Divorzio di Cittadini Stranieri Residenti in Italia: Requisiti e Normativa
Non è raro che cittadini stranieri, che abbiano contratto matrimonio all’estero e trascritto in Italia, intendano separarsi e divorziare dopo aver stabilito la propria residenza in Italia. Le prime domande che sorgono riguardano la validità di una procedura svolta in Italia e il riconoscimento della separazione o del divorzio nei paesi d’origine della coppia. Questo articolo esamina i requisiti e le normative pertinenti.
Trascrizione del Matrimonio Estero in Italia
Due cittadini stranieri residenti in Italia che hanno contratto matrimonio all’estero possono separarsi o divorziare nel nostro Paese, anche se l’unione non è stata trascritta nei registri dello stato civile. Secondo la normativa vigente, la trascrizione del matrimonio estero non è un requisito obbligatorio per avviare la separazione o il divorzio in Italia. Ciò significa che anche senza l’annotazione nei registri italiani, i coniugi possono comunque rivolgersi al Tribunale italiano.
Quando Serve la Trascrizione?
Chi desidera rendere ufficiale in Italia un matrimonio celebrato all’estero può richiedere la trascrizione dell’atto presso il proprio Comune di residenza. La trascrizione del matrimonio:
- Permette di ottenere un certificato di matrimonio valido in Italia.
- Può essere richiesta da cittadini italiani sposati all’estero, da cittadini stranieri sposati all’estero, o da coppie miste (italiano e straniero).
- Non è un requisito per avviare una causa di separazione o divorzio in Italia.
Sostanzialmente la valenza del matrimonio non dipende dall’obbligo di trascrivere in Italia un matrimonio contratto all’estero, poiché la trascrizione ha una funzione puramente certificativa e non costitutiva. Di conseguenza, un matrimonio estero non trascritto resta valido ed efficace anche in Italia, sebbene la mancata trascrizione rappresenti un’irregolarità.
Questo adempimento è obbligatorio e la sua omissione può comportare sanzioni per i coniugi, senza però compromettere la validità del loro vincolo matrimoniale secondo la legge italiana.
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Giurisdizione Italiana per la Separazione di Stranieri
La giurisdizione italiana in materia di separazione e divorzio per cittadini stranieri è regolata dal Regolamento (CE) n. 2201/2003. In base a tale normativa, i giudici italiani sono competenti quando:
- I coniugi hanno la residenza abituale in Italia.
- L’Italia è stata l’ultima residenza abituale dei coniugi e uno dei due vi risiede ancora.
- Il coniuge che richiede la separazione ha vissuto in Italia per almeno un anno immediatamente prima della domanda di separazione (o sei mesi, se cittadino italiano).
Rientra ancora nella competenza del giudice italiano:
- Il coniuge convenuto ha la residenza abituale in Italia.
- Nel caso di domanda congiunta, almeno uno dei coniuge risiede abitualmente in Italia.
- Entrambi i coniugi hanno cittadinanza italiana.
Secondo recente giurisprudenza di merito (Tribunale di Foggia, n. 358/2023), nel caso di domanda di separazione o divorzio proposta da coniugi che non sono cittadini italiani e che hanno contratto matrimonio nel paese d'origine, va affermata la giurisdizione italiana in forza del Regolamento CE del Consiglio n. 2201/2003 del 27/11/2003 relativo alla competenza, al riconoscimento ed all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale, che trova applicazione a prescindere dalla cittadinanza Europea delle parti ed indipendentemente dalle norme sulla giurisdizione previste dal diritto nazionale.
Separazione Senza Trascrizione del Matrimonio
Se il matrimonio contratto all’estero non è stato trascritto in Italia, ciò non impedisce ai coniugi di avviare una procedura di separazione o divorzio. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata trascrizione non esclude la competenza del giudice italiano, anche se la sentenza non potrà essere annotata nei registri italiani. L’Italia riconosce infatti i matrimoni celebrati all’estero, salvo casi contrari all’ordine pubblico.
Legge Applicabile al Divorzio: Regolamento Roma III
Quale legge si applica alla separazione e al divorzio che presentano elementi di internazionalità? Il Giudice, chiamato a pronunciarsi sul divorzio di coniugi extracomunitari o con cittadinanze tra loro diverse, quale legge deve applicare allo scioglimento del matrimonio? Ed, in particolare, è possibile per il Giudice italiano applicare la legge di uno Stato diverso?
