Gesti Italiani: Significato e Importanza nella Cultura
La gestualità italiana è spesso oggetto di curiosità e ha dato vita all'attribuzione di stereotipie da parte degli stranieri. Per esempio, è noto il frequente uso delle mani durante le conversazioni, interpretato come un segno di passionalità ed espressività.
La comunicazione non verbale funge da complemento al linguaggio verbale, arricchendo la comunicazione con sfumature che le sole parole potrebbero non trasmettere. La gestualità italiana è una di quelle più conosciute.
Si può definire gesto qualsiasi movimento fatto con le mani, le braccia o le spalle. Un gesto è comunicativo quando la forma che assumono le mani e il loro movimento sono prodotti per comunicare.
Classificazione dei Gesti Italiani
Secondo il "Dizionario dei gesti degli italiani" curato da Isabella Poggi, i gesti italiani possono essere classificati in diverse categorie funzionali, tra cui:
- Gesti personali: esprimono stati d'animo o emozioni individuali.
- Gesti interpersonali: regolano le interazioni sociali tra individui.
- Gesti regolativi: indirizzano o modulano il flusso della conversazione.
- Gesti referenziali: rimandano a oggetti, persone o concetti specifici.
Questa classificazione evidenzia la complessità e la ricchezza del repertorio gestuale italiano, che si è sviluppato nel corso dei secoli come risposta a esigenze comunicative specifiche della nostra società.
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Tipi di Gesti
Vi sono tipi diversi di gesti:
- Gesti deittici: con cui si indica un oggetto o una persona con l’indice o con la mano aperta.
- Gesti iconici: che raffigurano nell’aria la forma o imitano i movimenti di un oggetto, un animale, una persona.
- Gesti batonici.
Un’importante distinzione fra i gesti è quella tra gesti creativi, cioè inventati dal parlante per scandire e illustrare il suo parlato, e codificati, cioè memorizzati stabilmente in un lessico gestuale.
Esempi tipici di gesti creativi sono quelli con cui si raffigurano azioni, persone, oggetti per illustrare la narrazione. I gesti simbolici, invece, che hanno una traduzione in parole e frasi canonica e condivisa, sono un caso tipico di gesti codificati culturalmente; si imparano da piccoli vedendoli fare, e un non vedente, a meno che non gli si insegni come atteggiare le mani, non ne compie.
Certi gesti, specialmente quelli simbolici, si fanno in modo intenzionale e consapevole, al punto che se qualcuno dopo ci chiede che gesti abbiamo fatto, ce li ricordiamo. I gesti batonici, invece, in cui la mano va su e giù per enfatizzare il parlato, si fanno quasi senza accorgersene: l’intenzione comunicativa è tacita, cioè l’abbiamo ma non sappiamo di averla.
Un gesto si dice motivato quando il suo significato si può indovinare dalla sua forma o movimento. Possiamo distinguere due tipi di gesti motivati: iconici e naturali.
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In un gesto naturale (come scuotere le braccia in alto per l’esultanza) la relazione è di determinismo meccanico: qualcosa nel significato del gesto determina in maniera necessaria la sua forma, luogo o movimento. Un gesto è invece arbitrario quando chi non l’ha mai visto non può indovinare cosa voglia dire.
Molti gesti simbolici, almeno così come ci appaiono oggi, sono arbitrari: ad es., strisciarsi la mano sotto il mento, che vuol dire «chi se ne frega» e la mano a tulipano («ma che vuoi?» o «ma che dici?»).
Alcuni gesti sono autonomi, cioè si possono usare anche in totale assenza di parlato, e sostituirlo completamente: esempio tipico i gesti simbolici e i segni delle lingue di segni dei sordi, che sono un tipo particolare di gesti simbolici. Se per i segni dei sordi è ovvio che possano e debbano sostituire il parlato, ciò avviene a volte anche per i gesti simbolici usati dagli udenti.
Altri gesti invece non si possono usare se non contemporaneamente al parlato, al punto che se li vediamo fare da una persona pensiamo o che sta parlando con l’auricolare, o che parla da solo. Sono i gesti che servono ad arricchire o ribadire le informazioni del parlato, per questo chiamati coverbali.
La caratteristica di non poter occorrere se non contemporaneamente al parlato è particolarmente evidente nei gesti batonici, che servono proprio a scandire ed enfatizzare il parlato.
