Paesi che Hanno Sospeso l'Accordo di Schengen: Una Crisi Crescente
Lo spazio Schengen, una delle conquiste principali del progetto europeo, sta affrontando una crisi senza precedenti. Nato nel 1985 come accordo tra cinque paesi - Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo - oggi si estende su oltre 4 milioni di chilometri quadrati, coinvolgendo quasi 420 milioni di persone in 29 paesi: 25 stati membri dell'UE e i quattro membri dell'Associazione europea di libero scambio (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).
Tuttavia, la paura dell'immigrazione e la diffidenza tra gli stati membri stanno portando molti paesi a "sospendere" Schengen. In questi mesi, la metà dei paesi di Schengen, tra cui Italia, Austria, Francia, Germania e Polonia, hanno sospeso la libera circolazione.
Motivazioni e Regole per la Sospensione
Per sospendere Schengen, è necessaria una minaccia grave all’ordine pubblico o alla sicurezza interna. Il paese che intende sospendere la libera circolazione deve notificare la sua scelta alla Commissione, al Parlamento europeo e agli altri stati membri. L'accordo di Schengen prevede il movimento di persone, merci e servizi all’interno di 27 Paesi del Vecchio Continente (23 membri Ue più quattro esterni: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).
Secondo le normative Ue, i controlli temporanei alle frontiere interne possono essere reintrodotti solo in situazioni urgenti o impreviste. La portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper, ha ribadito che la reintroduzione dei controlli deve avvenire in modo “eccezionale” e con una durata “strettamente limitata nel tempo”. Hipper ha sottolineato che i controlli interni dovrebbero essere utilizzati solo come “ultima risorsa”, in caso di gravi minacce all’ordine pubblico o alla sicurezza interna, e ha richiamato l’attenzione sulla necessità di adottare misure alternative per ridurre al minimo l’impatto negativo.
Paesi che Hanno Reintrodotto i Controlli
Il numero di Paesi che stanno sospendendo l’efficacia del regolamento Schengen continua a crescere. Attualmente, sono 9 i Paesi che hanno sospeso Schengen: Austria, Germania, Italia, Francia, Paesi Bassi, Svezia, Slovenia, Danimarca e Norvegia.
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- Paesi Bassi: Hanno annunciato l’introduzione di nuovi controlli alle frontiere dal 9 dicembre fino all’8 giugno 2025 per contrastare il traffico di esseri umani e l’immigrazione clandestina.
- Norvegia: Ha deciso di estendere i controlli alle frontiere interne fino al 1° dicembre 2024, citando minacce terroristiche e possibili collegamenti tra stati stranieri e il reclutamento di criminali per il terrorismo in Europa.
- Italia: Ha reintrodotto i controlli da giugno a dicembre 2024, adducendo motivi legati al G7, all’immigrazione illegale dalla Slovenia, ai rischi di terrorismo e alla guerra in Medioriente e in Ucraina.
- Germania: Il cancelliere Olaf Scholz ha reintrodotto i controlli alle frontiere interne come misura per proteggere la sicurezza interna della Germania e contrastare l’immigrazione irregolare nel Paese.
L'Espansione di Schengen e le Sue Contraddizioni
Nonostante queste chiusure temporanee, lo spazio Schengen sta paradossalmente vivendo una fase di espansione. Dal marzo 2024, infatti, Romania e Bulgaria sono entrate a far parte dell'accordo per quanto riguarda le frontiere aeree e marittime. Un mese fa, Vienna aveva tolto il veto e riconosciuto dei «progressi significativi» di Romania e Bulgaria. Però, è stato deciso che un centinaio di agenti di polizia delle frontiere di Romania, Austria e Ungheria saranno dispiegati alla frontiera della Bulgaria con la Turchia.
L’entrata in Schengen di Romania e Bulgaria è l’ultima tappa dell’integrazione dell’est. PER L’ECONOMIA, è una tappa importante, non ci saranno più controlli alle frontiere per persone e merci, almeno sulla carta, perché sono stati negoziati dei freni.
Nel 2023, c’era stata una prima decisione positiva, erano stati integrati alla libera circolazione aeroporti e porti marittimi di Romania e Bulgaria.
Sfide e Prospettive Future
La crisi di Schengen non è una buona notizia per l’integrazione europea. L'accordo del 1985 ha dato vita a uno spazio inedito in cui merci e persone potevano spostarsi liberamente da un Paese all’altro dell’Europa. Finora è stato sospeso 387 volte. Nel 2020, l'emergenza coronavirus ha portato diversi Paesi a ripristinare i controlli ma negli ultimi anni la maggior parte delle sospensioni sono state legate al terrorismo e alla crisi migratoria.
Il Consiglio europeo spiega che per gestire in modo efficace e sicuro questo enorme flusso di persone, i paesi membri si affidano al Sistema d'informazione Schengen (Sis), un grande archivio digitale condiviso dalle forze di polizia. Questo database contiene ben 86,5 milioni di segnalazioni su persone ricercate, oggetti rubati o scomparsi e altre informazioni rilevanti per la sicurezza.
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In futuro, il Sis sarà integrato con nuovi strumenti tecnologici per monitorare ancora meglio chi entra ed esce dall'area Schengen, come il sistema di ingressi/uscite (Ees) che registrerà le informazioni sui viaggiatori extraeuropei, e il sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (Etias), una sorta di visto elettronico per i visitatori dei paesi terzi esenti dall'obbligo di visto.
La digitalizzazione è un’altra priorità strategica per il futuro di Schengen. La Commissione insiste sulla necessità di investire in strumenti tecnologici avanzati, sia per gestire i flussi migratori che per contrastare le minacce informatiche.
Tabella: Sospensioni dell'Area Schengen
Paese | Numero di Sospensioni (fino a Ottobre 2023) |
---|---|
Austria | 47 |
Norvegia | 37 |
Germania | 35 |
Francia | 27 |
Italia | Meno rispetto agli altri (Paese di approdo esterno UE) |
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