Rivolta contro i Turisti a Barcellona: Le Cause della Turismofobia
Negli ultimi anni, il termine “turismofobia” ha iniziato a guadagnare attenzione in molte destinazioni turistiche globali, suscitando un acceso dibattito sul futuro del turismo. Questo fenomeno è stato inizialmente osservato in città che hanno visto un boom turistico senza precedenti, come Barcellona, Lisbona e Amsterdam.
Origini e Significato della Turismofobia
Il termine “turismofobia” nasce in Spagna, precisamente a Barcellona, intorno al 2017. Si riferisce alla crescente ostilità delle popolazioni locali nei confronti dei turisti, visti non più come una risorsa economica, ma come una minaccia al benessere e alla qualità della vita quotidiana.
L'Overtourism come Causa Principale
La turismofobia emerge principalmente in contesti dove l’overtourism - il turismo di massa non gestito - ha portato a una serie di problemi significativi. Anche in Italia, stiamo iniziando a vedere i primi segni di turismofobia, soprattutto nelle destinazioni più iconiche come Venezia, Firenze e Roma. Queste città, che sono tra le più visitate al mondo, stanno affrontando sfide enormi nel gestire i flussi turistici.
A Venezia, ad esempio, le proteste contro il turismo di massa sono diventate sempre più frequenti. I residenti lamentano l’eccessiva presenza di turisti, che non solo sovraccarica le infrastrutture, ma mina anche la qualità della vita quotidiana.
Le Proteste Contro il Turismo di Massa in Spagna
Da inizio anno, in Spagna, migliaia di persone sono scese in strada per manifestare contro l’impatto del turismo di massa sui luoghi in cui vivono. Le proteste più grandi sono avvenute a Barcellona, a Malaga, nelle isole Canarie e nelle Baleari: a Palma di Maiorca, l’isola più grande delle Baleari, sono state organizzate due proteste nell’arco di tre mesi.
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La popolazione di città come Barcellona, Malaga, ma anche di altre città e luoghi, come le Baleari o le Canarie, si sta ribellando al caro affitti, dovuto in buona parte proprio all’esplosione degli appartamenti turistici - spesso illegali - ma anche al sovraffollamento di spiagge, strade, piazze.
Già a giugno, e poi anche a luglio, città come Barcellona, San Sebastián, Cadice e Málaga e gli arcipelaghi delle Isole Canarie e delle Baleari, sono stati teatro di massicce manifestazioni per protestare contro un modello turistico considerato “insostenibile” dai manifestanti.
Un modello basato su un turismo di massa che genera ricchezza solo per le grandi aziende, ad esempio le società che acquistano centinaia di appartamenti per poi affittarli ai vacanzieri, e che ha fatto schizzare alle stelle il costo degli affitti.
Da circa dieci anni, il simbolo della rivolta al turismo è Barcellona: è qui infatti che nel 2014 i residenti della Barceloneta, ex quartiere marinaro della città, hanno dato il via alla prima manifestazione contro il turismo di massa in Spagna. Ed è anche qui che, nello stesso anno, venne sospesa la concessione di nuove licenze turistiche in tutta la città.
Le misure di Collboni e dei suoi predecessori sono ritenute insufficienti però dall’Assemblea dei quartieri per la decrescita turistica, che riunisce più di un centinaio di associazioni cittadine e che a inizio luglio ha portato migliaia di persone a manifestare sulla Rambla (3mila persone secondo la polizia, 20mila secondo l’organizzazione).
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Ma se Barcellona ha avuto quasi un decennio per sperimentare modi per contrastare gli effetti negativi del turismo di massa, lo stesso non si può dire di Malaga, grande città andalusa e centro principale della Costa del Sol, che fino a pochi anni fa non era affatto una delle grandi mete della Spagna. Negli ultimi anni, infatti, grazie a un processo di riqualificazione urbana, Malaga ha smesso di essere una città di passaggio per turisti diretti ad altre località della Costa del Sol o alle città più famose della regione, come Granada o Siviglia, per diventare un’importante destinazione turistica, che nel 2023 è stata visitata da 1,6 milioni di persone.
