Turistificazione: Definizione, Origini e Impatto
La crescita dei flussi turistici sta investendo le principali città italiane (e non solo) in modo incontrollato, trasformando i centri storici in beni di consumo da cui estrarre valore attraverso un rapido processo di turistificazione. Tuttavia, quando viene chiesto di dare una definizione più concreta e specifica di questo fenomeno, le cose si complicano.
Definizione di Turistificazione
Con il termine turistificazione intendiamo l’insieme delle trasformazioni sociali, economiche e spaziali innescate dalla crescita del settore turistico e l’eccessiva specializzazione funzionale di alcune parti della città, condannate a una monocultura che progressivamente esclude dallo spazio urbano tutto ciò che non rientra in pratiche di consumo turistico.
Insieme delle trasformazioni architettoniche, urbanistiche, sociali ed economiche dovute al sovraffollamento turistico in una parte di una città, in una intera città e anche in un territorio più vasto.
Molte sono le esternalità negative della turistificazione alle quali abbiamo guardato con preoccupazione in questi anni: l’espulsione degli abitanti, la precarizzazione del lavoro, la privatizzazione e la militarizzazione dello spazio pubblico, la mercificazione del patrimonio culturale, l’inquinamento.
Origini ed Etimologia
La parola turistificazione molto probabilmente è un prestito dall’inglese o dal francese touristification, penetrato in italiano attraverso lo spagnolo turistificación.
Leggi anche: Come ottenere il visto per l'Inghilterra
Etimologia: Probabile prestito dall’inglese o dal francese touristification, attraverso lo spagnolo turistificación, adattato secondo i meccanismi morfologici derivativi propri dell’italiano: nome d’azione del verbo turistificare da turist(ico) con l’aggiunta del suffisso -ificare.
Le parole inglese, francese e spagnola non sono registrate in nessun dizionario delle rispettive lingue, sebbene il termine turistificación sia stato analizzato nel 2017 nel sito della Fundación del Español Urgente (patrocinata dalla Real Academia Española de la lengua), dove viene definito “término bien formado” (‘termine ben formato’) e “neologismo válido”.
Sul piano morfologico, turistificazione potrebbe considerarsi un nome d’azione derivato dal verbo turistificare, che però conta poche occorrenze nelle pagine in italiano di Google e sui quotidiani per poter essere considerato la base; è più probabile che il sostantivo sia un prestito e il verbo una retroformazione; in ogni caso, turistificare si può considerare un suffissato formato con -(i)ficare (dal latino -ficāre, tratto dalla radice di făcere ‘fare’) dal valore causativo, e che significa ‘dare a qualcosa o a qualcuno le caratteristiche espresse dalla base’; questo suffisso, quando si lega a basi aggettivali formate con il suffisso -ico, ne determina la caduta: così da turist(ico) > turistificare.
In questo caso specifico, la base derivativa, turistico, assume un’accezione negativa e spregiativa, relativa alla massificazione del turismo.
Evoluzione del Termine
Il sostantivo italiano turistificazione, dopo una prima isolata attestazione nel 1982 e alcuni sporadici esempi nel corso degli anni Novanta e Duemila, vede un aumento delle occorrenze a partire dall’aprile del 2018, quando viene fondata la rete SET - Sud Europa di fronte alla turistificazione, che riunisce molte città spagnole e alcune italiane: si tratta di un coordinamento di associazioni, collettivi e comitati che cercano di far fronte, attraverso esperienze condivise, alle conseguenze del sovraffollamento turistico.
Leggi anche: Come Scrivere una Lettera di Invito
Nel 2018 il termine comincia a essere impiegato, oltre che in siti dedicati al fenomeno, sui quotidiani e soprattutto in riviste specialistiche e accademiche degli ambiti settoriali di architettura, urbanistica, geografia, sociologia e antropologia.
Nel periodo pandemico e negli anni immediatamente successivi, caratterizzati da una stasi dei flussi turistici, il termine risulta avere meno occorrenze, soprattutto nei quotidiani.
