Gruppi Musicali Stranieri Famosi Attuali: Un Viaggio Attraverso le Tendenze Musicali
In questa pagina troverai un elenco delle band straniere più richieste in questo periodo. Gli artisti sono elencati in ordine alfabetico, ma ci possono essere casi in cui si sta cercando un gruppo musicale usando l'articolo "The" davanti al nome. Prova a cercare usando la lettera corrispondente al nome senza l'articolo "the" o altri simili. Puoi anche usare il box di ricerca per avere risultati più immediati.
Prima di tutto bisogna fare una premessa: questo articolo ha una cornice fortemente ironica. Lo spunto arriva dalle classiche conversazioni tra ragazzi appassionati di musica che tutti noi abbiamo avuto durante l’età della formazione, specie all’inizio della nostra fascinazione per il pentagramma. Naturalmente, questo assunto di base non ha alcun senso: la musica che merita di essere ascoltata è quella che ci piace, a prescindere da cosa sia. Tuttavia, una volta diventati veri boomer si può anche dire: da giovani è normalissimo iniziare a categorizzare le cose del mondo per trovarvi più facilmente delle chiavi di lettura (oltre a tendere all’integralismo) e quindi può pure capitare di credere che esista un numero tutto sommato ristretto di artisti oggettivamente superiori. Convinzione rafforzata dal fatto che citarli fa guadagnare immediatamente il sacro rispetto dei partecipanti alla nostra alta conversazione di conoscenza musicale e fare contestualmente una bellissima figura, passando per uno/a che se ne intende.
Per quanto sia divertente scherzarci, ci sono degli aspetti oggettivi che questi artisti posseggono e che possono essere usati in maniera strumentale per stilare una sorta di “lista canonica degli artisti superiori”. Per esempio: di solito si tratta di beniamini della critica musicale, di veri innovatori e di artisti che lavorano moltissimo con la sperimentazione e cercano un’espansione della propria espressività al di là dei confini di genere. Quasi sempre si parla di virtuosi della tecnica musicale, di talentuosi reali. Inoltre, non va sottovalutato il tipo di consenso che molti di questi artisti generano nel proprio pubblico di riferimento, che può essere entusiastico e/o elitista.
Come sempre, il nostro elenco non ha pretese di esaustività: sono i nomi venuti in mente a noi e senz’altro se ne possono aggiungere altri. Peraltro, non vengono citate realtà di vera e durissima nicchia ma soggetti che comunque godono di fama, riconoscimento e successo più o meno globali. E, per quanto accada all’interno di questa costruzione vagamente satirica, citiamo artisti veramente eccellenti che meritano di essere scoperti, se non li si conosce, o riassaporati, in caso li si apprezzino già.
Artisti e Gruppi Musicali in Evidenza
The Mars Volta
Band nata a fine anni '90 per impulso di Omar Rodríguez-López e Cedric Bixler Zavala, rispettivamente chitarrista e cantante degli At The Drive-In, i Mars Volta vengono al mondo per ampliare gli orizzonti musicali dei due musicisti, all’epoca enormemente frustrati dai confini del genere a cui appartenevano gli At The Drive-In, ormai percepiti come ostacoli limitanti più che come binari identitari. Pur rimanendo fedeli a una vocazione rock che rimane come matrice della loro produzione, cercare di incastrare in uno o anche più generi i Mars Volta è semplicemente impossibile. Del resto, questo approccio variegato e mutevole è perfettamente coerente con la premessa stessa della formazione: sperimentare, osare, cercare. Senza fermarsi mai in un punto preciso. La band è una di quelle realtà che mantiene uno stile unico qualunque cosa faccia ma dalla quale aspettarsi un mix incredibile di influenze e riferimenti, mescolati da un’attitudine che taluni definiscono jazz.
Leggi anche: Esplorare Roma a piedi
Spesso vengono etichettati come complesso art rock per via delle influenze che loro stessi citano e che trascendono non solo l’idea di genere musicale ma anche i confini della stessa disciplina, oltre a rivelare il loro approccio estremamente intellettuale alle sette note. I Mars Volta amano infatti elencare tra le loro ispirazioni Federico Fellini, Alejandro Jodorowsky, Pier Paolo Pasolini e Max Ernst: artisti che si sono dati al cinema, alla letteratura, alle arti figurative.
