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Guida Turistica di Reggio Emilia: Cosa Vedere e Fare

Reggio Emilia condivide con la vicina Modena uno strano destino: è una bella città d’arte, ospitale e molto vivibile, ma è quasi mai citata come meta per un week end o una vacanza. Molti reggiani sostengono che il carattere più autentico di Reggio Emilia sia la timidezza; e in effetti, dopo aver visitato l’elegantissimo centro storico, non si può che essere d’accordo: l’abbondanza di cose da vedere, la sublime offerta enogastronomica e la signorilità delle architetture rendono ingiustificata, da una prospettiva turistica, l’assenza del capoluogo tra le tappe tradizionali dei tour nella regione.

Altri cittadini purosangue, invece, sottolineano come la città si stia facendo sempre più estroversa, suffragando tale opinione con la risonanza avuta dalle avveniristiche costruzioni griffate Calatrava, la riconversione degli spazi industriali e alcuni musei di valore internazionale. In questa pagina vi consigliamo le 10 cose da fare e vedere assolutamente a Reggio Emilia durante un week end o una vacanza.

Reggio Emilia, situata nel cuore dell’Emilia-Romagna, offre ai visitatori una serie di attrazioni affascinanti, che spaziano dai monumenti storici ai parchi naturali, passando per le eccellenze enogastronomiche. Reggio Emilia ha una storia antica che risale all’epoca romana, quando fu fondata nel 175 a.C. come Regium Lepidi, lungo la Via Emilia. Durante il Medioevo, la città fu contesa tra diverse famiglie nobili e potenze locali, fino a diventare parte del Ducato di Modena sotto la famiglia d’Este nel 1409. Uno dei momenti più importanti della sua storia si verificò nel 1797: a Reggio Emilia nacque infatti il Tricolore Italiano, durante la proclamazione della Repubblica Cispadana. La nostra bandiera nazionale, a cui è dedicata una bellissima sala e un piccolo museo, infatti è nata qui.

Piazza Prampolini (Piazza Grande)

Uno dei punti di partenza ideali per esplorare Reggio Emilia è Piazza Prampolini, il cuore pulsante della città. Anche se il nome ufficiale è Piazza Prampolini, per tutti è Piazza Grande. Non perché sia in realtà così grande ma per distinguerla da Piazza San Procopio che è ancora più piccola.

Duomo di Reggio Emilia

Questa piazza storica ospita infatti il Duomo di Reggio Emilia, una delle chiese più importanti e antiche della città, dedicata a Santa Maria Assunta. La prima pietra della Cattedrale fu posata intorno all’857 anche se quella che vediamo oggi è il rifacimento del 1500 circa. La facciata incompleta è la caratteristica del Duomo, dovuta a Prospero Sogari, detto il Clemente. Dal 2010 il Duomo ospita opere di arte contemporanea di Ettore Spalletti, Hidetoshi Nagasawa, Claudio Parmiggiani, e Jannis Kounellis. Nella cripta del 1200 ci sono un altare e tre cripte.

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Nell’interno spiccano alcune cappelle rivestite di marmi pregiati: il sepolcro di Orazio Malaguzzi (a destra dell’ingresso), il monumento funebre di Valerio Malaguzzi (1510) di Bartolomeo Spani (terza cappella sul lato destro), il sepolcro Rangoni (Clemente) e la Cappella Fiordibelli, con l’Assunzione di Maria Vergine San Pietro in cattedra e San Girolamo (1626) del Guercino. Nella cappella Fiordibelli si apprezza un’opera del Guercino, ma è l’arte contemporanea a catalizzare l’attenzione dopo il restauro che ha portato alla riapertura dell’edificio nel 2010: l’altare porta la firma di Claudio Parmiggiani, la cattedra quella di Jannis Kounellis (a proposito di interventi d’autore, nella chiesa del Sacro Cuore di Baragalla di Reggio Emilia, poco fuori città, si scopre una grande pala in ceramica policroma di Lucio Fontana).

Battistero

Da non perdere il Battistero, situato accanto al Duomo. Tutt’intorno, sulla piazza, stanno il Palazzo Vescovile e quello del Podestà, il Palazzo del Comune e il Battistero in stile rinascimentale con numerose preesistenze medievali. Una curiosità: all’esterno del Battistero, sulla colonna sinistra, sono ancora visibili il “braccio reggiano” (0,641 metri) e la “pertica” (3,846 metri).

