I Viaggiatori della Sera: Recensione di un Film Distopico
Dell’originale e particolare “I viaggiatori della sera” di Umberto Simonetta, pubblicato nel 1976, ne ho già parlato, e proprio perché amo molto il romanzo ho voluto vedere questo film che spesso è ricordato più dell’opera originale.
Trama e Contesto
In un futuro prossimo distopico, a causa del grave sovraffollamento globale, una ferrea legge prevede che a 49 anni i cittadini abbandonino il loro lavoro e la loro casa per trasferirsi irrevocabilmente in uno dei numerosi villaggi per le “vacanze definitive” gestiti dallo Stato.
Orso (Tognazzi) e sua moglie Nicky (Ornella Vanoni) compiendo i 49 anni lo stesso anno devono recarsi al villaggio balneare 27 assieme. I due sono arrabbiati e frustrati, mentre i figli Anna Maria e Francesco trovano le “vacanze definitive” giuste ed eque, nel rispetto soprattutto della legge e delle nuove generazioni.
Nel villaggio gli ospiti devono solo far passare il tempo, vitto e alloggio sono infatti a carico della comunità. Regolarmente, con la motivazione ufficiale di intrattenere gli ospiti, viene fatta una sorta di lotteria con dei particolari tarocchi. Coloro che alla fine dell’estrazione rimangono con una o più carte in mano “vincono” una lussuosa crociera. Crociera però dalla quale nessuno ha mai fatto ritorno.
La completa inattività e l’ombra incombente della morte portano gli ospiti a sfogare le proprie ansie e i propri timori nell’unica valvola di sfogo consentita: il sesso. Anche il giovane personale che si occupa della gestione del villaggio accetta rapporti sessuali in cambio di vestiti o gioielli. Mentre Nicky, per quietare l’angoscia che l’attanaglia si adegua, Orso sembra non riuscirci.
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Il film è un'insolita visione del futuro degli ultracinquantenni, i quali dietro il paravento di una vacanza premio sarebbero eliminati da una fantomatica organizzazione.
Critiche e Confronti con il Romanzo
Purtroppo Tognazzi non riesce a mantenere l’anima satirica e caustica del romanzo di Simonetta, ed il film si impantana nelle acque del genere che in quegli anni spopola al botteghino: il sexy/pecoreccio.
La sceneggiatura, che Tognazzi scrive insieme a Sandro Parenzo (autore degli script di film come “Malizia”, “Peccato veniale”, “Lezioni private” o “Sesso in confessionale”) basa i dialoghi su un inutile - e quasi continuo - turpiloquio.
I nudi - a partire da quello integrale della Vanoni all’inizio del film e fino a quello alla fine di Corinne Clery, nei panni di un’inserviente sovversiva - e soprattutto le banali e perpetue allusioni sessuali poco c’entrano con lo spirito originale del romanzo.
Il dramma di una società che si ritrova “sul groppone” colpevolmente, ma quasi senza accorgersene, una generazione che erroneamente trova “inutile” - soprattutto perché non riesce a comprenderla - è un dramma di cui tutti sono responsabili.
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Per Tognazzi, invece, il dramma diventa un più superficiale scontro generazionale. Orso e Nicky non sono compresi dai loro figli, è vero, ma sono stati proprio loro a crescerli ed educarli. Di questo spinoso e cruciale aspetto (al contrario di Simonetta) Tognazzi non parla, facendo della pellicola un incompleto e debole atto d’accusa a senso unico.
Eppure, fra gli interpreti del film, c’è anche Leo Benvenuti nella parte di un amico di Orso, anche lui confinato al villaggio 27. E’ lo stesso Leo Benvenuti autore delle sceneggiature di film come “Arrangiatevi!” di Bolognini, “Matrimonio all’italiana” di De Sica, “Per grazia ricevuta” di Manfredi, “Fantozzi” di Salce o “Amici miei” di Monicelli, tanto per dirne solo alcuni.
Non conosco il soggetto da cui é stato tratto (un romanzo),ma certo ha più di qualche debitore. Lampanti le affinità con le tematiche di Michel Houellebecq,in particolare con "La possibilità di un isola".
Tognazzi,anche in questa occasione sontuoso,si ritaglia un personaggio cucito su misura. Appare per qualche istante una ragazzina procace dalla chioma rossa:Carmen Russo.
Sociologico e di costume. In Italia si gioca spesso al"tiro all'attore"quando fa il regista. Questo era successo anche con Ugo Tognazzi per tutte o quasi le sue regie, dunuqe anche per quest'ultima regia, "I viaggiatori della sera(197)9)"dal romanzo di Umberto Simonetta, sorta di anti-.utopia, dove la gente di una certa età, considerata "inservibile"; viene "sopppressa".
