Cosa vedere a Copenaghen: le principali attrazioni turistiche
Nel 2016 la Danimarca si è aggiudicata la speciale Classifica della Felicità (Ranking of Happiness) stilata dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN), organismo delle Nazioni Unite (ONU) incaricato di promuovere e realizzare buone pratiche di sviluppo sostenibile. Due anni prima, invece, Copenaghen si è aggiudicata il “The European Green Capital Award” premio istituito dalla Commissione Europea (CE) per le città che più investono nel miglioramento ambientale. Due prove di quanto sia elevata la qualità della vita in Danimarca, in special modo nella capitale. Tuttavia, il rispetto dell’ambiente - che significa puntare su energie rinnovabili, autobus elettrici, piste ciclabili ecc. - non è l’unico fiore all’occhiello di Copenaghen.
Come già abbiamo visto per Stoccolma, anche nella capitale danese tradizione e modernità non sono in contraddizione l’una con l’altra. Si spiega così la felice coesistenza tra la monarchia più antica d’Europa e l’architettura d’avanguardia che, a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, conquista sempre maggiori spazi in città. Insomma, a Copenaghen non manca davvero nulla: storia, cultura, ecologia, architettura e design. Nel prosieguo dell’articolo proveremo ad approfondire questi aspetti.
Strøget: il cuore pulsante di Copenaghen
In apertura abbiamo accennato alla “doppia anima” di Copenaghen, alla sua identità sospesa tra modernità e tradizione, consumismo ed eleganza, tecnologia e lusso. Strøget, l’isola pedonale che attraversa la capitale danese, è il miglior compendio di quanto sinora detto. Coi suoi 1,1 chilometri è una delle strade dello shopping più lunghe d’Europa, e si trova in pieno centro città. Qui vi si affacciano negozi di ogni tipo, dalle boutique di lusso a piccoli negozi alternativi.
La strada congiunge infatti le due piazze principali della città: Rådhusplads e Kongens Nytorv. La prima è la Piazza del Municipio, simbolo del presente democratico della nazione; la seconda è la Piazza Reale voluta nel ‘600 dal re Cristiano V. Le strade (Frederiksberggade, Gammel Torv, Nygade, Vimmelskaftet, Amagertorv ed Østergade) che congiungono le due piazze riflettono la fertile contraddizione prima evocata. All’inizio bar, ristoranti e negozi più o meno alla portata di tutti; man mano che ci si avvicina invece a Kongens Nytorv l’eleganza e la ricercatezza degli ambienti aumentano notevolmente.
Quando la Stroget divenne pedonale, nel 1962, la vita urbana di Copenaghen cambiò radicalmente: si ebbe infatti una svolta verso una città a misura di pedoni e di biciclette, proseguita nel corso degli anni e che dura tutt’oggi, che ha fatto diventare Copenaghen uno degli esempi più seguiti al mondo in termini di città sostenibile ed ecologica.
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Dansk Jødisk Museum: un museo toccante
Il salvataggio degli ebrei danesi è una delle pagine più famose della Seconda Guerra Mondiale. Tra l’altro, una delle poche a lieto fine con la fuga di oltre 7000 persone verso la Svezia. Un raggio di luce nelle tenebre dell’Olocausto che fu possibile grazie alla collaborazione attiva di molti danesi che si adoperarono per agevolare la fuga dei connazionali attraverso lo stretto di Öresund.
Il Dansk Jødisk Museum è stato progettato dall’architetto Daniel Libeskind (autore anche del Museo Ebraico di Berlino) e fa parte della sezione più antica della Biblioteca Reale di Copenaghen. Non a caso, il museo ha una forma irregolare che richiama quella delle imbarcazioni su cui salparono migliaia di persone. Anche la scelta di costruire l’edificio in legno è un omaggio alle navi utilizzate per l’esodo. All’interno, oltre a documenti e materiali che riguardano quel 1 ottobre 1943 (giorno della fuga), numerosi altri reperti attestanti storia, cultura e tradizioni della comunità ebrea danese a partire dal XVII secolo.
