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Cosa Vedere a Padova: Un Itinerario Completo

Padova, spesso oscurata dalle più famose Venezia e Verona, è un'importante città d'arte che vive in simbiosi con la sua Università. Ogni anno, milioni di fedeli raggiungono la città veneta per rendere omaggio ad uno dei santi più venerati della Cristianità.

Principali Attrazioni di Padova

Ecco un itinerario completo per scoprire le principali attrazioni di questa ricca e colta città d'arte, situata all'estremità orientale della Pianura Padana:

1. Basilica di Sant'Antonio

Pur non essendo la Cattedrale (quest’ultima intitolata a Santa Maria Assunta), la Basilica di Sant’Antonio è di gran lunga l’edificio religioso più importante di Padova. Anzi, è limitativo circoscriverne l’importanza al solo ambito cittadino, dal momento che questa chiesa, con oltre sei milioni di pellegrini l’anno, è in assoluto uno dei luoghi più importanti della cristianità. Dal punto di vista architettonico richiama nell’insieme la Basilica di San Marco a Venezia. La circostanza, però, non impedisce di apprezzarne e approfondirne le sovrapposizioni stilistiche che caratterizzano l’esterno. Per dire, la facciata tradisce una chiara impronta romanica; gli archi, invece, hanno impronta gotica, mentre le cupole sono bizantine e i campanili arabeggianti. Un mix di stili che all’interno invece lascia spazio a una sontuosa austerità.

Tra le cose da vedere, segnaliamo a volo d’uccello la Cappella del Gattamelata, la Cappella di San Giacomo e, soprattutto, la Cappella delle reliquie o del tesoro. Eretta alla fine del XVII secolo, questa cappella in stile barocco custodisce decine di calici, ex voto e reliquiari, tra cui quelli con la Lingua incorrotta di Sant’Antonio e col Mento del Santo. La cappella custodisce inoltre la tonaca del santo e la cassa in cui venne deposto il corpo all’indomani della morte avvenuta nel 1231.

2. Cappella degli Scrovegni

Dal 2021 Patrimonio Unesco, la Cappella degli Scrovegni è senza dubbio tappa imperdibile di un soggiorno a Padova. Questa chiesa, originariamente cappella privata del banchiere Enrico degli Scrovegni, è in realtà intitolata a Santa Maria della Carità. La sua popolarità deriva dal ciclo di affreschi realizzato da Giotto tra il 1303 e il 1305 lungo l’intera superficie interna dell’edificio. Il tema è la Salvezza e si dipana in due differenti percorsi: lungo le navate e l’arco trionfale le Storie della Vita della Vergine e di Cristo, mentre nella parte inferiore delle pareti maggiori i Vizi e le Virtù.

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Lo studio di questo ciclo pittorico - secondo la critica il più importante al mondo -, restituisce moltissime informazioni sia da un punto di vista strettamente artistico: Giotto anticipa tecniche pittoriche che troveranno piena maturazione soltanto un secolo dopo, in pieno Rinascimento; sia dal punto di vista teologico: l’intero ciclo decorativo, infatti, è intriso del pensiero di Sant’Agostino. Tuttavia, anche prescindendo da questi aspetti riservati agli studiosi, la vista degli affreschi della Cappella degli Scrovegni, compreso il bellissimo cielo stellato della soffitta, affascina pure chi è a digiuno di storia dell’arte. Infine una curiosità: Rinaldo degli Scrovegni, padre del già citato Enrico, venne messo da Dante nell’Inferno della Divina Commedia per usura.

3. Prato della Valle

Anche Prato della Valle a Padova suscitò la curiosità del Vate. A questa piazza D’Annunzio dedicò bellissimi versi, facendo derivare l’amore per la città più che dalle numerose opere d’arte presenti (da Giotto a Mantegna) proprio dalla contemplazione di questa gigantesca piazza, seconda per dimensioni solo alla Piazza Rossa di Mosca. A volere la realizzazione di Prato della Valle, invece, fu nel 1795 il Provveditore della Repubblica di Venezia Andrea Memmo. Sua l’intuizione di trasformare quello che fino a quel momento era stato un gigantesco acquitrino in un giardino ovoidale in cui trasferire per la prima volta in una dimensione pubblica la tradizione veneta del giardino patrizio. Quindi da soluzione privata a soluzione urbanistica: da qui le statue con alcuni dei personaggi più illustri della città (compreso lo stesso Memmo); l’isola verde centrale (Isola Memmia); e il canale d’acqua.

