Turismo Enogastronomico in Italia: Dati e Statistiche
Il turismo enogastronomico è un fenomeno in forte crescita negli ultimi anni, mirato alla scoperta dell’enogastronomia di un determinato territorio.
Come dimostrato dai dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), ben 20 milioni di viaggi sono organizzati in Europa con lo scopo di scoprire l’enogastronomia dei diversi territori.
Nella quarta edizione del Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021, sono emersi importanti dati sul fenomeno per quanto riguarda l’Italia.
Negli ultimi anni si è assistito ad una forte crescita di questa tipologia di turismo nel nostro paese, come sottolineato anche dalla curatrice del rapporto, Roberta Garibaldi.
Nonostante i due anni di crisi del settore dovuta alla pandemia, le statistiche dimostrano che gli italiani viaggiano sempre più per vivere esperienze legate all’enogastronomia.
Leggi anche: IA e il futuro del turismo
A corroborare i dati ci sono anche le ricerche della World Food Travel Association, le quali indicano che circa il 92% dei turisti negli ultimi due anni ha partecipato ad attività di food and beverage.
Inoltre, il 58% delle persone ritengono l’enogastronomia un fattore più importante rispetto ai viaggi di qualche anno fa, mentre il 69% ritiene l’enogastronomia uno stimolo alla visita di determinati posti.
Ad alimentare il fenomeno è anche una nuova cultura del cibo, affermatasi negli ultimi anni grazie al ritorno di moda di programmi televisivi o pagine social e web dedicati alla cucina.
Il cibo è sempre più visto come un fattore fondamentale per la convivialità e anche un modo per divertirsi con i propri amici o familiari. Questo lo dimostrano ad esempio i “foodies”, ovvero le persone che collezionano esperienze gastronomiche.
Accanto alla crescita del fenomeno del turismo enogastronomico, si sta assistendo negli ultimi anni anche ad un aumento dell’attenzione nei confronti di alimenti sani.
Leggi anche: Analisi del rapporto turismo-PIL in Italia
D’altronde tale tendenza si va ad inserire in un più ampio contesto di cura del proprio corpo e della propria salute, che si basa non solo su uno stile di vita più attivo, ma anche e soprattutto su una cultura alimentare corretta.
Secondo i dati emersi durante Rivoluzione Bio 2021, in Italia il consumo di alimenti biologici è aumentato del 5% rispetto al 2020, per un totale di 4,6 miliardi di euro.
I dati Censis di pochi anni fa, invece, sottolineano come la ricerca della qualità del prodotto sia un elemento fondamentale per l’87% degli italiani.
Ma la maggiore attenzione verso i cibi salubri è legata a filo doppio anche alla crescente sensibilità nei confronti del tema ambientale.
Il consumo di cibi più sani infatti comporta anche grandi vantaggi in termini di impatto sulla natura e rappresenta un segnale dell’introiezione da parte dei consumatori della questione green.
Leggi anche: Regolamentazione delle Ferie nel Turismo
Continua la crescita dei viaggiatori italiani che hanno compiuto almeno un viaggio con principale motivazione legata all’enogastronomia: sono il 58% nel 2023, un valore superiore di 37 punti percentuali rispetto al 2016. In termini assoluti, si stima siano circa 9,6 milioni.
Ma la ricerca di esperienze a tema cibo, vino e birra non è una peculiarità di questi turisti, perché interessa ormai tutti i viaggiatori del Belpaese: 7 su 10 ne hanno svolto almeno cinque nel corso dei viaggi più recenti (+25% sul 2021).
La costante crescita di interesse verso il turismo enogastronomico può e deve rappresentare uno stimolo per una ulteriore valorizzazione. Il patrimonio nazionale è ricco, con tutte le regioni che hanno eccellenze e specificità in termini di prodotti, ricette, piatti tipici.
Il turismo enogastronomico rappresenta un’opzione per destagionalizzare i flussi e rendere le destinazioni (in primis quelle marittime e montane) attrattive per tutto l’anno, garantendo lavoro costante a chi opera in quest’ambito.
Appare importante, innanzitutto, creare connessioni tra le aree rurali e urbane, anche nell’ottica di re-distribuire i flussi ed evitare fenomeni di overtourism.
“L’enogastronomia è sempre più un fattore identitario e attrattivo dell’industria turistica italiana: con una spesa per la tavola che si avvicina ai 400 milioni di euro, le eccellenze agroalimentari nostrane rappresentano un motore di crescita esponenziale per i flussi internazionali, nonché fonte di benefici tangibili per le economie locali.
La nostra offerta, storicamente fondata su arte e cultura, quindi, si arricchisce in maniera strutturale di un segmento in grado di valorizzare quelle mete cosiddette minori che sono culla delle unicità più autentiche e genuine della tradizione italiana.
Questo il commento del ministro del Turismo Daniela Santanchè ai numeri rilevati da ENIT ed espressi dal turismo enogastronomico: +176% nei soggiorni, 2,4 milioni di presenze e 395,5 milioni di euro di spesa internazionale, in aumento del +9% sul 2023.
Da esperienze di nicchia a inizio anni 2000, le motivazioni di viaggio dei visitatori stranieri per l’enogastronomia, oggi, rappresentano una tendenza consolidata.
“Sono sempre più numerosi i viaggiatori esteri che scelgono l’Italia per le esperienze enogastronomiche, valorizzando le eccellenze locali ed i territori.
Le esperienze Food & Beverage nelle destinazioni locali sono un driver eccezionale per il turismo a livello internazionale. L’Osservatorio Do Eat Better Experience, azienda italiana protagonista del settore “food tour”, apre uno spaccato su tutte le tendenze e le previsioni di mercato.
