Viaggio al termine della notte: Un'analisi approfondita
«Céline è stato creato da Dio per dare scandalo», scrisse Bernanos quando nel 1932 il romanzo diventò un successo mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci. Uno degli autori più controversi del Novecento. Louis-Ferdinand Céline, pseudonimo di Louis Ferdinand Auguste Destouches, nasce nella regione dell’Île de France, poco distante da Parigi, il 27 maggio del 1894. La sua è una famiglia borghese di origini bretoni e normanne. Scrittore, saggista e medico, Louis-Ferdinand Céline cresce con un padre fortemente disilluso, critico nei confronti della modernità e ancor più del progresso sociale, insoddisfatto del suo lavoro ed impaurito da ogni genere di diversità. Lo scrittore ricorderà sempre con un certo malessere la sua infanzia, segnata da rigidità, conservatorismo e ristrettezze economiche.
Ma l’esperienza che segna maggiormente il vissuto di Céline è senza ombra di dubbio quella della Prima Guerra Mondiale, a cui il giovane autore prende parte in qualità di volontario. Qui, l’autore di “Viaggio al termine della notte” sperimenta la sofferenza, la violenza gratuita, e soprattutto la precarietà della vita che racconterà giorno dopo giorno nelle sue opere. Dopo la guerra, Céline viaggia molto, e per qualche anno lavora come medico di bordo nelle navi. Si rende conto, in questo momento, che l’unico elemento in grado di salvare l’essere umano, di arricchirlo e renderlo degno di vita è proprio il viaggio. Accusato di nutrire simpatie per gli ambienti antisemiti, Louis-Ferdinand Céline viene allontanato dagli ambienti culturali francesi e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale gli viene proibito di fare ritorno in Francia, accusato di essere oltre che antisemita collaborazionista della Francia di Vichy.
Per molti anni, Céline vive distante dal suo paese natale. Quando infine ritorna, è tenuto a distanza dagli ambienti culturali e dagli intellettuali del tempo. Quando Viaggio vide la luce, Céline abitava dalle parti di Montmartre, aveva 38 anni. La sua esistenza era colma di esperienze dolorose e tremende come la Prima Guerra Mondiale sul campo di battaglia, in cui ricevette anche una medaglia al valore militare. Dopo arrivano le esperienze di viaggio, altrettanto pericolose, estreme. Si laureò in medicina per stare vicino agli ultimi. Svolse attività di medico e conferenziere in varie città d’Europa e degli Stati Uniti. Lavorò a Parigi tra i poveri delle banlieue, per un bel periodo lavorò gratis.
La trama e i temi principali
“Viaggio al termine della notte” è l’opera più celebre mai scritta da Céline. Dalla Grande Guerra al lavoro per una società mercantile in Africa, dall’esperienza alienante come operaio negli Stati Uniti a quella di medico dei poveri nelle banlieue parigine, ogni capitolo del Viaggio è profondamente autobiografico. Il personaggio principale si chiama Ferdinad Bardamu. La storia comincia quando si arruola volontario per la prima guerra mondiale. Presto se ne pentirà. Scopre l’orrore della guerra, con i suoi demoni: sangue, fame, sete, povertà, in tutta la loro darwiniana ferocia.
Durante la guerra incontra per la prima volta un tal Robinson, una sorta di doppio malefico, che a tratti ricorda il William Wilson di Poe. Bardamu vive un’esperienza che oggi - annaspando nel nostro quotidiano lessico psicobanalitico -, chiameremmo disturbo post traumatico da stress. In seguito a una ferita alla testa viene ricoverato in un ospedale militare di cui racconta lo squallore. Trascorre la convalescenza a Parigi deragliando in assoluta povertà. Frequenta prostitute e traditrici che incarnano l’abiezione.
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Fondamentale all’interno del romanzo è l’incontro con Lola, che lo aggredisce con la sua grettezza borghese e spicciola mentre Bardamu ha una crisi di nervi in un ristorante, dove la folla ammassata per qualche ragione gli ricorda il terrore vissuto in guerra. Bardamu, nella tappa successiva della sua catabasi, si reca in Africa al servizio di una compagnia mercantile militare. Céline usa dei nomi inventati per i villaggi africani, in cui il protagonista si troverà come in una prigione, altrettanto dura della guerra. Qui constata che gli uomini dell’alta società mostrano e esercitano il loro potere sui poveri coloni ritenuti selvaggi, stupidi, chiamati spesso negri e umiliati in ogni modo nella propria stessa terra. Anche qui, quando Bardamu è agente coloniale in un avamposto africano dell’interno, torna, come una sorta di fantasma e di specchio del sé, Robinson.
