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A chi venivano affidate le missive nel passato

La storia delle lettere fino ai nostri tempi ha compiuto un percorso lunghissimo, essendo segnata da enormi trasformazioni tecnologiche e culturali. Dopo il suo approdo nel secolo della rivoluzione informatica, tuttavia, il genere epistolare si trasfigura profondamente.

Origini Antiche: Sumeri ed Egizi

I primi a scrivere delle lettere di carattere commerciale erano i Sumeri intorno al 3000 a.C. Si servivano di tavolette di argilla che, una volta scritte, venivano essiccate al sole e poi ricoperte da un secondo strato di argilla fresca sul quale era impresso il nome e l’indirizzo del destinatario. I contenuti erano strettamente documenti amministrativi, contratti di lavoro, affitti di terreni e vendite di derrate alimentari.

Il primo tentativo di comporre una lettera a scopo commerciale tramite penna e inchiostro su papiro avvenne nell’Antico Egitto, sempre intorno al 3000 a.C. In epoca romana alcune lettere di carattere amministrativo furono scritte fondendole su tavole di bronzo. La scrittura usata nel mondo romano era alfabetica.

Il Medioevo e la Chiesa

Con la fine dell’impero Romano, la scrittura di lettere, se pure a carattere commerciale, tornò ad essere un gesto riservato a pochi alfabetizzati e quasi esclusivamente appartenenti al mondo religioso. Il papiro venne lentamente sostituito dalla pergamena. Per autenticare le lettere papali, veniva introdotto l’uso del sigillo in piombo la cosiddetta bolla.

Intorno all’anno 1000 alle lettere in pergamena si affiancarono quelle in carta di uso corrente in tutto il mondo arabo.

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Il Rinascimento e l'Età Moderna

Nel Quattrocento i mercanti presero l’abitudine di siglare le loro lettere con un proprio simbolo di riconoscimento che costituiva il marchio della famiglia di appartenenza. Si trattava di stilizzazioni di oggetti, vegetali o lettere. Nel Cinquecento si diffonde l’uso di sigillare le lettere con la nizza, una bandella di carta su cui talvolta è inciso un sigillo a secco. La nizza poteva anche essere bloccata con ceralacca. Durante il secolo la forma usuale della lettera è quella del plico, che consisteva in un foglio di carta piegato, sigillato ed inviato senza busta.

Nel Rinascimento si diffonde l’uso della carta e l’organizzazione dei servizi di posta. Vengono prodotte un gran numero di lettere commerciali da parte della borghesia che necessita di comunicazioni con luoghi lontani. Iniziano a viaggiare le lettere dirette anche nel nuovo continente.

Nel 1538 una lettera riporta l’ordine di Carlo V. al viceré della Nuova Spagna, Antonio Mendoza, affinché venissero distrutti tutti i templi e gli idoli degli Indios.

Nel Seicento inizia a svilupparsi l’abitudine di inserire le lettere in una busta, grazie anche alla riduzione del prezzo della carta. Vengono diffusi anche sigilli alternativi alla nizza e alla ceralacca come ad esempio i fili di seta. Si sviluppa l’abitudine di lasciare uno spazio bianco tra la prima riga del testo, che deve contenere l’intestazione, ovvero il titolo del destinatario, ed il corpo vero e proprio della lettera.

La necessità di comunicare tramite lettera è tanto pressante che porta allo studio di nuovi metodi. Nel 1608 vengono introdotti gli “AQ” veneziani, interi postali usati principalmente per lettere provenienti dalle magistrature.

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Nel Settecento inizia una nuova alfabetizzazione di massa che allarga l’uso delle lettere anche a nuovi ceti sociali. Scompare lentamente l’uso del latino e si afferma l’uso delle lingue nazionali. In Italia compare per la prima volta il termine “Espresso” scritto accanto all’indirizzo di destinazione ma il riferimento non era al noto servizio postale bensì all’incaricato che consegnava la posta in maniera celere.

Nell’Ottocento si cominciarono a produrre fogli di carta da lettere sottili che poi prenderanno il nome di “veline”. In Inghilterra prenderà il nome di “Bath Post” e sarà di un colore bianco brillante ad eccezione della azzurra che verrà prodotta miscelando all’impasto della carta sali di cobalto. Nel 1820 il commerciante di carta inglese Brewer di Brighton inizia a produrre e vendere su grande scala le buste di carta per le lettere.