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Secondo alcuni autori, il gesto coverbale costituisce, con le parole prodotte simultaneamente, un tutto unico. Ad es., se nel raccontare un cartone animato dico «Gatto Silvestro sale su per la grondaia» muovendo verso l’alto le mani artigliate, come se si aggrappassero a un tubo in verticale, gli aspetti del movimento descritto si distribuiscono fra il gesto e le parole.
L'Uso dei Gesti in Italia
I gesti sono parte integrante della comunicazione in tutti i casi in cui il destinatario può vedere il parlante, come nell’interazione faccia a faccia o in televisione. In Italia alcune regioni mediterranee, come la Campania e la Sicilia, sono depositarie di un repertorio gestuale molto ricco, in parte ereditato dai greci.
Gli italiani udenti, nell’interazione quotidiana, usano spesso i gesti simbolici. Sono gesti simbolici, ad es., lisciarsi il mento col dorso della mano per dire «niente affatto» o «non me ne importa nulla»; mettersi l’indice sulle labbra per chiedere silenzio.
Chirologia dei Gesti Simbolici Italiani
Ricca e articolata è anche la ‘fonologia’ dei gesti simbolici italiani, che è chiamata anche chirologia. Ogni parametro può assumere un certo numero di valori, per cui in quel sistema ogni gesto è caratterizzato univocamente dalla combinazione dei valori che assume rispetto ai vari parametri.
Analizzato in base a questi parametri, il sistema chirologico dei gesti simbolici italiani risulta ricco e articolato quasi come quello della Lingua italiana dei segni (LIS). Gli udenti italiani usano 39 forme della mano, 6 orientamenti, 35 luoghi.
I gesti simbolici italiani, come tutti i gesti simbolici usati in una certa cultura dagli udenti, non assurgono allo status di lingua come invece è assodato per le lingue di segni dei sordi, perché mentre una lingua di segni ha un lessico (cioè un sistema di parole) e una sintassi (cioè un sistema di regole per combinare le parole formando frasi), un sistema di gesti simbolici comprende un lessico, ma non una sintassi.
Quindi nei gesti simbolici non ci sono vere e proprie categorie grammaticali, come nome o verbo, ma tuttavia è possibile distinguere gesti olofrastici e articolati, cioè gesti-frase e gesti-parola, a seconda che abbiano il significato di una frase intera o solo di una parte di frase. Ad es., muovere l’indice e il medio a V davanti alla bocca vuol dire «fumare» o «sigaretta».
Informazioni Veicolate dai Gesti
Vari gesti degli udenti danno informazioni sul mondo: persone («indiano», «comunista»), animali («cavallo», «asino»), oggetti («forbici», «sigaretta»), azioni («camminare»), proprietà fisiche e mentali («magro», «stupido, testardo»), momenti del tempo («ieri», «dopo»), quantità («due»).
Tra i gesti che danno informazioni sull’identità del parlante, uno usato molto spesso da uomini politici è mettersi la mano sul cuore, che significa «io lo dico sinceramente»: un gesto di autopresentazione della propria onestà morale.
Proprio perché i gesti degli udenti non sostituiscono il parlato ma lo accompagnano, molti danno informazioni sulla mente del parlante.
Alcuni informano sul grado di certezza delle conoscenze che si comunicano (scuotere l’indice teso a palmo avanti «no», stringersi nelle spalle «sono perplesso, non lo so») o sulla loro fonte (schioccare pollice e medio «cerco di ricordare», muovere su e giù gli indici e medi paralleli con entrambe le mani alzate, a palme in avanti «virgolette».
Altri gesti infine comunicano le emozioni del parlante. Di un gesto, come di una parola o di una frase, possiamo avere un uso retorico, cioè diverso da quello letterale.
Un esempio di gesto creativo iconico che utilizza una metafora è quello di un uomo politico, Gianni De Michelis, che, mentre dice «com’è perfettamente evidente», apre le mani voltando le palme in alto. Il gesto è metaforico, perché dà il significato di qualcosa di chiaro, evidente, attraverso l’idea di qualcosa che si apre, come la corolla di un fiore, e diviene visibile a tutti.
Un uso ironico del gesto è quello di Antonio Di Pietro, pubblico ministero nel processo Mani pulite (1992 e anni seguenti), che, non convinto di ciò che afferma l’imputato, nell’ipotizzare ciò che lui invece pensa sia la verità dice: «A me sembra - e ne chiedevo a lei conferma …» e muove in avanti le mani a palme in su, protendendosi e quasi inchinandosi, in un gesto di esagerata cortesia.