Con l’aumento del numero degli affitti brevi per turisti o nomadi digitali e l’acquisto di case da parte di investitori o nuovi residenti provenienti dall’estero, il numero delle case disponibili diminuisce, mentre il loro prezzo aumenta.
Nelle isole Baleari e Canarie, le conseguenze negative del turismo di massa si fanno vedere da anni, ma le politiche locali sono ben lontane da quelle che sono state proposte negli anni a Barcellona.
Tra gli organizzatori c’era anche il sindacato delle cameriere ai piani, che hanno denunciato il grande paradosso di chi vive del turismo in queste isole. “I 1500 euro al mese che prendiamo non ci bastano se gli affitti arrivano a costarne 1200. Inoltre, qui il 21% della popolazione è a rischio di povertà, ma nel settore turistico manca la manodopera.
E se finora l’allarme su l’insostenibilità dell’attuale modello turistico nel Paese è arrivato dalle isole e dalle città, i prossimi cittadini a dover scendere in strada saranno probabilmente quelli delle regioni del Nord, come la Cantabria.
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Strategie per Affrontare la Turismofobia
Affrontare la turismofobia richiede un cambiamento radicale nel modo in cui concepiamo e gestiamo il turismo. In Visit Italy, siamo consapevoli di queste sfide e crediamo fermamente che il turismo debba essere sostenibile e rispettoso delle comunità locali.
Per questo, supportiamo grandi e piccole destinazioni italiane, nella realizzazione di campagne di marketing su misura per promuovere un turismo sostenibile.
- Comunicazione efficace della destinazione: Supportiamo le destinazioni nel comunicare in modo corretto con il loro pubblico ideale, promuovendo al contempo pratiche sostenibili.
- Destagionalizzazione: Una delle chiavi per ridurre l’impatto del turismo di massa è la destagionalizzazione. Promuoviamo il turismo durante tutto l’anno, incoraggiando i visitatori a esplorare l’Italia anche nei periodi meno affollati.
- Collaborazione con le Comunità Locali: In Visit Italy, lavoriamo a stretto contatto con le comunità locali per garantire che il turismo apporti benefici reali e sostenibili.
- Depolarizzazione dei Flussi Turistici: Da quattro anni affianchiamo la Camera di Commercio di Sassari con un progetto chiamato “Salude & Trigu“, mirato a depolarizzare i flussi turistici dalla costa nord della Sardegna, sovraffollata, verso l’entroterra.
La turismofobia è un segnale d’allarme che non possiamo ignorare. È il sintomo di un sistema turistico che, se lasciato incontrollato, può avere conseguenze devastanti per le comunità locali e l’ambiente.
Il Turismo in Spagna: Numeri e Impatti
Se già prima della pandemia aveva battuto record storici, in questi ultimi due anni il numero di turisti internazionali e non è cresciuto ancora. Il paese è ora tra i più visitati al mondo, a testa a testa con la Francia. Nel 2023 sono stati 85 milioni i turisti internazionali che si sono recati in visita nel Paese.
Ad attirare tanti turisti sicuramente il clima favorevole, l’enorme quantità di spiagge, le città, le tante attrazioni archeologiche.
Questa situazione di boom del turismo, se da un lato ha enormi benefici per una parte dell’economia spagnola che vive di turismo, ed è una parte consistente, dall’altra crea seri problemi nelle città ormai prese d’assalto dal turismo di massa.
Nel giugno di quest’anno, il nuovo sindaco, Jaume Collboni, ha annunciato che, a partire dal 2028 la città non rinnoverà le licenze degli oltre 10mila appartamenti che vengono affittati a breve termine ai turisti.
Nonostante tutti questi sforzi, nel 2023 Barcellona ha registrato 26 milioni di presenze, a fronte di una popolazione di 1,8 milioni di abitanti, con conseguenze enormi: il prezzo medio degli affitti è di circa 1.200 euro e supera il salario minimo fissato dal ministero del Lavoro (pari a 1.134 euro), il tessuto commerciale dei quartieri si dissolve a favore di negozi di souvenir, gadget e catene di caffetterie.
Turisti Consapevoli e Responsabili
Servono, oltre che precise politiche di destination management, turisti consapevoli e responsabili.
