Stranieri Regolari in Italia: Statistiche e Tendenze Recenti
La presenza di cittadini stranieri regolarmente presenti è una realtà consolidata anche in Italia, sebbene in misura più contenuta, rispetto a molti altri paesi europei. Al 1° gennaio 2024, in Italia, risiedono circa 5,3 milioni di cittadini stranieri (8,9 per cento del totale dei residenti), in aumento di 112 mila unità (+2,2 per cento), rispetto all’anno precedente.
Al 1° gennaio 2024 la popolazione residente in Italia è pari a 58 milioni 990mila unità (dati provvisori), in calo di 7mila unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente (-0,1 per mille abitanti). Il saldo naturale, cioè la differenza tra il numero d’iscritti per nascita e il numero di cancellati per decesso dai registri anagrafici dei residenti, è ancora fortemente negativo: -281mila unità. D'altro canto, le iscrizioni dall’estero (416mila) e le cancellazioni per l’estero (142mila) determinano un saldo migratorio con l’estero positivo di 274mila unità.
"In tali condizioni, che consentono di compensare quasi totalmente il deficit dovuto alla dinamica naturale con una dinamica migratoria favorevole, la popolazione residente ha la possibilità di rimanere, almeno sul piano numerico, in sostanziale equilibrio", sottolinea Istat nel report Indicatori Demografici Anno 2023, pubblicato qualche giorno fa.
La popolazione residente di cittadinanza straniera al 1° gennaio 2024 è di 5 milioni e 308mila unità, in aumento di 166mila individui (+3,2%) sull’anno precedente. L’incidenza sulla popolazione totale tocca il 9%. Al 1° gennaio 2024 si contano ufficialmente in Italia 5.307.598 stranieri residenti, che rappresentano il 9% della popolazione complessiva.
Distribuzione Geografica
Storicamente, gli stranieri sul territorio italiano si concentrano soprattutto nelle ripartizioni del Centro-Nord dove, al 1° gennaio 2023, risiede l’83,4% degli stranieri residenti in Italia. Il 58,6% degli stranieri, pari a 3 milioni 109mila unità, risiede al Nord, per un’incidenza dell’11,3%. Altrettanto attrattivo per gli stranieri è il Centro, dove risiedono un milione 301mila individui (24,5% del totale) con un’incidenza dell’11,1%. Più contenuta la presenza di residenti stranieri nel Mezzogiorno, 897mila unità (16,9%), che raggiunge un’incidenza appena del 4,5%.
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Le regioni con le quote più elevate di rilasci o rinnovi di permessi di soggiorno sono: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto.
Nel confronto con il 2023, le regioni che hanno mostrato l’incremento maggiore sono: Molise, Basilicata, Trentino-Alto Adige/Sudtirol e Campania.
Al 1° gennaio 2024, l’83,9 per cento dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso rilasciato o rinnovato nel Centro-nord, mentre solo il 16,1 per cento l’ha ottenuto o rinnovato nel Mezzogiorno.
Flussi Migratori e Permessi di Soggiorno
Le iscrizioni per trasferimento di residenza dall’estero nel 2023 sono pari a 416mila, in lieve aumento (+1,1%) rispetto al 2022, ma in decisa crescita rispetto alla media dell’ultimo decennio (circa 314mila l’anno). Dai primi dati provvisori si osserva che è l’Ucraina il principale paese di origine dei flussi (7,9% del totale) in chiara relazione agli ingressi per motivi umanitari dovuti al conflitto ancora in corso. Seguono l’Albania (7%) e il Bangladesh (6%).
Nel 2023, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati a cittadini non comunitari sono circa 330 mila, con una diminuzione del 26,4 per cento, rispetto al 2022. Questa flessione si deve principalmente alla forte riduzione dei permessi per asilo e protezione internazionale (-47,6 per cento).
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Per quanto riguarda gli ingressi in Italia, Fondazione ISMU ETS evidenzia come, in generale, negli ultimi anni il nostro Paese sia stato poco attrattivo rispetto alle nuove migrazioni per lavoro e per motivi di studio, mentre ha dimostrato una maggiore capacità di richiamo sia sul fronte dei ricongiungimenti familiari, per effetto di processi di stabilizzazione di migrazioni pregresse, sia su quello della ricerca di protezione.
A partire dal 2011, gli ingressi regolari di cittadini non comunitari in Italia sono avvenuti prevalentemente per ricongiungimento familiare (nel quadriennio 2018-2021 sono stati oltre la metà dei nuovi flussi). Inoltre, sono cresciuti quelli per motivi di asilo e richiesta di protezione internazionale, che dal 2015 al 2020 hanno costituito la seconda motivazione di ingresso (con una incidenza sul totale dei permessi che ha raggiunto punte superiori al 34%).
Nel 2022 la guerra in Ucraina ha portato i motivi legati alla protezione internazionale ad essere la prima motivazione di ingresso in Italia: oltre il 45% dei permessi è stato rilasciato per questo motivo e nel 33% dei casi si è trattato di protezione umanitaria proprio conseguente alla crisi ucraina.
