Chagall il Viaggiatore: Un Viaggio Nell'Anima e Nell'Arte
Una cosa bella da fare è visitare la Mostra di Chagall. I motivi sono molti e gran parte di quelli che vi racconterò sono molto personali perché io amo molto Chagall. E mi piace Mantova: la trovo una città raccolta nella giusta misura e capace di trasudare storia.
Dal 15 luglio è in esposizione la mostra di dipinti di Marc Chagall dal titolo “I Colori dell’Anima”. Le opere dell’artista franco-bielorusso sono esposte nelle 10 sale di Villa Fiorentino, la splendida dimora del corso Italia sede della Fondazione Sorrento. A Villa Fiorentino sono esposte in tutto 120 opere, tra le quali spiccano 20 capolavori assoluti realizzati mediante varie tecniche, dall'olio su tela alle gouache su carta, passando dai disegni a matita colorata fino agli inchiostri di china su masonite.
Questa mostra è un'occasione per immergersi nel mondo dei sogni e della poesia che caratterizza la sua arte. Questo per me è importante. Com’è importante dirvi che la Mostra di Chagall a Mantova non è una mostra così tipica su questo pittore. Cosa aspettarsi da un’esposizione così? Ve lo racconto oggi.
Il Palazzo della Ragione: Una Sede Storica per l'Arte
Con il termine “Palazzo della Ragione” solitamente si designa il luogo in cui, nel Medioevo, veniva esercitato il potere della Giustizia. L’Italia è piena di città con degli splendidi Palazzi della Ragione. Una è, giusto per farvi un esempio, Padova. Mantova è sicuramente un altro buon esempio. Stando a quanto dicono gli storici, il Palazzo della Ragione di Mantova sorse intorno alla metà del XIII Secolo, probabilmente su ciò che rimaneva di un palazzo dei Canossa (Matilde vi dice nulla?). Il Palazzo mantovano subì diverse ristrutturazioni nell’arco di molti secoli e ora ci viene mostrato il più possibile vicino all’originale. Vi si accede tramite uno scalone in marmo e dentro, almeno per la mostra di Chagall, li spazi sono stati rimpiccioliti dall’allestimento. Lungo il percorso della mostra fa un po’ caldo quindi vestitevi a strati.
Informazioni Pratiche per la Visita
Qualche informazione pratica per organizzare la vostra visita alla mostra di Chagall a Mantova.
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- Il biglietto costa 12€, 13,50€ se lo acquistate online tramite il link presente sul sito ufficiale della Mostra
- La mostra è aperta dal martedì alla domenica, dalle 9.30 alle 19.30
- C’è la possibilità di fare delle visite guidate, per gruppi di almeno 30 persone
- Se non fate la visita guidata e non siete super esperti della vita di Chagall, prendete l’audioguida (5€)
- Evitate di portare zaini grandi: potrebbero chiedervi di lasciarli da parte
- Un libro da leggere prima della mostra? “La mia vita”, proprio di Marc Chagall
- La mostra è aperta fino al 3 Febbraio 2019
Ho visitato la mostra di Chagall in occasione dell’Instameet organizzato da Electa Editore per scoprire il “secondo Rinascimento” di Mantova. La città, infatti, grazie alla sua offerta culturale, sta vivendo un secondo periodo fiorente che vede il turismo in prima linea. Come dicevo in apertura del post, Mantova mi piace per ciò che offre e per la sua dimensione. L’Instameet mi ha dato l’occasione di scoprire il centro, la mostra di Chagall, gustare i sapori della cucina tipica e spostarmi poi a Palazzo Te dove mi sono riempita gli occhi di meraviglia.
Chi Era Marc Chagall?
