Invito al Viaggio: Un Tributo a Franco Battiato
In occasione dell’anniversario della scomparsa del maestro Franco Battiato, esploriamo il significato profondo delle sue canzoni, considerate vere e proprie poesie in musica.
Il 21 settembre 2021, l'Arena di Verona ha ospitato un evento speciale: "Invito al Viaggio - Concerto per Franco Battiato", un tributo al cantautore siciliano a pochi mesi dalla sua scomparsa. Questo concerto è diventato un album live disponibile dal 3 dicembre 2021 in una doppia versione speciale: doppio CD e box con 4 vinili.
Molti artisti italiani si sono riuniti per testimoniare la riconoscenza e l'affetto per Franco Battiato e la durevole rilevanza della sua opera. Dall’anfiteatro scaligero sono emersi, in modo palpabile, il rispetto e la commozione che tutti i prestigiosi partecipanti hanno profuso nel corso della loro piccola parte del copione previsto per questo grande film d’addio.
L'ensemble, formato da un’orchestra sinfonica e dalla band che lo aveva accompagnato nell’ultimo tour, ha diretto una lunga squadra di big della scena musicale nazionale: da Max Gazzè, a Carmen Consoli, dai Baustelle, ai Subsonica e i Bluvertigo (reunion per l’occasione), per arrivare a Gianna Nannini, Colapesce e Dimartino, Enzo Avitabile, Diodato, Branduardi, Mahmood, Capossela e Jovanotti (solo per citarne alcuni), in una straordinaria sequenza di ricordi e passioni.
Sono stati estratti episodi da tutte le ere del compianto artista catanese, un evento intenso, anche nelle fisiologiche smagliature che alcune interpretazioni hanno evidenziato sulle quali il buon Franco avrebbe certamente accennato un sorriso accompagnato da una delle sue sottili e colte battute.
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L'evento ha visto la partecipazione dei musicisti che hanno accompagnato Battiato nell'ultimo tour: Angelo Privitera (tastiere e programmazione), Osvaldo Di Dio e Antonello D'Urso (chitarre), Andrea Torresani (basso), Giordano Colombo (batteria). Quasi ogni brano è eseguito dalla Filarmonica dell'Opera Italiana Bruno Bartoletti diretta da Carlo Guaitoli, collaboratore di lunghissimo corso di Battiato.
La pulizia del suono, l'altissima qualità e raffinatezza degli arrangiamenti, a volte quasi filologici, altre liberi di reinterpretare i brani, e la vicinanza reale a Battiato di Guaitoli e di tanti tra gli artisti che si succedono sul palco fa di Invito al viaggio qualcosa di diverso e di più prezioso rispetto allo standard dei concerti-tributo. Grazie all'ampio e variegato spettro, anche anagrafico, di interpreti chiamati, attraverso le loro interpretazioni e le emozioni lasciate più o meno trapelare, sfila un corposo estratto di una produzione imponente.
Ciò che che colpisce è la centralità data alle esecuzioni orchestrali e alle interpretazioni, la precedenza data alla chiave con cui ogni artista si immerge nei molti universi di Battiato, piuttosto che alle immagini proiettate sui ledwall. Su tutto, la potenzialità di discografia di prolungare la sua presenza terrestre, sia quando è interpretata filologicamente (soprattutto nel corposo segmento prefinale tratto da "La voce del padrone") che quando è riletta in chiave originale (Extraliscio) pur mantenendo lo stesso slancio, che si tratti di inno sacro, pezzo ballabile, poesia intima.
Ogni apporto ha un suo specifico valore, una sua qualità che permette di leggere l'artista attraverso una creazione non propria. Con piccole sorprese, tra cui quelle delle presenze meno mediatiche, come Roberto Cacciapaglia che avverte il pubblico prima dell'esecuzione strumentale di "Oceano di silenzio", l'intensità di Luca Madonia, la spiritualità di Juri Camisasca, la melodia precisa di Fabio Cinti.
