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L'imprevedibile viaggio di Harold Fry: Trama, Recensione e Analisi

L'imprevedibile viaggio di Harold Fry è un film toccante e commovente che ha scalato le classifiche in Italia, Inghilterra, Stati Uniti e Germania. Tratto dal best seller di Rachel Joyce, che ne ha curato anche la sceneggiatura, il film è diretto dalla regista Hettie Macdonald. Il film uscirà in sala dal 5 ottobre.

Trama

Harold Fry (Jim Broadbent) è un pensionato ultrasessantenne che vive una tranquilla vita domestica con sua moglie Maureen (Penelope Wilton) nella cittadina costiera di Kingsbridge, nel sud dell'Inghilterra. Harold Fry è un uomo in là con gli anni che trascorre una vita piatta e senza scosse con la moglie Maureen in una cittadina dell'Inghilterra. È un normalissimo mattino di metà aprile, quando il neopensionato Harold Fry riceve la lettera che sta per sconvolgere la sua vita. Una lettera rosa spezza la routine degli anziani coniugi Harold e Maureen Fry. Un giorno riceve la notizia che Queenie, di cui un tempo era amico, sta per morire a causa di un tumore.

In seguito a una vicenda che si è sentito raccontare decide di partire a piedi per affrontare l'attraversamento del Paese. Quando viene a sapere che una vecchia amica sta morendo in un paesino ai confini con la Scozia, Harold Fry, tranquillo pensionato inglese, esce di casa per spedirle una lettera. Ma poi, arrivato alla prima buca, comincia a camminare. Forse perché ha con la sua amica un antico debito di riconoscenza, o forse perché la vita non è stata gentile con lui, Harold cammina, incurante della stanchezza e delle scarpe troppo leggere. Ha deciso: finché lui camminerà, la sua amica continuerà a vivere.

Inizia così per Harold un imprevedibile viaggio dal sud al nord dell'Inghilterra, ma anche dentro se stesso: mille chilometri di strada e di incontri con tante persone, che Harold illuminerà con la forza del suo ottimismo. Questo finisce con l'essere il problema che Hettie MacDonald si trova a dover fronteggiare riuscendo comunque a portare a compimento un film interessante. La regista ha già avuto in precedenza a che fare con una serie (Normal People) anch'essa tratta da un romanzo (di Sally Roonie) ma, come spesso accade, l'avere come autore dello script chi ha scritto il romanzo può costituire un vincolo.

Sarà sufficiente ricordare che un conto è spingere sul tasto dell'emozioni in un libro ed un altro è farlo sullo schermo. L'anziano Harold Fry esce per imbucare un biglietto di risposta, ma finisce per incamminarsi verso la località di ricovero dell'amica, lontana ottocento chilometri. Perché, come gli ha suggerito una giovane commessa, un voto può salvare la vita.

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Recensione

Detto ciò il film vale la visione innanzitutto per la prestazione di Jim Broadbent che mostra ancora una volta (non essendo necessario dimostrarlo) come tutti i riconoscimenti ottenuti nel corso della sua carriera (Oscar compreso) fossero meritati. La naturalezza con cui aderisce al suo personaggio, unita al fatto di aver girato in ordine sequenziale, ci rende il suo Harold vicino e ci consente di comprenderne aspettative e sensi di colpa rendendo anche credibili passaggi che rischiano di esserlo meno (tranne uno, riguardante un cane, che resta, come può testimoniare chiunque abbia un amico a quattro zampe, abbastanza lontano dalla realtà). Il suo viaggio in un'Inghilterra ben poco piovosa diventa un on the road della memoria in cui l'ambiente, sia esso naturale che urbano, diventa qualcosa di più di uno sfondo.

Così come il rapporto con coloro che il protagonista incontra nel suo percorso si trasforma in occasione per brevi (e spesso riusciti) ritratti di un'umanità che ha bisogno di condivisione anche quando finisce con il negare il bisogno stesso. Come in fondo è accaduto ad Harold e Maureen che, colpiti nel passato da uno degli eventi più traumatici che un essere umano possa sperimentare, hanno finito con il credere di non aver più necessità di uno scambio reciproco condannandosi a una sopravvivenza priva di qualsiasi slancio emotivo. Quello che finisce con l'essere trasformato dai media in un Forrest Gump made in Britain (in questa parte la vicenda assume un po' il sapore del deja vu) è un uomo che ha una meta (ideale e logistica) ma che non per questo sta fuggendo dal suo punto di partenza, anche se la tentazione è forte. Chi guarda viene invitato a chiedersi se far prevalere il buon senso comune di Maureen o sostenere l'utopia di suo marito.

