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Lido Turistico, Parcheggio e Normativa in Italia: Guida Completa

Agosto è alle porte e, come ogni anno, prevedibilmente si riaccenderanno le polemiche sulla possibilità di accedere liberamente alle spiagge da parte dei bagnanti. Quante volte sarà capitato di sentire questa frase antipatica da parte del Mitch Bucannon di turno a guardia di uno stabilimento balneare mentre si transita sul bagnasciuga?

Accesso Libero alle Spiagge: Cosa Dice la Legge

La disciplina normativa in tema di libero accesso alle spiagge è regolata dal decreto-legge n. 400 del 5 ottobre 1993, convertito in Legge 4 dicembre 1993 n. 494, modificato dall’art. 1, comma 251 della Legge 27 dicembre 2006 n. 296 (Legge Finanziaria 2007): l’art. 3, lett. e) prevede l’obbligo ai titolari delle concessioni “di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione”. Più recentemente, l’art. 11, comma 2, lett. d) della Legge 15 dicembre 2011 n.

Secondo l’art., seppur il terreno demaniale sia concedibile in gestione a soggetti privati, il limite invalicabile è però costituito dalla fruibilità da parte di tutti i cittadini-bagnanti della c.d.

Da qui ne consegue che sia gratuito e libero per chiunque non solo l’accesso all’acqua ma anche il passaggio, il passeggio e lo stazionamento sopra 5 (o 3) metri di spiaggia; a ciò si aggiunge la possibilità, una volta chiuso lo stabilimento privato fino all’alba successiva, la possibilità di pescare liberamente dalla battigia stessa.

Pertanto, nessun concessionario privato di una spiaggia può impedire le predette attività e men che meno sottoporle a pagamento e/o pedaggio di qualsiasi tipologia.

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Il Consiglio di Stato e l'Accessibilità alla Battigia

Di questo argomento se ne è occupato in sede amministrativa anche il Consiglio di Stato, rigettando in passato, con due diverse ordinanze, le istanze cautelari presentate da due operatori balneari di Ostia che si erano appellati contro il provvedimento predisposto dal Comune di Roma, il quale aveva imposto la rimozione dei cancelli che ostruivano l’accesso libero alla spiaggia.

Con l’ordinanza n. 2543/2015, dirimendo la questione relativa all’accessibilità pubblica alla battigia e al mare, il Consiglio di Stato ha affermato il carattere pubblico della fruibilità della collettività del demanio marittimo e dell’eccezionalità dell’esclusività della concessione al privato.

Si legge infatti che “il demanio marittimo è direttamente ed inscindibilmente connesso con il carattere pubblico della sua fruizione collettiva, cui è naturalmente destinato, rispetto alla quale l’esclusività che nasce dalla concessione costituisce eccezione” precisando inoltre che “ di tale principio generale costituiscono applicazione, tra l’altro, l’art.1, comma 251 lettera e) della Legge 27 dicembre 2006, n.

Le Concessioni Balneari in Italia: Un Sistema Complesso

È interessante notare come il sistema delle concessioni balneari in Italia, oggetto di questa tesi, sia radicato in una storia lunga e complessa, fatta di cambiamenti e continuità. Il presente lavoro mira, quindi, a esplorare una questione socio-economico-ambientale di grande rilevanza e complessità: l’organizzazione e la gestione delle concessioni balneari a uso turistico-ricreativo in Italia, in rapporto con le istituzioni europee.

Nella presente tesi, focalizzeremo l’attenzione principalmente sulla regolamentazione delle concessioni balneari in Italia, un tema di crescente rilevanza data l’importanza del settore turistico per l’economia nazionale e la sua evoluzione storica a partire dagli anni ‘60.

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La legge quadro di riferimento è il Codice della Navigazione (R.D. 327/1942)[7], integrato e modificato nel tempo da diverse norme, tra cui la Legge 145/2018[8]. L’autorità competente per la gestione delle concessioni è il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che opera attraverso le Capitanerie di Porto e gli Uffici Marittimi territorialmente competenti.