Romanoff (pseudonimo di Giuseppedomingo Romano) è un'eccellenza nella regia di video musicali. Fin dall'incipit con Sonia Bergamasco e Cristina Baggio, che interpretano Invito al viaggio, il film si fa apprezzare per un montaggio quasi "sartoriale", (di Davide Olivastri, Livia Di Lucia e Giulia Loche) che taglia i tempi morti tra l'uscita di scena di un artista e l'entrata del successivo, in un continuum che nonostante la durata consistente (155 minuti) tiene alti ritmo e attenzione.
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Grazie a una squadra di dieci operatori di macchina e al loro uso combinato di steadycam e gru, chi guarda percepisce la prossimità con gli orchestrali senza perdere il senso del contesto, un'Arena partecipe ma non indagata nei dettagli; l'azione è sempre tra gli strumenti, nel vivo dell'esecuzione. Con la solennità di un rito di memoria e anche la leggerezza di una festa.
"Fleurs" e L'Invito al Viaggio di Battiato
L’album di Battiato composto nel 1999, Fleurs, presenta sin dal titolo un chiaro riferimento alla raccolta Les Fleurs du mal (1857) di Baudelaire. Il filo conduttore del disco, inciso dall’autore in soli due giorni nella sua casa di Milo alle pendici dell’Etna, era il tema del viaggio unito a un senso impalpabile di malinconia.
La copertina di Fleurs, il ventesimo album del cantautore, era la riproduzione di un quadro di Battiato stesso, Derviscio Con Rosa, e rimanda alla tecnica dell’èkphrasis utilizzata come fil rouge dei brani: ogni canzone appare come la descrizione di un quadro, in questo caso di un quadro interiore, ovvero di una visione intima della coscienza.
L’ultima traccia del disco, Invito al viaggio, è una riscrittura della lirica originale di Baudelaire L’Invitation au voyage contenuto in Les Fleurs du mal.
Confronto tra Battiato e Baudelaire
Il viaggio cui fa riferimento Battiato è di proustiana memoria: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” scriveva l’autore della Recherche. Non a caso Franco Battiato fa riferimento al viaggio “in quel paese che ti somiglia tanto”, evocando la libertà del rispecchiamento dentro sé stessi, una capacità di riconoscersi.
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Ma quali sono le differenze principali tra la canzone e la poesia? Le più riconoscibili riguardano lo schema metrico e la totale assenza di rime: Battiato si serve della melodia per sposare tra loro le parole e quindi non le unisce secondo accordi o assonanze verbali. In entrambi i casi comunque il tema centrale è il viaggio onirico: il poeta parla del viaggio compiuto guardando negli occhi la donna amata, il cantautore invece non si rivolge a una donna nello specifico, ma un “tu” non meglio identificato che tuttavia conosce bene e per cui nutre un sentimento esclusivo.
L’invito al viaggio di Baudelaire è amoroso, l’uso reiterato dei pronomi possessivi “mia” mostra la sua vicinanza alla donna amata, è proprio la coincidenza tra la donna e il paesaggio a rendere possibile la fuga; mentre l’invito di Battiato è più contemplativo, fa riferimento a una dimensione trascendente.
Nella canzone viene inoltre eliminata la strofa centrale della poesia che descrive nei dettagli il paesaggio contemplato dall’amante restituendoci l’immagine di un regno orientale fatto di lusso, fiori rari, soffitti adornati e specchi che sembrano sollecitare tutti i sensi dal tatto, alla vista sino all’olfatto. Gli ultimi versi in francese danno voce un “je”, forse rappresentazione stessa dell’anima.
Le “corrispondenze” intessute da Franco Battiato ci permettono di avvertire delle vibrazioni contemplative legate a un altrove, che nella poesia di Baudelaire si lega a un luogo fisico - un ignoto e lussuoso mondo orientale - mentre ora, nel canto, appare più simile a una dimensione mentale, una sorta di paradiso dell’anima.