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In Italia, la normativa di riferimento in materia di legge applicabile alla separazione e al divorzio che presentano elementi di estraneità è costituita dal Regolamento UE 1259/2010, cd. Roma III “relativo all’attuazione di una cooperazione rafforzata nel settore della legge applicabile al divorzio e alla separazione personale”. Tale Regolamento, che nasce con l’obiettivo di uniformare la disciplina dei singoli Stati partecipanti, attribuisce particolare rilievo all’autonomia ed alla volontà dei coniugi nella determinazione della legge applicabile al loro divorzio.
Il criterio di elezione per stabilire quale legge applicare al divorzio è infatti rappresentato dalla “scelta della parti”. L’art. 5 del Regolamento Roma III stabilisce, invero, che i coniugi possono designare di comune accordo la legge applicabile al divorzio e alla separazione personale, purché si tratti:
- della legge dello Stato di residenza abituale dei coniugi al momento della conclusione dell’accordo, o
- della legge dello Stato dell’ultima residenza abituale dei coniugi se uno di essi vi risiede ancora al momento della conclusione dell’accordo, o
- della legge dello Stato di cui uno dei coniugi ha la cittadinanza al momento della conclusione dell’accordo, o
- della legge del foro (ovvero della legge dello Stato di cui cui viene adita l’autorità giurisdizionale).
Nell’ambito di tale elenco, tassativamente predeterminato dal Regolamento, le parti hanno quindi la possibilità di accordarsi sulla legge che verrà applicata al loro divorzio, prediligendo quella che meglio si adatta alle loro esigenze. E’, quindi, di primaria importanza che i coniugi, al momento della scelta della legge applicabile al loro divorzio, siano correttamente informati dal loro difensore sugli aspetti essenziali delle diverse leggi nazionali applicabili al caso specifico, al fine di poter operare al meglio una scelta consapevole ed informata, a tutela dei propri interessi e nel rispetto della normativa vigente.
Le disposizioni di cui al richiamato Regolamento hanno peraltro carattere universale, ovvero, non solo si applicano a prescindere dalla nazionalità dei coniugi, ma consentono agli stessi di poter indicare anche la legge di uno Stato non appartenente all’Unione Europea o non aderente al Regolamento, purché nell’ambito del tassativo elenco sopra specificato.
Ad esempio, il Tribunale di Padova, con sentenza del 8/09/2017, a fronte della domanda congiunta di divorzio promossa da due coniugi marocchini, ha ritenuto, sulla base dell’accordo raggiunto dalle parti, di poter applicare al caso concreto la legge del Marocco. Ciò, ha consentito ai coniugi di poter ottenere il divorzio immediato, previsto dalla legislazione marocchina, senza alcuna preventiva separazione.
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Infatti, come ormai pacificamente sancito dalla giurisprudenza anche in materia di riconoscimento delle sentenze straniere di divorzio, la circostanza che il nostro ordinamento imponga la preventiva pronuncia della separazione, non osta all’applicazione della disposizione straniera che preveda il divorzio immediato.
La concessione, in tali casi, del divorzio immediato non contrasta invero con alcun principio di ordine pubblico, purché il Giudice compia un rigoroso accertamento, nel rispetto del diritto di difesa delle parti, sull’esistenza di un irrimediabile disfacimento della comunione di vita e di affetti tra i coniugi (così ex multis Cass. Civ. 25/07/2006, n. 16978 e Tribunale di Parma, sentenza 9/06/2014).
Così, ad esempio, il Tribunale di Parma, nel caso di due coniugi, l’uno di nazionalità italiana l’altro spagnola, che avevano designato la legge spagnola quale legge applicabile al rapporto, ha pronunciato, ai sensi del Codice Civile spagnolo, il divorzio, senza preventiva separazione (così Tribunale di Parma, sentenza 9/06/2014). Ed ancora, il Tribunale di Belluno, nel caso di due cittadini albanesi, coniugati in Albania ma stabilmente residenti in Italia, come concordemente richiesto dalle parti, ha pronunciato lo scioglimento del matrimonio secondo la legge albanese, che consente, su base consensuale, la pronuncia immediata di divorzio (così Tribunale di Belluno, sentenza 27/10/2016).
Per quanto riguarda il termine, l’art. 5 del Regolamento Roma III prevede che l’accordo con cui i coniugi designano la legge applicabile al loro divorzio possa essere concluso e modificato in qualsiasi momento, ma al più tardi nel momento in cui è adita l’autorità giurisdizionale, salvo che la legge del foro stabilisca che i coniugi possono formulare tale designazione anche nel corso del procedimento avanti al giudice.
Sul punto la nostra giurisprudenza ha chiarito che, oltre agli accordi intervenuti prima della domanda giudiziale, sono ritenuti validi anche gli accordi effettuati in corso di causa, ed in particolare fino al momento in cui è possibile per le parti integrare le proprie domande, ovvero fino alle memorie integrative di cui all’art. 709 c.p.c., comma 3 c.p.c., e di cui art. 4, comma 10, della legge sul divorzio (così Tribunale di Milano 10/02/2014 e Tribunale di Belluno 27/10/2016).