Fugazi
Potrebbe sembrare una contraddizione in termini ma non lo è: per chi viene dal mondo del punk rock, i Fugazi rappresentano ancora oggi una delle avanguardie più notevoli, apprezzate e trasversalmente riconosciute. Per inciso, sono una delle influenze più nette per gli At The Drive-In, il gruppo madre da cui sono nati anche i Mars Volta di cui sopra. Attivi dal 1986 al 2003 (anche se formalmente non si sono mai sciolti e sono solo “in pausa”), i Fugazi si sono formati a Washington D.C. in un periodo in cui i componenti stavano cercando di espandere i loro orizzonti musicali oltre i confini dell’hardcore punk, che in quell’epoca era un po’ la massima frontiera del genere, specialmente sulla costa est degli USA.
Figlia di esperienze precedenti, i Minor Threat e i Rites Of Spring, la band ha solidissime radici hardcore ma anche un’anima sperimentale inedita per il genere di riferimento e d’origine. Dissonanze, composizioni articolate in vere e proprie sezioni, ricerca sonora, produzione attenta e adoperata come un ulteriore strumento espressivo: tutto questo raramente si trova nelle realtà provenienti dal punk ma, invece, si tratta di ingredienti fondamentali della musica dei Fugazi.
Dream Theater
Quasi esattamente coetanei dei Fugazi (ma provenienti da tutto un altro universo) sono i Dream Theater, una band che da quasi quarant’anni viene portata in palmo di mano da tutti i cultori della tecnica e della maestria nell’arte di suonare uno strumento musicale. Con grande ragione, detto per inciso. I Dream Theater fanno infatti della loro sconfinata abilità tecnica il loro principale strumento espressivo: di fatto, si tratta di un complesso formato da virtuosi dei rispettivi strumenti, in grado di suonare qualunque cosa e organizzare arrangiamenti di qualunque genere e tipo. John Petrucci, John Myung, Jordan Rudess e Mike Mangini sono infatti considerati tra i migliori suonatori al mondo dei loro strumenti (nell’ordine: chitarra, basso, tastiere e batteria) così come lo era il talentuosissimo batterista fondatore, Mike Portnoy. Ognuno di loro ha vinto vari premi e riconoscimenti grazie alla propria abilità.
Cresciuti a pane e rock progressivo, i membri del gruppo hanno infuso nella loro musica la ricerca tipica del prog all’interno di una grammatica di base che invece è metal, creando una sintesi finale chiamata progressive metal che, oltre a essere diventata la loro incontrovertibile firma, è oggi considerata un genere a sé stante, con tanto di numerosissimi epigoni.
Leggi anche: Pianificare Viaggi in Piccoli Gruppi
Sigur Rós
Nel nostro pezzo Breviario minimo di musica pop rock islandese di qualche anno fa, descrivevamo i Sigur Rós come una realtà in grado di essere apprezzata da moltissimi. Contestualmente, però, notavamo anche che la band - insieme con altre realtà post rock, lo stesso genere degli islandesi - non è mai riuscita a fare il definitivo salto di qualità a livello di notorietà, finendo per rimanere celebre solo presso un pubblico di nicchia. Ciò nonostante, i fan dei Sigur Rós restano tanti, tantissimi. Non solo: la loro poetica, il loro lirismo delicato e la loro capacità di intessere mondi musicali emozionanti e intensi sono sempre in grado di far guadagnare alla band nuovi consensi, perpetuandone il successo da un lato e conquistando i favori della critica dall'altro.
Brian Eno
Un conto è sapere chi sia Brian Eno, un conto è ascoltare la musica di Brian Eno come artista solista (il che non significa ascoltare gli artisti che, pure, ha prodotto). Studioso di teoria musicale (e lui direbbe anche di quella non-musicale), inventore della musica ambient, pioniere della produzione musicale, instancabile curioso di tutto il mondo del sonoro, cultore della diversità mondiale a livello di strumenti e melodie: Eno è tutto questo e pure di più. Non tutti conoscono la sua figura ma chiunque abbia approfondito un po’ la storia del rock, degli anni '70 e '80 in particolare, non ha potuto evitarla, perlomeno a livello di nome. Eppure, nonostante la sua importanza, la sua produzione musicale diretta resta avvolta da un’aura particolare, un bagliore che attira solo pochi eletti, considerando invece le masse che pure hanno consumato tanti dei suoi lavori come produttore.