Con il risveglio del turismo, incentivato per aiutare la ripresa economica, la parola turistificazione ha visto un incremento d’uso considerevole: nella “Repubblica” dalle 6 occorrenze del 2020 e del 2021 e dall’unica occorrenza del 2022, passa ad averne ben 47 nel 2023.
Al nome d’azione turistificazione si è affiancato nei primi anni Novanta, con la stessa accezione negativa, un altro nome d’azione, turisti(ci)zzazione (dal verbo turisti(ci)zzare), registrato in tutti i dizionari contemporanei dell’italiano (già a partire dal GDLI, dal Palazzi-Folena e dallo Zingarelli 1993).
Negli anni successivi, però, turisti(ci)zzazione ha sviluppato un’accezione più neutra, senza connotazioni negative, indicando semplicemente ‘l’azione di rendere (un luogo) adatto ai turisti’.
Leggi anche: CNDCEC e Visto di Conformità: Approfondimento Redditi
Oggi troviamo altre due parole parzialmente sinonimiche che si affiancano al termine turistificazione: l’anglismo non adattato overtourism e il traducente italiano sovraturismo.
Il primo, usato per la prima volta dall’Organizzazione mondiale del turismo nel 2017, è penetrato in italiano nello stesso anno e ha avuto un incremento notevole fino ai giorni nostri.
A differenza del termine turistificazione, usato per indicare prevalentemente gli effetti economici, spaziali e sociali del sovraffollamento turistico, overtourism indica proprio il sovraffollamento turistico.
Prendendo spunto da sovraffollamento, in italiano è stato utilizzato il traducente sovraturismo, formato da sovra-, forma alternativa del prefisso sopra-, e turismo: questa parola risulta avere pochissime occorrenze e sembrerebbe non avere la forza necessaria per scalzare il concorrente inglese.
Impatto e Conseguenze
Il grado di incidenza di questi problemi nelle diverse città non è affatto omogeneo, anzi molto variabile, giacché spesso dipende direttamente dal grado di turistificazione che le colpisce.
Nella seconda parte del volume si affronta il processo di “turistificazione”, variabile a seconda del quadro storico di riferimento, dei mezzi di trasporto e di comunicazione, delle azioni e delle strategie dei protagonisti.
Turismo: Una Definizione Più Ampia
Una risposta immediata, la più scontata, potrebbe essere “Il turismo è viaggiare per piacere e per divertimento.
Una definizione di turismo univoca non è quindi un’impresa facile ma partiamo della sua etimologia.
Il termine turismo deriva dal francese tour che significa giro,viaggio, circuito.
Una delle definizioni riconosciuta dagli studiosi del settore, è quella dell‘OMT (Organizzazione mondiale del Turismo) secondo la quale il Turismo è “l’insieme delle attività delle persone che effettuano uno spostamento o soggiornano al di fuori dell’abituale ambiente per almeno 24 ore e comunque per un periodo non superiore ad un anno”. (2005-2007).
L’OMT basa la sua definizione di turismo fondamentalmente su un fattore economico.
Lo scopo di questa celebrazione è quello di sensibilizzare sull’importanza del ruolo del turismo all’interno della comunità internazionale.
Turismo nel Senso Moderno
Se la pratica della villeggiatura e della vacanza ha radici antiche, il turismo nel senso moderno del termine - ossia lo spostamento da una località all’altra come piacere in sé - è un fenomeno relativamente recente, che nasce con lo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni, l’aumento del tempo libero disponibile e il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie.
Il termine turismo deriva dal francese tour, che significa «giro», «viaggio», e indica in generale lo spostamento dal luogo abituale di residenza ad altre località per finalità di svago.
Le radici di questo fenomeno sono molto antiche: basti pensare alla pratica della villeggiatura degli antichi Romani e, nei secoli successivi, alla diffusione delle residenze estive e invernali presso l’aristocrazia di quasi tutti i paesi europei.
Il turismo nel senso moderno del termine nasce nel Settecento, quando presso l’aristocrazia e l’alta borghesia europea si diffonde l’uso del viaggio nei paesi mediterranei.
Si trattava di un viaggio generalmente molto lungo, intrapreso da intellettuali e giovani rampolli delle ricche famiglie inglesi, francesi e tedesche per conoscere la cultura mediterranea, specie il vasto patrimonio storico-artistico della classicità.
