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Il Viaggio di Chi Parte: Significato e Metafore

Il viaggio è un fenomeno non solo economico, ma anche psicologico che, nelle sue fasi di partenza, percorso e arrivo, rende l’idea della ciclicità della vita e del suo dinamismo. Da un punto di vista psicologico si può dire che ci sia analogia tra il viaggio inteso come conoscenza di realtà esterne (luoghi, culture, lingua ecc.) e il percorso di conoscenza di sé.

La vita è un viaggio: tale affermazione, riconosciuta come espressione idiomatica, sottende un significato più profondo. Il viaggio è un evento di movimento, un'azione nello spazio e nel tempo che accade a livello del mondo empirico. Il fatto che il significante viaggio abbia poi altri significati simbolici altrettanto impiegati, è solo indice della sua forza di significazione per tutto quello che riguarda l'uomo in generale.

Cercando il termine "viaggio" sulla maggior parte dei dizionari o delle enciclopedie si trova una prima definizione di questo tipo: «l'azione del muoversi per andare da un luogo all'altro». Di solito segue poi una definizione più specifica, si potrebbe dire più moderna: «giro attraverso luoghi o paesi diversi dal proprio, per vedere, conoscere, imparare, sviluppare particolari rapporti d'affari, o semplicemente per divertirsi».

Il termine italiano "viaggio" deriva dal provenzale "viatges" e, prima ancora, dal latino "viaticus", il quale, però, ha tutt'altro significato. Paradossalmente, nonostante il viaggio sia un'esperienza essenzialmente umana e quindi antichissima, anzi originaria, nelle lingue europee l'emersione di un solo significante che denota il viaggio come qui definito, è un fatto piuttosto recente.

La Partenza: Un Nuovo Inizio

Il termine ‘partenza’ fa riferimento al verbo ‘partire’, la cui etimologia è fondamentale per comprendere come questa prima fase del viaggio possa essere considerata metafora della vita. Il verbo ‘partire’ deriva dal latino ‘partire’ denominativo di ‘pars’, ‘parte’. Il significato letterario del verbo latino è ‘dividere, separare’, da cui deriva il significato più generico di ‘allontanarsi’.

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Da questi presupposti etimologici, è possibile rilevare come il concetto di partenza abbia una duplice valenza: di nascita e di morte. Così come teorizzato dalla psicoterapeuta Margaret Mahler (1897), superando la fase simbiotica, il bambino approda ad una fase definita separazione-individuazione che è compatibile con il momento della partenza, perché comporta il distacco dalla madre, considerata una base sicura, per raggiungere un livello sempre maggiore di autonomia che si intensifica nell’adolescenza, ma si definisce nell’età adulta.

Viaggiare, quindi, rappresenta il superamento delle azioni abituali e quotidiane o anche la rottura dalla routine della vita condotta nel luogo di residenza, che denota una base sicura per l’individuo. Viaggiare significa anche avere una possibilità di svago dalla vita lavorativa e quotidiana. Tutto questo comporta una disponibilità a mettersi in gioco, ad affrontare l’ansia dell’imprevisto e dell’ignoto che ogni viaggio, anche quello più organizzato o vicino, comporta, ad abbandonare la sicurezza di ciò che è conquistato e garantito.

Il Percorso: Trasformazione e Scoperta

Il viaggio ti permette di entrare in un mondo extra-ordinario (perché diciamocelo, non è la quotidianità) e di poter tornare indietro trasformato. Proprio perché si esce dalla comfort zone, si fa qualcosa di nuovo, non è possibile tornare alla situazione precedente come se nulla fosse. Il solo fatto di spostarsi fisicamente da casa cambia la prospettiva, il punto di vista. Permette di toccare con mano, assaporare colori e sensazioni di un posto nuovo.

Per questo il viaggio è una metafora così importante di crescita personale: questo vedere le cose da un nuovo point of view, è un po’ ciò che spesso serve fare per affrontare un cambiamento, una nuova strategia, un nuovo ostacolo sulla strada professionale (e personale). Nel viaggio ci si connette di più con sé stessi e con i propri compagni di avventure, e si possono sperimentare parti di personalità e carattere di cui non si aveva dimestichezza.