Il turismo enogastronomico continua a crescere in modo esponenziale, rappresentando una delle esperienze più richieste dai viaggiatori.
Nel 2024, il numero di turisti che parteciperanno a food tour in Italia è aumentato del 25% rispetto all’anno precedente, con un aumento significativo di visitatori provenienti da Stati Uniti, Germania e Regno Unito.
Lo rivelano i dati dell’ultimo Osservatorio Do Eat Better Experience, un progetto volto a promuovere piatti, specialità e prelibatezze della tradizione attraverso gli occhi e il gusto delle popolazioni locali.
Il 65% dei partecipanti ai tour enogastronomici ha affermato che la qualità del cibo è stata il fattore decisivo nella scelta della destinazione.
Un altro dato interessante emerso dall’Osservatorio è che il 45% dei turisti enogastronomici è disposto a spendere oltre 100 euro a persona per un’esperienza gastronomica di alto livello.
Questo dimostra che il turismo enogastronomico non è solo una moda passeggera, ma sta diventando una componente fondamentale dell’industria turistica italiana. Gli operatori del settore devono pertanto adattarsi a queste nuove esigenze, proponendo offerte personalizzate e di qualità.
Il report di Do Eat Better Experience sottolinea anche l’importanza della sostenibilità nel turismo enogastronomico. Il 60% dei turisti intervistati ha dichiarato di preferire esperienze che promuovono la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente.
Le aziende del settore sono chiamate a impegnarsi in pratiche sostenibili, come l’utilizzo di prodotti biologici e locali, per soddisfare questa crescente domanda.
Il mercato dei food tour si sta anche digitalizzando. L’uso di piattaforme online per la pianificazione e la prenotazione di esperienze enogastronomiche è in forte crescita, con un aumento del 47% nel 2023.
“I tour gastronomici sono diventati uno dei modi più significativi, e certamente stimolanti, per sviluppare destinazioni turistiche. Infatti, l’immagine gastronomica di una destinazione è una componente cruciale per stimolare la curiosità e attrarre un pubblico interessato a esplorare una nuova città, mangiando - afferma Daniele Tardivelli, CEO e cofounder Do Eat Better Experience.
“Il cibo è sempre stato un potente catalizzatore di scoperta e connessioni; è influente, simbolico, trasformativo.
A viaggiare c’è più gusto. Cresce l’interesse per il turismo del palato, cibo e vino diventano sempre più un buon motivo per fare la valigia e partire.
Lo confermano i dati del Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano 2024: un +12% sul 2023 e un +49% sul 2016 di chi è andato in vacanza per vino, olio e altri prodotti tipici.
L’impatto economico e sociale del turismo enogastronomico in Italia è significativo: 40,1 miliardi di euro nel 2023, di cui 9,2 diretti, 17,2 indiretti e 13,7 di indotto.
La survey globale condotta da Expedia indica che il 63% dei viaggiatori ha intenzione di visitare le destinazioni minori nel corso dei viaggi del 2025. Anche per esplorare nuovi gusti.
“Bisogna creare musei nazionali del cibo, dedicati a eccellenze italiane come il vino, l’olio e la pizza.
Poi mettere in rete i produttori, creare e guidare percorsi turistici e supportare le aziende nella commercializzazione delle esperienze.
Si seguono i ritmi della natura, partecipando alla vendemmia o alla raccolta delle olive, cercando tartufi e ammirando la fioritura dei ciliegi.
E non mancano certo gli eventi ad hoc, grandi o piccoli che siano: per esempio, le fiere del tartufo, come quelle di Alba o San Miniato (esperienze di truffle hunting, showcooking e laboratori sensoriali), la manifestazione Frantoi aperti in Umbria o sul Garda, Caseifici aperti nella zona di produzione del Parmigiano Reggiano, Cheese a Bra (Cuneo), la Festa dei Ciliegi di Vignola (Modena) o le passeggiate tra i ciliegi fioriti a Pecetto (Torino).
Senza contare gli eventi di alta gastronomia. E il 2025 sarà un anno d’oro: la premiazione The World’s 50 Best Restaurants, considerata l’Oscar mondiale della ristorazione, si svolgerà per la prima volta in Italia.
Dopo il rimbalzo post-Covid, il comparto Travel quest’anno ha iniziato a mostrare i primi segnali di flessione, il turismo domestico generalista è calato nell’ultima stagione estiva.
Lo dicono i dati del settimo Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano: il 70% degli intervistati dichiara di aver svolto almeno una vacanza negli ultimi tre anni con una motivazione primaria legata al cibo: le risposte evidenziano un +12% sul 2023 e +49% sul 2016.
“Ma il cibo è un interesse trasversale, l’esperienza enogastronomica è cercata anche da chi fa viaggi culturali o naturalistici, caratterizzerà anche il turismo giubilare del 2025”, spiega Garibaldi.
Altra tendenza, la crescita del valore aggiunto che l’enogastronomia rappresenta per la ricettività. L’evoluzione del food & beverage nell’ospitalità è testimoniata dai numeri: se nei primi anni 2000 questo servizio era visto come mero costo operativo, oggi il 40% degli alberghi nel Belpaese dispone di un ristorante interno.
Grazie alla collaborazione con The Fork, il Rapporto 2024 ha mappato le cucine regionali più diffuse. In Italia spicca quella toscana (17,3% dei ristoranti della piattaforma), seguita dalla cucina piemontese e da quella siciliana. All’estero emerge la forza della cucina campana/napoletana.