Storia dei Piccioni Viaggiatori
Il primo utilizzo di questi volatili si deve ai Sumeri; altre testimonianze sul loro allevamento e addestramento si riscontrano su papiri e iscrizioni egizie. Sappiamo, poi, che nella Grecia antica, gli atleti vincitori delle Olimpiadi erano soliti affidare alla zampa di un piccione il cosiddetto “messaggio della vittoria”.
Un primo utilizzo sistematico in guerra risale all’epoca rinascimentale, nelle battaglie che coinvolsero le Fiandre, la Francia e l’Inghilterra. Certo è che, a partire dall’assedio di Parigi - durante la guerra Franco-prussiana (1870) - gli eserciti di tutta Europa cominciarono a dotarsi di colombaie militari.
In effetti, si può dire che i primi droni risalgano a 110 anni fa: già allora riprendevano immagini aeree, ma al posto di “propeller” e “controller”, erano dotati di ali, becco e piume.
Come si orientano i piccioni viaggiatori?
In molti si domandano come possa sapere il piccione viaggiatore dove recarsi. Giacomo Dell’Omo, ornitologo ricercatore dell’Associazione Ornis italica, sintetizza lo stato degli studi su questi misteriosi volatili: “Secondo la cosiddetta “scuola tedesca” i colombi sarebbero in grado di percepire e utilizzare il magnetismo terrestre per orientarsi.
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La “scuola italiana”, grazie agli studi del prof. Floriano Papi, dell’Università di Pisa, ha invece formulato la “teoria olfattiva” che attribuisce all’odorato la capacità dei colombi di ritrovare la strada di casa basandosi sugli odori presenti nell’aria e trasportati dai venti e ricostruendone a ritroso la sequenza.
Recentemente, sono stati sviluppati dei piccoli GPS, applicabili ai colombi, che hanno permesso di studiare le dinamiche di volo dello stormo e il contributo dei singoli uccelli nelle scelte direzionali del gruppo.
Questi piccoli smartphone volanti, possiedono alcune grandi caratteristiche: un senso dell’orientamento particolarmente sviluppato unitamente a una discreta vista e un olfatto eccezionale. Tutto questo permette loro di ritrovare la strada di casa e fare rientro al nido.
Come accade per molti uccelli, anche i piccioni sono sensibili al campo magnetico terrestre. Inoltre, la loro natura di uccelli monogami, li rende particolarmente attaccati sia al nido che al proprio compagno o compagna: una volta scelti li mantengono per tutta la vita.
Tutte queste loro caratteristiche, fanno sì che, in qualche modo, nella loro memoria siano ben impresse le “coordinate” del loro nido (o della colombaia, il loro nido artificiale).
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Dal momento che il piccione viaggiatore usa le sue capacità per rientrare sempre al nido, può essere usato solo in un senso. I puristi delle telecomunicazioni definirebbero questo meccanismo “simplex”, ossia un flusso di comunicazione che avviene in una sola direzione: da un’emittente A ad un destinatario B (ciò che avviene nelle trasmissioni radio o tv).
Qualora ve lo foste chiesti, il nostro amico pennuto non potrà essere addestrato per andare verso un qualsiasi punto: è “programmato” dalla natura per far sempre ritorno a casa.
Addestramento e Cura
Per poter allevare piccioni viaggiatori, animali dotati di forte istinto di volo verso il luogo natio, occorre mettere in atto la tecnica migliore e procedere per gradi. L'addestramento dei piccioni viaggiatori viene fatto per farli diventare dei bravi viaggiatori. Per supportare l'orientamento dei piccioni viaggiatori, bisogna saperli addestrare e abituarli a ritornare al nido.
L'addestramento serve ad allenare la muscolatura e il fiato degli animali per il volo a lunga distanza. Nel lancio singolo, i piccioni viaggiatori vanno lanciati in volo uno per volta per farli ragionare come singoli. Il periodo più adatto per allevare piccioni viaggiatori è la primavera, operando in modo graduale l'animale nell'arte del ritorno.
I piccioni viaggiatori sono animali abbastanza puliti, ma possono essere suscettibili all'attacco esterno di virus e batteri esterni, perciò le loro gabbie vanno pulite regolarmente. Gli spazi in cui vivono i piccioni vanno puliti un paio di volte a settimana, eliminando gli escrementi, disinfettando bene e togliendo gli accumuli alimentari.