È una specie di cesura tra due mondi, compare sempre come una forma di avvertimento, finché lo sprofondamento nel male, nella notte appunto, non diventa radicale. L’atmosfera fisica e morale tremenda dell’Africa costringe Bardamu a fuggire a Tapeta, luogo inventato di uno stato dal nome altrettanto inventato: Rio del Rio, ma anche qui la cattiveria umana si fa sentire nel pieno della potenza e del dolore. Incontra un prete che, fingendosi amorevole e premuroso verso il suo stato di salute, lo vende come schiavo rematore su un galeone in partenza per l’America. Nessuno come Céline ha raccontato così bene la povertà, le disparità sociali, l’estraneazione da una società ostile, una società umana dove solo chi ha potere può permettersi di vivere dignitosamente, dove gli ultimi sono umiliati fin nel profondo dell’animo, oltre che nei corpi, tenuti stretti nei gioghi della volontà di potenza di questa borghesia sull’orlo della decadenza e dell’osceno.
La critica sociale si fa sempre più feroce, se prima era la guerra ora è la società tecnologica, l’alienazione industriale dell’America. New York non è che una tappa della notte dell’umanità: il buio etico in cui la modernità ha gettato l’Europa, nel sangue della guerra, l’Africa derubata di manodopera e ricchezze, l’America trafitta dall’alienazione industriale. Qui conosce Molly: l’unico personaggio positivo del libro. Una prostituta dal cuore tenero, che decide di prenderlo sotto la sua ala, mantenerlo economicamente e amarlo a modo suo.
In Francia si laurea in medicina e comincia a esercitare a Rancy, un quartiere povero della periferia. È pieno di coscienziosità e la sua inquietudine gli impedisce di farsi pagare. Si vergogna di chiedere denaro agli indigenti. Quelli che vengono a domandargli aiuto sono gli ultimi degli ultimi, relitti, mal capitati, maledetti. Qui ricompare Robinson, questa volta nelle vesti di un assassino assoldato dalla famiglia in questione per far fuori la donna. Uno psichiatra invita Bardamu a lavorare nella sua clinica. Anche dalla clinica psichiatrica fuggirà e proseguirà il vagabondaggio per città e quartieri di una Francia sempre più desolata. In quella clinica, a intervalli, Bardamu ospita Robinson, che muore ucciso dalla sua amante. Liberandolo in qualche modo dall’incubo di avere un doppio che lo tortura.
Il Viaggio è una catabasi verso la degradazione e la morte. La morte di Robinson è in un certo senso la morte di una parte di sé, forse quella più estrema, l’es, l’istinto, l’inconscio. Quella parte di sé che ha liquidato il super io una volta per tutte. Il fatto che muoia ha un significato simbolico, è la crescita individuale, il suo approdo alla persona adulta, responsabile, ma anche la rinuncia a quella volontà di potenza che fa sentire il fuoco della giovinezza nella gioia come nella tragicità dell’esistere. Quella parte prima o poi deve morire. Tutta la distruzione e la devastazione della Grande Guerra, che c’è nella prima parte, agli occhi di Bardamu non è che uno dei sintomi del Male che attanaglia il suo tempo. Le guerre sono anche dettate da una sorta di idealismo e di cattiva coscienza.
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Lo stile e l'innovazione linguistica
Il romanzo fece subito scandalo per gli eventi narrati ma soprattutto per lo stile, quanto di più vicino all’ultimo Joyce. Il flusso di coscienza qui si avvale di un totale rifiuto del francese colto e si aggancia direttamente agli andirivieni di una mente fervida che oscilla, costantemente in bilico, tra la descrizione del mondo esteriore, gli avvenimenti tremendi del Novecento, l’alienazione sempre presente a Parigi come a New York, e il mondo interiore, irrequieto e incerto, alla ricerca disperata di una verità ultima che mai si manifesterà se non come la verità del dolore più profondo e meschino che invade l’umano. Totalmente nuovo nel panorama francese ed europeo è stato poi il modo insieme realistico e visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha saputo trasfigurare questa materia incandescente.
