Il Significato Profondo di "Ho Visto Nina Volare" di Fabrizio De André
"Ho visto Nina volare" è una delle canzoni più intense di Fabrizio De André, inclusa nel suo ultimo album, Anime salve. La canzone è stata spesso oggetto di riflessioni, libri, testimonianze e documentari, rendendola uno dei brani più studiati del cantautore genovese.
Genesi e Composizione
Un aspetto interessante, ma ancora poco trattato, è la genesi delle canzoni di De André, non solo in termini di contenuti e tematiche, ma anche di lavoro tecnico. Molte canzoni sono state composte a quattro mani, se non a più mani, con altri autori, musicisti e cantautori. "Ho visto Nina volare" è un esempio rappresentativo dell'ultimo periodo creativo di De André, in cui ha saputo mettersi in gioco, accrescere il proprio bagaglio tecnico e superare i propri limiti grazie alla collaborazione con altri artisti.
Anime Salve (1996) rappresenta il vertice di questa evoluzione, un testamento artistico in cui confluiscono tutti gli ingredienti dei singoli periodi della produzione di De André: l'uso di più lingue, la metrica libera, la capacità di condensare contenuti complessi in poche parole, l'utilizzo di strumenti della tradizione popolare mediterranea, la perfezione nella costruzione e nell'orchestrazione, e un uso raffinato delle sue qualità vocali.
Analisi Musicale e Letteraria
Musicalmente, la canzone si apre con il suono del tom, del couscous e della chitarra classica. Il giro armonico (Do-, Fa, Sib7, Sol-, Do-) è familiare al linguaggio di De André, soprattutto per l'utilizzo del V grado minore, che conferisce un tono antico. La prima strofa, cantata su un giro armonico semplice di Do- e Sol7/Si-, risulta criptica al primo ascolto, ma dalla seconda strofa emerge una riflessione fatta di domande e ricordi. La melodia cambia, con un'estensione maggiore e un tono più intenso.
La terza strofa introduce Nina, un personaggio conosciuto dall'io narratore, probabilmente da bambino. La metafora e la similitudine utilizzate rivelano il desiderio provato nei suoi confronti, un impulso sessuale celato nell'immagine del vento e dell'altalena. La quarta strofa è legata alla terza tramite un glissato sulla parola "schiena", e introduce la paura del giudizio del padre, tipica dell'infanzia.
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La quinta strofa conclude la prima parte della canzone, con il testo identico alla prima, ma con una variazione: "faccia" al posto di "venga" nell'ultimo verso. Altri timori nei confronti del padre, la paura del buio, metafora di ciò che non si conosce, e la vergogna di aver paura. Il bambino cerca di spaventare la paura e di nascondersi da essa, mostrando il coltello e la maschera.
Interpretazioni del Testo
Dopo aver ascoltato la canzone, si riflette sul significato della prima strofa: "Mastica e sputa / da una parte il miele... dall'altra la cera...". Distinguere il dolce della vita da ciò che non lo è, scegliere solo il buono, scartare il cattivo, prima che venga neve, prima che si invecchi. Ma distinguere implica una scelta, e una scelta implica saper scegliere. Sapere è conoscenza, la conoscenza è data dall'esperienza maturata durante l'esistenza.
Durante un concerto, Ivano Fossati, coautore della canzone, raccontò che l'immagine della strofa nacque dalla visione di vecchi che masticavano il favo per separare la cera dal miele. De André nacque a Genova nel 1940, e durante gli ultimi anni della guerra la sua famiglia fu costretta a trasferirsi nella casa di campagna di Revignano d'Asti. "Ho visto Nina volare" è quindi impregnata di ricordi personali ed esperienze presenti.
L'isolamento è dovuto al rapporto conflittuale con l'autorità paterna. Il padre è l'adulto che il bambino vede come un ostacolo ai suoi sentimenti non compresi, e allo stesso tempo una figura di riferimento, una meta, il simbolo del superamento dell'età infantile. L'adulto non teme il buio e il bambino cerca di mascherare la sua paura, illudendosi di aver vinto, di essere cresciuto. Il coltello e la maschera appartengono rispettivamente al mondo adulto e al mondo infantile.
Struttura Metrica e Formale
La poesia è costruita con versi irregolari, dal quinario al novenario, con una predominanza di settenari. L'uso della rima e dell'assonanza è sporadico e irregolare, se si esclude la prima strofa dove la rima alternata è data dalla ripetizione del primo verso dopo il secondo e il quarto. Fra struttura metrica e intonazione vi sono alcune divergenze.
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Nina: Un Ricordo Personale
Nina è una persona reale, vivente, che De André conosce bene, perché abita nella casa accanto e che rivede ogni anno nei mesi estivi. Forse un amore, il suo primo amore, perdutosi poi nel tempo e negli spazi diversi che De André frequenterà crescendo. Nina è l’amichetta di giochi della sua infanzia.
Secondo la testimonianza di Nina Manera, compagna di giochi d'infanzia di De André: “Ho visto Nina volare è la canzone che Fabrizio De André ha inserito nel suo ultimo album, Anime salve. Un brano che mi ha dedicato e che parla di noi, della nostra infanzia spensierata all’insegna della libertà, mentre a pochi metri di distanza la guerra imperversava. Io e Fabrizio siamo nati nello stesso anno, il 1940, siamo cresciuti insieme a Revignano d’Asti. Avevamo due anni quando la famiglia De André acquistò la cascina accanto a quella dove viveva la mia famiglia”.
La Pandemia e l'Ombra
La pandemia da Covid-19, minaccia invisibile e trauma collettivo, ha cambiato drasticamente il nostro modo di vivere, sostituendo un illusorio futuro controllabile e certo con uno del tutto insicuro, incerto, ansiogeno. Nella confusione generalizzata, in cui le regole cambiano di giorno in giorno, la paura prende il sopravvento, cresce l’ostilità tra gli individui e diffidenza e sospetto sono sempre più dietro l’angolo.
Ecco di nuovo che ritorna l’ombra, la sua parte cattiva che “fa il verso” al suo lato buono. È forte, infatti, la consapevolezza che a breve arriverà “la neve”, l’inverno, il freddo, metafora del tempo che fugge, della fine e, in ultima analisi, della morte.
La Fotografia e il Disturbo
Ho visto Nina volare è un viaggio autobiografico della fotografa Sara Grimaldi, che mostra in forma metaforica tormenti durati anni, legati a un malessere psicologico. Con le parole “Ho visto Nina volare” riprendo in mano quella parte di me bambina, spensierata, leggera, ignara di ciò che quell’altalena avrebbe significato negli anni a venire.
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Una bambina mi guarda e mi chiama a sé, ferma li a mezz’aria, nulla intorno, solo lei e la sua altalena.
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