Palazzo Comunale

Dal 1434 il potere civile di Reggio Emilia ha sede nel Palazzo Comunale con portico a tre arcate che affaccia su Piazza Grande. La facciata, con lo stemma del Comune, è del 1774 su disegno di Ludovico Bolognini. All’interno ci sono alcune sale impreziosite con affreschi del 1700 e dipinti del 1800. La sala non è sempre visitabile perché qui si svolge il Consiglio comunale ma anche i matrimoni civili, conferenze ed altre manifestazioni culturali.

Torre del Bordello

La Torre del Bordello, alta 51 metri, è l’edificio più alto del centro storico. Nella torre, del 1216, ci sono tre campane: il Campanoun (o Forcarola), il Bariloun e la Céca. La torre è quasi sempre chiusa, ma se siete fortunati nelle rare occasioni speciali in cui viene aperta, la vista è magnifica.

Piazza San Prospero

Se da Piazza Grande si prende il Broletto si spunta in Piazza San Prospero, la più piccola ma scenografica piazza di Reggio Emilia. Accanto al Duomo c’è l’ingresso al Broletto, caratteristico passaggio coperto che porta su Piazza San Prospero. Costruita nel 997 fu rifatta completamente nel XVI secolo.

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Basilica di San Prospero

La chiesa è il luogo di culto più amato dai reggiani perché sotto l’altare maggiore ospita le spoglie di San Prospero, patrono di Reggio Emilia. Qualcosa di simile a quelle che fece San Geminiano per la vicina Modena. Sul sagrato sono collocati i sei caratteristici leoni in marmo rosso di Verona. Tra le chiese di rilievo sul percorso, anche la Basilica di San Prospero (ci si arriva percorrendo il Broletto che collega piazza Grande a piazza San Prospero), patrono della città.

Basilica della Beata Vergine della Ghiara

La Basilica della Beata Vergine della Ghiara è uno dei luoghi di culto più importanti di Reggio Emilia. Situata lungo Corso Garibaldi, questa chiesa rappresenta un capolavoro del barocco emiliano, con affreschi e decorazioni che incantano per la loro bellezza. La basilica è famosa per ospitare un’opera del Guercino, la “Crocefissione di Cristo, con ai piedi la Madonna e i Santi Maria Maddalena, San Giovanni e San Prospero“. La Basilica della Ghiara merita una visita soprattutto per ammirare il capolavoro del Guercino. La Basilica della Ghiara che vediamo oggi fu quindi costruita in pochissimi anni (1597-1619) e questo spiega la coerenza architettonica e stilistica della chiesa. Costo del biglietto: gratis. Come arrivare: Corso Garibaldi.

Musei Civici di Reggio Emilia

Per chi ama la cultura e la storia, i Musei Civici di Reggio Emilia sono una tappa obbligatoria. Situati nel complesso del Palazzo dei Musei, questi musei offrono una panoramica completa della storia della città e della regione. Archeologia (Mosaici romani, Museo Chierici, Portico dei Marmi-sezione romana, Museo Romano, Museo di Preistoria e Protostoria), Etnografia, Storia dell’Arte (Galleria dei Marmi-sezione medievale, Mosaici medievali), Storia Naturale (Collezione Spallanzani, Raccolte zoologiche, anatomiche, botaniche, geo-mineralogiche e paleontologiche) e una sezione dedicata alla Storia della città. Si passa così da un mosaico romano a una testa di Mososauro, dalla Balena Valentina a una maschera africana del 1800, dalle raccolte di funghi a un terribile campionario di malformazioni umane.

Le sezioni del museo includono il Museo Archeologico, con reperti che vanno dall’epoca preistorica a quella romana. La Galleria Parmeggiani, che ospita una collezione di arte e mobili provenienti dall’Ottocento europeo. Il Museo del Tricolore, che esplora la storia della bandiera italiana.

Frutto di un impegno collezionistico che si esprime per tutto il XIX secolo, nel 1925 la Galleria nasce dalla confluenza di tre nuclei differenti di dipinti, mobili e tessuti. A riunirli è Luigi Parmeggiani, anarchico convertito all’arte e all’antiquariato, dal vissuto decisamente movimentato e affascinante.

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Al primo piano ospita la collezione del naturalista Lazzaro Spallanzani, ma proprio l’intervento di Italo Rota ha aperto un nuovo capitolo della storia museale del complesso a partire dal 2005, quando vengono riallestite al secondo piano le collezioni archeologiche e artistiche del museo. Un’ampia sezione è stata dedicata alla fotografia contemporanea, che da tempo riveste un ruolo fondamentale nella storia culturale della città: spazi permanenti sono stati dedicati all’opera di Luigi Ghirri e alla collezione della tradizionale kermesse reggiana Fotografia Europea. Lungo tutto il percorso museale le immagini dialogano con gli oggetti delle raccolte archeologiche e con le opere contemporanee per creare nuovi rimandi e spunti di riflessione.