Permessi di Soggiorno per Studio
I nuovi permessi di soggiorno per motivi di studio sono aumentati nel corso del 2023 (+9,4%), superando quota 27 mila (8,3% del totale). Tuttavia, l’Italia resta poco attrattiva per gli studenti internazionali. I flussi degli studenti non comunitari sono ben diversi rispetto alle tradizionali migrazioni per lavoro o famiglia. Le principali provenienze sono: Iran (4.209), Cina (3.779), Turchia (2.074), India (1.785), Federazione Russa (1.241) e Stati Uniti (1.091).
Lungo Soggiornanti
Al 1° gennaio 2024, i cittadini non comunitari con un permesso di soggiorno di lungo periodo - titolo concesso a chi soggiorna regolarmente nel Paese da oltre 5 anni - sono 2 milioni e 139mila, pari al 59,3% di coloro che a quella stessa data hanno un documento di soggiorno valido. Tra i lungo soggiornanti, i moldavi rappresentano l’86%, gli ecuadoriani il 78,8%, i serbi il 78,1%, i macedoni il 76,4% e i bosniaci il 75,9%. La loro presenza è assai più stabilizzata al Centro-Nord.
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Integrazione e Mercato del Lavoro
Nella partecipazione al mercato del lavoro, permangono alcune differenze tra italiani e stranieri. Nel 2024, il tasso di occupazione degli stranieri (20-64 anni) è di poco inferiore a quello degli italiani autoctoni: rispettivamente, 66,2 per cento, a fronte del 67,2 per cento. Tuttavia, rispetto al 2023, l’occupazione è cresciuta più intensamente per gli stranieri (+1,2 punti percentuali, rispetto a + 0,8 punti per gli autoctoni). Per entrambi i gruppi, la crescita dell’occupazione è maggiore tra le donne.
Nel 2024, il tasso di disoccupazione scende al 6,1 per cento fra gli autoctoni e al 10,1 per cento fra gli stranieri, con un calo di intensità simile per entrambi i gruppi (rispettivamente 1,2 e 1,1 punti percentuali).
Nel 2024, il grado di istruzione degli stranieri è ancora inferiore a quello degli italiani, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni. Il 48,1 per cento degli stranieri tra i 15 e i 64 anni di età ha conseguito al più la licenza media, rispetto al 34,5 per cento dei coetanei italiani; il 40,2 per cento ha un diploma di scuola superiore e l’11,6 per cento una laurea, a fronte, rispettivamente, del 44,8 per cento e del 20,7 per cento degli italiani nella stessa fascia d’età.
Confronto Europeo
Al 1° gennaio 2023, l’incidenza degli stranieri residenti in Italia (8,7 per cento) è leggermente inferiore alla media UE. Al tredicesimo posto nella graduatoria dei 27 paesi europei, l’Italia segue la Germania (14,6 per cento) e la Spagna (12,7 per cento), ma precede la Francia (8,2 per cento).
Nel 2023, nella media europea, il tasso di occupazione della popolazione tra 20 e 64 anni cresce in egual misura per stranieri e autoctoni, lasciando inalterato il divario a svantaggio della popolazione straniera. In diciotto paesi UE, il tasso di occupazione della popolazione straniera è inferiore rispetto a quello degli autoctoni.
I divari sono più contenuti (inferiori ai due punti percentuali) in Romania, Italia, Cipro e Portogallo; più elevati (superiori ai dieci punti percentuali) in Finlandia, Svezia, Francia, Ungheria, Germania e Bulgaria.
Viceversa, in nove paesi il tasso di occupazione dei cittadini stranieri è più elevato di quello degli autoctoni, in particolare per Lussemburgo e Malta, dove il divario a favore degli stranieri supera i 6 punti percentuali.
Nel contesto UE27, il tasso di disoccupazione per gli stranieri è superiore rispetto a quello degli autoctoni, con un divario che varia da un massimo di 12 punti, in Svezia, a un minimo di 0,5 punti, in Cechia (4,1 punti, in Italia); fa eccezione la Lituania, dove i tassi di disoccupazione degli stranieri non differiscono sostanzialmente da quelli degli autoctoni.
Il divario tende tuttavia a ridursi nella media europea e in nove paesi - tra cui l’Italia - dove si registra una riduzione dell’indicatore maggiore per la popolazione straniera.
Nel 2023, in Europa, il tasso di inattività della popolazione straniera diminuisce in misura più contenuta rispetto a quello relativo alla popolazione autoctona, sia nella media europea sia in Italia, dove il valore dell’indicatore per gli stranieri (30,5 per cento) è ancora più basso, rispetto a quello della popolazione autoctona (33,6 per cento), mentre, nella media europea, accade il contrario.
Tabella Riepilogativa: Principali Indicatori Demografici e Occupazionali (2024)
Indicatore | Italiani | Stranieri |
---|---|---|
Popolazione Residente (1° gennaio) | Circa 53.7 milioni | Circa 5.3 milioni |
Tasso di Occupazione (20-64 anni) | 67.2% | 66.2% |
Tasso di Disoccupazione | 6.1% | 10.1% |