Di che nazionalità era Marc Chagall? Per molti, che il cielo ci salvi, è un pittore francese ma Marc Chagall era russo, anzi bielorusso per essere precisi. Il nome con cui tutti lo conosciamo altro non è che la translitterazione in francese della pronuncia (quasi) del suo nome vero, scritto sia in yiddish che in cirillico. Lui nacque in un villaggio bielorusso, per poi trasferirsi a San Pietroburgo e infine a Parigi, vagare un po’ per l’Europa occupata dai nazisti e finire la sua vita in quella Saint-Paul-de-Vence tanto amata da pittori di ogni genere. La cultura yiddish, l’amore per la sua Bella Rosenfeld e la sua capacità di raccontare l’immaginario sono dei punti chiave per compredere un artista come Chagall. Lui tenne sembre unite la sua vita e la sua arte. E forse io lo adoro proprio per questo. Non c’è distanza tra ciò che racconta e quello che è. Per questo ci vuole coraggio. C’è voluto coraggio.
Cosa è Esposto nella Mostra di Chagall a Mantova?
Chagall è tante cose. Chagall è incisione in bianco e nero e quadro etereo a colori. Chagall è l’affermazione di una certa cultura europea che stava per scomparire. Chagall è figure goffe e a tratti ironiche. Chagall è un qualcosa di totalmente irriverente nascosto in un quadro. La mostra di Mantova è formata da delle scelte ben precise. Molto profonde della vita dell’artista. Per questo vi ho detto di prendere l’audioguida. C’è bisogno di più di una spiegazione. Quello che segue, come sempre accade su questo blog, è solo una piccola parte di quello che vedrete a Mantova.
Le Storie della Bibbia
Nella religione ebraica, dogma seguito da Chagall, non si può raffigurare Dio. Per il nostro Marc dev’essere stata una grande impresa illustrare la Bibbia senza risultare blasfemo. Ciò che è risultato è un insieme di incisioni molto belle, molto rispettose del suo credo. A tratti tenere. Almeno per me. Osservatele con cura.
Le Favole di La Fontaine
Jean de la Fontaine è quello scrittore francese del XVII Secolo che si adoperò, praticamente per tutta la sua vita, nella scrittura delle favole di ispirazione antica. Le sue favole sono iper conosciute e hanno tutte una sorta di risvolto morale alla fine. Lui riprese quando già scritto da Esopo prima e da Fedro poi e consegnò nelle mani della cultura barocca alcuni capolavori del passato, come la Volpe e l’Uva, giusto per citarne una. La dimensione della favola, fatta di quell’alternanza tra male e bene, tra giusto e sbagliato, con l’eterna vittoria del bene alla fine era oro nelle mani di Chagall. Le sue illustrazioni sono dei piccoli (per dimensione) grandi capolavori.
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Il Romanzo di Gogol’
Una quarantina d’anni prima che Chagall nascesse, lo scrittore Nikolaj Vasil’evič Gogol’ pubblicò un romanzo dal titolo “Le anime morte”, uno di quei libri un po’ difficili (almeno per me) da mandare giù ma immensamente chiaro sulla capacità dell’essere umano di essere - perdonate la ridondanza - mediocre. Chagall illustrò questo romanzo di Gogol’, sempre facendone un piccolo capolavoro. Anche per questo ciclo di incisioni: osservate i dettagli.
Il Teatro da Camera Yiddish
La cultura Yiddish è fatta anche di teatro, ironia e tanta musica. Nel 1920 Chagall dipinse dei pannelli (tecnicamente si chiamano Teleri) per costruire la scenografia portatile del teatro da camera yiddish di Mosca. Nel visitare la mostra di Chagall a Mantova, una volta arrivati a questo punto, vi sembrerà di essere inglobati in una scatola dalla forte energia artistica. Anche qui, osservate il più possibile.
La mostra non finisce qui: volutamente ho omesso delle immagini, quelle immagini che vi potrebbero lasciare a bocca aperta per qualche minuto. La vita deve andare così: io vi faccio venire fame, voi andate a mangiare.
Marc Chagall: Un'Esperienza Personale
Marc Chagall mi ha insegnato la forza dell’amore, quasi come fosse trascendenza totale. Come persona di religione ebraica non poteva raffigurare Dio ma, in fondo, lo ha sempre fatto attraverso il racconto dell’amore. Per questo motivo è e resterà sempre uno dei pittori capaci di emozionarmi fino alle lacrime. Anche col semplice disegno di un albero.
