Detenuti Stranieri nelle Carceri Italiane: Statistiche e Analisi
La popolazione detenuta straniera rappresenta da sempre tema estremamente delicato, oggetto di polemiche sia quando si parla di criminalità che quando si parla dei fenomeni migratori. Tanto a livello di rilevazioni statistiche quanto di norme e pratiche penitenziarie, i detenuti stranieri costituiscono una fascia di popolazione detenuta che viene trattata in modo tendenzialmente indistinto, come se al proprio interno contenesse un’unica e omogenea categoria di persone.
Al 31 marzo 2024 erano 61.049 le persone detenute, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti. Le persone detenute straniere corrispondono a 19.108 unità, con una percentuale rispetto al totale pari al 31,3%. Al 31 marzo 2024 i detenuti stranieri nelle carceri italiane per adulti erano 19.108, pari al 31,3% del totale della popolazione detenuta, una percentuale in lieve calo rispetto agli anni precedenti ma in calo sostanzioso rispetto a quindici anni fa, quando superava il 37%.
Lo si legge nel XX Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione, presentato ieri a Roma, che attesta in generale una sostenuta crescita delle presenze della popolazione carceraria nell’ultimo anno, con carceri sempre più affollate, più chiuse e dove avvengono sempre più suicidi. Tanto a livello di rilevazioni statistiche quanto di norme e pratiche penitenziarie, i detenuti stranieri costituiscono una fascia di popolazione detenuta che viene trattata in modo tendenzialmente indistinto, come se al proprio interno contenesse un’unica e omogenea categoria di persone.
La percentuale degli stranieri detenuti rispetto al totale degli stranieri presenti regolarmente in Italia è di circa il 10%. Naturalmente esiste un numero oscuro dovuto agli stranieri presenti sul territorio in maniera irregolare dal punto di vista amministrativo e di conseguenza non censiti.
In primo luogo, per svolgere un’analisi compiuta del fenomeno, si può partire dalle presenze di stranieri sul territorio italiano. Stando ai dati forniti dal Rapporto CNEL Cittadini stranieri in Italia, al 1° gennaio 2024 si contano ufficialmente 5.307.598 persone straniere residenti, pari al 9% della popolazione complessiva. Il dato si pone in costante aumento: al 1° gennaio 2023, i residenti stranieri erano circa 5 milioni e costituivano l’8,7% della popolazione.
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Passando ad analizzare le presenze in carcere, al 30 aprile 2025 risultano 19.740 persone straniere, pari al 31,6% della popolazione detenuta. Negli ultimi anni, la presenza di detenuti stranieri si è mantenuta costante seppur assumendo un andamento decrescente.
Al 31 dicembre 2004, tra le persone detenute, il 31,7% erano persone straniere, con un picco raggiunto nel 2007 (37,5%). Negli anni successivi, le presenze hanno assunto un andamento oscillante per poi assestarsi in costante decrescita dal 2017, con un lieve incremento registrato tra il 31 dicembre 2023 (31,4%) e il 31 dicembre 2024 (31,8%). A fronte del crescere della popolazione straniera residente, il numero delle persone straniere in carcere si riduce.
Rapportando le presenze di persone straniere in carcere alle persone straniere libere, solo lo 0,4% circa si trova recluso; trattasi di valore meramente indicativo che non tiene conto del numero oscuro di persone straniere presenti sul territorio irregolarmente che, come visto, rappresentano una percentuale piuttosto bassa.
La propaganda che vuole raccontare un’emergenza criminalità legata alle persone straniere non è confortata dai dati. A fronte del crescere della popolazione straniera residente, il numero delle persone straniere in carcere si riduce.
Distribuzione Geografica e Istituti Penitenziari
Rispetto alla distribuzione geografica, si evince come siano le regioni del nord Italia a detenere il numero maggiore di popolazione detenuta di origine straniera. Rispetto al totale degli stranieri in carcere, infatti, il 20,8% di costoro si trova nelle carceri lombarde, il 12% nel Lazio, il 9,8% in Piemonte, il 9,8% in Emilia-Romagna, il 7,9% in Toscana e il 7,3% in Veneto.
