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Pitigliano: Informazioni Turistiche sul Borgo Unico della Maremma

Pitigliano è un caratteristico borgo, praticamente unico nel suo genere per la peculiarità di essere posizionato interamente su di un elevato sperone di tufo. Le alte pareti, punteggiate da molte caverne, sono lo “zoccolo” su cui sorge un abitato costellato di case e torri. Le case sono poggiate sul grande sperone di tufo, assolutamente a strapiombo sulle due vallate scavate dai fiumi Lente e Meleta. Pitigliano è circondato da profonde e strette valli lungo le cui pendici sono collocate molte necropoli etrusche.

Che l’esperienza di una visita a Pitigliano sia speciale lo si vede arrivando: meglio se dai tornanti della strada per Manciano, dov’è il Santuario della Madonna delle Grazie. Con le case innestate sul ciglio dello strapiombante masso tufaceo punteggiato di cavità, e le grandiose arcate che reggono l’acquedotto progettato da Antonio da Sangallo per gli Orsini (1543-45), il borgo offre uno spettacolo straordinario. Dintorno, le verdi colline che scandiscono la valle del fiume Fiora, tra la bassa Maremma e le pendici meridionali dell’Amiata, in basso le suggestive “vie cave” degli etruschi: la fusione col paesaggio è assoluta.

Storia di Pitigliano: Dalle Origini Etrusche al Rinascimento

La zona fu abitata sin dal Neolitico (IV° milenio a.C.) e poi nell’Età del Rame. Nel VI° secolo a.C. l’insediamento etrusco, come confermano le numerose necropoli presenti nella zona, raggiunse la massima estensione. I primi nuclei abitati dai Romani erano situati nei pressi di precedenti insediamenti etruschi: dal I° secolo a.C. al II° secolo d.C. Pitigliano era in realtà un agglomerato di fattorie e piccoli villaggi.

Probabilmente il nome deriva dalla gens Petilia, un’importante famiglia romana. Secondo un’antica leggenda, la fondazione sarebbe dovuta a due cittadini romani, Petilio e Celiano: dalla fusione dei loro nomi sarebbe derivato, appunto, Pitigliano. Alla fine del XIII° secolo l’abitato venne ereditato dalla famiglia Orsini e diventò la capitale dell’omonima contea. Fu la signoria degli Orsini, fra il 1293 e il XVI secolo, a dare veste medieval-rinascimentale all’abitato di origine e impianto etrusco.

Nel secolo immediatamente successivo la cittadina assunse un aspetto “elegante”, grazie anche agli edifici rinascimentali, in gran parte dovuti all’architetto fiorentino Antonio da Sangallo il Giovane. Nel 1604 l’intero territorio di Pitigliano fu acquistato dalla famiglia Medici, che, quattro anni dopo, lo inglobarono.

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Cosa Vedere a Pitigliano: Un Itinerario tra Storia e Arte

Le testimonianze della storia si integrano in un ambiente di rara intensità cittadina: dalle mure etrusche in blocchi di tufo alle case medievali lungo i vicoli del centro, dal grandioso palazzo Orsini (medievale ma restaurato nel ’500), oggi sede museale, al Duomo barocco e alla chiesa di S. Maria, documentata nel ’200, dalla sobria facciata; dai vicoletti affacciati sullo strapiombo dell’antico quartiere Capisotto all’altrettanto antico ghetto, con la sinagoga del 1598 (di recente restauro), memoria di quando la comunità ebraica di Pitigliano era tanto fiorente da far definire la città “Piccola Gerusalemme”.

Architetture Religiose

  • Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo: Intitolato ai Santi Pietro e Paolo, venne edificata nel XVI° secolo. Fu varie volte ristrutturata, in particolare nel 1509 per volontà del conte Niccolò III° Orsini e nel corso del XVIII° secolo. L’interno della cattedrale, in stile barocco, a navata unica e con cappelle laterali, contiene varie opere d’arte dal XVII° al XX° secolo. Tra stucchi e dorature, spiccano le tele di Pietro Aldi e di Francesco Vanni. Nel presbiterio, due statue in stucco raffiguranti La Fede e La Carità.
  • Santuario della Madonna delle Grazie: Edificata come cappella rurale, nel corso del XVI° secolo venne trasformata in santuario dedicato alla Madonna. Fu ulteriormente ampliata in epoche successive quando divenne sede di una comunità di frati francescani, che vi rimasero fino alla seconda metà del XVIII° secolo.
  • Chiesa di San Francesco: Voluta dalla famiglia Orsini e progettata da Antonio da Sangallo il Giovane, fu costruita nel 1522 al di fuori delle mura assieme al convento. Della chiesa, distrutta da un incendio nel 1911, rimangono le mura perimetrali e le tre cappelle laterali.