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L'alimentazione di un piccione non va mai trascurata, dato che per avere un buon sistema immunitario occorre seguire una dieta equilibrata. Una sana e bilanciata alimentazione si basa su un mix di cereali, che gli forniscono le sostanze principali del suo regime alimentare. Il cibo per piccioni viaggiatori va scelto con attenzione, magari abbinando cibo confezionato e cibo fresco. Una sana e bilanciata alimentazione per piccione viaggiatore, si basa su un mix di cereali, che gli forniscono le sostanze principali del suo regime alimentare.
Va detto che la gabbia per piccioni viaggiatori va posta in un luogo riparato, dato che tale tipologia di uccelli si adatta meglio ai climi caldi e col freddo possono ammalarsi e morire.
L'uso dei piccioni viaggiatori in guerra
Le doti dei piccioni viaggiatori non sono solo utili a sfide di velocità nei cieli: sono state spesso apprezzate in innumerevoli battaglie. Quando le telecomunicazioni non potevano affidarsi a potenti mezzi non essendo sviluppate come lo sono oggi, questi piccoli volatili erano il mezzo più efficiente per poter inviare messaggi a distanze elevate: un piccione può infatti arrivare a percorrere in volo fino a 1000 km con velocità che oscillano tra i 90 e i 100 km/h.
I messaggi trasportati dai piccioni presero il nome di “colombigrammi”. Venivano scritti, spesso in triplice copia, grazie a una carta carbone, su una sottile velina e poi infilati in appositi astucci porta-dispacci.
Durante la Grande Guerra, tutti i paesi belligeranti fecero largo uso di questi volatili. Anche l’Italia, sebbene tardivamente, nel 1917, cominciò a utilizzarli per collegare la prima linea con le retrovie. Gli uccelli venivano trasportati, in speciali ceste di vimini o in appositi zaini porta-colombi, direttamente nelle trincee dove venivano alloggiati in gabbie.
Dopo qualche giorno di ambientamento, si provvedeva ai lanci di collaudo del percorso. La colombaia dalla quale era stato prelevato diveniva così stazione di ricezione dei messaggi. Un sistema elettrico a piastra faceva sì che non appena il colombo rientrava, si azionasse, sotto il suo peso, un dispositivo che emetteva un segnale acustico per avvertire del suo arrivo.
Naturale evoluzione della colombaia fissa, fu la colombaia mobile. Si trattava di un camion o di un rimorchio perfettamente attrezzato con nidi, acqua, mangime, attrezzature, che poteva essere collocato in qualsiasi punto della zona di operazioni. Uno straordinario esemplare sopravvissuto (forse l’unico) è conservato ancor oggi presso l’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio di Roma. E’ costituito da un carro con gomme pneumatiche; al suo interno, i nidi e le ceste per alloggiare tra i 100 e i 120 uccelli.
I colombi lanciati dalla 2a Armata furono, in totale, durante la Grande Guerra, 855; di questi solo 17 non fecero ritorno. Va ricordato il piccione della colombaia di Cormons, il quale portò la confessione di un prigioniero austriaco che si rivelò fondamentale per la presa dell’altopiano della Bainsizza. Un altro uccello della colombaia di Udine recò, invece, le allarmanti notizie relative all’avanzata nemica su Caporetto.
I piccioni erano molto apprezzati perché garantiva ai reparti un contatto coi comandi. Gli animali venivano persino lanciati da nostri aerei dietro le linee nemiche al di là del Piave, dove erano raccolti da agenti informatori italiani. Il loro valore aggiunto era costituito dal fatto che non potevano essere intercettati così come avveniva, invece, per le radio-trasmissioni. Anche per questo fu largamente usato durante la Seconda guerra mondiale. Fu solo negli anni ’60 che venne chiusa l’ultima colombaia militare di sede nella caserma Zignani di Roma.
Esempi di eroismo
Sul campo di battaglia, le comunicazioni sono fondamentali e tra i tanti casi, ricordiamo le vicenda di due piccoli soldati alati, Cher Amie e Paddy, che con il loro valore hanno salvato decine e decine di uomini. Vediamo brevemente la loro storia.