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Sono 40 gli istituti in cui la presenza delle persone straniere supera della metà la popolazione detenuta italiana:
- CC di Sondrio (73%)
- CC di Trieste (70,2%)
- CC di Bolzano (68,9%)
- CR di Livorno “Gorgona” (68,2%)
- CC di Piacenza “San Lazzaro” (67,2%)
- CC di Siena (66,7%)
- CC di Milano “F. Di Cataldo” San Vittore (66,4%)
- CC di Padova (64,8%)
- CC di Firenze “Sollicciano” (64,2%)
- CR di Arbus “Is Arenas” (62,5%)
- CC di Verona “Montorio” (61,5%)
- CC di Sanremo (61,3%)
- CR di Onani “Mamone” (61,2%)
- CC di Modena (60,9%)
- CR di Porto Azzurro “P. De Santis” (60,7%)
- CC di Cuneo (60,3%)
- CC di Cremona (59,8%)
- CC di Ravenna (59,7%)
- CC di Venezia “Santa Maria Maggiore” (59%)
- CC di Udine (59%)
- CC di Mantova (58,6%)
- CC di Belluno (57,9%)
- CC di Alessandria “G. Cantiello - S. Gaeta” (57,7%)
- CR di Laureana di Borrello “L. Daga” (57,4%)
- CC di La Spezia (56,6%)
- CC di Brissogne “Aosta” (56,5%)
- CC di Biella (56,4%)
- CC di Perugia “Nuovo Complesso penitenziario Capanne” (56,1%)
- CC di Firenze “Mario Gozzini” (56%)
- CC di Bologna “R. D’Amato” (55,9%)
- CC di Rieti “N.C.” (55,7%)
- CC di Trento “Spini Di Gardolo” (54,8%)
- CC di Grosseto (54,2%)
- CC di Prato (53,8%)
- CC di Arezzo (53,7%)
- CC di Pisa (53%)
- CC di Varese (52,4%)
- CC di Vercelli (52,1%)
- CC di Lodi (51,8%)
- CC di Lecco (51,8%)
Si nota come gli istituti con maggiori presenza di stranieri si trovino principalmente nel Nord-Italia e in Sardegna. Bisogna a questo punto chiedersi chi sono queste persone, che caratteristiche anagrafiche presentano e da dove provengono.
Nazionalità Più Rappresentate
Guardando alla nazionalità, la rappresentanza maggiore è costituita dal Marocco (21,9% sul totale), seguito da Romania (10,9%), Tunisia (10,9%), Albania (9,7%) e Nigeria (5,3%).
Guardando alla popolazione detenuta femminile, la maggior parte delle detenute proviene dalla Romania (199 detenute), seguita da Nigeria (89 detenute), Marocco (56), Bosnia Erzegovina (35) e Brasile (35).
Le nazioni oggi più rappresentate tra gli stranieri detenuti sono, elencando in ordine decrescente quelle che vedono almeno 400 persone detenute: Marocco, Romania, Albania, Tunisia, Nigeria, Egitto, Senegal, Algeria, Gambia. Le prime posizioni delle nazionalità più numerose sono sostanzialmente le stesse rispetto a dieci anni fa.
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Utile, rispetto alla provenienza, confrontare la presenza in carcere rispetto alla popolazione libera. Stando agli ultimi dati disponibili, dal 2011 al 2023 l’aumento nelle residenze di persone straniere in Italia si è verificato per la popolazione asiatica (+23%), seguito da quella africana. Di contro, si sono ridotte le presenze di persone provenienti dall’Europa centro-orientale (-6,5%).
Guardando al 2023, sono le persone provenienti dalla Romania a rappresentare la presenza più consistente (1 milione e 82 mila residenti), cui seguono albanesi, marocchini, cinesi e ucraini. Al di sopra delle 100 mila unità si collocano anche bengalesi, indiani, filippini, egiziani, pakistani e senegalesi. Un aumento consistente ha interessato i flussi provenienti dall’Ucraina a causa del conflitto in corso dal 2022.
Paragonando i dati delle migrazioni con le presenze in carcere si nota come, partendo dalla popolazione maggiormente rappresentata nel Paese -la Romania- la presenza di Romeni in carcere si sia progressivamente ridotta: al 31 dicembre 2023 costituivano l’11,2% degli stranieri, percentuale scesa al 10,9% al 31 dicembre 2024. Il tasso di detenzione al 2023 era pari appena allo 0,2%. Quanto al tasso di detenzione, gli albanesi presenti in Italia nel 2023 (regolarmente soggiornanti) erano 389.646, con un tasso di detenzione pari allo 0,5%.