In realtà, chiunque abbia mai avviato un computer con installato Windows ’95 come sistema operativo: proprio quel jingle è un ottimo esempio dell’arte più recente del musicista inglese, diventato sempre più radicale nella ricerca sonora al punto da sostenere di essere un non-musicista, in quanto ormai lavora essenzialmente con campionamenti, registrazioni, montaggi e sovrapposizioni più che con degli strumenti musicali veri e propri.
Radiohead
Abbiamo parlato recentemente di Creep, il loro primo e maggior successo commerciale. Come si diceva allora, però, quel brano è oggi scarsissimamente rappresentativo dei mondi sonori che i Radiohead hanno saputo creare durante le fasi successive della loro carriera. Oggi, la band è una di quelle realtà che vengono citate sempre e comunque quando si cerca di individuare realtà che godono sia di consenso popolare, sia di apprezzamento della critica o che siano a cavallo tra riconoscimento pop globale e sperimentazione/innovazione reale. Tralasciando i primi due lavori non perché non belli ma perché più figli del loro tempo, da OK Computer a A Moon Shaped Pool i Radiohead non hanno prodotto moltissimi album ma hanno cercato di rinnovarsi e innovarsi ogniqualvolta si sono ritrovati in studio, sforzandosi di lasciare alle spalle le strade già battute in precedenza per misurarsi con qualcosa di nuovo (e, tendenzialmente, riuscendoci).
Elio e le Storie Tese
Come dice sempre Elio stesso, il pubblico della band milanese si divide in due entità fondamentali: chi li ascolta «perché dicono le parolacce» e chi invece lo fa perché prigioniero della raffinatezza tecnica e compositiva del gruppo. Usando ancora una volta le parole del frontman della band, gli Elio e le storie tese nascono per «impegnarsi fino allo stremo nel realizzare grandi pu******e» (principio di base in cui lo stesso Elio sosteneva si riconoscesse pure Frank Zappa. L’aneddoto è emerso durante un racconto pubblico della loro collaborazione fatto dal complesso meneghino).
Leggi anche: I migliori gruppi turistici italiani
Nuove Promesse e Tendenze Attuali
Avete presente il film-gioiello Sing Street **di John Carney **del 2016? Il protagonista è Conor, un ragazzino di 14 anni la cui vita - tra la famiglia in pezzi e la scuola dove i bulli non sono solo gli studenti - è apparentemente un disastro. Allora fa quello che tanti coetanei fanno per riscattarsi: mette su una band. Chiama i compagni, fa ascoltare loro la musica pop che ha visto nei video (siamo negli anni ’80) e prova a scrivere qualcosa di simile. La fortuna di Conor è di avere un fratello maggiore, uno po’ disilluso, ma con un sacco di dischi da condividere. Ecco, è così che ci immaginiamo gli inizi dei ragazzi dei gruppi musicali under 25 che oggi vanno per la maggiore. Magari anche loro hanno avuto un fratello più grande (o un papà oppure uno zio) che ha fatto ascoltare loro dei mitici pezzi rock. Perché le band di cui parliamo qui fanno rock, e già questa è una bella cosa; mostrano anche di conoscere la lezione del passato, i big come i Led Zeppelin e i Joy Division, i Red Hot Chili Peppers e i Rage Against The Machine. Quando questi suonavano, i musicisti di oggi non erano ancora nati. E pensare che si dice che il rock non si ascolta più!