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Il "Sogno d'Amore" di Chagall a Napoli
A Febbraio, il mese di San Valentino, il mese dell’Amore, Napoli apre le porte della Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, chiesa del centro storico, sita nella Piazzetta Pietrasanta n. 17, ad una mostra dedicata al “Sogno d’amore” di Marc Chagall. c’è un solo colore che dona senso all’arte e alla vita stessa.
Anche Bella era nata da una famiglia ebraica, aveva studiato all’Università di Mosca. Bella, dopo sposati, lo seguì a Parigi dove vissero. Il pittore scrisse anche articoli e poesie e creò varie illustrazioni di libri. Anche Bella, già artista di teatro, si dedicò alla scrittura e compose un libro autobiografico “Come fiamma che brucia. Io, la mia vita e Marc Chagall”. Lo stesso Chagall pubblica il libro della sua amata e lo correda con 68 disegni, diventati molto celebri. Voleva rendere omaggio al talento di scrittrice che, forse, credeva avesse offuscato con la sua fama di pittore. Purtroppo per paura della deportazione degli ebrei, Chagall si trasferisce in America con Bella che, poi, qui muore nel 1944. In seguito tornò in Francia dove espose in tante mostre i suoi quadri. Si risposa una seconda volta successivamente.
I colori di Chagall ti affascineranno perché i suoi quadri emanano le sue emozioni, riproducono un immaginario dove sogno e realtà si fondono. L’amore supera il senso di gravità! Lo stile pittorico di questo grande artista in molte opere risente dell’influenza delle fiabe russe.
Chagall e il Linguaggio dell'Anima
CHAGALL. “Un quadro deve fiorire come qualcosa di vivo. Soltanto il cuore onesto è libero, il cuore che ha la sua proprietà logica e la sua ragione. Si parte dal Sogno Simbolista, sezione dedicata al simbolismo di natura onirica di artisti quali Odilon Redon, Gaetano Previati, Adolfo Wild o Cesare Laurenti, in cui si esamina l’influenza che questa corrente pittorica ebbe sulle prime opere di Chagall. Va tuttavia detto che il Simbolismo di Chagall non è quello colto della corrente francese, ma è una sua personale reinterpretazione che restituisce allo spettatore l’immagine di un mondo fantastico in cui le figure fluttuano libere nello spazio. La pittura Simbolista si propone di estrinsecare l’esperienza emotiva dell’artista servendosi di soggetti mistici, spirituali e di temi legati alla religione o alla mitologia.
Segue l’opera intitolata Lux, un modello in gesso del 1920, dello scultore milanese Adolfo Wild, un artista in cui, per usare le parole di Vittorio Sgarbi “il virtuosismo è tutt’uno con la spiritualità: un realista dell’anima che criticava Canova per la ‘freddezza’”. Lux rappresenta un volto femminile, probabilmente della Vergine, racchiuso in un manto. Le due stelle che ne chiudono gli occhi conferiscono a questo volto un mix di dolore ed estasi mistica. Ecco poi la Leda e il cigno (1907) del ferrarese Gaetano Previati, artista aderente alle correnti dei divisionisti e dei simbolisti, che con la sua cromia chiara e le sue pennellate sottili combina istanze simboliche con la mitologia. Nel lago dipinto da Laurenti galleggia una ninfa il cui corpo, circondato da ninfee, affiora solo in parte, spiccando con il suo colore bianco sulla superficie scura dell’acqua. Si chiude così questa prima sezione nella quale i pittori simbolisti presenti, con le loro opere hanno esplorato a 360° i sentimenti umani, talvolta con dipinti più oscuri e criptici, talaltra con dipinti più luminosi e gioiosi.