In film come questo solo la presenza di due grandi attori può permettere alla regia di arrivare sino in fondo senza danni. "L'imprevedibile viaggio di Harold Fry", tratto dal best seller di Rachel Joyce che ne ha curato anche la sceneggiatura, è un film sulla fede. Non nell'accezione religiosa del termine, ma una fede più laica che parte soprattutto dall'introspezione. "Una persona amata non muore subito, resta immersa in una specie di aura di vita che fa sì che essa continui a occupare i nostri pensieri proprio come quando era viva. Il film di Hettie McDonald è un “on the road” garbato e poetico che affronta con delicatezza temi importanti e profondi senza mai eccedere, ma che accompagna e segue il suo protagonista mantenendo il suo passo, rispettandone le soste.

Harold Fry è un uomo anziano che trova pace e conforto nella monotonia dei suoi giorni, cadenzati da ritmi sempre uguali. Non ama camminare, non si allontana mai dalla sua casa in Devon ed è confortato dalla compagnia della moglie Maureen. Quando Harold, che ha sempre vissuto in disparte, senza prendere iniziative, scopre che una vecchia amica è molto malata, contro il parere della moglie decide di andarla a trovare attraversando a piedi l'Inghilterra per centinaia di chilometri. C'è una bellezza propria degli on the road ed è il fatto che ognuno di questi sia simile all'altro e al contempo differente, perché molteplici sono le varianti che possono adottarsi. Alla fine, però, si ha sempre un'impressione: che il cammino sia tanto esterno quanto interno al viaggiatore e a noi spettatori che vi assistiamo.

Cammina cammina... 800 chilometri a piedi separano la liberazione da un funesto senso di colpa dell'anziano Harold (Broadbent mirabile, col film sulle spalle), piccolo borghese british che lascia la moglie sperando di salvare un'amica a cui deve qualcosa. Harold (Jim Broadbent), protagonista di L'imprevedibile viaggio di Harold Fry di Hettie MacDonald, vive nel Devon, nel sud dell'Inghilterra, un'esistenza rassegnata e spenta accanto a Maureen, una moglie (Penelope Wilton) che ha smesso di amarlo tanti anni prima. Harold Fry (Jim Broadbent) è un pensionato che vive con la moglie Maureen (Penelope Wilton) in una cittadina del Devon, a sud dell'Inghilterra. Harold è un uomo qualunque, che ha sempre vissuto senza prendere iniziative e restando in disparte. Un giorno scopre che una vecchia amica è molto malata e decide di andarla a trovare attraversando a piedi l'Inghilterra per centinaia di chilometri.

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Harold è un uomo normale che ha attraversato la vita, vivendo ai margini, fino a quando un giorno va a imbucare una lettera... e continua a camminare. Una celebrazione della vita, un ritratto sincero dell'amore universale interpretato dal Premio Oscar Jim Broadbent e diretto dalla regista Hettie Macdonald. L’ultra sessant’enne Harold Fry (Jim Broadbent) non può che provocare in chi lo osserva un mix di simpatia e tenerezza. L’uomo vive nel Regno Unito, più precisamente a Devon, con sua moglie Maureen (Penelope Wilton), dove i due conducono una vita all’insegna della routine tipica dei pensionati. Un giorno, però, appresa la notizia che una sua ex-collega di lavoro e amica è malata di cancro, lo vediamo uscire per spedirle una lettera e non tornare più a casa.

In un buffo parallelismo con la tipica storia del padre di famiglia che esce per comprare il latte e scompare per anni, vediamo Harold bere il suddetto latte direttamente dalla bottiglia mentre, mosso da un sentimento del tutto nuovo, chiama la moglie avvertendola che ha trovato il modo per salvare l’amica: ad ogni passo compiuto nella direzione dell’ospedale in cui è ricoverata, ella vivrà. Un’ idea decisamente originale quella della scrittrice Rachel Joyce che nel 2014 pubblica il romanzo L’imprevedibile viaggio di Harold Fry (trailer), presto diventato un bestseller. Ciò le ha permesso di curare in prima persona, occupandosi della sceneggiatura, l’omonimo adattamento cinematografico del suo libro diretto della regista Hattie Macdonald. Il suo contributo è fondamentale per la riuscita del film in quanto il viaggio concreto non è altro che un riflesso di quello interiore, e decisamente personale, di Harold che inizia questo, in parte inconsapevole, percorso di rivoluzione con un bambinesco entusiasmo e un’incoscienza tipica dei teenagers.

