Italia e Germania 2006: Commenti e Analisi sull'Influenza dei Giocatori Stranieri
L’Italia è fuori dai Mondiali di calcio. Rileggere queste parole fa ancora male a molti, ma dopo la delusione per la mancata qualificazione, la prima dal 1958, è il momento dell’analisi della sconfitta. La sera stessa di lunedì 13 novembre, giorno di Italia-Svezia, in diversi si sono lanciati in accuse e facili spiegazioni.
Proseguendo sulla linea proposta da Il Post, si può ricercare una possibile correlazione tra la presenza nelle rose dei club di giocatori stranieri e i risultati delle squadre nazionali. I dati utili all’analisi sono dunque due: la quota di giocatori stranieri presenti nelle rose (grazie al gigantesco database di Transfermarkt) e un indice in grado di sintetizzare i risultati nel tempo di una squadra nazionale. Fa al caso nostro il ranking Fifa, depurato delle nazioni extra-europee.
La correlazione tra la posizione nel ranking Fifa e la quota di giocatori stranieri dei primi 23 paesi europei (figura 1) è evidentemente positiva: ciò significa che oggi a una maggiore percentuale di giocatori stranieri nella prima divisione del campionato è generalmente associato un ranking Fifa superiore (in questo caso abbiamo invertito i valori, decrescenti, per mostrare la positività della correlazione). Vale per esempio per Inghilterra (67,2), Belgio (58,4), Portogallo (57,9) e Italia (53,2), cioè i primi quattro campionati per giocatori stranieri, che hanno un ranking Fifa superiore a Islanda (23,3), Ucraina (20,1), Irlanda (20) e Irlanda del Nord (10,6), cioè le ultime quattro tra i primi 23 campionati europei.
Va comunque sottolineato che se andiamo oltre i principali campionati europei e facciamo entrare nell’analisi tutti e 52 i campionati Uefa, la correlazione rimane positiva ma si affievolisce nettamente. E se volessimo guardare al passato? Ne emerge un risultato differente da quello ottenuto sull’ultimo anno: infatti le due variabili sono legate da un coefficiente negativo. A un aumento della quota stranieri è corrisposto un calo del punteggio totale Fifa.
Nel 2014 il mondiale brasiliano è stato vinto dalla Germania e la Bundesliga aveva una quota di stranieri del 54 per cento, valore molto più alto di quello della Spagna (41,4 per cento), che però non è riuscita neanche a superare il primo turno. Nei mondiali 2010, la Francia con il 49,3 per cento di stranieri nella Ligue 1 si ferma al primo turno, mentre la Germania con una percentuale simile arriva fino alle semifinali.
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Tutte queste informazioni ci dicono che la quota stranieri nel campionato non ha probabilmente nessun effetto diretto sul risultato delle nazionali. È al massimo la capacità di ogni paese di coniugare la competitività dei team, i quali si vogliono rafforzare con giocatori stranieri, con la valorizzazione dei talenti nazionali. È ciò che è accaduto in Germania, ad esempio, in cui una quota molto alta di stranieri non ha intaccato i risultati sempre brillanti della nazionale. In Italia, al contrario, la quota di stranieri è raddoppiata dal 2006 a oggi (da 26,4 a 52,5 per cento), ma non è emersa una generazione di talenti paragonabile al passato.
I dati non sono chiari. Se oggi la correlazione tra calciatori stranieri e risultati della nazionale appare positiva, nel passato, per i maggiori campionati, non è così. Un peggioramento che comunque non è stato così importante da far perdere troppe posizioni a Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Spagna.
E se pure la quota di stranieri può incidere sui risultati della Nazionale, la maggior parte delle analisi più autorevoli non la riconosce tra le variabili decisive. Lo sono invece la qualità dei settori giovanili, gli investimenti fatti dalle squadre, il management dei club.
Come è invece quello di Meloni e Salvini, i quali confondono una mera correlazione con una causalità.
Il Ricordo di Italia-Germania 2006 e le Aspettative Future
"È il 9 di Luglio del 2006, dall'Olympiastadion di Berlino, è Italia-Francia, è la finale" diceva Caressa. Sto ancora aspettando che Totti batta il rigore. In realtà, non l'ha mai battuto, d'altronde era uscito.
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Mi ricordo Cannavaro immobile: no, non si è mai mosso durante quegli infiniti calci di rigore. Era Pirlo, Materazzi, De Rossi, Del Piero, Grosso la sequenza dei rigoristi? Mi ricordo Trezeguet disperato. Barthez vicino al palo della porta cercando di trovare il modo più indolore per suicidarsi. I francesi comunque non sono simpatici.
Dieci anni fa, che prima o poi diventeranno vent'anni fa, poi trenta, poi quaranta. L'Italia vinse il Mondiale e loro andarono comunque a sostenere l'esame, con la faccia dipinta col tricolore completamente sbattuta dopo una notte di festeggiamenti.
È il pomeriggio del 26 giugno 2006 al Fritz-Walter-Stadion di Kaiserslautern e l’ottavo di finale sta per diventare una faccenda complicata per l’Italia di Lippi. Al bivio si può infilare una strada in discesa che può portare abbastanza facilmente in semifinale o trovarsi in rotta di collisione con l’ennesima delusione.
Ma quest’Italia ha un altro spirito rispetto a quella del tremebondo e indeciso Trapattoni del 2002. Fabio Grosso non ha un curriculum da sbandierare: ha giocato nel Chieti, nel Teramo, nel Perugia e le ultime due stagioni molto bene nel Palermo.
Non se ne sta, è il minuto 94, dà un’accelerata sulla sinistra, salta Mark Bresciano e si trova di fronte Lucas Neill, che gioca in Inghilterra nel Blackburn. Neill lo affronta all’inglese, tackle scivolato, e Grosso non lo salta. Non simula: rallenta, cerca il contatto.
