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Kilroy Was Here: Origine e Significato di un Fenomeno Globale

“Kilroy è stato qui” - “Kilroy was Here”. Queste parole, scritte in inglese sopra a un volto antropomorfo che vi guarda sornione, sono storicamente il primo graffito virale della storia, e la loro affascinante storia affonda le radici all’epoca della Seconda Guerra Mondiale.

Le Origini Misteriose di Kilroy

Ma chi è Kilroy? E perché “è stato qui”?Il graffito appariva un po’ ovunque dove passavano le forze statunitensi, ma anche britanniche o australiane. Più in genere, veniva lasciato dove passavano gli alleati, fra il ’44 e il ’45 in Europa ma anche nello scenario Pacifico.

Vox ha raccontato in un video la storia di Kilroy - il disegno stilizzato di un personaggio dal grande naso - e della frase che gli è stata spesso associata: “Kilroy was here“. Il disegno e la frase iniziarono a comparire in diverse parti del mondo durante la Seconda guerra mondiale, diffondendosi in un modo non molto diverso da quello con cui in questi anni si diffonde un meme su internet. Non è ben chiaro chi iniziò a disegnare Kilroy: si pensa fu l’ispettore navale statunitense James J. Kilroy, ma non lo si sa con certezza.

Il personaggio - che nel Regno Unito è conosciuto come “Mr. Chad” - serviva a rassicurare, e in qualche modo divertire, i soldati statunitensi in guerra.

Kilroy nella Seconda Guerra Mondiale

Rappresentava un simbolo di bene per gli alleati, una sorta di mascotte benaugurante, ma i soldati delle potenze dell’asse non riuscivano a spiegarsi quel tipo col nasone. Addirittura si narra, ma probabilmente è solo una leggenda, che quando la Gestapo si impadronì di alcune apparecchiature statunitensi, il famoso “meme” vi fosse disegnato sopra. Hitler in persona fu quindi convinto che Kilroy fosse il nome in codice di una spia alleata. Ancora, nel 1945 durante la conferenza di Potsdam, Stalin in persona vide il graffito a Palazzo Cecilienhof, e chiese stupito:Chi è questo Kilroy?

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Harry Truman sorride ai fotografi mentre Joseph Stalin osserva qualcosa che lo incuriosisce. Che sia Kilroy?

La Teoria più Accreditata sull'Origine del Graffito

La teoria più convincente riguardo le origini del graffito più famoso del ventennio 1940/1950 vede in una commistione fra cultura statunitense e britannica l’origine del disegno completo. Il personaggio col nasone fu disegnato per la prima volta dal disegnatore inglese George Edward “Chat” Chatterton, nel 1938, e veniva inciso dalle truppe britanniche ovunque mancassero rifornimenti, ci fosse una situazione stramba o comunque che suscitasse ilarità.

Ad esempio, sul lato di un aliante impiegato durante un’operazione in Olanda nel Settembre del ’44 apparve la scritta:Wot, no engines?“Cosa, niente motori?” Naturalmente associata al famoso personaggio col nasone. In seguito, fu lo spirito di fratellanza fra statunitensi e inglesi a fondere insieme la frase allo schizzo grafico.

La Storia Vera di James J. Kilroy

Kilroy è il cognome di una persona finita per puro caso fra le pagine più importanti della storia. James J. Kilroy era l’ispettore di un cantiere navale, il Fore River Shipyard a Quincy, nel Massachussetts. Uno dei suoi compiti era controllare, ma soprattutto misurare, il lavoro dei rivettatori. Questi venivano pagati a cottimo, in base a quanti rivetti posizionavano ogni giorno.

Ogni operaio apponeva un segno col gesso sull’ultimo rivetto posizionato, indicando per quanto lavoro dovesse esser pagato. Il sistema era corretto, ma non teneva conto della disonestà degli operai, che cancellavano il segno lasciato dal collega e lo posizionavano molto più indietro, in modo da guadagnare anche per il lavoro del collega precedente. James Kilroy trovò un modo per evitare ruberie da parte dei meno onesti: su ogni segno lasciato dal rivettatore a fine turno aggiungeva:Kilroy Was Here

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In modo da avere la certezza che l’operaio seguente non cancellasse il segno del collega che lo aveva preceduto. Le scritte venivano lasciate anche dopo che le navi erano state completate, e quindi i soldati che aprivano le parti, anche le più remote, della nave, trovavano un po’ ovunque il famoso “Kilroy è stato qui”.

La scritta divenne rapidamente popolarissima nella Marina americana. Kilroy controllava luoghi dove nessuno era mai stato prima, fra cui anche compartimenti stagni, e la sua onnipresenza divenne una specie di talismano in tempi tanto drammatici.

Ma James Kilroy assomigliava al meme che lo ritraeva? Non si direbbe assolutamente dalla fotografia che lo ritrae (sotto), ma poco importava. Il simbolo di un protettore che fosse presente in ogni angolo delle navi era qualcosa che ai soldati tirava su il morale, e si fuse con il viso col nasone creato dall’inglese George Edward “Chat” Chatterton.

Kilroy venne usato anche a fine guerra, e viene usato ancor oggi in tanti scenari bellici in cui sono impiegate le truppe statunitensi, come ad esempio in Iraq. Divenuto un simbolo universale, è stato riprodotto anche nel memoriale della Seconda Guerra Mondiale, a Washington, ma anche, si dice, scritto sulla sabbia lunare dagli astronauti delle missioni Apollo.

Una curiosità storica, a sostegno dell’identificazione di James Kilroy come effettivo personaggio storico di riferimento, è data dal concorso indetto dalla Transit Company of America, che offriva una carrozza di un tram all’uomo in grado di provare di essere il vero Kilroy. James portò i propri colleghi di lavoro per dimostrare la propria “autenticità”, e portò a casa la carrozza dove la usò per far giocare i suoi (nove) figli.

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Kilroy nella Cultura di Massa

La frase e il disegno di “Kilroy”, un pupazzo calvo con un naso prominente che sbircia da sopra un muro, lo ritroviamo non solo nei video e nelle fotografie d’archivio, ma anche nei prodotti culturali commerciali dei decenni successivi e nello spazio pubblico conquistato dalla Guerra fredda. Lo vediamo incidere sulla parete di una nave in un video propagandistico statunitense sul test atomico alle Isole Marshall (Bikini Atoll) nel 1946.

La satira, attraverso i suoi riferimenti culturali - anche quando temporalmente distanti - ci presenta temi e capovolgimenti che riusciamo sempre a riconoscere come attuali e pertinenti.

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