Den Sorte Diamant: la Biblioteca Reale in veste moderna
Den Sorte Diamant è la parte ultramoderna della Biblioteca Reale di Copenaghen. I due edifici, quello antico e questo, progettato a metà anni ’90 dallo studio Schmidt, Hammer & Lassen, sono collegati l’un l’altro da 3 corridoi esterni che danno sulla strada. La particolarità del Diamante Nero sta nelle forme irregolari della struttura, nella scelta del materiale e nel contrasto cromatico tra l’esterno e l’interno.
L’ultimo dato è anche quello più appariscente. La facciata, infatti, è stata realizzata col granito nero dello Zimbabwe, materiale che cambia colore a seconda dell’ora del giorno e delle condizioni del cielo e delle acque del porto. L’interno, invece, prende luce dall’enorme atrio al centro dell’edificio che funge da ingresso e lucernario.
Detto brevemente dei dettagli architettonici, non va trascurata l’importanza culturale dell’edificio: Den Sorte Diamant ospita oltre 5 milioni di libri, senza dimenticare il Museo Nazionale della Fotografia e delle Arti Grafiche (Det Nationale Fotomuseum) che periodicamente espone le sue collezioni. Al suo interno si trova una copia di tutti i libri stampati in Danimarca sin dal 17° secolo, e grazie a donazioni di privati e collezionisti, vi si trovano anche quasi tutti i libri danesi delle epoche precedenti, sin dal primo libro danese stampato nel 1482. Insomma, insieme al Museo Ebraico prima descritto, il Diamante Nero è un’altra tappa imperdibile di una vacanza a Copenaghen.
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I Giardini di Tivoli: un'oasi di divertimento e relax
Il più antico parco divertimenti d’Europa secondo, per numero di visitatori, soltanto a Disneyland Paris. I Giardini di Tivoli (o semplicemente “Tivoli”) sono stati fondati nel 1843 dal giornalista Georg Cartensen. Pare che per persuadere Cristiano VIII sulla bontà dell’opera, Cartensen suggerì al sovrano che far divertire il popolo avrebbe evitato che si interessasse di politica.
E, di fatti, da quel momento in poi, il parco divenne un punto di riferimento importante: prima per gli abitanti di Copenaghen e, in seguito anche per i turisti di passaggio in città. Un luogo adatto a grandi e bambini che in oltre un secolo di attività ha saputo trasformarsi senza però abdicare all’identità originaria. E quindi alberi, piante e fiori dappertutto fanno da cornice a montagne russe, ruota panoramica, luna park e gli altri giochi tipici di un parco divertimenti. Ovviamente non mancano bar e ristoranti per rifocillarsi con uno snack veloce o pranzare/cenare in tutta tranquillità.
Il Tivoli è noto per il suo ottovolante risalente al 1914, uno degli ottovolanti in legno più vecchi al mondo ancora oggi in funzione. Vi sono comunque tanti altri giochi, alcuni più adrenalinici altri più rilassati, che faranno trascorrere una giornata di svago e divertimenti per tutta la famiglia. Quando sarete nei Giardini di Tivoli e vederete i fuochi d’artificio, sentirete il profumo dei fiori e le note della musica rock, vorrà dire che a Copenaghen è proprio arrivata l’estate!
Nationalmuseet: un viaggio nella storia danese
Altra tappa consigliata di una visita a Copenaghen è senza dubbio il Nationalmuseet, poco distante da Strøget. In quest’edificio a tre piani del XVIII secolo sono conservati i reperti più importanti della storia danese per un arco temporale vastissimo che va dalla preistoria ai giorni nostri. Dai vichinghi alla Danimarca contemporanea, passando per il Medioevo, il Rinascimento e la Storia Moderna.
Insomma uno spaccato a tutto campo della cultura danese con una sezione etnografica molto ben sviluppata da cui è possibile ricostruire usi, costumi e quotidianità di nobiltà, borghesia, artigianato e mondo rurale. In altre parole, il genius loci di Copenaghen abita qui.