Architetture Civili e Militari

  • Palazzo Orsini: Il palazzo fu costruito nel XIV° secolo su un preesistente convento francescano. Nella prima metà del XVI° secolo fu ristrutturato dall’architetto Antonio da Sangallo il Giovane secondo i canoni architettonici rinascimentali e divenne quindi la residenza dei conti Orsini. Successivamente ospitò i governatori del Granducato di toscana. L’intervento creò una costruzione dalle linee eleganti, completata da una grande scalinata e un ampio cortile, al cui interno c’è un caratteristico pozzo-cisterna di epoca rinascimentale.
  • Acquedotto Mediceo: Progettato dell’architetto Antonio da Sangallo il Giovane su richiesta della famiglia Orsini, l’acquedotto fu costruito a partire dalla metà del XVI° secolo. Il completamento avvenne però soltanto nel 1636-1639 (quando Pitigliano era già entrato a far parte del Granducato di Toscana) e con il progetto aggiornato dall’architetto fiorentino Gherardo Mechini. L’acquedotto doveva raccogliere l’acqua dai vicini torrenti Lente, Meleta e Prochio e poi convogliarla verso il centro abitato.
  • Fontana delle Sette Cannelle: È una caratteristica fontana realizzata attorno alla metà del XVI° secolo presso la parte finale dell’Acquedotto Mediceo, di cui utilizza l’acqua. L’attuale denominazione fu conferita quando si arrivò all’attivazione della settima cannella.

La Piccola Gerusalemme: Il Ghetto Ebraico di Pitigliano

Pitigliano è nota anche come “piccola Gerusalemme” per la presenza, fin della fine del XV° secolo, di una comunità ebraica che ha lasciato importanti testimonianze. Pitigliano ospitò una comunità ebraica a partire dalla fine del XV° secolo. Divenne quindi un importante rifugio nell’Italia centrale a seguito delle restrizioni cui furono soggetti nello Stato Pontificio a causa delle bolle papali (1555 e 1569) e ai provvedimenti del Granducato di Toscana (1570 e 1571). In questi nuclei abitati si rifugiarono numerose famiglie di ebrei, che qui potevano vivere più liberamente ed esercitare le loro attività, a cominciare dal prestito di denaro. A Pitigliano la comunità ebraica si consolidò al punto da erigere, nel 1598, una sinagoga.

Quando, ai primi del XVII° secolo, i Medici aggregarono al Granducato di Toscana anche le piccole contee della zona più meridionale della regione, gli ebrei qui residenti furono confinati nei ghetti. Nella seconda metà del XVIII° secolo, la riforma illuministica della famiglia Asburgo Lorena, succeduta alla guida del Granducato di Toscana, permise anche agli ebrei di accedere parzialmente alle cariche comunali. Per gli ottimi rapporti di convivenza e di tolleranza da parte delle popolazione di fede cristiana, la cittadina venne definita “piccola Gerusalemme”. Le leggi razziali emanate dal regime fascista e le persecuzioni nel corso della Seconda Guerra Mondiale accelerarono la fine della comunità, fino alla chiusura della sinagoga (1960).

A Pitigliano rimangono testimonianze importanti quali la sinagoga, il forno degli azzimi, il bagno rituale, il cimitero.

Il Ghetto Ebraico: Un Percorso nella Memoria

È costituito da una serie di strette viuzze e vicoli del centro storico, dove si svolgeva la vita sociale, culturale e religiosa della comunità. I locali utilizzati preesistevano e la comunità li adattò alle proprie esigenze: il bagno rituale, la cantina, la tintoria e il forno degli azzimi.

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  • La Sinagoga: Fu costruita nel 1598, grazie ai fondi elargiti dell’ebreo Leone di Sabato. Crollata a causa di una frana negli anni ’60, fu ricostruita nel 1995. L’Aron ha-codesh (armadio) è la parte più significativa ed è posizionato nella parete rivolta verso Gerusalemme. Il Sefer Torà (Pentateuco) si trova al suo interno. La Tevà (il pulpito) è posta centralmente e circondata dai banchi.
  • Il Forno degli Azzimi: All’ingresso del forno è posto un cancello, caratterizzato da una grata a forma di menorà (candelabro a sette bracci). Il forno è composto da due stanze: la prima era destinata all’impasto, mentre la seconda era adibita alla cottura.
  • La Cantina Kasher: In questo locale il vino kosher veniva prodotto seguendo le regole della tradizione ebraica. Nelle pareti rimangono i basamenti per le botti e gli altri contenitori per il vino.
  • La Tintoria: Molti ebrei erano tessitori e commercianti: ne sono testimonianza le vasche della tintoria o conceria.
  • Il Museo Ebraico: La raccolta conserva oggetti della tradizione ebraica, tutti illustrati in forma didattica. La tradizione vuole che il museo sia ubicato proprio dove fu stabilito il primo luogo di culto e di studio, ai primordi della comunità.