Il viaggio, nel suo iniziare hic et nunc ad opera di uno o più viaggiatori con il loro specifico «habitus», è esso stesso un prodotto culturale e, come tale, variabile dipendente della cultura. Ma un'altra particolarità del viaggio - come si evince dal secondo significato riportato - è di avere il potere di aprire gli orizzonti non solo fisici ma anche culturali del viaggiatore, di permettergli di instaurare rapporti nuovi con quanto visto, di modificare la sua prospettiva sul mondo, di conoscere e capire; di modificare cioè le sue aspettative, il bagaglio di conoscenze con cui era partito.

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Italo Calvino, nel suo romanzo Le città invisibili, mette in scena un dialogo denso di significati tra Kublai Kan e Marco Polo, due figure che incarnano il potere e l’esperienza, la teoria e la pratica, il centro e il margine. In una delle riflessioni più emblematiche dell’opera, il sovrano chiede al viaggiatore se il suo peregrinare abbia lo scopo di rivivere il passato o di ritrovare il futuro. Marco Polo risponde con una frase che racchiude il senso stesso dell’esplorazione: “L’altrove è uno specchio in negativo.”

Questa citazione racchiude una delle idee fondamentali di Calvino sul viaggio e sulla conoscenza: il viaggio come processo di scoperta di sé attraverso l’altro, l’altrove, l’ignoto. Non si tratta solo di spostarsi nello spazio, ma di riflettere su ciò che si è e su ciò che non si potrà mai essere. Il concetto dello “specchio in negativo” suggerisce che il viaggio non è soltanto un’esperienza di arricchimento, ma anche di confronto con la propria limitatezza.

L'Arrivo e il Ritorno: Ricordi e Nuovi Orizzonti

L’arrivo nella località scelta comporta il raggiungimento di un traguardo. Questa fase implica una pausa, una sospensione di un flusso sempre più minaccioso che suscita ansie, implica la realizzazione di un’aspettativa. L’arrivo, però, non rappresenta il punto finale del viaggio, ovvero la ricerca della stabilità, perché l’individuo sarà alla ricerca di nuovi traguardi, orizzonti da esplorare, nuovi abbandoni.

In questo stadio, fondamentali sono le aspettative che il soggetto si crea al momento della partenza e che possono essere confermate oppure disconfermate in seguito all’incontro con la nuova realtà. Più ci sarà accordo tra il nuovo contesto e le aspettative, più il soggetto sarà soddisfatto del suo viaggio. Proprio per superare la nostalgia legata al ritorno a casa, il viaggiatore tende ad acquistare souvenir che gli permettono di avere un ricordo dei luoghi visitati.

Il souvenir diviene “feticcio” per colui che lo acquista, poiché vengono assegnati a questo oggetto significati aggiunti in base all’esperienza vissuta; i souvenir aiutano e sorreggono la narrazione del viaggio, riportano il possessore nel luogo in cui è avvenuto il contatto con l’oggetto. Oggi il souvenir turistico ha connotazioni diverse e si configura nello scattare fotografie. Innanzitutto la fotografia è qualcosa di personale, auto-prodotta, è molto economica ed è tipica del luogo visitato.

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L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita. Viaggiare è sempre, in qualche forma, esplorare se stessi. Non smetteremo di esplorare e alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza e conosceremo quel luogo per la prima volta.

Il viaggio perfetto è circolare. La gioia della partenza, la gioia del ritorno. Un viaggio è sempre una scoperta, prima di luoghi nuovi è la scoperta di ciò che i luoghi nuovi fanno alla tua mente e al tuo cuore. Viaggiare è una scuola di umiltà, fa toccare con mano i limiti della propria comprensione, la precarietà degli schemi e degli strumenti con cui una persona o una cultura presumono di capire o giudicano un’altra.

Aforismi sul Viaggio

  • "Il mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina." - Agostino d’Ippona
  • "La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte." - Omar Khayyam
  • "Viaggiare moltiplica le vite degli uomini." - Banana Yoshimoto
  • "ll vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi." - Marcel Proust

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