Con riferimento, invece, ai requisiti di forma, l’art. 7 del Regolamento Roma III stabilisce che è sufficiente che l’accordo delle parti sia redatto per iscritto, datato e firmato da entrambi i coniugi, salvo che la legge dello Stato membro non preveda requisiti di forma supplementari per tali accordi. A tal proposito, l’ordinamento italiano non prevede ulteriori requisiti di forma rispetto alla forma scritta. Ed infatti sono state ritenute valide anche le semplici scritture private, senza necessaria trascrizione in atto pubblico, e gli accordi raggiunti anche non contestualmente o raccolti in documenti separati.
Cosa succede, però, quando i coniugi non effettuano alcuna valida scelta sulla legge applicabile, perché, ad esempio, sono in disaccordo sulla legge da designare o perché uno dei due è rimasto contumace? In tali circostanze è l’art. 8 del Regolamento Roma III a stabilire una serie di criteri, con un preciso ordine gerarchico, volti ad individuare la legge applicabile alla separazione e al divorzio.
In particolare, in mancanza di una scelta operata dalle parti, il divorzio e la separazione sono disciplinati:
- dalla legge dello Stato di residenza abituale dei coniugi nel momento in cui è adita l’autorità giudiziaria, o in mancanza
- dalla legge dello Stato dell’ultima residenza abituale dei coniugi, sempre che tale periodo non si sia concluso più di un anno prima che fosse adita l’autorità giurisdizionale, se uno dei coniugi vi risiede ancora nel momento in cui viene adita l’autorità giurisdizionale, o in mancanza
- dalla legge dello Stato di cui i coniugi sono cittadini nel momento in cui è adita l’autorità giurisdizionale (legge di comune cittadinanza dei coniugi), o in mancanza
- dalla legge dello Stato in cui è adita l’autorità giurisdizionale (lex fori).
Nel caso di una coppia di coniugi stranieri, entrambi residenti in Italia, troverà, quindi, applicazione la legge italiana. Sul punto, ad esempio, il Tribunale di Mantova, chiamato a pronunciarsi sul ricorso per lo scioglimento del matrimonio, promosso da una cittadina cinese contro il coniuge di medesima nazionalità rimasto contumace, ha senza dubbio stabilito la piena applicabilità della normativa italiana, in virtù di quanto previsto dal Regolamento UE n.
Documenti Necessari
I documenti solitamente necessari per avviare una procedura di separazione o divorzio includono:
- La copia dei codici fiscali e dei documenti d’identità di entrambi i coniugi.
- La dichiarazione dei redditi dei due coniugi relativa agli ultimi tre anni.
- La copia integrale dell’atto di matrimonio (o comunque la documentazione anche straniera attestante il matrimonio).
- La copia autentica del verbale di separazione consensuale (se la richiesta è per il divorzio, mentre per la separazione chiaramente non serve).
- I certificati contestuali dello Stato di Famiglia e di residenza di entrambi i coniugi.
Validazione della Sentenza all'Estero
Successivamente all’ottenimento del provvedimento (o della sentenza) di separazione e/o divorzio, agli ex coniugi spetta il compito di dichiarare e validare la sentenza anche nei propri paesi d’origine. La cosa risulterà molto facile laddove i cittadini stranieri siano comunque cittadini dell’Ue, in quanto non ci sarà bisogno dell’Apostille. Se invece i cittadini stranieri sono extracomunitari di Paesi non aderenti a convenzioni diverse, la procedura seguirà l’iter della Convenzione dell’Aja del 5 ottobre del 1961.
Se invece i cittadini stranieri sono extracomunitari di Paesi non aderenti a convenzioni diverse, la procedura seguirà l’iter della Convenzione dell’Aja del 5 ottobre del 1961. Si prevede allora la legalizzazione e l’Apostille della sentenza emessa nel Paese d’origine. Il predetto documento dà infatti modo di poter procedere ad annotazione e trascrizione di sentenze e provvedimenti equivalenti di separazione o divorzio che hanno avuto luogo in Paesi esteri ma dell’Unione.
Laddove i cittadini stranieri siano comunque cittadini dell’Unione Europea, la procedura sarà molto semplice: non sarà necessaria Apostille e sarà sufficiente una traduzione giurata del testo della sentenza, da farsi nel Paese di origine senza necessità di Apostille.
Si sottolinea l'importanza di consultare un avvocato divorzista per una consulenza specifica sul proprio caso, al fine di garantire una scelta consapevole e informata in ogni fase del processo.