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Dopo aver visto "Il fischio al naso" ed esserne rimasto deluso, devo confermare anche in questa occasione che il film "I viaggiatori della sera", mi è piaciuto pochino.
Il futuro visto dal passato suscita sempre una serie di domande: nel mondo di oggi esisterebbe il Korova Milk bar con il suo arredo erotico? Il dominio dell’immagine spingerebbe il potere a bruciare libri in piazza? La Francia, patria della laicità, è realmente destinata a diventare un dominio islamico? Il panopticon di Bentham, che tutto controlla, è ormai la nostra realtà? Cosa muove uno scrittore a raccontare un futuro prossimo impossibile da costruire, se non partendo da basi storiche, scientifiche e sociali piuttosto traballanti? E’ l’amore o la paura che move il sole e l’altre stelle?
Per Umberto Simonetta, autore del libro che ha ispirato il film, era forse il timore di invecchiare, l’inutilità di anni ormai improduttivi, prima che il mercato ci raccontasse le meraviglie della Silver Economy e la psicologia le potenzialità del long life learning.
Analisi del Film
La pellicola è ambientata nel 1980, anno in cui una legge promulgata per affrontare il problema del sovrappopolamento impone a tutti gli adulti che compiono 50 anni di lasciare il lavoro e andare a vivere in un villaggio turistico. Così Orso Scoppiato, un disc jockey ancora in piena attività e Nicky, moglie e coetanea, sotto la sorveglianza dell’ESP (Esercito della Salute Pubblica), sono costretti a fare le valigie e raggiungere la loro meta. Nel viaggio li accompagnano i figli, convinti della bontà della legge, e il nipotino Antonluca, petulante e anaffettivo.
Una volta giunti a destinazione, scopriranno che periodicamente si tiene una lotteria cui tutti sono obbligati a partecipare: i vincitori partiranno per una crociera da cui nessuno ha mai fatto ritorno.
Quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca, recita un antico proverbio africano. Ma Tognazzi, che ha curato la regia del film, lascia la realtà della morte sullo sfondo, preferendo concentrarsi sulle dinamiche surreali che agitano i pensieri e muovono le azioni dei protagonisti, condannati a un domani la cui durata è determinata esclusivamente dalla sorte. Il sesso diventa così il rifugio dove scacciare un pensiero insopportabile, per il quale non vi è rimedio.
Distopico come 1984 di George Orwell e Il mondo nuovo di Aldous Huxley, in cui la variabile umana viene interpretata come un accidente da dover controllare al meglio, il film racconta azioni e reazioni di chi, condannato ingiustamente, non riesce a ribellarsi a un destino che qualcuno più grande di lui ha già scritto per tutti.
In un inquietante futuro, i cittadini del Paese dell'Ordine sono sotto il rigido controllo dell'Esercito della Salute Pubblica: il disc-jockey cinquantenne noto come "Orso Scoppiato" e la moglie femminista sono costretti a lasciare la loro casa e le loro attività per imbarcarsi in una crociera dalla quale sembra che nessuno sia mai tornato...
Quinto e ultimo film diretto da Ugo Tognazzi nell'arco di quasi vent’anni intervallati dalle interpretazioni in una miriade di pellicole che lo hanno imposto come una dei volti essenziali dell'epoca del grande cinema italiano.
In un futuro imprecisato gli uomini e le donne al compimento del 49mo anno di età devono lasciare il lavoro e “andare in vacanza”. I figli accompagnano i genitori verso villaggi-vacanza, durante il tragitto una cartellonistica inquietante si schiude ai loro occhi intimando all’ordine, ricorda che siamo troppi.
Modesto film d'ispirazione futuribile, a tratti un po' ingenuo, per lo più noioso e inconsistente, che si regge in piedi solo grazie all'interpretazione di Ugo Tognazzi.
L'intersezione con la fantascienza non produce il desiderato effetto grottesco, la riflessione esistenziale è appena sfiorata, e anche l'amarezza rimane sullo sfondo.
Dieci attrici italiane che ameremo sempre, le loro filmografie (da wikipedia) e un film per ricordare ciascuna di esse.
L'ho trovato un film riuscito, nonostante qualche imperfezione qua e là. Tognazzi forse non era di vocazione regista, ma non si può neppure dire che questa pellicola e “Il fischio al naso” siano dei fallimenti. Anzi, pur mostrando delle incertezze, l'attore ha saputo comunque cavarsela anche nella la regia.
Non condivido la modesta valutazione del film indicata nella scheda. E' un bel film drammatico, ben recitato dagli attori. Mi riferisco, in modo particolare, all'interpretazione di Ornella Vanoni.
Grande Ugo Tognazzi impegnato nel doppio ruolo sia di regista che di attore.
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