Chagall nacque il 7 luglio del 1887 a Vitebsk, ai tempi russa, oggi bielorussa, dove rimase fino al 1907, anno in cui si recò a studiare Arte a San Pietroburgo, per poi andare nel 1912 a Parigi. Nel 1914 rientrò nella sua Vitebsk pensando di restarvi solo qualche mese, ma lo scoppio della prima guerra mondiale lo costrinse a rimanervi fino al 1922. E fu proprio in questo arco temporale che recuperò il legame con il mondo ebraico della sua infanzia, raccontato con immagini del suo villaggio natio, la sua Vitebsk che porterà sempre nel suo cuore.
L’attenzione dello spettatore è catturata dal volto del soggetto, descritto con grande precisione, grazie allo sfondo scuro che esalta le forme geometriche bianche e nere del tallit. Questo legame con l’ebraismo delle sue origini lo ritroviamo anche in due incisioni, di cui una intitolata le Lamentazioni di Geremia e l’altra Aronne davanti al candelabro d’oro, realizzate da Chagall per illustrare il Testo Sacro, incisioni affiancate in mostra dalle lastre originali servite per la loro realizzazione. Si passa poi al bellissimo olio su tela dal titolo Vitebsk. Scena di villaggio, realizzato nel 1935, descritto come se fosse un luogo reale, ma in realtà frutto dei suoi ricordi. Su uno sfondo rosso acceso di matrice fauves vediamo delle case, uno steccato, un carretto che vola, un ebreo errante su un tetto, le capre, le galline e in primo piano un personaggio circense steso per terra. Queste figure impresse fortemente nella memoria dell’artista, insieme al paesaggio danno forma ad un’immagine simbolo dello sradicamento dalla propria terra e della malinconia della vita… Eppure non mi immalinconisco perché la forza del colore e il carretto che vola mi fanno pensare al potere della volontà con il quale si possono superare le problematiche della vita.
Artisti in Esilio: Il Colore dei Sogni
Ed eccomi arrivata alla terza sezione dal titolo: “Artisti in Esilio”. Sono accolta da una grande foto del 1942 in cui insieme a Chagall ci sono una serie di altri artisti espatriati dalle loro terre di origine. Yves Tanguy, Max Ernst, Fernand Lèger, André Breton, Piet Mondrian, solo per citarne alcuni. Questa sezione rimanda alle vicende vissute da Chagall e dagli altri artisti in foto nel fuggire dal nazismo verso l’America. Nel giugno del 1940 venne creato negli Stati Uniti da intellettuali, scienziati ed accademici americani e tedeschi l’E.R.C. (Emergency Rescue Committee ossia Comitato di Soccorso internazionale), un’organizzazione non governativa, sostenuta dalla first lady Eleanor Roosevelt per aiutare a fuggire i rifugiati, per lo più ebrei dall’Europa invasa dai nazisti.
Seguono 2 opere di Ossip Zadkine, scultore russo, anch’egli nato a Vitebsk, nel luglio del 1890, solo 3 anni dopo la nascita di Marc Chagall. Di Zadkine, associato al movimento artistico del Cubismo, troviamo: Composizione, un disegno a matita colorato con inchiostro di china tempera, che risente moltissimo dell’opera di Wassily Kandinsky nelle forme che richiamano la superficie in movimento dell’acqua quasi si trattasse di una sorta di miraggio. Segue l’Arlecchino, scultura in bronzo dalla linea serpentinata, che, nella sua compattezza, richiama la stagione primitivista del cubismo. Tema di questa sezione è l’Amore. Ciò a conferma di quanto la creazione artistica di Chagall sia un qualcosa di oltremodo lontano dal predomino della ragione.
L’amore per Chagall si identifica in un abbraccio che annulla l’individualità dei due corpi, nel colore blu, nel fluttuare dei due amanti. Amore fa rima con colore. Di Nolde, uno dei maggiori esponenti dell’espressionismo tedesco, troviamo il dipinto Piante in fiore, in cui il soggetto naturale viene trasformato, grazie ad un cromatismo pastoso e brillante in un qualcosa di visionario. Di Giacometti è in mostra il dipinto Rose bianche del 1931, una natura morta in cui il dato naturale, grazie al lirismo del colore, si fa quasi astratto.