4. Le Piazze: Piazza delle Erbe e Piazza della Frutta

Padova ha sempre avuto una spiccata vocazione commerciale. C’è traccia di scambi già in epoca pre-romana, anche se è nel Medioevo che queste due piazze, divise al centro dall’imponente Palazzo della Ragione (vd. prossimo punto), divennero veri e propri bazar. I toponimi suggeriscono la prevalenza di generi alimentari ma oltre a verdure, ortaggi e carne venivano venduti tessuti, pellicce, calzature, ferro battutto, vino e tanto altro. Ancora oggi la funzione commerciale è ben presente: queste due piazze, infatti, ospitano uno dei mercati all’aperto più grandi d’Italia.

5. Palazzo della Ragione

Come abbiamo visto in precedenza Palazzo della Ragione sorge al centro di due piazze: Piazza delle Erbe e della Frutta. Non è l’unico dettaglio: l’edificio, infatti, è anche al centro di un articolato complesso di palazzi (Palazzo degli Anziani; Palazzo del Consiglio; Palazzo Despite) a rimarcare la maggiore importanza dell’amministrazione della giustizia e della finanza - a questi scopi erano destinati gli ambienti che lo compongono - sulle attività mercatali che si svolgevano tutt’attorno. Ci sono anche diverse tracce di questa centralità.

Ne segnaliamo tre: in primis, il Volto della Corda, arco ad angolo tra Palazzo del Consiglio e la parte est di Palazzo della Ragione. Sotto questo passaggio bugiardi, insolventi, imbroglioni, falliti venivano colpiti alla schiena con delle corde (da cui il nome) per punirne la condotta. In secondo luogo, la Pietra del Vituperio, pietra di porfido nero su cui, alla presenza di testimoni, venivano fatti sedere nudi i debitori insolventi (da cui il detto “restar in braghe di tela”) con la solenne promessa di cedere i propri beni e rifarsi una vita altrove. In ultimo, il passaggio sospeso (quest’ultimo non più presente) che metteva in comunicazione Palazzo della Ragione e Palazzo Despite, adibito a prigione.

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A cominciare dal bellissimo Salone del piano superiore che oltre a essere sormontato da un tetto a carena di nave è interamente decorato da 500 affreschi a tema astrologico. Tra l’altro, dettaglio affatto secondario, l’originario ciclo pittorico, risalente agli inizi del ‘300, fu realizzato da Giotto. Quello che ammiriamo oggi, invece, è opera di tale Nicolò Miretto, pittore padovano che fu chiamato a ripristinare gli affreschi andati distrutti a seguito di un incendio scoppiato nel 1420. Da vedere, infine, il cavallo ligneo al centro della sala donato al comune di Padova nel 1837 dalla famiglia Capodilista e risalente anch’esso al XV secolo (vd. foto).

6. Palazzo del Bo

Padova è un’antica città universitaria. La circolazione del sapere (in particolare gli studi giuridici e la medicina) ha accompagnato lo sviluppo del territorio fin dal Medioevo. Prova ne sia Palazzo del Bo che è appunto sede universitaria di Padova già dalla fine del ‘400. Il nome deriva dal fatto che l’edificio sorge dove un tempo c’era una locanda (Hospitium Bovis) collocata nella zona delle macellerie della città. Il palazzo è composto di due distinti corpi di fabbrica: il Coritle Antico, risalente alla metà del ‘500, opera dell’architetto di Bergamo Andrea Moroni, e il Cortile Nuovo realizzato, invece, a cavallo tra XIX e XX secolo.

Entrambi questi corpi di fabbrica meritano una visita anche se, dei due, è senza dubbio il Cortile Antico a destare maggiore interesse. Due i motivi prinicipali: il primo è il Teatro Anatomico, il più antico al mondo, dove appunto dal 1594 al 1872, gli studenti di medicina dell’ateneo patavino dissezionavano cadaveri, perlopiù messi a disposizione dal’autorità giudiziaria (vd. foto). La particolarità di questa sala di anatomia, progettata dal medico Fabrici d’Acquapendente, è la forma a cono rovesciato che richiama quella di un anfiteatro greco. La seconda ragione è la Sala dei Quaranta, così chiamata per la presenza di quaranta ritratti di studenti stranieri illustri che nel corso dei secoli hanno frequentato l’Università di Padova. Tuttavia, questi ritratti, opera dell’artista Gian Giacomo dal Forno, non sono l’unico motivo di fascino di questa sala in cui è collocata - ed è l’altro motivo per cui viene visitata - la cattedra lignea di Galilaeo Galilei. Da vedere!