In Italia, il demanio marittimo è composto da oltre 7.000 km di costa e da una superficie di mare di circa 24.000 km², caratterizzata da una grande varietà di ambienti naturali e di specie marine. In particolare, il demanio ha censito 26.313 concessioni, di cui 15.414 adibite ad attività turistiche e ricreative, tra cui stabilimenti balneari, ristoranti, bar e altre attività connesse al settore turistico-ricreativo[9].

È inoltre interessante notare che la maggior parte delle concessioni per attività turistico-ricreative hanno una superficie relativamente ridotta: il 72,3% delle concessioni non supera i 3000 mq, mentre il 94,9% non supera i 10.000 mq[11].

In questo contesto, la gestione del demanio marittimo rappresenta una sfida difficile per le autorità competenti, che devono trovare un equilibrio tra la tutela ambientale, la salvaguardia delle attività tradizionali, come la pesca e la navigazione, e la promozione di attività economiche e turistiche sostenibili.

Analisi delle Imprese Balneari: Dati e Tendenze

L’analisi dei dati sulle imprese balneari presenti sul territorio italiano evidenzia un’età media prevalente compresa tra i 40 e i 64 anni, che rappresenta il 68% dei proprietari e gestori delle attività balneari. Solo uno su dieci dei proprietari/gestori è giovane, mentre il restante 22% è costituito da persone anziane.

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Il titolo di studio prevalente tra i proprietari e gestori delle attività balneari è il diploma di scuola media superiore, che rappresenta il 62% del totale, mentre solo il 20% possiede una laurea o un diploma universitario.

Un altro dato interessante è rappresentato dalla tipizzazione della clientela delle attività balneari, che risulta essere ancora oggi largamente fidelizzata. Infatti, il 58% della clientela frequenta la struttura da almeno 5 anni, mentre il 33% la frequenta da 10 anni o più.

Le procedure di assegnazione delle concessioni balneari prevedono la presentazione di un’istanza al competente ufficio marittimo e il rispetto dei requisiti stabiliti dalla normativa vigente, quali la conformità al Piano di utilizzo dei Litorali (PUL)[16], la valutazione di impatto ambientale, e l’idoneità tecnico-professionale dei soggetti richiedenti.

Evoluzione Storica della Regolamentazione

L’evoluzione storica della regolamentazione delle concessioni balneari in Italia si è sviluppata attraverso diverse fasi e interventi normativi, che hanno risposto alle mutevoli esigenze del settore turistico e alle necessità di tutela dell’ambiente costiero.

Nel periodo successivo all’Unità d’Italia, la regolamentazione delle concessioni balneari era ancora agli albori, e la gestione delle coste italiane era caratterizzata da una frammentazione normativa e amministrativa[18]. Le diverse regioni e province marittime adottavano regolamenti autonomi, e le concessioni balneari erano disciplinate principalmente da ordinanze locali.

Nel periodo per-Codice della Navigazione, l’ambito delle concessioni balneari era caratterizzato da una frammentazione normativa e amministrativa che si traduceva in una mancanza di criteri chiari e uniformi per l’assegnazione delle concessioni stesse. Queste venivano spesso attribuite sulla base di decisioni arbitrarie o influenzate da fattori locali, generando un clima di incertezza e disordine normativo.

Parallelamente, con l’aumento del turismo balneare, che portava sempre più persone a frequentare le spiagge italiane, emersero le prime criticità relative alla concezione delle spiagge, considerate come fonte di produzione di ricchezza e oggetto di attività imprenditoriali produttrici di ricavi anche importanti[27].

In questo contesto, divenne evidente la necessità di un intervento legislativo di riforma a livello nazionale che potesse risolvere le criticità emerse. Inoltre, era fondamentale che questa riforma tenesse conto della tutela dell’ambiente e degli interessi dei fruitori dei servizi turistici sulle spiagge.

Il Regio Decreto 327/1942[28] introdusse il Codice della Navigazione, che rappresenta ancora oggi la legge quadro per la regolamentazione delle concessioni balneari in Italia.

Il Ruolo del Fascismo e le Colonie Marine

Le colonie marine furono concepite come luoghi di svago, di educazione e di promozione della salute per la gioventù italiana, in particolare per i bambini delle classi sociali più disagiate. L’idea alla base di queste strutture era quella di irrobustire e temprare la gioventù fascista, attraverso l’attività fisica e la ricreazione lontano dalla famiglia e dalle difficoltà della vita quotidiana.

