Odio verso gli stranieri: cause e conseguenze
La xenofobia, derivante dal greco "xenophobia" che significa "paura dell'estraneo" o "paura dell'insolito", è un sentimento di avversione generica per gli stranieri e per ciò che è straniero. Si manifesta in atteggiamenti e azioni di insofferenza e ostilità verso le usanze, la cultura e gli abitanti stessi di altri paesi.
Cause della xenofobia
Le cause dell'adesione del singolo a un contesto gruppale xenofobo sono molteplici, ma tra queste si possono evidenziare:
- Fallimento evolutivo da parte del contesto familiare nel contenere l'ansia fisiologica nella crescita.
- Matrice familiare caratterizzata da tematiche di natura persecutoria.
In letteratura psicodinamica, l'ansia viene considerata il risultato di un pericolo inconscio spostato su un oggetto esterno, in modo da impedire che pensieri e sentimenti inaccettabili diventino coscienti. Conflitti interni sarebbero, quindi, proiettati su un oggetto esterno, lo straniero, con lo scopo di liberarsene, finendo per renderlo un vero e proprio capro espiatorio.
Inoltre, entrano in gioco elementi di diversa natura:
- La famiglia d’origine: la presenza di genitori sensibili ai bisogni dei propri figli e operanti un controllo ragionato costituirebbe un fattore protettivo, mentre famiglie rigide, dure e insensibili o dei genitori eccessivamente permissivi rappresenterebbero una condizione di rischio.
- La cultura e le ideologie del tempo: Uno specifico comportamento, infatti, può essere ritenuto dal proprio contesto socio-culturale legittimo o addirittura prescrivibile, rispetto a quanto richiesto in altri momenti storici.
Meccanismi di difesa e disumanizzazione
Servono dei meccanismi di difesa di grande intensità per far cadere tali divieti e rendere l’aggressione giustificata. Ciò avviene attraverso l’intercessione di specifici fattori ambientali tra cui la deindividuazione e la disumanizzazione della vittima.
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In ogni caso la disumanizzazione dell’Altro prevede alcuni passaggi:
- Definire l’estraneo come un nemico di cui aver paura.
- Trasformarlo in qualcosa di mostruoso, svuotandolo di ogni componente umana.
- Trasformare l'estraneo in un vero e proprio aggressore.
Conseguenze della xenofobia
Le conseguenze della xenofobia non sono solo a carico delle minoranze prese di mira, ma anche di chi si fa portatore di tali dinamiche persecutorie. L’aggressività verbale o fisica può incidere, infatti, in maniera consistente sul singolo individuo, comportando problematiche di natura psicologica.
Hate Speech e Discorsi d'Odio
Per hate speech o discorsi d’odio si intendono espressioni d’intolleranza rivolte contro delle minoranze. Un fenomeno sempre più presente nelle nostre società e che in buona parte è legato alla comunicazione online. Da questa analisi emerge come la percezione della discriminazione sia più elevata in Italia piuttosto che nella media dei paesi Ue.
La crescita dell'hate speech e dei discorsi d'odio è un problema sia per le singole persone che per le società. Da un lato infatti segna individualmente le vittime di questi attacchi. Quando i discorsi d'odio sono poi più o meno direttamente giustificati, appoggiati, o rilanciati da figure politiche di primo piano diventa concreto il rischio che questi discorsi smettano di essere marginalizzati all'interno della società.
La pandemia di COVID-19 e la xenofobia
Già dai primissimi momenti, molte istituzioni internazionali tra cui l’Ocse hanno evidenziato che la pandemia avrebbe probabilmente avuto un peso asimmetrico su stranieri e immigrati. Come spesso accade di fronte a eventi che sfuggono al controllo umano, si è cercato in loro un capro espiatorio.
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In primis, i migranti arrivati in Italia sono stati accusati di eludere i controlli e di diffondere il virus, talvolta anzi un virus più grave, perché proveniente da paesi lontani. In altri casi sono state le loro presunte usanze a finire sotto il mirino - gli stranieri in generale sono stati da molti etichettati come refrattari o incapaci di seguire le norme di distanziamento sociale.
Normativa Italiana contro la Discriminazione
Il principio di non discriminazione è contenuto in numerose fonti normative interne ed internazionali. Con riguardo alla normativa interna, il primo riferimento alla non discriminazione si ritrova nella Costituzione che all’art. 3 prevede il principio di eguaglianza in senso sia formale (comma 1) che sostanziale (comma 2), da cui conseguentemente deriva il divieto di discriminazione.
Per il resto, la definizione di un vero e proprio principio di non discriminazione è contenuta in numerose fonti normative, tra le quali, in particolare:
- la legge 25 giugno 1993, n. 205, recante misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
- il D.lgs. 9 luglio 2003, n. 215 - Attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica nel settore pubblico e privato, con specifico riferimento al mondo del lavoro, ma anche all’assistenza sanitaria, alle prestazioni sociali, all’istruzione, all’accesso a beni e servizi, incluso l'alloggio.
- il D.lgs. 9 luglio 2003, n. 216 - Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro.
- il D.lgs n. 286/98 (articoli 43 e 44) contiene l’individuazione puntuale degli atti di discriminazione e la disciplina dell’azione che si può avviare in sede civile nei casi in cui si è vittima di atti di discriminazione.
Come difendersi dalla Discriminazione
L’articolo 44 del Testo unico disciplina l’azione in sede civile contro gli atti di discriminazione. Quando il comportamento di un privato o della pubblica amministrazione produce una discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, il giudice può, su richiesta di parte, ordinare, anche in via di urgenza, la cessazione del comportamento pregiudizievole e adottare ogni altro provvedimento idoneo, secondo le circostanze, a rimuovere gli effetti della discriminazione.
Analisi dell'Odio Online in Italia
Un'indagine italiana ha mappato l'odio online per capire l'andamento della discriminazione. Su X, la xenofobia è arrivata all'11 per cento dei tweet, mentre l'islamofobia cresce di cinque punti. L'anno scorso italiani ed italiane hanno pubblicato su X oltre un milione di messaggi d'odio. In generale, pare che il social venga usato prevalentemente per attaccare e insultare: su quasi 2 milioni di tweet analizzati nella ricerca, il 57 per cento ha contenuti negativi, il 39 per cento neutri e solo il 4 per cento positivi.
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La maggior parte degli insulti arriva da account non verificati, su cui però c’è bisogno di precisare due aspetti: gli account con la spunta blu su x possono essere comprati ed è più probabile che i profili falsi o i bot - programmi che imitano o sostituiscono del tutto il comportamento umano - si nascondano laddove non viene specificato il genere dell’utente.
Di seguito una tabella riassuntiva con le percentuali di odio online rilevate nel 2024:
Categoria | Percentuale |
---|---|
Misoginia | Dato non specificato, ma le donne sono la metà delle persone colpite |
Antisemitismo | 27% |
Xenofobia | 11% |
Islamofobia | 5% |
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