Un blu dove realtà e sogno si confondono. E questo sogno lo ritrovo nell’altrettanto straordinario Villaggio Blu del 1968 in cui ancora una volta riaffiorano con forza i luoghi dell’infanzia di Chagall. E in un’atmosfera da sogno, quei personaggi così cari all’artista come la mamma col bambino, l’angelo che veglia dall’alto, la chiesa del villaggio di Vitebsk, gli animali, il rabbino sui tetti ed il viandante sulla strada, paiono librarsi in aria. Marc Chagall è colui che inseguì la bellezza e la magia del sogno, un sogno fatto di colore. Cosa ha voluto dirci questa sezione, il “Colore dei sogni”? Credo sia una sorta di allegoria della potenza dell’amore che ci salva da ogni forma di meschinità… E solo un artista dall’animo poetico come Marc Chagall poteva trasmetterci così bene questa sensazione.
Il Testo Sacro e l'Interpretazione Personale
Chagall è da sempre affascinato dal testo sacro che considera come la più importante ed appassionante forma di arte. Ma come sempre l’artista fornisce una sua personalissima interpretazione del tema biblico. Chagall, che considerava la Bibbia un inventario della natura, nell’illustrarla si sentiva una sorta di portatore, di interprete del messaggio religioso. Ma oltre a tutto ciò alcune di queste tavole ci rievocano anche la realtà delle persecuzioni antisemitiche che lo stesso Chagall visse in prima persona.
Nel bozzetto realizzato per la Sacra Famiglia, una gouache e pastello su carta velina, sulla destra troviamo una famiglia raggomitolata su se stessa, chiusa in una sorta di abbraccio protettivo: il bambino protetto dall’abbraccio della madre, a sua volta protetta dall’abbraccio del marito a sua volta protetto da una capra. Vi chiederete cosa possa entrarci questo animale in una simile iconografia. L’uso ricorrente da parte di Chagall della capra prende spunto dalla tradizione ebraica, secondo la quale questo animale è il simbolo della protezione e del focolare domestico. Chagall vede nella figura del crocifisso, nella passione di quel profeta degli ebrei, nel Dio della cristianità morto come uomo, un simbolo valido universalmente per esprimere la miseria del suo tempo. La sua interpretazione del sacro è austera e priva di licenze descrittive, affidandosi esclusivamente alle suggestioni che egli sa suscitare attraverso la materia, lo spazio e il colore.
Ma è la Deposizione del finlandese Veikko Aaltona l’opera che più di tutte trasuda misticismo, stimolando la sfera emotiva dello spettatore. L’artista evidenzia la soggettività dell’espressione con una pittura pastosa e vivace dalle pennellate abilmente armoniose. Molto bello e vibrante anche il dipinto dal titolo Il Calvario realizzato nel 1931 dal trentino Tullio Garbari.
Il Colore delle Favole: Fantasia e Utopie Gioiose
La mostra si chiude con la sesta ed ultima sezione dal titolo Il Colore delle Favole, una sezione all’insegna della fantasia, dell’illogicità, dell’istintività e della gioia del messaggio lasciatoci dalla pittura di Chagall. È la sezione dedicata alla fantasia e all’utopia gioiosa che permea l’arte di questo grande artista russo. Le Favole sono una collezione di 240 poemi e racconti che attingono dal folklore, dagli eroi della mitologia greca, ma soprattutto dai racconti tradizionali in cui gli animali incarnano i vizi e le virtù degli esseri umani.
E Marc Chagall intraprende con grande entusiasmo il progetto propostogli da Vollard, fondendo nelle sue rappresentazioni i ricordi legati alla sua Vitebsk con i periodi trascorsi presso la casa del nonno a stretto contatto con gli animali e gli agricoltori. Perché la mucca che sorregge l’ombrello rappresenta proprio Chagall, l’ebreo errante che lascia il suo paese in cerca di nuove identità. Ecco svelati, ammesso che a fine mostra ce ne fosse bisogno, il sogno e la fantasia che caratterizzano l’opera del grande Marc Chagall, colui che fece della bellezza del sogno una realtà.