Chiostri di San Pietro

Nel cuore di Reggio Emilia c’è un complesso architettonico discreto e grandioso, che molti turisti frettolosi evitando di visitare. Eppure i Chiostri di San Pietro sono uno degli edifici più grandiosi del Rinascimento italiano in cui appare inconfondibile la mano di Giulio Romano. Allestita all’interno del primo stabilimento del gruppo Max Mara (riconvertito a spazio espositivo dall’architetto inglese Andrew Hapgood), è la collezione d’arte contemporanea privata del fondatore del marchio, Achille Maramotti, che negli Anni Settanta decide di condividere la sua raccolta con un pubblico di appassionati.

La fondazione del convento risale al XIII secolo, con un primo ampliamento datato al XV e interventi successivi. L’appellativo “degli Stalloni” porta invece memoria della fase post napoleonica, quando, a partire dal 1860, il complesso fu destinato a “deposito cavalli stalloni”. Solo alla fine del XX secolo un restauro conservativo ha restituito l’edificio alla città, facendone un centro culturale molto attivo (fino al 12 giugno, insieme ad altre istituzioni museali cittadine, anche qui si tiene la rassegna Fotografia Europea 2022, con focus sulla giovane fotografia italiana).

Se siete fortunati, durante la vostra visita a Reggio Emilia potreste trovare ai chiostri una mostra di arte contemporanea, un balletto o una rappresentazione teatrale. Costo del biglietto: gratis senza visita guidata. Come i Chiostri di San Pietro, suggestivo complesso monumentale del Rinascimento, che vide l’intervento progettuale di Giulio Romano: nel 2006 l’antico monastero fu acquisito dal Comune, che a seguito del restauro incentivò la nascita di Laboratorio Aperto, hub di innovazione sociale e luogo di cooperazione e confronto tra imprese, cittadinanza e mondo della ricerca.

Teatri di Reggio Emilia

Reggio Emilia è anche conosciuta come “città dei teatri”. Ne ha tre, tutti raccolti intorno a Piazza della Vittoria nel centro città: il Teatro Valli, il Teatro Ariosto e il Teatro Cavallerizza. Se il Cavallerizza ospita soprattutto rappresentazioni moderne e il Teatro Ariosto quelle di prosa, è il Teatro Valli il “pezzo forte” dei Reggio Emilia. In questo teatro, il 29 aprile 1961 debuttò Luciano Pavarotti, interpretando il ruolo di Rodolfo La bohème. Il Teatro Valli è il classico teatro all’italiana: più di 1.000 posti divisi in una struttura a ferro di cavallo con quattro ordini di palchi ed un loggione. Orari ingresso: variabili. Di solito 4-5 visite al giorno per 2-3 giorni a settimana.

Uno dei simboli culturali di Reggio Emilia è il Teatro Municipale Romolo Valli, un gioiello dell’architettura neoclassica. Questo teatro, inaugurato nel 1857, è rinomato per la sua acustica perfetta e per l’eleganza dei suoi interni.

Collezione Maramotti

Dove un tempo c’era la fabbrica di abbigliamento di Max Mara oggi c’è un grande spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea: è la Collezione Maramotti, voluta da Achille Maramotti, il fondatore della casa di moda Max Mara. In esposizione vi sono oltre duecento opere, tra dipinti, sculture e installazioni, rappresentative delle principali tendenze artistiche italiane e internazionali dal 1945 a oggi. Oggi la collezione si articola su due piani e 43 sale.

Si tratta in gran parte di dipinti ma sono presenti anche sculture e installazioni delle tendenze degli anni ’50: gli informali, la Pop art romana e opere di Arte Povera. Ci sono anche opere del XXI secolo che però non fanno parte della collezione permanente ma sono esposte solo in occasione di mostre tematiche. La visita alla collezione permanente è su prenotazione e riservata a un massimo di 25 visitatori per volta.

Architetture di Santiago Calatrava

Se c’è una caratteristica di Reggio e di tutta l’Emilia, questa è certamente la capacità di cambiare restando sempre sé stessa. Ed è in quest’ottica che bisogna osservare le architettura di Santiago Calatrava che interrompono la piatta Pianura Padana emergendo come giganti bianchi. Sono 4 le opere che l’architetto spagnolo ha progettato per Reggio Emilia: ci sono i 3 ponti nella zona Nord della città lungo la strada che porta a Bagnolo. L’opera certamente più conosciuta è la stazione Mediopadana della linea Alta Velocità. L’hanno vista tutti, anche chi non ha preso mai un treno per Reggio Emilia, in quanto corre parallela all’Autostrada A1.