Questo lungo viaggio, questo tour o grand tour - da cui appunto, il termine turismo - aveva quindi finalità culturali e pedagogiche.
Da allora, innumerevoli artisti e intellettuali, da Goethe a Flaubert, da Byron a Stendhal, si recarono in pellegrinaggio culturale in Italia per apprezzarne il glorioso passato, scrivendo diari di viaggio nei quali indicavano ai lettori gli itinerari da seguire.
Il viaggio turistico aveva anche finalità educative, in quanto era inteso come strumento essenziale per comprendere meglio i popoli visitati e le loro culture, per diventare, quindi, adulti e maturi.
Sono, dunque, questi ricchi viaggiatori europei del Settecento i primi turisti nel senso attuale del termine.
Alle soglie del Novecento nuovi strati sociali iniziano ad avere accesso a questa particolare forma di impiego del tempo libero.
Lo svago e il riposo, l’arricchimento culturale, la curiosità nei confronti di terre e civiltà diverse sono rimasti le motivazioni fondamentali del turismo.
A partire dal secondo dopoguerra, quando il viaggio e la vacanza diventano un bene di consumo di massa come gli altri, anche l’esperienza turistica subisce un processo di standardizzazione: le cose da vedere - sia le bellezze naturali, sia il patrimonio artistico e culturale di una data località - fanno parte di un itinerario preconfezionato che il turista odierno può ‘consumare’ nel tempo relativamente limitato della vacanza e a prezzi contenuti.
È questa la caratteristica dei viaggi organizzati, una delle forme di turismo dominanti a partire dalla seconda metà del Novecento.
Per queste strade si arriva a viaggi nei quali tutto è artificiale, ricostruito, simulato: dai ‘luoghi tipici’ alle architetture di maniera, ai falsi ‘cibi autentici’, all’offerta organizzata di riti religiosi.
A questo tipo di turismo, che è stato definito modello luna park, si contrappone un modello più elitario orientato a fruire in modo diverso i luoghi visitati: la mancanza di comfort e di attrezzature di svago, persino i trasporti inadeguati diventano paradossalmente elementi di pregio.
Tra questi due estremi vi è una gamma pressoché infinita di formule in grado di soddisfare le più varie esigenze - dall’itinerario enogastronomico al soggiorno in conventi e monasteri.
Il turismo ha acquistato a partire dal secondo dopoguerra un peso economico crescente, diventando una delle voci più importanti del settore terziario.
Di pari passo sono aumentati gli investimenti in ‘beni turistici’ come attrezzature di svago, alberghi, trasporti e così via.
Non sempre, tuttavia, le località che possiedono la ‘materia prima’ del turismo, soprattutto bellezze naturali, dispongono anche delle risorse economiche, tecnologiche e organizzative per sfruttarla.
È questo il caso, in particolare, di molti paesi in via di sviluppo, che spesso si rivolgono ai cosiddetti tour operators, ‘fabbricanti di vacanze’, in genere stranieri che forniscono beni e attrezzature e finiscono per avere la gestione esclusiva delle risorse e gli investimenti alberghieri.
Uno dei principali problemi comportati dalla trasformazione del turismo in fenomeno di massa e dall’impetuoso sviluppo dell’industria delle vacanze è il loro impatto sull’ambiente.
Il problema della congestione turistica ha fatto emergere l’esigenza di individuare strumenti adeguati di contenimento e regolamentazione dei flussi turistici in modo che i vantaggi economici derivanti dalle attività turistiche non siano annullati da gravi costi ambientali.
Si discute quindi l’opportunità di ridurre o programmare l’affluenza turistica nelle città d’arte o in alcune aree di grande interesse naturalistico.
Il problema è particolarmente sentito in Italia, un paese che ha un ricchissimo patrimonio di risorse paesaggistiche e artistiche: per fare qualche esempio, alcuni anni fa lo scalatore e ambientalista Reinhold Messner lanciava un grido di allarme per le vette alpine, spesso ridotte a desolate discariche.
TAG: #Turistico #Turisti #Visto