Come possiamo essere turisti consapevoli? Probabilmente, approfondendo le cause dell’overtourism a Venezia e i danni che questo ha portato alla città.Politiche e Regolamentazioni
Sulla possibilità dei comuni di porre dei limiti agli affitti a breve termine, a settembre 2020 si è espressa la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha giudicato conforme al diritto europeo una norma del governo francese che riconosceva alle amministrazioni cittadine e ai governi nazionali il diritto di richiedere un’apposita autorizzazione per poter offrire un affitto a breve termine.
La città che ha fatto da apripista in questo senso è Barcellona, tra quelle che più ha cambiato volto negli ultimi anni per via dell’overtourism: già dal 2011 l’amministrazione comunale ha istituito un sistema di licenze obbligatorie per poter pubblicare annunci sulle piattaforme, per favorire la trasparenza. Nel 2014 ha bloccato la concessione di nuove licenze, e nel 2018 ha introdotto un sistema di identificazione dell’host per verificare che la licenza fosse in regola.
Anche Berlino è tra le città dove la diffusione degli affitti brevi ha acuito l’emergenza abitativa: secondo uno studio dell'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), ogni alloggio su Airbnb in più aumenta gli affitti richiesti nelle immediate vicinanze di una media di 13 centesimi al metro quadro.
Nel 2014 Berlino ha introdotto una legge che vieta ai proprietari di lasciare gli appartamenti vuoti o di affittare per brevi periodi interi appartamenti, lasciando una deroga solo per le singole stanze, con l’obiettivo di incentivare gli affitti a lungo termine.
Ad Amsterdam la scelta è stata ancora più netta: la città ha introdotto un divieto totale di affittare case per brevi periodi nelle tre aree del centro storico più a rischio di overtourism.
Nel 2023 l’amministrazione ha introdotto la Local Law 18, che impone agli host su Airbnb di registrarsi presso il Comune e di rispettare tre condizioni chiave: il proprietario deve risiedere nell’immobile che mette in affitto, deve essere presente durante il soggiorno degli ospiti e non può ospitare più di due persone alla volta. Da quel momento, la città ha assistito a una drastica riduzione delle inserzioni su Airbnb: nei successivi tre mesi, gli annunci sono crollati dell’85%.
Indicatori di Sovraffollamento Turistico
Per misurare il sovraffollamento turistico in Italia, Demoskopika ha creato un nuovo strumento attualmente in fase sperimentale, l’Indice complessivo di sovraffollamento turistico (ICST). Questo indice si basa su cinque indicatori: densità turistica, densità ricettiva, intensità turistica, occupazione delle strutture e quota di rifiuti generati.
A soffrire maggiormente sono soprattutto sette città, a cui è stato assegnato il livello di rischio molto alto: Venezia, Rimini, Napoli, Verona, Livorno, Trento e Bolzano. In queste aree, il sovraffollamento è molto preoccupante, con impatti critici sulla qualità della vita degli abitanti e sulla sostenibilità stessa del settore turistico.
Già nel 2018, durante il settimo vertice mondiale dell'UNWTO (l’Agenzia delle Nazioni unite per il turismo), è stato presentato il rapporto “Overtourism? Understanding and Managing Urban Tourism Growth beyond Perceptions”, che contiene undici strategie che dovrebbero essere messe in campo per rispondere alle sfide della gestione dei flussi turistici nelle città.
L'Importanza di un Turismo Sostenibile
È fondamentale implementare politiche di gestione del turismo. L’impatto del turismo riguarda anche la sua impronta ecologica: un lato il settore consuma grandi quantità di energia, acqua, terra, combustibili fossili, dall’altro riduce la biodiversità, contribuisce all’erosione del suolo e fa aumentare la produzione di rifiuti solidi e acque reflue.
Oggi il turismo contribuisce da solo a più del 5% delle emissioni globali di gas serra, di cui il 90% è dovuto ai trasporti. Entro il 2030, si prevede un aumento del 25% delle emissioni di Co2 dovute al turismo rispetto al 2016.
In Italia esiste Fairbnb, la piattaforma per gli affitti brevi che dà la metà di ogni commissione pagata dagli ospiti direttamente alla comunità, e in particolare a progetti e cooperative locali.
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