Il Testo di "Invito al Viaggio"
Di seguito, il testo della poesia di Baudelaire e la sua traduzione:
LIII. - L’Invitation au voyage
Mon enfant, ma soeur,
Songe à la douceur
D’aller là-bas vivre ensemble!
Aimer à loisir,
Aimer et mourir
Au pays qui te ressemble!
Les soleils mouillés
De ces ciels brouillés
Pour mon esprit ont les charmes
Si mystérieux
De tes traîtres yeux,
Brillant à travers leurs larmes.
Là, tout n’est qu’ordre et beauté,
Luxe, calme et volupté.
Des meubles luisants,
Polis par les ans,
Décoreraient notre chambre;
Les plus rares fleurs
Mêlant leurs odeurs
Aux vagues senteurs de l’ambre,
Les riches plafonds,
Les miroirs profonds,
La splendeur orientale,
Tout y parlerait
A l’ame en secret
Sa douce langue natale.
Là, tout n’est qu’ordre et beauté,
Luxe, calme et volupté.
Vois sur ces canaux
Dormir ces vaisseaux
Dont l’humeur est vagabonde;
C’est pour assouvir
Ton moindre désir
Qu’ils viennent du bout du monde.
Les soleils couchants
Revêtent les champs,
Les canaux, la ville entière,
D’hyacinthe et d’or;
Le monde s’endort
Dans une chaude lumière.
Là, tout n’est qu’ordre et beauté,
Luxe, calme et volupté.
Traduzione di Giovanni Raboni, 1987
Sorella mia, mio bene,
che dolce noi due insieme,
pensa, vivere là!
Amare a sazietà,
amare e morire
nel paese che tanto ti somiglia!
I soli infradiciati
di quei cieli imbronciati
hanno per il mio cuore
il misterioso incanto
dei tuoi occhi insidiosi
che brillano nel pianto.
Là non c’è nulla che non sia beltà,
ordine e lusso, calma e voluttà.
Mobili luccicanti
che gli anni han levigato
orneranno la stanza;
i più rari tra i fiori
che ai sentori dell’ambra
mischiano i loro odori,
i soffitti sontuosi,
le profonde specchiere,
l’orientale
splendore, tutto là
con segreta dolcezza
al cuore parlerà
la sua lingua natale.
Là non c’è nulla che non sia beltà,
ordine e lusso, calma e voluttà.
Vedi su quei canali
dormire bastimenti
d’animo vagabondo,
qui a soddisfare i minimi
tuoi desideri accorsi
dai confini del mondo.
Nel giacinto e nell’oro
avvolgono i calanti
soli canali e campi
e l’intera città
il mondo trova pace
in una calda luce.
Là non c’è nulla che non sia beltà
ordine e lusso, calma e voluttà.
Il tema del viaggio rappresenta per Baudelaire una delle tappe fondamentali che l’uomo (il poeta) deve attraversare per tentare di soddisfare almeno un poco la sua tensione irrefrenabile e insaziabile verso l’assoluto.
In connessione con la Bellezza, troviamo quindi, l’altra faccia del viaggio, che alla fine dell’epopea de Le voyage, si rivela la Morte, chiamata con l’epiteto di «vecchio capitano», che è personificata come interlocutore principale, nell’apostrofe finale, che accenna un barlume, seppur effimero, di speranza:
Ô Mort, vieux capitaine, il est temps! Levons l’ancre!
Ce pays nous ennuie, ô Mort! Appareillons!
Si le ciel et la mer sont noirs comme de l’encre,
Nos coeurs que tu connais sont remplis de rayons!
Verse-nous ton poison pour qu’il nous réconforte!
Nous voulons, tant ce feu nous brûle le cerveau,
Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu’importe?
Au fond de l’Inconnu pour trouver du nouveau!
O Morte, vecchio capitano, è tempo! Leviamo l’ancora!