Figure Retoriche nei Gesti Simbolici
Nei gesti simbolici operano varie figure retoriche: metafora, sineddoche, ironia, iperbole. Un gesto metaforico è quello di battersi la mano sul petto, col palmo in giù e le dita che si toccano: vuol dire «mi sta sullo stomaco», cioè letteralmente «non lo digerisco».
Un esempio di ironia si ha invece nel gesto di battere le mani, che si usa in senso letterale per approvare e lodare, ma anche in senso ironico per esprimere, al contrario, un sarcastico elogio, cioè una critica, una forte disapprovazione.
Altri gesti utilizzano la figura dell’iperbole: per comunicare «sono triste» l’indice sfiora la guancia dallo zigomo in giù, come a raffigurare una lacrima che scende, e quindi il pianto. Qui, piangere è un’esagerazione - un’iperbole appunto - rispetto a essere triste.
Un’altra figura retorica usata spesso nei gesti simbolici italiani è la sineddoche: si rappresenta una certa cosa per significarne un’altra che vi è collegata. Nel gesto prigione, si rappresenta la parte (le dita della mano poste davanti alla faccia a mimare le sbarre) per intendere il tutto (la «prigione»). E poiché questo gesto può anche significare «malvivente», utilizza così un’altra sineddoche, in cui il contenente (prigione) rappresenta il contenuto («qualcuno che in prigione c’è, c’è stato, o ci dovrebbe stare»).
Un altro gesto che utilizza la sineddoche è toccarsi il dorso del polso sinistro con l’indice destro.
Cambiamento e Variazioni Regionali
L’applicazione dei meccanismi retorici ha due importanti funzioni per il lessico dei gesti, così come per quello delle parole. Da un lato contribuisce al cambiamento storico del significato dei gesti, perché l’operare di una figura retorica fa cambiare il significato del gesto, al punto che il nuovo significato soppianta il vecchio.
Questa coesistenza di due significati - in parte collegati - in uno stesso gesto costituisce la polisemia dei gesti. Molti gesti hanno infatti più di un significato, come le parole.
Molti gesti simbolici si usano in tutta Italia, più o meno con lo stesso significato. Ma anche in questo sistema di comunicazione vi sono variazioni regionali. Inoltre, alcuni gesti usati in certe zone in altre sono del tutto sconosciuti.
Ad es., quello piemontese che significa «vergogna!»: indice e medio tesi, mano a palmo in giù, si strofinano su dorso di indice e medio dell’altra mano.
Gesti Iconici Italiani
Un altro gesto che è in qualche modo l’emblema della gestualità italiana, tanto da essere riconosciuto dagli stranieri come il gesto italiano per eccellenza, è quello della mano a borsa o mano a carciofo, che Carlo Emilio Gadda in Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana chiama mano a tulipano: la mano si muove su e giù a palmo in alto, con le dita che si toccano le punte, proprio come i petali di un tulipano.
- Nel significato di domanda, la mano si muove su e giù in fretta, compiendo un arco di pochi centimetri, e si ferma di scatto dopo al massimo due o tre ripetizioni; inoltre il gesto è accompagnato da uno sguardo interrogativo, con le sopracciglia aggrottate e un’espressione di curiosità.
- Nel significato di critica, invece, la mano si muove su e giù lentamente, più volte, per un tragitto molto lungo, anche fino a completa flessione ed estensione dell’avambraccio; la bocca si atteggia a un sorriso scettico o ironico, il capo è leggermente inclinato da una parte, e in genere non c’è aggrottamento delle sopracciglia né espressione di curiosità.
Gesti Comuni e Loro Significato
Nel mondo del Linguaggio del Corpo, le mani e i loro gesti occupano un posto di primo piano con la loro capacità di muoversi e gesticolare rinforzando la comunicazione verbale. Noi italiani siamo probabilmente il popolo che usa più gesti e nel resto del mondo siamo noti anche per questo. Perché noi italiani gesticoliamo quando parliamo? Siamo nati imparando a parlare anche con i gesti, lo abbiamo imparato automaticamente da piccoli, fin dalla nascita, guardando gli altri. Noi italiani abbiamo una sorta di codice non scritto che ci accomuna, ogni gesto ha un suo significato particolare.
- Gesto per esprimere piacere quando si mangia: Forse il più famoso gesto italiano al mondo, anche se non così comunemente usato come altri, è il tipico gesto che fanno i bambini per esprimere piacere quando mangiano.