Anche questa avveniristica struttura risponde all’esigenza di “movimentare” la Pianura Padana: come ha dichiarato lo stesso Calatrava, “il paesaggio della Pianura Padana è sostanzialmente piatto e verde. Ogni tanto emergono alberi o un campanile che si stagliano su un cielo blu. Era necessario sviluppare degli elementi che dessero vita al luogo: archi, semiarchi, onde, in modo da creare dei segni distintivi sul territorio”. I simboli più evidenti dell’intervento contemporaneo nell’urbanistica cittadina sono gli inconfondibili ponti progettati da Santiago Calatrava, che nel 2013 ha firmato anche la stazione ferroviaria Medio Padana sulla linea dell’Alta Velocità.

Padiglione Lombroso

Nella zona di San Lazzaro, in un bellissimo parco tra studenti di Medicina e vecchietti in visita ambulatoriale, emerge un edificio che ha una storia lunga e triste: è il padiglione Lombroso dell’Ospedale Psichiatrico San Lazzaro. In queste stanze, dal 1891, sono stati ospiti migliaia di malati psichiatrici. Dal 2 marzo 1945 al 6 dicembre 1948 il padiglione ha ospitato anche il pittore Antonio Ligabue. E anche se un po’ inquietante e certamente triste, è una delle cose di Reggio Emilia che meritano di essere viste. Nel 1911 fu trasformato nella Sezione Lombroso per ospitare “pazzi criminali dimessi” e “detenuti alienati”.

Pietra di Bismantova

C’è chi fa migliaia di chilometri per andare in Australia per visitare la Ayers Rock, la montagna sacra, ignorando che ci sia qualcosa di molto simile appena fuori Reggio Emilia. La Pietra di Bismantova, infatti, condivide con la roccia “più famosa” molte cose. Secondo, la pietra è considerata sacra: lo stesso nome deriverebbe dall’etrusco man (pietra scolpita) e tae (altare per sacrifici). Alta più di un chilometro, la pietra ha una vegetazione molto variegata: sulla cima c’è un bosco di noccioli, mentre via via che si scende si incontrano querce, siepi e campi. Ovviamente c’è una ricchissima fauna selvatica. Per visitare la pietra ci sono 7 percorsi di diversa difficoltà. Orari: sempre accessibile.

Gastronomia Reggiana

Come per la vicina Modena il cibo di Reggio Emilia rappresenta una delle motivazioni principali per cui si decide di visitare la città emiliana. Gli ingredienti sono sempre quelli genuini e consistenti della cucina emiliana: carne soprattutto di maiale, Parmigiano Reggiano, paste fresche. Qui trionfano soprattutto i cappelletti da gustare i brodo e i tortelli verdi con ripieno di spinaci e bietole. Una pasta più povera e contadina è la “Rasa” in brodo, fatta con un impasto di uova, Parmigiano Reggiano e pan grattato grattugiato con una grattugia direttamente nel brodo. Il coniglio alla reggiana con cipolle, vino bianco e concentrato di pomodoro unisce con un ipotetico filo Reggio Emilia e Ischia, di cui è uno dei piatti tipici. Il vino che regna sulla tavola è il Lambrusco, in tutte le varianti locali.

Abbastanza simili sono le Chizze, di origine ebraica: la stessa pasta dello gnocco fritto ripiegata a tortello e farcita con Parmigiano filante. Il prodotto più celebre è sicuramente il Parmigiano Reggiano, il re dei formaggi, che viene prodotto proprio in questa zona. Un altro piatto tipico è l’erbazzone, una torta salata ripiena di verdure.

I Ciccioli che si ottengono dopo avere estratto a caldo il lardo degli scarti delle carni suine sono un prodotto in realtà estremamente raffinato nel suo equilibrio di gusto e sapore. Arrostiti diventano croccanti sfogliette per snack alternativi. Il Salame fiorettino è un prodotto montanaro che vuole competere con i preziosi salumi della bassa Parmense. L'Erbazzone Reggiano è un piatto povero, fatto da ingredienti semplici, che in antichità era sempre a disposizione di ogni famiglia contadina. Il dessert buzzilan (detto anche la busilan o la brasadela o il bisulanè) è un tipico ciambellone. Lo Gnocco fritto è il cugino della parmigiana torta fritta: una leggera sfoglia di pasta di farina fritta nello strutto si gonfia a mo’ di vela, per regalare al palato un fagottino ripieno di aria e gusto. Dulcis in fundo, parliamo dei primi piatti tipici, i cappelletti classici, con ripieno di carne ed i tortelli di zucca. La classica pasta ripiena emiliana, con zucca schiacciata e condita con burro e salvia.

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