Ero Straniero e Mi Avete Ospitato: Significato e Riflessioni
La questione degli stranieri presenti in Italia e in Europa è un segno dei tempi e anche un segno di contraddizione.
Siamo di fronte ad un epocale rimescolamento delle genti, causato principalmente dal contrasto fra il benessere di Europa e Nord America e le gravi situazioni di guerra, povertà e sottosviluppo del Sud del mondo, per cui il Sud preme sul Nord.
Questo fenomeno suscita interesse, ma anche timore e sospetto, introducendo nuove sfide e paure.
Un interrogativo cruciale si pone di fronte all'immigrazione di intere popolazioni straniere nei nostri paesi europei: è un "problema" oppure un'"opportunità"? Come comunità e ciascuno di noi, cosa il Signore ci sta chiedendo in questi tempi?
Radici Bibliche dell'Accoglienza
La risposta a queste domande si trova nelle Scritture, in particolare nel Vangelo, che invita ad entrare nella logica della prossimità, dell'ospitare, del soccorrere il prossimo facendosi prossimo.
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Nell'Antico Testamento, viene ricordato: "Non molesterai il forestiero né l'opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese di Egitto". Lo straniero, infatti, gode di una vera protezione giuridica.
La ragione del rispetto sta anche nell'esperienza di migrante vissuta e sofferta dal popolo eletto: il popolo è invitato a ricordarsi delle sofferenze passate.
L'amore per il forestiero è visto, inoltre, quale imitazione di Dio stesso. Leggiamo nel libro del Deuteronomio: "Il Signore rende giustizia all'orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero".
Emerge così un parallelo tra la concezione che il popolo ha di Dio e la concezione dello straniero. Se Dio ama i deboli, l'orfano, la vedova, lo straniero, noi pure dobbiamo amarli.
Lo Straniero nel Nuovo Testamento
Nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo, quello del “Giudizio Universale”, viene ricordato che chi accoglie il forestiero accoglie Gesù stesso: "Ero forestiero e mi avete ospitato... Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".
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L'accoglienza dello straniero non è una semplice opera buona, che verrà ripagata da Dio, bensì l'occasione per vivere un rapporto personale con Gesù. L'accoglienza delle straniero è una delle attuazioni dell'amore che è la legge fondamentale del cristiano.
“Ama il prossimo tuo come te stesso” risponde Gesù a chi gli chiede qual è il primo comandamento e “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” riassumono la Legge e i Profeti nella cosiddetta “Regola d'oro”.
Tutti i credenti in Cristo, poi, sono pellegrini e stranieri in questo mondo: “Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura.”
Dunque, come il ricordo di essere stati migranti e forestieri in Egitto costituiva per gli Israeliti un invito all'ospitalità verso gli stranieri, ad avere compassione e solidarietà per coloro che partecipavano alla medesima sorte, così i cristiani, sentendosi pellegrini in questa terra, sono invitati a comprendere le sofferenze e i bisogni di quanti sono stranieri e pellegrini rispetto alla patria terrena.
Accoglienza come Opportunità
Accogliere gli stranieri è una delle sette opere di misericordia corporale che il Catechismo della chiesa cattolica ancora registra.
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L'accoglienza dello straniero in virtù di una fratellanza universale è qualcosa che attraversa i millenni e le culture, perché si tratta di un'istanza profondamente radicata nella natura del nostro essere umani.
Una possibile soluzione al problema migranti, a livello internazionale, sarebbe quella di puntare sullo sviluppo e la promozione del Sud, in modo che ogni persona possa trovare cibo, lavoro e libertà a casa propria, ma non è certamente attuabile a breve termine.
Diventa perciò auspicabile e urgente favorire l'integrazione graduale e progressiva degli stranieri, nel rispetto della legalità e della cultura del paese ospitante.
Siamo consapevoli che si tratta di una prospettiva ardua, per la quale occorre operare non solo nel quadro del superamento delle paure, non solo nel quadro della legalità, ma con una pedagogia che insista specialmente sui bambini e sui ragazzi, figli degli immigrati, dal momento che sono più facilmente adattabili alle situazioni nelle quali vivono.
Per loro è un bene potersi integrare con serenità nell'ambiente dove imparano ogni giorno a vivere. Perché tutto questo si realizzi sarà necessario superare i pregiudizi, chiarire le idee sbagliate, crescere nella conoscenza reciproca.
Lo straniero è un "altro" da noi, diverso, e questa paura non deve essere ignorata. La casa, che è il mondo, non è nostra: essa appartiene a Dio, perché ospitato ciascuno di noi deve a sua volta ospitare.
L'accoglienza dello straniero è una preziosa opportunità di crescita per tutti: loro e noi.
Il Signore non esige nulla di eroico, ma ci chiede di affrontare le nostre paure e di agire con giustizia, ricordando che siamo tutti creati "a immagine e somiglianza" divina.
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