- Invitare alla pazienza: Fermati, un momento, ecco un altro gesto comunissimo per invitare un nostro amico ad avere pazienza. Dirlo solo con la voce non ha lo stesso effetto.
- OK: Un gesto divenuto internazionale, il pollice alzato a mano chiusa, non ha bisogno di particolari presentazioni.
- Richiesta di costo: Per chiedere quanto viene qualcosa basterà strofinarsi il pollice e l’indice con la mano rivolta verso l’alto, in un movimento rapido, come per pulirsi dalle briciole del pane.
- Gesto della pasta: Il nostro piatto nazionale tanto apprezzato in tutto il mondo non poteva non avere il suo gesto, che cerca di rievocare la forma delle forchetta che arrotola gli spaghetti (ovviamente senza cucchiaio).
- Che vuoi?: Uno dei gesti più famosi e più tipicamente italiani, che esprime la propria perplessità su quanto detto o fatto dal nostro interlocutore. Mano chiusa con dita riunite a punta verso l’alto, in movimento dondolante orizzontale o verticale. Spesso accompagnato anche dalla voce con frasi ornate e arricchite di parole scurrili che meglio sottolineano il pathos emotivo del parlante.
- Stare insieme: Utilizzabile in vari contesti e situazioni in cui si vuole esprimere il senso di insieme. Lo si usa soprattutto per chiedere se due persone stanno insieme in relazione: “stanno insieme? Stiamo insieme?” Ma lo si può usare anche con altri verbi: andiamo insieme?
- Stupore: Si avvicina l’indice di una mano al lato della fronte battendo più colpettini con l’indice. Gesto spesso usato per accompagnare uno stato emotivo di sorpresa per quanto detto o fatto da qualcuno, che ci lascia completamente perplessi.
Differenze Culturali e Comunicazione Interculturale
Uno studio condotto dall'Università per Stranieri di Perugia ha analizzato l'interpretazione dei gesti italiani da parte di cittadini romeni, evidenziando come gesti, espressioni facciali e contatti visivi vengano interpretati in modo diverso dalle due comunità, e come questo possa generare fraintendimenti o malintesi in diversi contesti (es. scuola, lavoro, interazioni quotidiane).
Questo studio ha messo in luce che esistono delle divergenze culturali nei codici gestuali e non verbali tra italiani e romeni e che alcuni gesti italiani (specialmente quelli molto espliciti ed enfatizzati) possono essere percepiti dai romeni come eccessivi, invasivi o confusivi, se non sono contestualizzati. Allo stesso modo, anche gli italiani hanno avuto difficoltà a interpretare alcuni gesti delle persone romene.
Lo studio appena descritto dimostra concretamente quanto il modo di gesticolare italiano non sia sempre “trasparente” per chi ha un retroterra culturale differente dal nostro, offrendoci evidenze empiriche sul fatto che non è solo la lingua a dover essere “tradotta”, ma anche il linguaggio del corpo e che la gestualità non è universale né nella sua manifestazione né nel suo significato.
La differenza nella comunicazione non verbale tra culture può rappresentare sia una barriera che un'opportunità. Comprendere e adattarsi ai diversi codici gestuali è fondamentale per facilitare l'interazione e prevenire malintesi.
Ad esempio, mentre in Italia il contatto visivo diretto è spesso segno di attenzione e sincerità, in altre culture può essere percepito come invadente o irrispettoso. Pertanto, la consapevolezza delle proprie abitudini comunicative e la sensibilità verso quelle altrui sono essenziali per promuovere una comunicazione efficace e rispettosa.
Come Imparare i Gesti Italiani
Per chi desidera immergersi nella cultura italiana e padroneggiare la lingua italiana, comprendere il gesticolare è fondamentale.
- Facilita la comprensione delle sfumature comunicative.
- Aiuta a integrarsi meglio nella società italiana.
- Permette di cogliere significati non espressi verbalmente.
Per gli studenti stranieri, imparare a gesticolare all’italiana può essere un’esperienza divertente e formativa. Ecco alcuni suggerimenti:
- Osservare attentamente gli italiani durante le conversazioni.
- Guardare film e serie TV italiane, prestando attenzione ai gesti.
- Partecipare a workshop o corsi specifici sulla gestualità italiana.
- Praticare con amici italiani o altri studenti.
Comprendere e utilizzare i gesti italiani può essere un potente strumento per:
- Superare le barriere linguistiche iniziali.
- Creare connessioni più profonde con i madrelingua.
- Arricchire la propria espressività in italiano.