Måneskin
Victoria De Angelis, la bassista e fondatrice dei Måneskin (in danese “chiaro di luna”) era ancora al liceo quando i Rolling Stones vennero a suonare al Circo Massimo. Era il 22 giugno del 2014. I biglietti andarono a ruba e lei rimase senza. Però, si presentò lo stesso al concerto, provò ad arrampicarsi sulle inferriate per vedere qualcosa. Otto anni dopo, che paiono otto secoli, il 9 luglio 2022 **Victoria e i Måneskin suoneranno a quello stesso Circo Massimo. *È un cerchio che si chiude per la band che ha iniziato suonando per strada, in via del Corso a Roma, si è rivelata a X Factor e, quando sembrava essersi un po’ fermata, è esplosa a Sanremo e poi all’Eurovision Song Contest, frantumando record di ascolti su Spotify. Damiano David, cantante carismatico, Ethan Torchio alla batteria, Thomas Raggi alla chitarra e, appunto, Victoria De Angelis sono rock, nonostante il dibattito ancora aperto sui social: quattro ventenni che suonano strumenti analogici, ora che tutto è creato con campionatori, basi sintetiche e vocoder, e che scrivono canzoni dirette, fatte di slogan (“siamo fuori di testa, ma diversi da loro”).
Nei Måneskin c’è tanto del rock degli anni ’90, quel crossover di Red Hot Chili Peppers e Rage Against The Machine, oltre un po’ di quel grunge che arrivava da Seattle. Non è niente di originale? Anche gli epigoni dei ’90 avevano i loro eroi nei ’70: “A noi il coraggio non ci manca, siamo impavidi, siamo cresciuti con i lividi sui gomiti”, *canta Damiano in Lividi sui gomiti. È una dichiarazione di intenti.
Inhaler
Poco più di un anno fa Wired avevascommesso su questa band da Dublino, terra di grandi gruppi. Ora gli Inhaler sono arrivati al primo album. It Won’t Alway Be Like This, uscito a luglio, è già numero uno in Irlanda e nella prestigiosa classifica inglese. E anche loro hanno una data da segnare in agenda: il 9 maggio del 2022 saranno a Milano, ai Magazzini Generali, per il debutto live in Italia. L’album conferma quello che promettevano i singoli: una musica che attraversa tutte le sfumature della new wave, dai Joy Division ai Cure fino ad alcune cose degli Psychedelic Furs. Di quel mondo c’è l’anima chitarristica ed elettronica, e anche la capacità di essere pop. E se qualcuno li accomuna agli Editors, ai Killers, ai Bloc Party e i White Lies, è solo perché anche loro, nei nostri anni ’00 e anni ’10, si sono abbeverati alla fonte della new wave. Nel nuovo lavoro, dicono, hanno voluto esplorare delle melodie alla Talking Heads.
Eli Hewson (voce e chitarra), Robert Keating (basso), Ryan McMahon (batteria) e Josh Jenkinson (chitarra) sono lanciatissimi. A questo punto va detto: Eli Hewson è il figlio di Bono degli U2, e nella musica degli Inhaler ci sono anche loro (l’arpeggio e la calma a metà di Who’s Your Money On ricordano il passaggio tra An Cat Dubh e Into The Hert in Boy, il primo album degli U2). Ma non troppo. I geni sono gli stessi, la rabbia e la fame non possono che essere diversi. Eppure in Eli c’è coraggio e la voglia di mettersi in gioco, e la musica del gruppo suona assolutamente come quella di una band del 2021.
La prossima volta che scriveremo degli Inhaler (la band si chiama così, “inalatore”, perché Eli soffre d’asma) non parleremo più di Bono, ma solo di Eli. “Non sarà sempre così”, recita la canzone che dà il titolo al primo album e che parla della fine di un amore. Ma in periodo di pandemia e lockdown (cinque brani sono state scritte in questo periodo, con la band in collegamento su Zoom) ha acquistato un altro significato: vuole dirci che tutto passerà. Saper cogliere qualcosa di universale è un dono che hanno solo i grandi.
Fontaines D.C.
Restiamo ancora per un attimo a Dublino, perché l’Irlanda è terra fertile per il rock. È da qui che partono i Fontaines D.C. e anche loro vengono dalla new wave, precisamente dal post punk, ma portano in scena il lato più urticante e oscuro. Sono i nipoti dei Joy Division, però sono rimasti più vicini allo stile di Ian Curtis, complice la voce cupa e declamante di Grian Chatten che a volte sembra evocare davvero quella del compianto leader della band di Manchester. Con un’altra rockstar, Jim Morrison, hanno in comune la passione per la poesia. I Fontaines D.C. (Carlos O’Connell, Conor Curley, Conor Deegan, Grian Chatten e Tom Coll), infatti, si sono incontrati grazie a questo interesse. E hanno pubblicato due raccolte, ispirate rispettivamente ai poeti beat Jack Kerouac e Allen Ginsberg e agli irlandesi Patrick Kavanagh, James Joyce e William Butler Yeats.