I primi chilometri sono quelli mossi dal mantra “Tu non morirai, morire non ti farò”, Harold cammina pensando costantemente alla sua missione e gli incontri casuali con inaspettati benefattori non fanno che instillare nell’uomo la convinzione che la sua impresa non è solo possibile ma anche necessaria per dare un senso alla sua esistenza. Al contrario la moglie vive il proposito del compagno come un affronto, un abbandono dolorosissimo che la spinge a rapportarsi con lui freddamente tramite brevi telefonate piene di cinismo e risentimento in cui la donna dice esattamente il contrario di ciò che vorrebbe comunicare. Il viaggio si fa sempre più intenso, ciò che l’uomo ha represso per anni emerge senza più alcun freno mentre il suo pellegrinaggio si fa sempre meno solitario.

Il primo “seguace” è Wilf (Daniel Frogson), un ragazzo di soli diciotto anni che si è rifugiato nella fede cristiana per allontanare da sé vizi autodistruttivi quali alcol e droghe. Un personaggio che dapprima appare disturbare la dimensione quasi spirituale condotta da Harold fino a quel momento ma che, seppur l’utilità della sua presenza sia ridotta a poche scene, rappresenterà un tassello fondamentale per scoprire quali fantasmi tormentano il protagonista. «Mi ricorda mio figlio» confessa infatti Harold ad una pellegrina del nutrito gruppo che ha iniziato a marciare con lui verso Berwick-upon-Tweed. Gruppo che il protagonista abbandonerà la mattina seguente, con la volontà di allontanarsi da persone che lo seguono in maniera forse troppo superficiale al grido di star camminando per “salvare Queenie”. Un gruppo eterogeneo creatosi dopo che, tramite i social, la storia di Harold è diventata nota.

L’ unica persona che rimane al suo fianco per tutta la durata del viaggio, fisicamente o meno, è Maureen. Possiamo percepire una sinergia tra i due che continuano ad influenzarsi anche, e soprattutto, a distanza. Ad esempio quando Harold, a pochi metri dalla meta, sta per rinunciare è proprio sua moglie, che tanto aveva ostentato il suo viaggio, ad esortarlo a continuare, seppur con la paura di star allontanando il marito ancora di più. Un atto di fede che non risulterà vano per poter far riaffiorare insieme il sentimento originario che li ha legati nel tempo e che è tornato a divampare come una volta.

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Non c’è alcun’organizzazione nell’avventura di Harold Fry. Nessun GPS, nessuna tenda, niente di niente. Non ha nemmeno le scarpe adatte per camminare. L’energia che richiede il viaggio non è data da una dieta proteica, ma dall’unica cosa che manterrà viva l’intenzione di concludere il suo itinerario: la fede. Ha poco a che fare con la religione, lui, Harold, che ha un rapporto mai sbocciato con Dio, interpreta la fede come profonda speranza, quella di riuscire a salvare un’amica malata di cancro grazie al suo pellegrinaggio. L'imprevedibile viaggio di Harold Fry (The Unlikely Pilgrimage of Harold Fry), di Hettie Macdonald al cinema dal 5 ottobre, è un film toccante, struggente, dove la commozione è la massima conseguenza di una profonda empatia che si sviluppa durante il film, un po’ per l’enorme tenerezza che un vecchietto come Harold può suscitare, un po’ per la storia, capace di segnare lo spettatore.

L'imprevedibile viaggio di Harold FryPhoto Credit: David GennardHarold Fry è un anziano che vive la sua pensione nel Devon in Inghilterra, un giorno riceve una lettera da Queenie, una sua vecchia conoscenza, che le rivela di essere malata di cancro e di trovarsi in un ospizio. Il messaggio lo sconvolge, inizialmente si vorrebbe limitare a risponderle, ma nel tragitto che lo porta alla buca delle lettere fa la conoscenza di una ragazza dai capelli blu, che lo esorta ad aver fede, facendo scaturire in lui la voglia di compiere un viaggio a piedi verso Berwick-upon-Tweed, dove si trova l’ospizio della donna. L’iniziativa turba sua moglie, Maureen, terrorizzata dall’idea che con Queenie ci possa esser stata una relazione. Durante il suo viaggio Harold incontra diverse persone, tra cui un giornalista che, scattata una foto, la diffonde sui media, raccontando la storia di Mr. Fry, dandogli popolarità e creando un seguito, a tal punto che un numeroso gruppo di persone iniziano a seguirlo nella sua impresa.

