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Viaggi e Miraggi: Un'Esplorazione Profonda del Significato

Il viaggio è senz’altro un’esperienza che ci mette davanti a delle difficoltà di tipo pratico (cosa portare, quanto deve essere grande la valigia…), altre di tipo emotivo (cosa vedremo, chi incontreremo…) lasciando spazio ad una normale inquietudine per l’ignoto a cui andremo incontro. Ma cos’è veramente un viaggio? È sempre indispensabile prendere un treno o un aereo e lasciare la propria casa?

Il viaggio è metafora della vita, in cui è necessario scegliere quale bagaglio portare con sé, quali sono i compagni migliori, verso quale punto cardinale orientare la nostra direzione.

I viaggi che prediligo sono quelli che compio stando fermo. Mi capita con i libri. Non saprei rinunciare alla lettura perché spesso è già essa stessa un viaggio. Credo che i libri esistano proprio per farci compagnia in questo viaggio, per darci conforto nell’asperità del percorso.

Una seconda dimensione del viaggio è la scrittura che “esercita una forma di possesso spietata. È incivile. Maleducata. Non conosce giorno, notte, non le importa se mi trovi in mezzo alla gente. Per lei non esiste altra ragione che la sua esistenza, su tutto e tutti” (Daniele Mencarelli, La casa degli sguardi).

Durante le mie giornate non manca mai lo spazio per la scrittura; a volte mi assale questo bisogno di fermare le parole, cercarle, analizzarle, stiracchiarle fino a trovare quella giusta, assaporarne il vero significato risalendo spesso alla sua genesi.

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Si viaggia anche con la musica attraverso la quale conosciamo stili, sonorità, strumenti e culture dei vari paesi del mondo, nel tempo presente così come in quello remoto. Durante i miei spostamenti - dai più brevi ai più lunghi - la musica non manca mai, è sempre con me “on the road”.

Qualunque sia il viaggio è indispensabile però avere lo spirito giusto. Mi vengono in mente le parole di Francesco de Gregori in una bellissima canzone del 1992 dal titolo “Viaggi e miraggi”: “Partiamo che il tempo è tutto da bere. E non guardiamo in faccia nessuno che nessuno ci guarderà. Beviamo tutto, sentiamo il gusto del fondo del bicchiere”. Dobbiamo essere pronti a partire, a gustarci ogni momento, ad esplorare nuovi orizzonti, allargare i confini.

È indispensabile mettere in valigia questo spirito di inappagabile curiosità; quando viaggio cerco di conservare dentro di me più immagini possibili. Nella vita di tutti i giorni invece a muovermi è la curiosità di indagare e conoscere, soprattutto ciò che concerne l’uomo.

“Alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggio da ricominciare”, va avanti De Gregori. Si torna da un viaggio sempre diversi, con un bagaglio ancora più grande di quello con cui si è partiti, a volte felici, altre volte deluse. Ancora una volta è valida la metafora che lega il viaggio alla vita.

I Viaggi a piedi di ViaggieMiraggi, che siano trekking o cammini, uniscono il meglio del turismo responsabile alla pratica del viaggio lungo itinerari e percorsi da affrontare a piedi. Viaggio a piedi nel Vallese. Un trekking inedito alla scoperta di Lassithi, la Creta più autentica e sconosciuta. Viaggi a piedi nel mondo, cammini e trekking in compagnia.

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È possibile unirsi ai nostri cammini anche fuori dall’Italia. Abbiamo pensato a percorsi in Albania e nella Rioja (Spagna) per quel che riguarda l’Europa. I nostri viaggi a piedi sono alla portata di tutti. Si percorrono circa 15 - 20 chilometri al giorno, con dislivelli accessibili. La dimensione del gruppo è molto importante.

La Musica come Compagna di Viaggio

La musica può essere un motore per evitare le insidie, per essere meno vulnerabili e i testi dei cantautori, che “contengono moltitudini”, possono indicarci una possibile strada da percorrere. Se consultiamo il libro “Francesco De Gregori. I testi”, a cura di Enrico Deregibus per Giunti Editore, troviamo tante connessioni con il nostro tempo che il cantautore romano ha stabilito in tempi non sospetti.

Solo De Gregori può descrivere così bene una situazione di incertezza, come quella che stiamo vivendo in questo periodo. È il 1974 e De Gregori, in questa canzone ricca di immagini, descrive la violenza in tutte le sue forme. E, come spiega Deregibus, “violenza da cui fuggire, come San Giuseppe, verso un Egitto metaforico, cercando un altro tipo di società”.

Sicuramente non può mancare quella che veniva definita da De Gregori, nei live di qualche tempo fa, come una “canzone-talismano”, dedicata alla nascita dei suoi due figli gemelli. Cosa ci aspetterà fra qualche mese? Un raggio di sole, sicuramente. Avremo matite per giocare, un bicchiere per bere forte e un bicchiere per bere piano. Uno dei capolavori di Francesco De Gregori.

Secondo Vecchioni, “è una lucida considerazione dell’universo mediocre e difensivo in cui ci siamo cacciati […]. Un puzzle testuale, un elenco, tristemente realistico, forte e crudo, di immagini e di situazioni che ci capita di vedere nella nostra quotidianità. La storia ci ha insegnato che tutto quel che avviene nel mondo ci riguarda in prima persona e che tutti hanno un ruolo decisivo. La storia siamo tutti noi, nessuno escluso, siamo questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da masticare.

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Il brano parla della “banalità del male” e si focalizza soprattutto sullo sterminio ebraico, una pagina dolorosa della nostra storia filtrata attraverso le lenti di Hannah Arendt. Però De Gregori riesce ad ampliarne il senso toccando varie corde del contemporaneo. Alcuni passaggi sono tranchant - come, ad esempio, “sei fuori dalle spese e ti ci devi abituare” oppure “è gente come te e me o sono numeri da scaricare?” - e, in un periodo come questo di pandemia globale, assumono un significato inquietante e veritiero.

Quel che sta accadendo, infatti, è una modellizzazione matematica della pandemia, dove le persone - soprattutto gli anziani - sono “numeri da scaricare” nel bollettino di fine giornata. “La ballata dell’uomo ragno” è una canzone che De Gregori scrisse per raccontare, in maniera sarcastica, Bettino Craxi.

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