Il fascismo promuoveva l’ideale di una nazione forte e vigorosa, e le colonie marine erano considerate uno strumento efficace per plasmare i giovani italiani secondo questo modello. La diffusione delle colonie marine contribuì a far conoscere e apprezzare le spiagge italiane a un numero sempre maggiore di persone.

In sintesi, il periodo del fascismo rappresenta un momento cruciale nella storia del turismo balneare italiano, in quanto fu proprio durante questo periodo storico che gli italiani conobbero e frequentarono le spiagge in modo più sistematico e organizzato.

Innovazioni del Codice della Navigazione

Il Codice della Navigazione ha introdotto importanti innovazioni nella regolamentazione delle concessioni balneari, stabilendo i principi generali per la definizione dei requisiti richiesti ai concessionari, come la capacità tecnica, finanziaria e organizzativa. Inoltre, il Codice ha stabilito le condizioni per la revoca o la sospensione delle concessioni in caso di inadempienze o violazioni delle norme.[33]

Queste disposizioni hanno contribuito a elevare gli standard di qualità e sicurezza dei servizi balneari, garantendo una maggiore tutela degli interessi dei fruitori e dell’ambiente. Il Codice ha introdotto la concessione a tempo determinato per gli stabilimenti balneari, con una durata massima di 30 anni.

Va anche notato che, nel corso degli anni, il Codice della Navigazione è stato integrato e modificato da altre normative e disposizioni, che hanno introdotto nuovi criteri e requisiti per l’assegnazione e la gestione delle concessioni balneari, come la Legge Galasso e la Legge 494/1993.

La Legge 431/1985[34], comunemente nota come Legge Galasso, ha segnato un momento cruciale nella storia della tutela delle coste italiane,...

Parcheggi Stagionali a Servizio degli Stabilimenti Balneari: La Normativa

UGENTO - È legittima l’autorizzazione comunale alla realizzazione del parcheggio stagionale a servizio degli stabilimenti balneari. La sentenza di assoluzione è stata emessa dai giudici del Tribunale di Lecce (presidente Pietro Baffa, relatrice Valeria Fedele), i quali hanno accolto le tesi dei difensori del dirigente, gli avvocati Antonio Quinto e Giancarlo Zompì.

Le tesi della Procura erano incentrate sulla sostanziale incompatibilità dell’intervento rispetto alla destinazione di zona e ai vincoli esistenti sull’area.

La vicenda si inquadra in un contesto ben più ampio che ha interessato nelle scorse stagioni estive tutti i territori costieri. Sulla costa ugentina sono state autorizzate ogni anno dieci aree di sosta con o senza custodia.

Sennonché, a fronte di tale procedura, per l’anno 2018 la Procura aveva contestato all’architetto Pacella Coluccia che l’area di sosta in prossimità dello stabilimento Onda Marina (stabilimento, per la cronaca, estraneo ai fatti) non potesse essere autorizzata perché in contrasto con la destinazione urbanistica e i vincoli di zona.

“La decisione è di particolare interesse - ha dichiarato l’avvocato Antonio Quinto - perché esclude l’incompatibilità di questi interventi temporanei, che sono di assoluta necessità per una corretta regolamentazione dell’afflusso di uomini e mezzi sulle spiagge, con la normativa dei parchi regionali che caratterizza larghi tratti della nostra costa, come del resto già reso evidente dalle leggi istitutive del 2007 e con le nuove disposizioni di semplificazione che individuano gli interventi non assoggettati ad autorizzazione paesaggistica. Può quindi rappresentare un serio atto di indirizzo per gli uffici tecnici in vista dell’adozione degli ulteriori assensi stagionali”.

Tabella: Dati Chiave sulle Concessioni Demaniali Marittime

Dato Valore
Numero totale di concessioni demaniali 26.313
Concessioni adibite ad attività turistiche e ricreative 15.414
Percentuale di concessioni inferiori a 3000 mq 72,3%
Percentuale di concessioni inferiori a 10.000 mq 94,9%
Imprese balneari censite nel 2022 6.592

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