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Rundetårn: un osservatorio con vista
Se sei un appassionato/a di fotografia e desideri immortalare dall’alto il panorama di Copenaghen, il Rundetårn, la torre rotonda che un tempo fungeva da osservatorio astronomico (il più antico d’Europa, voluto da Cristian IV nel 1642), è il posto giusto per te. Bisogna solo percorrere la rampa (senza scalini, vd. foto) di 209 metri al termine della quale si trova il balcone (35 metri sul livello stradale) da cui osservare le stelle o, in alternativa, il magnifico sky line cittadino.
Infine una curiosità. Il balcone è cinto da una cancellata in ferro in cui è visibile l’acronimo “RFP“. Si tratta di un’incisione voluta dal re Cristiano IV e sta per “Regna firmat pietas” che, tradotto dal latino, significa la “pietà rafforza i regni”. Una volta raggiunta la cima attraverso la rampa a spirale, goditi la vista straordinaria sulla città dalla piattaforma panoramica che gira tutt’intorno alla torre. Un tempo i cavalli trainavano i carri carichi di libri fino alla biblioteca all’ultimo piano: ecco perché c’è una rampa a spirale invece delle scale!
La Sirenetta: un simbolo iconico
La Sirenetta è una delle opere più celebri di Hans Christian Andersen, lo scrittore che nel XIX secolo insieme (più spesso in competizione) al filosofo Søren Kierkegaard animò la scena culturale della piccola nazione scandinava. Secondo i danesi “Den lille Havfrue” è la fiaba più bella mai scritta da Andersen che però, a onor del vero, è stato autore di altri grandi classici quali “La Principessa sul pisello”, “Il Brutto anatroccolo” e “La Piccola Fiammiferaia”.
Probabilmente, il maggior successo de “La Sirenetta” si spiega con la decisione del birraio Carl Jacobsen, proprietario della storica Carlsberg, di dedicare una scultura alla protagonista della fiaba. Scultura che poi venne realizzata dall’artista Edvard Eriksen e che ancora oggi, a più di un secolo distanza (l’opera fu esposta la prima volta nel 1913), è una delle principali attrazioni di Copenaghen.
L’opera si trova nei pressi del molo di Langelinje sul porto cittadino ed ha avuto una vita travagliata almeno quanto quella della protagonista della fiaba. Nel 1964 venne decapitata da un gruppo di artisti danesi esponenti di quell’Internazionale Situazionista che negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso fece molto parlare di sè tra Francia, Italia e Scandinavia. Nel 1998 la seconda decapitazione; nel 2003 venne fatta addirittura scomparire dallo scoglio su cui è tuttora poggiata. Ogni volta, però, le autorità hanno provveduto al recupero e al ripristino dell’opera d’arte, a dimostrazione dell’elevato valore affettivo che le viene riconosciuto.
Non restare deluso: diciamoci la verità, molti restano delusi dopo averla vista, forse per aspettative troppo alte. Ma il bello della Sirenetta non è tanto nella scultura in sé, quanto nelle storie, favole e leggende che le ruotano attorno.
Christiania: la città libera
All’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, un gruppo di squatters occupò una caserma dismessa nel quartiere di Christianshavn e fondò la “città libera” di Christiania. Libera dalle imposte comunali e dalle tasse statali, ma anche dalle imposizioni borghesi in fatto di costumi e stili di vita. Un esperimento sociale all’inizio mal tollerato dalle autorità danesi che però, alla fine, hanno acconsentito al suo proseguimento, fermo restando il rispetto di alcune precise disposizioni.
La prima, e più importante di tutte, il bando del consumo e spaccio di droghe pesanti. Un obiettivo faticosamente raggiunto all’inizio degli anni ’80 che, oltre a garantire la sicurezza e il decoro cittadino, si è dimostrato fondamentale per il prosieguo dell’esperienza. Negli anni sono sorti così, bar, ristoranti, negozi, music club e una miriade di altre attività la cui cifra comune è la cultura hippie. Occhio però a come ci si comporta nel quartiere.
Gli abitanti di Christiania infatti odiano esser trattati come una specie di riserva indiana e perciò lungo le strade sono stati affissi dei cartelli con la specifica di quel che si può e quel che non si può fare. Tra le cose assolutamente vietate c’è la fotografia (anche coi telefoni cellulari). Contravvenire a questa regola può esser motivo di fraintendimento coi residenti. Meglio saperlo.