7. Orto Botanico

Dal 1997 sotto tutela Unesco, l’Orto botanico è un altro must see place di Padova. Interessante leggere le motivazioni alla base del prestigioso riconoscimento: “L’Orto Botanico di Padova è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura.” E, in effetti, le cose stanno proprio così tanto più considerando l’anno di istituzione, addirittura il 1545.

C’erano alla base della decisione una necessità e un’opportunità. Era necessario, infatti, procurarsi quante più piante officinali possibili da cui ricavare appunto i medicamenti per la cura di diverse malattie; l’opportunità, invece, era legata ai vasti possedimenti della Serenissima Repubblica di Venezia, garanzia di approvvigionamento costante. Detto sinteticamente della storia, l’Orto Botanico di Padova merita anche dal punto di vista architettonico: parliamo di una struttura circolare, al cui interno è inscritto un quadrato a sua volta suddiviso in quattro quadranti da due viali perpendicolari. Va da sé, su questo originario disegno dell’architetto bergamasco Andrea Moroni, autore anche del Cortile Antico di Palazzo Bo, sono state apportate nel corso dei secoli diverse aggiunte e variazioni. Nondimeno, l’impronta, in cui si mescolano le concezioni scientifiche, filosofiche e perfino esoteriche proprie del XVI secolo, è rimasta la stessa. Da vedere!

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8. La Specola

Secondo una leggenda molto diffusa, Galilaeo Galilei avrebbe fatto le sue scoperte astronomiche proprio sulla torre la Specola a Padova. Si tratta però appunto di una leggenda senza alcun fondamento storico, dal momento che la decisione di trasformare questa antica torre difensiva dell’XI secolo in Osservatorio Astronomico fu presa dal Senato della Repubblica di Venezia solo nel 1761, ben dopo, quindi, il soggiorno dello scienziato pisano in città. Insomma, un mito che però ha avuto il merito di alimentare il fascino di quest’osservatorio dal 2002 sotto il controllo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Unico inconveniente: per ammirare gli strumenti e le sale utilizzate dagli astronomi passati dalla Specola nel corso dei secoli bisogna fare oltre 200 scalini senza ascensore.

9. Chiesa degli Eremitani

Il patrimonio chiesastico di Padova è tutt’uno col suo patrimonio artistico. Prova ne sia la tutela UNESCO del 2021 degli affreschi di 8 chiese cittadine, tra cui, appunto, la Chiesa degli Eremitani. Il sito UNESCO si chiama “I cicli di affreschi del Trecento di Padova” (“Padua’s fourteenth-century fresco cycles“) e, nel caso degli Eremitani, tutela e valorizza i dipinti di Andrea Mantegna presenti nella Cappella Ovetari e quelli di Giusto de’ Menabuoi che decorano, invece, la Cappella del Sacro Cuore (di quest’ultimo segnaliamo anche gli affreschi che decorano il Battistero adiacente al Duomo).

Il ciclo di affreschi di Mantegna, in particolare, ha una storia unica alle spalle: distrutto a seguito di un bombardamento nel marzo del 1944 è stato ristrutturato con l’ausilio della tecnologia e restituito al pubblico nel 2006. Non è però l’unico motivo di fascino. È tutta la chiesa nel complesso ad affascinare per l’impianto architettonico francescano del XIV secolo: vale sia per l’esterno, dove spiccano le cinque arcate che ne disegnano la parte inferiore; che l’interno a una navata sormontato da un soffitto ligneo a carena di nave. A fianco la chiesa c’è l’antico convento dove un tempo si fermavano i pellegrini in viaggio (da cui il nome della chiesa) oggi sede dei Musei Civici di Padova.

Dintorni di Padova: Cosa Vedere

Per quel che riguarda, invece, gli aspetti naturalistici bisogna volgere lo sguardo ai vicini Colli Euganei. Si tratta di un bellissimo Parco Regionale che comprende 15 comuni della provincia di Padova. Senza fare torto agli altri comuni, tre, se ce n’è modo, meriterebbero assolutamente una visita: parliamo di Abano Terme (il termalismo è uno dei valori aggiunti dei Colli Euganei); Arquà Petrarca (così chiamata per la presenza di Francesco Petrarca) ed Este (vd.foto). Anche Città Murata di Cittadella e Montemagnana, entrambi distanti una settantina di chilometri dal capoluogo, sono altri due territori in cui varrebbe la pena fermarsi.