La lunga camminata è l’occasione anche per analizzare la sua vita, in particolare il rapporto con il figlio, segnato da una tossicodipendenza che si scoprirà aver condizionato il suo matrimonio, la sua vita e in modo indiretto quella di Queenie.L'imprevedibile viaggio di Harold FryPhoto Credit: David GennardIl film rimanda ad altre pellicole, difficilmente si può trattare di un caso, è più facile pensare siano dei piccoli tributi: si pensa a Into the Wild quando Harold nel bosco mangia le bacche, ed è impossibile non rivedere Forrest Gump quando la folla di suoi sostenitori insegue Fry nel suo cammino. Jim Broadbent, il prof. Lumacorno di Harry Potter e premio Oscar per Iris - Un amore vero, non sembra nemmeno recitare, il ruolo lo avvolge come la più scontata delle vesti, riuscendo a dar vita ad uno dei suoi personaggi meglio riusciti. Convincente la performance di Penelope Wilton, già collega di Broadbent nel film che gli valse l'Oscar.

"Forse è di questo che ha bisogno il mondo: meno razionalità è più fede". Il senso della storia che vi raccontiamo nella recensione de L'imprevedibile viaggio di Harold Fry, un film di Hettie Macdonald con Jim Broadbent e Penelope Wilton, in uscita dal 5 ottobre al cinema, è tutto qui. Ma parliamo di fede non in senso religioso, quanto in senso intimo, personale. È la fiducia in noi stessi e nelle persone, è la fiducia nel fatto che, se facciamo la cosa giusta, tutto non potrà che andare bene. Dal romanzo omonimo di Rachel Joyce, Hettie Macdonald è riuscita a dare vita a un piccolo grande film, intimista e ottimista, una di quelle storie che, quando finiscono, ci fanno stare bene con noi stessi. E con un Jim Broadbent così pieno di umanità che ti viene voglia di abbracciarlo.

Harold (Jim Broadbent) è un uomo qualunque, uno di quelli che vivono la propria vita senza prendere iniziative e restando in disparte. Un giorno riceve una lettera. Arriva da un paese a nord, molto a nord, della Gran Bretagna. A scrivergli è Queenie, una vecchia amica che è molto malata e si trova in un hospice. Harold decide subito di scriverle una lettera di risposta. Ma poi ha un'altra idea. Quella di andarla a trovare, attraversando a piedi l'Inghilterra. Harold è sicuro che il suo eroico gesto la terrà in vita. Quando un giornalista si accorge della storia, la gente viene a conoscenza dell'impresa di Harold. E si mettono in moto l'empatia e la solidarietà. "You will not die. You will not die". Sono queste parole, ripetute come un mantra, come un ritmo di marcia, che danno forza ad Harold e lo fanno andare avanti. Ma quello che lo fa andare avanti è la fede. Sì, L'imprevedibile viaggio di Harold Fry è un film sulla fede. Ma non in senso religioso. È la fiducia nelle persone, perché "le persone sono gentili, nel complesso sono gentili". È la forza di volontà. La voglia, e la convinzione, di poter per una volta cambiare le cose, fare qualcosa di buono.

L'imprevedibile viaggio di Harold Fry è tutto qui. È un film sulle piccole cose della vita. Guadare un panorama ed emozionarsi. Scoprire, all'improvviso, quanto è buona e preziosa l'acqua. Imparare che le persone hanno ancora voglia di ascoltarti, e di aiutarti. Che c'è ancora chi è capace di essere solidale. Capire a ottant'anni, come vi abbiamo detto all'inizio, che "forse è di questo che ha bisogno il mondo: meno razionalità è più fede". Quello di Hettie MacDonald è un film lineare che parte da un punto e che arriva ad un altro, come il percorso del nostro Harold. Però, fateci caso: alla fine di ogni giornata quell'uomo si ferma, entra da qualche parte, scopre qualcosa. E così anche il percorso di noi spettatori non è così lineare come credevamo: veniamo trasportati nel passato, scopriamo cose che non credevamo fossero possibili, veniamo sorpresi da alcune piccole svolte che cambiano in parte il nostro punto di vista.