Visitare Christiania è un'esperienza senza eguali: camminando per le sue strade colorate si incontrano tanti bar all'aperto, negozietti particolari, un miscuglio di magazzini, baracche e musei dove sono esposte sculture e opere d'arte. Un'esperienza decisamente da non perdere.
N.B: in seguito alla sparatoria del 2023 e agli eventi di aprile 2024, il quartiere per il momento non è totalmente accessibile.Nell'Aprile 2024 i residenti hanno smantellato Pusher Street, la principale via della droga di Christiania, rendendola inaccessibile. Le aree dedicate alla musica, alla ristorazione e all'arte sono attualmente chiuse e quindi il quartiere ha per il momento perso la sua identità originaria.
Ørestad: la città del futuro
Nel 1992 il parlamento danese con apposita legge ha dato il là alla progettazione di Ørestad, avveneristico quartiere a 5 chilometri dal centro storico di Copenaghen. L’anno successivo è stata fondata la Ørestad Development Corporation, società mista partecipata da Comune (55%) e Stato (45%) con lo scopo di sovrintendere a tutte le fasi di progettazione e realizzazione del nuovo distretto urbano che occupa una superficie di circa 310 ettari.
Per prima cosa è stato indetto un concorso internazionale vinto da una joint-venture di architetti finlandesi e danesi che hanno suddiviso il quartiere in quattro distinte aree, ciascuna con una sua specifica vocazione: Ørestad Nord, Amager Fælled kvarteret, Ørestad City e Ørestad Syd. A inizio millennio sono stati consegnati i primi edifici e si e continuato a costruire fino al 2015 in linea con la tabella di marcia iniziale che prevedeva lo sviluppo dell’area in 20-30 anni.
Il tratto comune dei 4 distretti è il design ultramoderno perfettamente innervato nella rete di mobilità cittadina (aeroporto, metropolitana, bus ecc.). Una città satellite che è già “presente”, ma che per i turisti che la visitano la prima volta rappresenta il “futuro” attendibile di quel che diverranno le principali metropoli europee. Non a caso, per spiegare l’evoluzione complessa del quartiere, destinato - per lavoro, studio e abitazione - ad assorbire buona parte della popolazione di Copenaghen, vengono organizzate apposite visite guidate.
Opera House: un'architettura audace
Più volte, nel corso dell’articolo, abbiamo evidenziato il design audace di Copenaghen. Un’audacia dovuta sia alla modernità delle forme che alla reinterpretazione di strutture che normalmente saremmo portati a pensare in maniera diversa. Il Diamante Nero, per esempio: chi, vedendolo la prima volta, immaginerebbe di trovarsi al cospetto di una biblioteca?
Allo stesso modo, sono pochi quelli/e che vedendo l’Opera House di Copenaghen sarebbero in grado di indovinarne subito la destinazione d’uso. Una struttura alta 24 metri, con un tetto piatto che sborda oltre 30 metri sulla facciata in vetro dove è collocato l’ingresso. Un edificio iper-moderno, commissionato a inizio millennio dalla Fondazione privata “A.P. Møller e Chastine Mc-Kinney Møller” per la cifra “monstre” di 500 milioni di dollari.
Prima di acconsentire alla sua realizzazione, il parlamento danese ha discusso a lungo sull’opportunità dell’opera. Soprattutto una la preoccupazione: la vicinanza con la residenza ufficiale dei Reali danesi, quel Palazzo di Amalienborg che si temeva potesse essere oscurato dalle avveneristiche forme dell’Operaen, il nome con cui i danesi chiamano quest’edificio. Edificio che di sera, col riflesso delle luci della città, diventa ancor più bello di quanto normalmente sia già.