E all’utopia di Chagall si riallacciano le visioni fantastiche di George Grosz come si può ammirare nella sua Natura morta con gatto ed anatra, dove, in uno spazio astratto dalle atmosfere stranianti e dai colori innaturali, si incontrano animali che paiono quasi plastificati e si scontrano oggetti incompatibili tra loro. Siamo così giunti alla fine di questa bellissima mostra che ci restituisce l’apporto rivoluzionario dell’arte di Marc Chagall. Mi è parso di entrare in un sogno, illogico, bello, dove tutto può accadere.
Marc Chagall: Il Pittore dell'Amore e del Volo
Marc Chagall (1887-1985), il cui nome ebraico era Moishe Segal, è stato un pittore russo naturalizzato francese, autore di scene romantiche e da sogno. Fu esponente della cosiddetta École de Paris o Scuola di Parigi. Gli studiosi vi raggruppano alcuni artisti stranieri attivi a Parigi tra il 1910 e il 1940, che non è facile collocare in veri e propri movimenti, ma che sono legati all’esperienza espressionista.
La pittura di Chagall raffigura il mondo dei sogni ed è caratterizzata da una fortissima vena poetica. L’artista spiegò che la pittura gli era necessaria come il pane, gli sembrava come una finestra da cui avrebbe potuto fuggire. Nei suoi originalissimi dipinti, egli affrontò sempre tematiche legate all’amore coniugale, alla famiglia, alla struggente nostalgia per la sua infanzia e per il suo paese. I suoi personaggi (giovani fidanzati, sposi immersi in mondi fantastici, animali simbolici, saltimbanchi e suonatori) sembrano tutti fatati, volano in cielo, sui tetti delle case come palloncini, leggeri, felici, senza preoccupazioni.
Marc Chagall è stato il pittore dell’amore ma soprattutto il pittore del volo. Resi leggeri dalla loro capacità di amare, i personaggi dei suoi dipinti vengono letteralmente sospinti verso intensi cieli blu e in essi si librano. Il mondo che Chagall raffigura è, nel vero senso del termine, un mondo rovesciato se non addirittura sottosopra. «Molti hanno fatto dell’umorismo sui miei dipinti», scrisse l’artista. «Non ho fatto niente per evitare quelle critiche. Al contrario. Sorridevo - tristemente, certo - della meschinità dei miei giudici.
Chagall e la Filosofia di Nietzsche
Nella sua arte del sottosopra, così illogicamente liberata e liberatoria, si colgono echi del pensiero di Friedrich Nietzsche (1844-1900), il grande filosofo tedesco. Passiamo la nostra vita a pensarci, a parlarne, a studiarlo. Forse però sbagliamo a concentrare tutte le nostre forze nella comprensione e schematizzazione del nostro dolore. Essa, secondo il filosofo, non è un meccanismo, una rigida sequenza di cause ed effetti. L’unico modo per reagire alla dolorosissima presa di coscienza che la vita non ha senso, né tantomeno uno scopo, è abbandonarsi in toto alla vita medesima, con un coraggioso “dire di sì”. È l’accettazione stessa dell’esistenza, non come sopportazione dolorosa ma come accettazione gioiosa. Ed è ciò che, secondo quanto Nietzsche elabora in una prima fase del suo pensiero, avviene all’interno dello spirito umano.
Secondo la tesi nietzscheana più matura, quella della volontà di potenza, solo il superamento dell’umano può produrre quell’accettazione gioiosa di ciò che i deboli cercano di sfuggire. Nietzsche usa il termine “superuomo”, da intendersi come ‘oltre-uomo’, per designare quell’umanità capace di superare la malattia delle catene. Si deve amare la vita come un fanciullo, che vive senza pregiudizi, trasparente e puro, disinteressato a questioni esistenziali che non può comprendere, ma che soprattutto ha voglia di vivere, è spinto da energia infinita, mostra gioia e stupore verso tutto.
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