Questo paese ci annoia, o Morte! Salpiamo!
Se cielo e mare sono neri come inchiostro,
I nostri cuori che tu conosci sono colmi di luce!
Versaci il tuo veleno affinché ci riconforti!
Noi vogliamo, tanto questo fuoco ci brucia il cervello,
Tuffarci giù nel gorgo profondo, sia l’Inferno o il Cielo, che importa?
Giù nell’Ignoto per trovare del nuovo!
Ed è per questo che il poeta offre l’Invitation au voyage, l’invito al viaggio. L’invito è rivolto alla donna amata, chiamata «ma soeur» («mia sorella») e «mon enfant» (nella traduzione di Raboni «mio bene»; ma ritengo più consona la traduzione di Bufalino, «bimba»).
Opportuno riportare i passaggi principali della prosa suddetta che si ritrovano nella poesia di Invito al viaggio:
Il est un pays superbe, un pays de Cocagne, dit-on, que je rêve de visiter avec une vieille amie. […] illustré de ses savantes et délicates végétations. Un vrai pays de Cocagne, où tout est beau, riche, tranquille, honnête; où le luxe a plaisir à se mirer dans l’ordre; où la vie est grasse et douce à respirer; […] où tout vous ressemble, mon cher ange. […] Il est une contrée qui te ressemble, où tout est beau, riche, tranquille et honnête, où la fantaisie a bâti et décoré une Chine occidentale, où la vie est douce à respirer, où le bonheur est marié au silence. C’est là qu’il faut aller vivre, c’est là qu’il faut aller mourir! Oui, c’est là qu’il faut aller respirer, rêver et allonger les heures par l’infini des sensations. Un musicien a écrit l’Invitation à la valse; quel est celui qui composera l’Invitation au voyage, qu’on puisse offrir à la femme aimée, à la sœur d’élection? Oui, c’est dans cette atmosphère qu’il ferait bon vivre, là bas, où les heures plus lentes contiennent plus de pensées, où les horloges sonnent le bonheur avec une plus profonde et plus significative solennité. Sur des panneaux luisants, ou sur des cuirs dorés et d’une richesse sombre, vivent discrètement des peintures béates, calmes et profondes, comme les âmes des artistes qui les créèrent. Les soleils couchants, qui colorent si richement la salle à manger ou le salon, sont tamisés par de belles étoffes ou par ces hautes fenêtres ouvragées que le plomb divise en nombreux compartiments. Les meubles sont vastes, curieux, bizarres, armés de serrures et de secrets comme des âmes raffinées. Les miroirs, les métaux, les étoffes, l’orfèvrerie et la faïence y jouent pour les yeux une symphonie muette et mystérieuse; et de toutes choses, de tous les coins, des fissures des tiroirs et des plis des étoffes s’échappe un parfum singulier, un revenez-y de Sumatra, qui est comme l’âme de l’appartement. Un vrai pays de Cocagne, te dis-je, où tout est riche, propre et luisant, comme une belle conscience, comme une magnifique batterie de cuisine, comme une splendide orfèvrerie, comme une bijouterie bariolée! Les trésors du monde y affluent, comme dans la maison d’un homme laborieux et qui a bien mérité du monde entier. Pays singulier, supérieur aux autres, comme l’Art l’est à la Nature, où celle-ci est réformée par le rêve, où elle est corrigée, embellie, refondue.Moi, j’ai trouvé ma tulipe noire et mon dahlia bleu! Fleur incomparable, tulipe retrouvée, allégorique dahlia, c’est là, n’est-ce pas, dans ce beau pays si calme et si rêveur, qu’il faudrait aller vivre et fleurir? Ne serais-tu pas encadrée dans ton analogie, et ne pourrais-tu pas te mirer, pour parler comme les mystiques, dans ta propre correspondance? Des rêves! toujours des rêves! et plus l’âme est ambitieuse et délicate, plus les rêves l’éloignent du possible. Chaque homme porte en lui sa dose d’opium naturel, incessamment sécrétée et renouvelée, et, de la naissance à la mort, combien comptons-nous d’heures remplies par la jouissance positive, par l’action réussie et décidée? Vivrons-nous jamais, passerons nous jamais dans ce tableau qu’a peint mon esprit, ce tableau qui te ressemble?Ces trésors, ces meubles, ce luxe, cet ordre, ces parfums, ces fleurs miraculeuses, c’est toi. C’est encore toi, ces grands fleuves et ces canaux tranquilles. Ces énormes navires qu’ils charrient, tout chargés de richesses, et d’où montent les chants monotones de la manœuvre, ce sont mes pensées qui dorment ou qui roulent sur ton sein. Tu les conduis doucement vers la mer qui est l’infini, tout en réfléchissant les profondeurs du ciel dans la limpidité de ta belle âme; - et quand, fatigués par la houle et gorgés des produits de l’Orient, ils rentrent au port natal, ce sont encore mes pensées enrichies qui reviennent de l’Infini vers toi.