Aree Naturali e Archeologiche

  • Parco Orsini: È ubicato in località Poggio Strozzoni, un colle conosciuto per il delitto perpetrato dal conte Orso Orsini, l’uccisione della moglie, sospettata di tradimento. Il parco è ricco di sculture rupestri: statue, sedili, padiglioni scolpiti nel tufo risalenti alla seconda metà del XVI° secolo.
  • Parco di Selva del Lamone: Caratterizzato da verdi declivi, piccole valli solcate da torrentelli e intervallate da cascate.
  • Museo Archeologico all'Aperto "Alberto Manzi": All’interno di cinque sale sono esposti vari reperti provenienti dalle vicine aree archeologiche, in particolare da quella attorno alla cittadina e quella di Poggio Buco e della città di Statonia.
  • Museo di Palazzo Orsini: Espone varie opere d’arte di soggetto sacro di un periodo compreso tra il tardo Medioevo e l’epoca barocca. Si tratta di oggetti di oreficeria e argenteria, monete, sculture lignee, dipinti su tela e su tavola, tessuti. Particolarmente interessante è il reliquiario delle Sante Flora e Lucilla, a forma di tempesto gotico, realizzato in rame dorato e smalto e risalente al XV° secolo.
  • Necropoli del Gradone: La Necropoli del Gradone, inserita all’interno del circuito del Museo all’Aperto “La città dei vivi, la città dei morti”, si sviluppa lungo il costone tufaceo situato sulla sponda sinistra del fiume Meleta ed è una porzione di un’area sepolcrale più vasta, che si sviluppa su entrambe le rive del fiume. Il percorso nell’area archeologica del Gradone è costituito da due itinerari denominati rispettivamente, “città dei vivi” e “città dei morti”. Nel primo è possibile osservare tutta la fase dell’articolato villaggio protostorico dell’ultima fase dell’Età del Bronzo: è rappresentato da un modello didattico di abitazione del tipo a capanna circolare, realizzato in dimensioni quasi al vero. Una via cava conduce alla sottostante “città dei morti”. La necropoli, con tombe a una, due e tre camere, è stata utilizzata per circa un secolo e mezzo (dalla seconda metà del VII° al alla seconda metà del VI° secolo a.C.). Da tempo le camere funerarie sono state svuotate dei loro arredi, ma è possibile visitare la tomba di Velthur e Larthia e rivivere la sacralità e le emozioni di una cerimonia funebre etrusca.
  • Poggio Buco e Statonia: La località di Poggio Buco è un’ampia area archeologica poco distante dall’abitato, solo parzialmente scavata ma, nondimeno, sottoposta per anni a saccheggi, ruberie e asportazioni illegali da parte dei cosiddetti “tombaroli”. La zona fu abitata fin dall’Età del Bronzo. All’interno sono state ritrovate tracce di Statonia, un’antica città etrusca, che conobbe la massima espansione del VII° secolo a.C. Anche se non tutti gli archeologi concordano pienamente sul nome e l’origine, una statua-stele ritrovata reca incisa tale denominazione.

Le Vie Cave: Un Percorso Suggestivo

Le vie cave sono una suggestiva rete viaria, spesso incassata tra ripide pareti di tufo, in alcuni tratti alte anche fino a 20 metri, che costituiva anche un efficace sistema di collegamento in caso di invasioni nemiche. In epoca romana, le “vie cave” entrarono a far parte di un sistema che si connetteva al tronco principale della via Clodia, strada di collegamento tra Roma e Saturnia.

Itinerari nelle Vie Cave

Ii percorso inizia dal centro storico e si snoda in direzione delle mura etrusche (porta di Sovana). Sono disponibili tre itinerari: Via Cava di Fratenuti, Via Cava di S. Giuseppe, Sentiero delle Cascate. La Via Cava di S. Giuseppe è quella più lunga ed è caratterizzata dalle impronte degli zoccoli degli asini che, per secoli, l’hanno percorsa. La Via Cava di Fratenuti è, forse, quella più spettacolare, con pareti alte fino a 20 metri.