Il nichilismo di Céline è in questo senso una pretesa di verità nei confronti dell’inganno delle ideologie, che mascherano gli interessi finanziari dei capi di stato, dei governi, delle strutture economiche planetarie e che hanno portato al massacro delle due grandi guerre mondiali. Lo stile del libro è un’inversione dei canoni linguistici, e anche l’intreccio è antilineare (non ve lo fanno studiare nelle scuole di scrittura!); Céline diceva a un giornalista che gli chiedeva notizie sulla novità della sua scrittura: il fatto è che io devo entrare nel delirio, mi trovo bene solo in un grottesco ai confini della morte, a tutto il resto sono insensibile. Delirio, allucinazione, follia, per scrivere lui viveva sempre ai bordi della mente. E poi il grottesco, come necessità di derealizzazione che travolge la realtà in un tripudio di fantasmi.
La poetica di Céline è assolutamente antiletteraria, così emerge il suo stile disarticolato, intriso di vita, di strada, destinato a fare scandalo, distruggendo completamente la tradizione della prosa francese. Céline decide di rompere con tutta la classicità. È per certi versi vicino al futurismo. Le rotture sintattiche che agitano il periodo, la dislocazione delle parole anticipate o posticipate nella frase, il moltiplicarsi di risonanze inedite. Dissociazione dal reale che vive in un vorticare caleidoscopico, quasi non lo si segue! Il nichilismo degli artisti non coincide quasi mai con il nichilismo dei potenti, il nichilismo di Céline è dettato dal suo desiderio di trovare nel mondo una giustizia che non c’è, di veder vendicati gli ultimi, con la conseguente consapevolezza che ciò mai avverrà. Il nichilismo di Céline è platonico.
Ricezione e controversie
Il romanzo fu oggetto di attenzione e dibattito già al momento della sua pubblicazione, dividendo trasversalmente i lettori di ogni schieramento. Vi fu chi lo salutò come una rivelazione letteraria di prim’ordine e chi lo giudicava una sorta di parodia del maledettismo, un nichilista anarchico e disfattista. Purtroppo il valore del pensiero e della letteratura di Céline sono stati a lungo tempo oscurati dalla nomea di nazista che lo scrittore si attirò dopo aver pubblicato, alla fine degli anni ’30, alcuni pamphlet dichiaratamente antisemiti. Opere che appaiono ancora più incomprensibili da parte di uno scrittore di tal valore, pregne di un antisemitismo ben distinto dal nazismo ma che rasenta il farsesco, toccando il complottismo più ingenuo e la pseudo-scienza più cialtrona.
Con la Seconda Guerra Mondiale, Céline riparò presso il governo filo-tedesco di Vichy, dove non ebbe però incarichi. Alla fine della guerra il dottore fuggì in Danimarca temendo l’accusa di collaborazionismo, ma fu presto arrestato e rimpatriato. Céline fu scarcerato nel 1951, ma la sua figura era ormai irrimediabilmente compromessa, ed il dottor Destouches pagò i suoi errori vivendo in disparte ed in oblio gli ultimi dieci anni di vita. Difficile esprimersi sull’antisemitismo di Céline, tutt’ora oggetto d’incertezza e d’indecisione. Alcuni ridimensionano il razzismo celiniano fino a considerarlo solo un’espressione dell’antisemitismo che in Francia fu serpeggiante fino alla seconda guerra mondiale, e la colpa dello scrittore sarebbe stata l’averlo ammesso apertamente. Altri evidenziano come tale pregiudizio non avesse nello scrittore nessun fondamento religioso o razziale, ma che egli avesse semplicisticamente identificato negli ebrei la grande borghesia arricchita.
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Bisogna sempre distinguere tra un uomo ed il suo lavoro, anche quando vita ed opera sono strettamente intrecciate e confuse come in Céline. Ma come è discussa la figura di Céline, così è indiscutibile il valore dei suoi libri.
Tabella riassuntiva dei temi principali
Tema | Descrizione |
---|---|
Guerra | Orrore e assurdità della Prima Guerra Mondiale, critica al patriottismo. |
Colonialismo | Sfruttamento delle popolazioni indigene in Africa. |
Alienazione | Alienazione industriale e sociale nella moderna società capitalista. |
Povertà | Descrizione cruda della povertà e delle disparità sociali. |
Nichilismo | Rifiuto delle illusioni e delle ideologie, ricerca di una verità scomoda. |