Di contro, se si prendono in considerazione altre comunità ampiamente rappresentate in carcere, si nota come la percentuale di detenuti marocchini e tunisini tenda a crescere lievemente. Per i primi si è passati dal 20,9% del 31 dicembre 2023 al 21,5% del 31 dicembre 2024. Per i secondi, si è passati dal 10,3% del 31 dicembre 2023 al 10,8% al 31 dicembre 2024.
In rapporto alla popolazione libera, per ciò che concerne la comunità marocchina, al 1° gennaio 2023 è presente un numero di persone marocchine regolarmente soggiornanti pari a 399.146, con un tasso di detenzione pari all’1%, in crescita rispetto agli scorsi anni (l’anno precedente era pari allo 0,97%). Il numero di Tunisini presenti in Italia, prendendo come riferimento sempre il 2023, era pari a 98.243, con un tasso di detenzione di circa il 2%, anche in questo caso lievemente in aumento (1,9% nel 2022). Si tratta in entrambi i casi di paesi extracomunitari che hanno subito una notevole stretta rispetto alla possibilità di accedere a permessi e a conseguenti possibilità di lavoro maggiormente stabili.
L’esame diacronico dei tassi di detenzione degli stranieri mostra come vi sia stata una significativa riduzione della percentuale delle persone straniere che fanno ingresso in carcere. Se nel 2009 il tasso di detenzione degli stranieri era pari allo 0,61%, nel 2014 era sceso fino allo 0,35%, per risalire leggermente nel 2019 fino allo 0,39%, ma ridiscendere nel 2024 allo 0,37% (considerando come anno di riferimento per il numero degli stranieri liberi residenti il 2023, in quanto l’Istat non ha ancora indicato il numero degli stranieri al primo gennaio del 2024; si presuppone tuttavia che gli scostamenti siano minimi). Negli ultimi quindici anni il tasso di detenzione degli stranieri è dunque complessivamente calato di 0,24 punti percentuali.
La distribuzione degli stranieri detenuti non è omogenea sul territorio nazionale. I marocchini, ad esempio, sono molto presenti al nord Italia (in particolare in Lombardia dove sono 1.234). I rumeni, invece, sono maggiormente presenti nelle carceri laziali, dove sono 508.
Profilo Sociocriminale
La popolazione detenuta straniera si presenta come sostanzialmente più giovane rispetto agli italiani. Anzitutto, gli italiani sono raggiunti da condanne sostanzialmente più lunghe. Inoltre, occorre considerare che gli italiani hanno più agevole accesso a misure alternative e collocamenti domiciliari, grazie al supporto degli affetti sul territorio, cosa che spesso non avviene per le persone straniere, cui le istituzioni non offrono adeguati strumenti di reinserimento.
Guardando alla posizione giuridica, immediatamente si nota come, proporzionalmente, le persone detenute straniere imputate ricoprano una percentuale maggiore rispetto agli italiani: gli stranieri imputati rappresentano circa il 29% della popolazione detenuta straniera contro il 23% circa degli italiani rispetto alla popolazione detenuta italiana.
Con riguardo alle tipologie di reato, le persone straniere commettono principalmente reati contro il patrimonio: il 26,7% del totale dei reati commessi da persone straniere, contro il 22,8% degli italiani sul totale dei reati commessi da italiani. Resta minima l’incidenza per gli stranieri dei reati connessi al 416bis dove -sul totale dei reati rientranti in tale fattispecie- gli stranieri costituiscono appena il 2,4%.
Le tipologie di reati commessi giustificano le tipologie di condanne, che risultano sostanzialmente più brevi per le persone straniere. Al 31 dicembre 2024, sul totale degli stranieri, il 29,3% risulta condannato per pene comprese tra i 5 e i 10 anni. Sul totale delle condanne comprese tra i 3 e i 5 anni, gli stranieri incidono per il 37%, percentuale che cresce man mano che le condanne diminuiscono: 40,7% sul totale delle condanne comprese tra 2 e 3 anni; 42,6% sulle condanne da uno a due anni e 45,5% sulle condanne inferiori ad un anno.
Di contro, se si guarda alle condanne maggiormente elevate, sul totale delle condanne comprese tra i 10 e i 20 anni gli stranieri rappresentano il 20,8%, sul totale delle condanne superiori ai 20 anni il 12,2% e, infine, sul totale delle condanne all’ergastolo gli stranieri incidono per il 7,6%.