Situato sull’isola di Holmen, nel centro di Copenaghen, è stato costruito in modo che sia allineato con Amalienborg e con la Chiesa di Marmo, in modo che se una persona resta in piedi sull’entrata principale del Teatro dell’Opera, può vedere la Chiesa di Marmo sull’acqua lungo la strada attraverso Amalienborg. Quanto alla possibilità di ammirarlo dall’interno due le alternative: quella, ovvia, di acquistare un biglietto per uno degli spettacoli in programma; l’altra, prenotare una visita guidata, di cui però manca un calendario preciso.
Zoo di Copenaghen: un'esperienza educativa e divertente
Fece discutere qualche anno fa la scelta dei responsabili dello zoo di Copenaghen di abbattere una giovane giraffa con tanto di autopsia pubblica e carcassa data in pasto ai leoni. Una decisione che sollevò un mare di critiche e finanche minacce di morte alla direzione. Quest’ultima si è sempre difesa spiegando che l’abbattimento poggiava su basi scientifiche, dal momento che Marius (così, nel frattempo, era stata ribattezzata la giraffa dagli ambientalisti schierati in sua difesa) era nata da due parenti stretti e l’endogamia alla lunga avrebbe portato a un indebolimento della specie.
C’erano altre soluzioni? Probabilmente sì, non sta a noi dirlo. Quel che è certo, però, è che i criteri con cui viene gestita l’area sono rigorosamente scientifici e, al di là dell’episodio appena ricordato, contemplano il benessere degli animali presenti. I numeri, del resto, parlano chiaro: non è possibile ospitare più di 3000 animali (ippopotami, scimmie, elefanti, tigri, leoni, orsi polari, serpenti, coccodrilli, cervi, capre ecc.) senza uno sforzo costante per rendere accoglienti i rispettivi ambienti.
Non solo, perché l’altro punto d’onore dello zoo di Copenaghen è l’accessibilità degli spazi ai bambini. C’è anche un’area pensata esclusivamente per l’interazione a scopo didattico con capre, conigli, cavalli e altre specie adatte allo scopo. Insomma, approccio scientifico, investimenti costanti (nel 2008 è stata inaugurata l’Elephant House; nel 2013 l’Arctic Ring per gli orsi polari) e pedagogia: sono queste le linee guida dello zoo di Copenaghen, tappa imperdibile per chi visita la città con figli al seguito.
Blue Planet: un viaggio negli abissi
Oltre a essere l’acquario più grande d’Europa (20.000 specie di animali distribuite in 53 vasche per 7 milioni di litri d’acqua complessivi) il Blue Planet (in danese, Den Blå Planet) merita anche dal punto di vista architettonico. Per la sua costruzione, infatti, ci si è ispirati alle strutture a spirale sul tipo di una galassia, un tornado, un vortice d’acqua, un banco di pesci ecc. C’è chi invece ha evocato la somiglianza col moto ondoso dell’oceano, a conferma dell’approccio polisemico che ha ispirato gli architetti nella realizzazione dell’opera.
Altre attrazioni imperdibili
- Palazzo di Christiansborg: Un edificio governativo situato sull’isolotto di Slotsholmen, nel centro di Copenaghen. E’ sede del parlamento danese, dell’ufficio del Primo Ministro e della Corte Suprema della Danimarca. Alcune parti del palazzo vengono utilizzate dalla famiglia reale danese, per accogliere gli ospiti e per pregare all’interno della cappella.
- Slotsholmen: che in danese significa “isola del castello”, è appunto un’isolotto situato vicino al porto di Copenaghen. Qui hanno sede molte istituzioni della capitale, uffici governativi e soprattutto il grande Palazzo Christiansborg.
- Designmuseum Denmark: Fondato nel 1890, al suo interno si trovano lavori ed opere di famosi designer danesi come Arne Jacobsen, Jacob Jensen e Kaare Klint, ma anche un’ala dedicata alle porcellane cinesi e tedesche.
Consigli utili per la visita
- Spostamenti: Copenaghen è una città a misura d'uomo, ideale da esplorare a piedi o in bicicletta.
- Alloggio: Il centro città (Indre By e Nyhavn) è perfetto per raggiungere rapidamente le principali attrazioni.
- Cucina: Non perdete l'occasione di assaggiare lo smørrebrød, un tipico panino aperto danese.
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