Con l’introduzione del francobollo nel 1840 a seguito della riforma postale di Rowland Hill, le lettere divengono il più diffuso mezzo di comunicazione di massa. La capillare diffusione dell’alfabetismo contribuisce ad un maggior uso della lettera anche per questioni personali e private come le corrispondenze dei militari impegnati in battaglia.

Esempi Storici

  • Il 7 giugno 1579 Maria Stuarda, sotto arresto da un decennio, scrive una lettera al suo carceriere Sir George Brown, chiedendo il permesso di inviare il suo segretario in Scozia affinché si accertasse dello stato di suo figlio tredicenne Giacomo.
  • Il 30 dicembre 1707 Amalia Guglielmina di Brunswick e Lüneburg, imperatrice del Sacro Romano Impero Germanico, scrive da Vienna al cardinale Leandro di Colloredo presso la sua sede di Roma rispondendo agli auguri di prosperità inviatigli precedentemente.
  • Nel 1819 il Regno di Sardegna introduce una carta bollata che poteva essere usata come lettera pagata dal mittente: il “Cavallino di Sardegna”.
  • Il 23 luglio 1841 venne spedita una lettera da Stoccolma che raggiunse Cremona il 5 agosto. Al suo interno era stampata in litografia una cornice raffigurante i principali monumenti di Berlino.
  • Il 3 aprile 1848 Demetrio Galli della Mantica, giovane ufficiale dei Bersaglieri, scrive una lettera alla madre, mettendola al corrente della situazione in cui incombe essendo coinvolto nella battaglia di Goito.
  • Nel 1859 il Regno Lombardo-Veneto istituisce il servizio espresso e dota i propri uffici postali di un timbro con la dicitura “Lettera per Espresso”.

Il Ventesimo Secolo e l'Era Spaziale

Il 16 gennaio 1969 avvenne il primo incontro nello spazio tra due mezzi di trasporto. Le due navicelle Sojuz 4 e Sojuz 5 si agganciarono, consentendo il trasbordo da una all’altra di uomini ed oggetti provenienti della Terra. Tra gli oggetti vi erano anche due lettere: una privata e scritta dalla moglie dell’astronauta Vladimir Aleksandrovič Šatalov ed una ufficiale ed affrancata con un francobollo da 10 centesimi.

Iniziative Artistiche e Sociali

Tra le mura oggi silenziose di un ex ospedale psichiatrico si agitano ancora lettere mai spedite, richieste d’aiuto rimaste senza risposta, gesti d’affetto bloccati a mezz’aria. Corrispondenze immaginarie è il progetto di arte pubblica partecipata ideato da Mariangela Capossela per dare finalmente voce e, soprattutto, risposte alle tante lettere conservate negli archivi degli ex manicomi italiani.

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Il progetto artistico nasce per la prima volta a Volterra nel 2022, ma è stato poi declinato anche in altre città e le sue ultime tappe sono state Venezia, Gorizia e Trieste. Il documentario è stato proiettato, in una serata speciale, il 26 luglio 2025 al Castello di San Giusto a Trieste come introduzione al concerto di Vinicio Capossela, fratello dell’artista e a sua volta costruttore di mondi narrativi liminali e popolati di personaggi fuori dagli schemi.

Dopo un attento lavoro di ricerca negli archivi degli ex ospedali psichiatrici di queste tre province, centinaia di lettere mai spedite sono state affidate a nuovi destinatari tramite “scrittoi pubblici”. Il gesto stesso di scrivere a mano, già di per sé intrinsecamente lento, è stato reso ancora più accurato perché la scelta dell’artista è stata di usare solo strumenti desueti come pennino, inchiostro e carta velina.

Le sessioni di copiatura si sono svolte in due luoghi simbolo: il parco dell’ex ospedale psichiatrico goriziano e uno dei padiglioni di quello triestino. Alla copiatura accurata delle lettere, alla loro confezione e spedizione, si aggiunge poi un gesto di restituzione: le persone che si erano candidate a ricevere una lettera si impegnavano anche a scriverne un’altra - seppur solo simbolicamente - indirizzata a quell’autore o autrice che non aveva mai ricevuto risposta.

Per Mariangela Capossela l’arte pubblica partecipata è un processo in cui il valore dell’opera artistica nasce e si trasforma grazie all’incontro con la comunità. E l’artista prosegue affermando che “cercare risposta a queste lettere ha a che fare con la riparazione, con un approccio artistico in cui si cerca di suturare una ferita che viene dal passato ma che non è chiusa, come non è chiuso il modo in cui viene trattato a livello sociale il problema della malattia e della solitudine”.

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