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L’arbitro spagnolo Luis Medina Cantalejo, che a inizio ripresa aveva cacciato Materazzi per un fallo inesistente, non ha dubbi: rigore. Batte Totti, «Ho anche pensato di fare il cucchiaio», racconterà, invece batte di forza, l’Italia vince al 95’ e il suo Mondiale prende la strada giusta. Quella fu la svolta.
L’Italia vinse il Mondiale e le immagini che fissarono quel quarto trionfo, 24 anni dopo la gioia del Bernabeu, sono la piramide in cima alla quale svettano i capelli cortissimi e il sorriso radioso di Fabio Cannavaro sullo sfondo di una pioggia di quadratini bianchi; le braccia al cielo, coppa tra le mani, di Lippi sulle spalle dei suoi giocatori; Napolitano che fa festa (quasi) come Pertini. E soprattutto quella testata di Zidane a Materazzi, la testata più famosa del mondo.
E gli altri due gol di Grosso, quello al 14’ del secondo supplementare nella semifinale con la Germania e il rigore che decide la finale contro la Francia. Trezeguet ha sbagliato il suo tiro, Pirlo, Materazzi, De Rossi e Del Piero non falliscono.
La palla più pesante ce l’ha lui, e Lippi spiegherà perché: «Gli chiesi di battere l’ultimo perché era stato l’uomo decisivo negli ultimi minuti». Sinistro, Barthez che guarda da una parte e accenna il tuffo dall’altra. Gol, 5-3, «il cielo è azzurro sopra Berlino», dirà Marco Civoli in tv, come Pizzul aveva scandito «Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo…».
È la notte del 9 luglio 2006, ma l’Italia il Mondiale aveva cominciato a vincerlo 13 giorni prima a Kaiserlautern. «Il calcio è applicazione», Grosso lo ha scritto anche nella sua tesi d’esame al master per allenatori.
Era lo spirito, abbinato agli indiscutibili valori individuali, che unì e rese quasi invulnerabile quell’Italia, che veniva dal marasma di Calciopoli. Il bubbone era esploso a maggio: nel giro di pochi giorni avevano rassegnato le dimissioni il presidente della Federcalcio, Franco Carraro; uno dei suoi vice, Innocenzo Mazzini; il capo degli arbitri, Tullio Lanese; il vertice juventino, Moggi-Giraudo. Fra i nomi coinvolti c’era pure quello del figlio del ct: Lippi venne interrogato fra una seduta di allenamento e l’altra, e il Coni non poté che commissariare la Federcalcio.
Il commissario tecnico, in sella da due anni, protegge la squadra dalle polemiche, lascia il caos fuori, lavora per cementare il gruppo. In Germania gli azzurri arrivano sull’onda di amichevoli positive.
Gattuso ha problemi muscolari ma stringe i denti, Totti è reduce dalla lesione dei legamenti e dalla frattura del perone: il 19 febbraio contro l’Empoli, crac. L’Italia batte il Ghana con una magia di Pirlo e Iaquinta, soffre con gli Stati Uniti (1-1, Gilardino), batte la Repubblica Ceca (Materazzi-Inzaghi) e infila la parte giusta del tabellone evitando il Brasile.
Nel frattempo s’è fatto male Nesta, il destino regala una chance a Materazzi, che ha fama di muscolare in eccesso. Entra e segna. Anche De Rossi è fuori: con gli Usa, una gomitata e quattro turni di squalifica. Ma Pirlo illumina, Gattuso ringhia, Camoranesi corre.
E Lippi cambia, miscela: con gli australiani Del Piero rifinitore per la coppia Toni-Gilardino. Ha grandi individualità, usa molto la panchina. Dopo l’Australia c’è l’Ucraina, Zambrotta inarrestabile e doppio Toni. Ci siamo: semifinale.
Inghilterra (contro il Portogallo) e Argentina (contro la Germania) hanno abbandonato la compagnia, fuori ai rigori. Il Brasile si ferma contro la Francia di Henry. La Germania la sistemano Grosso e Del Piero, due gol nei tre minuti finali prima dei rigori: quest’Italia non rinuncia mai.
Zidane spegne i sogni del Portogallo di Cristiano Ronaldo e Felipao Scolari, che sognava il bis dopo l’oro del 2002 con la Seleçao.
Bisogna segnare con l’evidenziatore i nomi di Buffon e Cannavaro, prima dell’ultimo ripasso. Gli eroi sono loro: Materazzi e Grosso. Materazzi che commette fallo da rigore su Malouda (Zidane trasforma) e poi va a rimediare saltando dove Thuram non arriva per l’1-1. Poi, Zizou perde la testa, anzi ce la mette.
Quel “coup de tete” diventerà perfino una statua al Centre Pompidou di Parigi. L’Italia, stavolta, non deve maledire i rigori: il trionfo arriva da Grosso e dal suo sinistro.
Poche settimane dopo, il calcio italiano sarà stravolto dalle squalifiche.
Tabelle comparative
Campionato | Quota di giocatori stranieri | Ranking FIFA |
---|---|---|
Inghilterra | 67,2% | Alto |
Belgio | 58,4% | Alto |
Portogallo | 57,9% | Alto |
Italia | 53,2% | Alto |
Islanda | 23,3% | Basso |
Ucraina | 20,1% | Basso |
Irlanda | 20% | Basso |
Irlanda del Nord | 10,6% | Basso |
Germania (2014) | 54% | Vincitore Mondiali |
Spagna (2014) | 41,4% | Eliminata ai gironi Mondiali |
Francia (2010) | 49,3% | Eliminata ai gironi Mondiali |
Germania (2010) | Simile alla Francia | Semifinale Mondiali |