C'è altro, infatti, nell'afflato di Harold verso quella vecchia collega che forse non era nemmeno una sua così grande amica. C'è un senso di colpa e di delusione per come, nella vita, sono andate le cose, per degli eventi che non si sono potuti evitare. Ed è da qui, per un senso di riscatto, per la voglia di fare finalmente la cosa giusta, che nasce l'impresa di Harold. Impareremo a conoscere quest'uomo, la sua vita, le sue motivazioni. E quelle di sua moglie Maureen, che asseconda la sua decisione, si fa da parte, ma in qualche modo lo aiuta e non è mai passiva. Il romanzo è scritto da una donna, ed è sempre una donna a dirigere il film. E la sensibilità femminile si sente.

L'imprevedibile viaggio di Harold Fry è uno di quei film sulle imprese umane che ci sembrano impossibili e invece accadono. Il nostro Harold Fry è un Forrest Gump ottantenne che non va di corsa, ma cammina senza fermarsi mai, indefesso, e così facendo trascina la gente a camminare con lui (e, come quel film, anche questo finisce su una panchina). Harold è come Alvin Straight, il protagonista di Una storia vera di David Lynch, perché come lui - che attraversava gli States su un tagliaerba - sa di andare piano, sa di andare lontanissimo, ma sa che arriverà. L'imprevedibile viaggio di Harold Fry è tutto negli occhi di quel grande attore che è Jim Broadbent: i suoi sono occhi buoni, enormi, chiari e limpidi. Sono spalancati, a volte, ancora capaci di stupirsi di fronte alla vita. A volte sono fiduciosi, a volte stanchi, a volte ci possono sembrare svuotati da qualche delusione. Sono sempre accesi da una luce, e allo stesso tempo da un velo di tristezza che non se ne potrà andare mai. Accanto a lui c'è Penelope Wilton, una delle star di Downton Abbey, che gli lascia il giusto spazio ma prendendosi anche il suo, con una presenza mai banale. Così nasce un piccolo grande film, intimista e ottimista.

Che ci spiega che, per sistemare le cose, a volte basta poco. A volte basta prendere un pezzo di vetro e metterlo nel modo giusto davanti alla luce per illuminare il mondo. E far arrivare le stelle anche dove non ci sono. Come vi abbiamo raccontato nella recensione de L'imprevedibile viaggio di Harold Fry, tratto dal romanzo omonimo di Rachel Joyce, Hettie Macdonald è riuscita a dare vita a un piccolo grande film, intimista e ottimista, una di quelle storie che, quando finiscono, ci fanno stare bene con noi stessi.

Dettagli del Film

  • Titolo Originale: The Unlikely Pilgrimage of Harold Fry
  • Paese: Regno Unito
  • Anno: 2023
  • Regista: Hettie Macdonald
  • Attori principali: Jim Broadbent, Penelope Wilton
  • Genere: Drammatico
  • Età consigliata: 14+

Tematiche

  • Malattia incurabile
  • Amore per i figli
  • La cura degli anziani
  • La cura del malato
  • Fede
  • Redenzione

Il messaggio del film

Il film trasmette un chiaro messaggio a favore del sostegno, con affetto, di chi è malato e di chi soffre. Potremmo anche sbrigativamente rubricarla come superstizione ma in realtà il gesto del vecchio pensionato nasconde una grande verità, non soprannaturale ma umana: prendersi cura, mostrare affetto, alimentare la speranza in chi sta soffrendo costituiscono un ottimo stimolo per continuare a combattere, per cercare di vivere ancora per altri giorni. Il concetto è ribadito più volte nel film.

Confronti con altre opere

Il film rimanda ad altre pellicole, difficilmente si può trattare di un caso, è più facile pensare siano dei piccoli tributi: si pensa a Into the Wild quando Harold nel bosco mangia le bacche, ed è impossibile non rivedere Forrest Gump quando la folla di suoi sostenitori insegue Fry nel suo cammino. Come Alvin Straight, il protagonista di Una storia vera di David Lynch, sa di andare piano, sa di andare lontanissimo, ma sa che arriverà.

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