Eventi e Manifestazioni a Pitigliano

  • Torciata di San Giuseppe: Si svolge alla fine dell’inverno, per festeggiare l’arrivo della primavera. Figuranti in costume, accompagnati da sbandieratori, sfilano in un corteo storico. Poi viene issato un pupazzo di canne, che simboleggia l’inverno, in gergo locale l’invernacciu. Al crepuscolo, quaranta torciatori, che indossano sai, portano in spalla fascine di canne accese, ponendole quindi alla base del pupazzo, fino a creare un enorme falò. Consumato il fuoco, le ceneri vengono raccolte dalle donne e conservate nelle case in segno di buon auspicio.
  • Festa di Pesach: Gli abitanti organizzano banchetti all’aperto, nelle terrazze o lungo i vicoli del ghetto, con carni alla brace, piatti tipici, vino locale e intrattenimento musicale.

Enogastronomia: I Vini della Maremma

Il territorio vanta anche una rigogliosa produzione vinicola.

  • Bianco di Pitigliano: Il Bianco di Pitigliano, è un vino fresco e vivace che si presta ottimamente con antipasti di mare e piatti di pesce ma è adatto anche per piatti di terra, verdure grigliate e formaggi a pasta molle e tutta la gastronomia maremmana. È ottimo anche come aperitivo.
  • Morellino di Scansano: Il Morellino di Scansano è uno tra i rossi più noti della Toscana e, se di annata, è indicato per arrosti e cacciagione ed è particolarmente adatto con piatti maremmani come la scottiglia, le pappardelle alla lepre, i crostini e la zuppa di pane.
  • Parrina: Il Parrina, viene prodotto nelle varianti Bianco, Rosso, Riserva e Rosato. Il Bianco è adatto per antipasti, pesce o verdure grigliate, il Rosato con i primi piatti e il Rosso con carni, pesce al forno, anguille. La Riserva con piatti di terra importanti, meglio se di produzione locale.
  • Sovana: Il Sovana, è un rosso corposo che ben si associa alle carni rosse arrosto oppure alla brace, alla cacciagione e a formaggi stagionati.
  • Capalbio: Il Capalbio viene prodotto nelle varietà Rosso, Bianco, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Vin Santo e Vermentino. Il Vermentino, è un vino particolarmente interessante, da abbinare ad antipasti di mare, insalate, pesce lesso, latticini e alla caprese.

La Strada dei Vini Colli di Maremma

La Strada dei Vini Colli di Maremma si snoda tutta nella parte sud della provincia di Grosseto, in quel territorio definito il fiore della Maremma che ha dato origine a sei vini DOC. In particolare la Strada attraversa i comuni di Capalbio, Magliano in Toscana, Manciano (e Saturnia), Orbetello, Pitigliano, Scansano.

  • Capalbio: Capalbio conserva ancora l’aspetto di borgo medievale, tutto racchiuso dentro le mura e caratterizzato da suggestivi vicoli fiancheggiati da edifici in pietra. Si può percorrere, lungo le mura, l’antico cammino di ronda e osservare la Rocca Senese con le ante quattrocentesche originali in legno massiccio.
  • Magliano in Toscana: Il territorio di Magliano in Toscana si estende su un’area collinare, in una zona piena di insediamenti di epoca etrusca. Molto caratteristico è il centro storico, circondato da un’imponente cinta muraria di epoca medievale, dove si trovano molti edifici religiosi e civili di notevole valore.
  • Scansano: Il territorio di Scansano si estende tra le valli dell’Ombrone e quella dell’Albegna, contraddistinto da numerosi reperti archeologici del periodo etrusco-romano. Fin dagli anni ’70 del XX° secolo la cittadina è divenuta nota per il Morellino di Scansano (D.O.C.G.), pregiato vino rosso.
  • Semproniano: Compreso tra le pendici del Monte Amiata e la Maremma, tutto il territorio di Semproniano è caratterizzato da un paesaggio suggestivo costituito da gradevoli colline e ampi panorami sulle valli dei fiumi Fiora e Albegna.
  • Roccalbegna: È un piccolo borgo con un centro storico, ben conservatosi nel tempo, con caratteristici vicoli stretti, vecchie case di pietra e balconi di travertino. Roccalbegna è ubicata nell’alta valle del fiume Albegna, ai piedi di due ripide e pittoresche rupi, su ognuna delle quali sorge una fortificazione, la Rocca Aldobrandesca e il Cassero Senese. Il villaggio è un labirinto di strade e di vicoli su cui si affacciano piccoli edifici, tra cui un’importante chiesa romanica.
  • Campagnatico: Le prime tracce dell’esistenza del villaggio di Campagnatico sono piuttosto antiche: nella zona sono state ritrovate varie vestigia della civiltà romana. Attualmente il territorio ha ancora nell’agricoltura (olio, vino) il suo punto di forza.

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