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Il Medioevo islamico ha prodotto una civiltà ricca e dinamica, la cui prosperità fu in gran parte legata a uno sviluppo tecnologico che contribuì notevolmente all'aumento della produzione di materie prime e prodotti finiti. Inoltre, la domanda di strumenti scientifici e la necessità di fornire occasioni di svago o di godimento estetico alle classi dominanti stimolarono la formazione di un'importante tradizione nel campo della meccanica di precisione, basata sull'uso di delicati meccanismi e di dispositivi di controllo ad alta sensibilità.

Sin dagli inizi del califfato, i sistemi d'irrigazione e di distribuzione dell'acqua costituirono uno dei principali campi d'intervento dello Stato. La fondazione di Bassora, avvenuta durante il califfato di ῾Umar (r. 634-644), fu accompagnata dallo scavo simultaneo di due grandi canali che collegavano la città al Tigri, i fiumi al-Ubulla e Ma᾽qil. ῾Umar inaugurò inoltre una politica volta a favorire la coltivazione dei terreni improduttivi, attraverso la loro assegnazione a quanti si dichiaravano disposti a dissodarli.

Questa politica, ripresa successivamente dagli Omayyadi, permise lo sfruttamento di vaste estensioni di terreno improduttivo, grazie alla costruzione di una rete di canali da parte dello Stato o dei privati. I governatori nominati dagli Omayyadi realizzarono numerose opere volte a impedire la formazione di nuove paludi e a bonificare quelle già esistenti, con la costruzione di dighe che regolavano il flusso delle acque. La stessa politica fu seguita dagli Abbasidi dopo la loro ascesa al potere, avvenuta nell'VIII secolo. Il sistema d'irrigazione esistente fu notevolmente ampliato, soprattutto per venire incontro alle esigenze della nuova città di Baghdad, che nel suo momento di massimo sviluppo raggiunse una popolazione di 1.500.000 abitanti.

Sistemi di Irrigazione nel Mondo Islamico

Esistono quattro principali sistemi d'irrigazione:

  • Il metodo dei bacini, utilizzato in Egitto dall'Antichità fino a tempi relativamente recenti, consiste nel livellare ampi appezzamenti di terreno adiacenti a un fiume o a un canale e nel circondarli con un argine.
  • L'irrigazione permanente è un metodo che consente d'irrorare le coltivazioni in modo costante durante la stagione di crescita, per mezzo di una rete di piccoli canali che copre l'intera estensione coltivata.
  • Il metodo d'irrigazione a terrazze, utilizzato nelle regioni collinari, consiste nella costruzione di una serie di terrazze digradanti sul fianco di una collina, l'acqua proviene da cisterne di raccolta dell'acqua piovana, da pozzi, da sorgenti e a volte da una qanāt.
  • Il metodo degli uadi sfrutta le rare precipitazioni che si verificano nelle regioni abitualmente aride. Esso consiste nell'immagazzinare l'acqua dei temporali per mezzo di argini, allo scopo d'irrigare i campi adiacenti ai corsi d'acqua.

Tuttavia, l'irrigazione, e in particolare l'irrigazione permanente, è un ramo dell'ingegneria civile che ha sempre richiesto elevate capacità tecniche e amministrative. La costruzione di dighe, canali e qanāt, le questioni riguardanti il flusso e il controllo delle acque e i complessi problemi di misurazione a queste connessi rappresentano una prova particolarmente impegnativa per gli esperti.

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Le Qanāt: Condotte Sotterranee

Uno dei metodi più efficaci per rifornire d'acqua le regioni prive di corsi perenni è la qanāt, una condotta sotterranea quasi orizzontale che conduce l'acqua da una falda acquifera fino ai luoghi interessati. Questa tecnica, che ha avuto origine probabilmente nell'Iran settentrionale durante l'VIII sec. a.C., era diffusissima durante il Medioevo in tutto il mondo islamico, dove è tuttora in uso.

In effetti, alcune recenti stime indicano che il 75% dell'acqua attualmente utilizzata in Iran proviene da un enorme numero di qanāt, la cui lunghezza totale supera circa 160.000 km. La sola città di Teheran ne possiede ben trentasei, tutti provenienti dalle colline dell'Elburz, distanti da 13 a 26 km circa, con una portata di circa 30.000 m3 d'acqua al giorno in primavera e non minore di 15.000 m3 al giorno in autunno.

Abbiamo un testo, Inbāṭ al-miyāh al-ḫāfiya (Sul modo di scoprire le acque nascoste) di al-Karaǧī, che è un trattato tecnico scritto intorno al 1000 d.C., con istruzioni piuttosto dettagliate sui metodi per stabilire il livello freatico, sugli strumenti di misura, la costruzione delle condotte, il loro rivestimento, i metodi per proteggerle dall'usura e mantenerle pulite ed efficienti.

La costruzione delle qanāt era affidata alle mani di un corpo di esperti (muqannī) e i segreti di questa professione per lo più erano tramandati oralmente di padre in figlio. Occorreva stabilire prima di tutto il punto di sbocco delle qanāt (i campi da irrigare, il centro urbano a cui fornire acqua potabile o entrambe le cose) e la probabile locazione delle falde acquifere.

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