Television Screens, tratta dal **primo album, **Dogrel, è nata come una poesia per essere poi trasformata in una canzone. Il “dogrel”, nell’inglese del 1300, è proprio il nome di una filastrocca sciocca e volgare. E molte delle prime canzoni sono filastrocche, poesie recitate. Nella musica degli esordi dei Fontaines D.C. c’erano storie di strada di Dublino e influenze di Cure e Clash; nel secondo album, A Hero’s Death, si fanno strada trame più universali e arrivano echi di Iggy Pop e Nick Cave. Il nome della band nasce dal personaggio di Johnny Fontaine, il figlioccio di Vito Corleone de Il padrino: si chiamavano proprio The Fontaines, ma hanno aggiunto le lettere D.C., cioè Dublin City, quando hanno scoperto che un gruppo di Los Angeles aveva lo stesso nome.
Greta Van Fleet
Passiamo in America, per la precisione in Michigan. È da qui che arrivano i tre fratelli Kiszka: Josh (voce), Jake (chitarra) e Sam (basso), e il quarto della band, Danny Wagner (batteria). La loro stella polare sono i Led Zeppelin. Noi li abbiamo conosciuti nel 2017 con Safari Song, che era programmatissima sulle radio rock come Virgin Radio. Ma il bello è che i Greta Van Fleet (il nome viene da quello di un’anziana signora della loro cittadina natale, Frankenmuth) non fanno niente per non evocare gli Zeppelin: Josh si lancia spesso nelle evoluzioni vocali di Robert Plant (rispetto al quale però ha una voce meno corposa, più sottile, anche se l’estensione è molto ampia) e Jake ama muoversi come Jimmy Page. Per i Greta Van Fleet vale lo stesso discorso dei Måneskin: avercene di band che sanno la lezione dei grandi del passato. Nel loro ultimo album dimostrano anche di aver studiato le ballad degli Zeppelin, come Thank You e Stairway To Heaven, evocate in Heat Above e Broken Bells, canzoni epiche e ambiziose della durata di oltre i cinque minuti dall’ultimo lavoro The Battle At Garden’s Gate, uscito ad aprile 2021.
“Sì, i Led Zeppelin hanno ovviamente una grande influenza su di noi, ma allo stesso tempo stiamo facendo della musica che non suona minimamente come i Led Zeppelin” hanno però dichiarato di recente.
Melancholia
Chiudiamo il cerchio con un’altra band italiana, anche lei **uscita da **X Factor. I Melancholia sono stati tra i protagonisti dell’ultima edizione ed erano nella squadra di Manuel Agnelli, guarda caso come i Måneskin. E anche loro non hanno vinto, si sono fermati prima della semifinale. Il gruppo di Foligno, con la voce magica di Benedetta Alessi e i suoni di Filippo Petruccioli e Fabio Azzarelli, suona un indie rock con influenze elettroniche. Ancora al pari dei Måneskin sono molto anni ’90, ma in una direzione diversa, ponendosi in quel mondo che sta tra gli Skunk Anansie e i Garbage, tra Bjork (la loro versione di Hunter suonata a X Factor è stata memorabile) e gli Smashing Pumpkins più elettronici di Adore. Cantano in inglese, e, per ora, continueranno a farlo, nonostante nel prossimo album ci sarà qualche canzone in entrambe le lingue. D’altra parte, prima di X Factor avevano suonato già in parecchi festival internazionali.
Ma la loro forza è l’energia, poi la abbia, lo spleen. Dopo l’album What Are You Afraid Of, uscito al termine del talent, a fine maggio è arrivato il **singolo *Medicine. “Be be be / be my medicine / I know that I could break down / but I can sleep now”, cantano, ovvero: “Sii sii / sii la mia medicina / so che potrei crollare / ma ora posso dormire”*. È come se parlassero di prendere una pausa per poi esplodere di nuovo.