Cher Amie
Cher Amie, ossia “Cara amica”, era il nome della piccola eroina dei cieli che, il 3 ottobre 1918, riuscì a consegnare il suo messaggio alle truppe a supporto del battaglione della 77° Divisione di Fanteria Americana. Il Maggiore Charles Whittlesey, durante l’offensiva della Mosa-Argonne, rimase bloccato nelle retrovie con i gli uomini del suo Battaglione.
Bersagliati dai tedeschi, anche le truppe amiche, ignorandone la posizione, fecero del Comandante e dei suoi uomini, oggetto di tiro. Purtroppo però, tutti i piccioni che librarono in volo, furono abbattuti uno dopo l’altro, dall’artiglieria tedesca. Cher Amie era l’ultima dei quattro messaggeri.
Liberata in volo, cominciò a farsi strada tra la furia della battaglia e venne persino colpita. Con un occhio ferito, schegge nel petto e una zampina malconcia, Cher Amie riuscì comunque a portare a termine la sua memorabile missione, salvando così i suoi commilitoni da morte certa. Tra l'altro quello stesso piccione era stato decisivo per risolvere altre 12 situazioni di pericolo!
Curata e rimessa in salute, malgrado le brutte ferite, Cher Amie si riprese e finalmente andò in “congedo” da eroe di guerra. Oggi è esposta allo Smithsonian Museum, decorata con la Croce di Guerra.
Paddy
Anche durante la Seconda guerra mondiale, i piccioni viaggiatori non hanno mancato di mostrare il loro valore. Il 6 giugno 1944 alle 8:15 circa, il messaggero Paddy partì dalle spiagge della Normandia per portare le prime notizie dell’avvenuto sbarco degli alleati.
Schivando proiettili e i famigerati falchi tedeschi, che i nazisti avevano addestrato proprio per intercettare i messaggeri dell’aria, Paddy arrivò a destinazione in poco meno di 5 ore. Riuscì a sorvolare circa 230 miglia, percorrendo la distanza a una velocità prossima ai 90 km/h: un record nella storia dei messaggeri alati.
A dispetto delle loro piccole dimensioni, quindi, questi animaletti hanno mostrato sempre tanto coraggio e capacitĂ che non ci aspetteremmo. Le loro storie sottolineano ancora di piĂą quel legame indissolubile tra animali, natura e uomo che si perde negli anni e nella storia.
Il piccione viaggiatore oggi
Dopo essere stato, per cinquemila anni, fedele compagno dell’uomo nel suo cimento più estremo, la guerra, il piccione viaggiatore viene utilizzato, oggi, principalmente per il gioco e le scommesse, soprattutto all’estero. Le distanze maggiori che sono state coperte arrivano a 650 km e un campione può costare anche più di 300.000 euro.
Siamo abituati a vederli svolazzare nelle nostre cittĂ , appollaiati su ogni finestra, balcone o monumento, ma spesso non consideriamo mai quanto, in realtĂ , questi piccoli animali ci abbiano aiutato nella storia. Le loro capacitĂ sono sorprendenti e, in moltissime occasioni, hanno giocato ruoli fondamentali nel salvare la vita di molti uomini, come nel caso dei piccioni viaggiatori.
Di piccioni viaggiatori ne esistono di diverse razze e in volo possono superare i 100 km/h! La storia di questi pennuti antenati degli sms comincia nell’antichità . Il loro impiego come messaggeri alati, soprattutto in ambiti militari, era noto agli antichi Egizi, ai Greci, ai Romani. Persino Cinesi, Persiani e Arabi ne hanno fatto largo uso.
La storia dei piccioni viaggiatori è molto lunga e arriva fino ai nostri giorni, quando cioè furono impiegati dagli eserciti in guerra durante i due conflitti mondiali. Alcuni di loro sono stati anche decorati con medaglia al valor militare!
Attualmente questi animali più che messaggeri sono perlopiù destinati a partecipare a vere e proprie competizioni sportive, ossia corse tra piccioni che si sfidano nel tornare alla propria colombaia nel minor tempo possibile: una sorta di formula 1 dei cieli, disciplina che diverte persino l’ex campione di boxe Mike Tyson.
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