Un paese superbo, un paese di Cuccagna, dicono, quello che io sogno di visitare con una vecchia amica.[…] istoriato di sapienti e delicate flore. Un vero paese di Cuccagna, dove tutto è ricco, bello, tranquillo, retto; dove il lusso gode a specchiarsi senza fine nell’ordine; dove la vita à grassa e dolce da respirare; […] dove tutto ti rassomiglia, angelo caro. […] C’è una contrada fatta a tua somiglianza, dove tutto è splendido, ricco, tranquillo e retto, […] dove il silenzio è sposato alla gioia. È là che bisogna andare a vivere, è là che bisogna andare a morire! Sì, è là che bisogna andare a respirare e a sognare, a fare lente le ore, con l’infinito dei sensi. Un musicista ha scritto L’invito al valzer: chi comporrà L’invito al viaggio perché si possa offrirlo alla donna amata, alla sorella d’elezione?Sì, è in quella luce che la vita sarebbe splendida, laggiù, dove più lente le ore, più traboccanti i pensieri, là dove gli orologi rintoccano la felicità con una più profonda, più significativa solennità.Su pannelli luminosi, su cuoi dorati, - assopita ricchezza -, vivono sommesse beate figure, calme e profonde, come le anime degli artisti che le crearono. I soli tramontanti, che a profusione colorano la sala da pranzo o il salone, sono attenuati filtrando da splendide stoffe, o da quelle alte finestre elaborate che il piombo separa in molte specule. I mobili sono profondi, deliranti, bizzarri, protetti da serrature e doppi fondi come gli animi raffinati. Le specchiere, i metalli, i tessuti, l’oreficeria e le ceramiche suonano per gli occhi una sinfonia muta, misteriosa: e dagli angoli delle cose, dalle fessure dei cassetti, dalle pieghe delle stoffe si leva un aroma singolare, un fantasma di Sumatra, che è come l’anima delle stanze.Un vero paese di Cuccagna, ti dico, dove tutto è ricco, pulito e lucente: come una coscienza bella, come una magnifica batteria di pentole, come una splendida oreficeria, come una gioielleria accesa di colori. I tesori del mondo vi affluiscono come alla casa di un uomo laborioso che tanto ha meritato dal mondo intero. Singolare paese, superiore a ogni altro come l’Arte lo è alla Natura: dove la natura è rifatta attraverso il sogno, è corretta, imbellita, ricreata.[…] Io, io ho trovato il mio tulipano nero e la mia dalia blu! Incomparabile fiore, ritrovato tulipano allegorica dalia! Non è là, in quella terra bella, così calma e immersa nel sogno che si dovrà andare a vivere e a fiorire? Allora non sarai forse incorniciata nella tua analogia? E non potrai rispecchiarti, per parlare come i mistici, nella tua corrispondenza?I sogni! Per sempre i sogn...