Tale dato si completa guardando alle pene residue: sul totale dei residui pena compresi tra 2 e 3 anni, gli stranieri rappresentano il 33,5%; sul totale dei residui da 1 a 2 anni, il 37,4% e sul totale dei residui inferiori ad 1 anno arrivano al 42%. Di contro, sul totale del residuo dai dieci ai 20 anni gli stranieri rappresentano il 15,4% e sul totale dei residui pena oltre i 20 anni, il 16,4%.
Problemi e Sfide
Preoccupante resta l’accesso ai mediatori culturali: sul totale dei detenuti stranieri presenti al 31 dicembre 2024, ogni 100 detenuti sono presenti 1,7 mediatori. I mediatori ogni 100 detenuti restano inferiori a 2 per la popolazione straniera proveniente dall’Est Europa, dal Nord Africa, da altri paesi africani e dal Sud America. Il valore aumenta a 3,1 mediatori ogni 100 detenuti per coloro che provengono dal medio ed estremo oriente.
Rispetto alle prese in carico degli uffici di esecuzione penale esterna, al 30 aprile 2025 risultano prese in carico 142.773 persone. Di queste, appena il 20,4% sono persone straniere. Tra queste, la maggior parte provengono dall’Europa (42,6% del totale), seguite dalle persone provenienti dal continente africano (36,7%).
Il valore complessivo di persone straniere prese in carico risulta del tutto insufficiente per far fronte alle loro esigenze tenuto conto che, come rilevato, la maggior parte si ritrova con un residuo pena inferiore ai limiti di legge previsti per l’accesso a misure alternative alla detenzione.
La sproporzione di accesso alle misure alternative e a maggiori tutele risulta tanto più evidente se si guarda al contesto della detenzione minorile e dei giovani adulti. Sono moltissimi i minori stranieri non accompagnati che faticano a prendere contatto con le loro famiglie di origine, che vorrebbero accedere al lavoro al fine di ottenere un sostegno economico e che spesso si avvicinano a circuiti delittuosi, principalmente piccolo spaccio, furti e rapine. Molti di questi ragazzi non parlano l’italiano e i mediatori sono del tutto insufficienti.
Si inserisce qui anche la difficoltà nell’ottenere i documenti e nel comprendere le procedure per regolarizzare la propria posizione sul territorio. La normativa e l’orientamento di diverse Questure rendono tale obiettivo pressoché irraggiungibile.
Il trattamento delle persone straniere in carcere è sintomatico di quello che è il pensiero maggioritario nel Paese: marginalizzazione ed esclusione dal territorio. Ciò, nonostante si sia visto come, nei casi in cui i processi di integrazione hanno funzionato, si sono ridotte le presenze in carcere. Posizioni maggiormente regolari portano un ricorso inferiore al circuito criminale per garantirsi la sopravvivenza.
Sarebbe sufficiente che alcune legislazioni nazionali divenissero più elastiche nell’accoglienza primaria e nella possibilità di diventare cittadini regolari, per non creare quelle condizioni sociali e giudiziarie che favoriscono, come spiegato, la detenzione soprattutto nella fase cautelare. L’integrazione è l’unica risposta possibile.
Ogni nazionalità presenta dati, problemi, storie criminali e sociali, bisogni di salute e necessità culturali differenti. Una buona politica penitenziaria dovrebbe tenerne conto allo scopo di individualizzare il trattamento delle persone detenute come previsto dalla legge sull’ordinamento penitenziario. Dal punto di vista delle politiche criminali, ma anche da quello del trattamento penitenziario e delle possibilità di accesso alle misure alternative alla detenzione, sarebbe invece importante aprire una riflessione capace di distinguere tra le varie comunità straniere.
In ogni caso va sicuramente detto che nonostante una forte retorica anti-immigrati presente in molti Paesi, nonostante le difficili condizioni sociali in cui gli immigrati vivono un po’ dappertutto a causa di processi di marginalizzazione e stigmatizzazione, nonostante una minore disponibilità di strumenti di difesa legale, i numeri non sono così elevati da giustificare allarmi per la sicurezza. La criminalità straniera non costituisce l’urgenza politica e giudiziaria dell’Europa. I numeri della devianza penale straniera non spiegano campagne xenofobe.