Colli Euganei

E’ una splendida area di oltre un centinaio di verdi colline di origine vulcanica, tutte da scoprire. A piedi o in bicicletta potrete ammirarne il paesaggio, punteggiato da castelli e città murate, borghi e ville venete dagli straordinari giardini. Da non perdere per nessuna ragione sui Colli Euganei è l’incantevole borgo medievale di Arquà Petrarca.

Città Murate: Cittadella e Montagnana

Tra le cose da vedere a Padova e dintorni ci sono senz’altro le città murate che ci riportano al fascino del medioevo.

Cittadella

Cittadella è un comune di poco più di 20.000 abitanti situato all’estremità settentrionale della Provincia di Padova ad una trentina di km dalla città capoluogo. Cittadella è l’unica città murata in Europa che consente ai visitatori di percorrere per intero il camminamento di ronda. Sarà quindi possibile camminare ad un’altezza di circa 15 metri da terra come facevano le guardie nel Medioevo. Porta Padova, rivolta verso Padova, rappresentava la principale via di accesso alla città. Presso Porta Padova da visitare è la cosiddetta Torre di Malta, realizzata dal signorotto locale Ezzelino III da Romano come luogo di prigionia. Al tempo era un luogo famigerato per le terribili torture che qui venivano eseguite a tal punto da essere citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia.

Montagnana

Tra i luoghi di maggior interesse della provincia di Padova c’è senz’altro la città murata di Montagnana: cosa vedere in questo borgo medievale della Bassa Padovana? Montagnana sorge nella pianura veneta a sud ovest dei Colli Euganei, un territorio oggi fertile ma nell’antichità paludoso ed insidioso, attraversato da fiumi e corsi d’acqua. La sua imponente cinta muraria del Trecento è tra le meglio conservate d’Europa condividendo questo primato con la città spagnola di Avila e Carcassonne in Francia.

Da vedere a Montagnana è quindi innanzitutto la sua cinta muraria con le sue 24 torri di guardia. Il primo suggerimento è quello di fare un giro esterno lungo le mura e l’ampio fossato a difesa delle stesse. Avrete modo di apprezzare i vari scorci con le torri e le porte di accesso e scattare qualche bella foto. Vale la pena visitare il Mastio e salirci in cima ad un’altezza di circa 38 metri. Da qui si gode di una vista privilegiata su l’intera cerchia muraria, il borgo all’interno ed il paesaggio dei dintorni. La porta occidentale, Porta Legnago era rafforzata e difesa dall imponente Rocca degli Alberi. Sul vallo presso questa porta si svolge ogni anno ad inizio settembre il Palio dei 10 comuni, corsa a cavalli tra i rappresentanti dei 10 comuni del Montagnanese. Il Palio di Montagnana è un appuntamento importante e molto sentito, una rievocazione storica che coinvolge tutto il borgo. All’interno della cerchia muraria, presso Porta Vicenza, la porta di accesso settentrionale, vedrete inoltre una schiera di curiose casette colorate. Per concludere, vi suggerisco di visitare un prosciuttificio o comunque di degustare il prosciutto veneto berico euganeo Dop, vero prodotto tipico di questa zona. Un’esperienza da non perdere a Montagnana! A testimonianza di come il prosciutto sia un prodotto bandiera di questo territorio c’è la festa del prosciutto di Montagnana denominato ufficialmente prosciutto veneto berico euganeo.

Consigli Utili per Visitare Padova

Facilissima da raggiungere in auto, treno, autobus e aereo e da girare a piedi o in bici, ricchissima di eventi tutto l'anno, molto meno cara delle mete turistiche più blasonate, Padova è la meta ideale per una vacanza sorprendente e alla portata di tutti.

Come Muoversi a Padova

Se ti ho dato la mappa per visitare Padova a piedi, vuol dire che il modo migliore per muoversi a Padova sarà a piedi. Ed infatti è pure il metodo migliore. Tralascerei taxi e tram, non ne hai bisogno in questo caso. Ma ci sono due ottime soluzione per accelerare i tempi: l’utilizzo del bike sharing. Un’altra valida alternativa può essere quello di utilizzare il monopattino condiviso. Una soluzione la trovi su Bit Mobility. Fai click sui link se vuoi velocizzare i tempi.

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