L'Influenza del Rock Britannico
A partire dagli anni ’60 c’è stato un punto di svolta nella storia della musica rock. Questi gruppi rock britannici spazzarono via le frontiere musicali, guadagnando una popolarità senza precedenti in tutto il mondo. La British Invasion non si limitò solo alla musica, ma ebbe un impatto significativo anche sulla moda e sulla cultura giovanile dell’epoca. L’invasione delle band britanniche nel panorama musicale mondiale ebbe inizio intorno al 1964, con i Beatles. Queste band hanno aperto la strada a una nuova generazione di artisti che ancora oggi si ispirano al loro sound innovativo.
Gruppi Rock Britannici Iconici
- The Beatles: Il loro suono unico era una combinazione di pop tradizionale e influenze musicali varie.
- Queen: Le loro canzoni, come "Bohemian Rhapsody", "We Will Rock You" e "We Are the Champions", sono diventate autentici inni.
- Led Zeppelin: Si sono affermati come una delle prime band hard rock con influenze che avrebbero poi definito il genere heavy metal.
- Pink Floyd: Pionieri del movimento rock progressivo, con album iconici come The Dark Side of the Moon e The Wall.
- The Rolling Stones: Le loro canzoni di successo come "Paint It Black", "(I Can’t Get No) Satisfaction" e "Sympathy for the Devil" hanno conquistato le classifiche musicali di tutto il mondo.
- Oasis: Il loro secondo album, (What’s the Story) Morning Glory?, è diventato un vero e proprio fenomeno di vendite.
- Radiohead: Hanno ricevuto ampi elogi per la loro capacità di infondere emozioni profonde e toccanti nella loro musica.
- The Police: Tra i più grandi esponenti della musica rock new wave.
Questi gruppi rock britannici hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica. Oggi, nonostante il passare del tempo, le loro melodie e le loro parole continuano a risuonare nell’anima di chi li ascolta.
Nuovi Artisti da Tenere d'Occhio
Ormai entrati nel nuovo anno, è tempo di organizzarsi per non perdersi nulla di quanto di buono ci potrà portare. Oltre ai dischi di chi ha una certa notorietà, arriveranno anche quelli di chi ancora deve farsi conoscere.
- Brigitte Calls Me Baby: New wave miscelata con classicità ereditata da Roy Orbison.
- English Teacher: Hanno attraversato la prima crisi creativa della loro carriera.
- Erotic Secrets Of Pompeii: Art-rock tendente al post-punk molto denso di chitarre e simbolismi.
- Friko: Duo di Chicago con elementi di post-punk, chamber-pop ed experimental-rock.
- Heartworms: Sonic Youth e Smashing Pumpkins che incontrano Dominic Fike e i 1975.
- Lime Garden: Wonk-pop guidato da Chloe Howard.
- Mary In The Junkyard: Da tenere d'occhio per la canzone 'Tuesday'.
- Picture Parlour: Rock vintage con un tocco di Blondie.
- Sprints: Più punk che post-punk ma stando alla larga dei cliché di genere.
- The Last Dinner Party: Hanno letteralmente bruciato le tappe.
- New Eves: Mash-up rituale di canti popolari, punk urlante e droni mesmerici.
Curiosità sui Nomi delle Band
Oggi prendiamo in analisi ben trentacinque band mondiali che sono famose ancora oggi. Se vi dico Nirvana? Sapete di chi stiamo parlando. E se rilancio con i Creed o con i Maroon 5? Se non ascoltate la loro musica, sicuramente li avrete almeno sentiti nominare, no? Ora facciamo il gioco contrario. Siete fan dei Pen Cap Chew? No? E dei Tony Flow and The Miraculously Majestic Masters of Mayhem? Ad esempio, a me, dispiace molto che si siano sciolti i Cans Of Piss. Hanno segnato anche loro la storia della musica. Se pensate che sia un residuo di qualche colpo di calore o che io ieri sera abbia esagerato con l’alcol, guardate questo elenco qui sotto. Trovate gruppi stranieri famosi con il loro primo nome originale. Li sapevate tutti?
TAG: #Stranieri