La Storia e l'Influenza di Fabio Massimillo nella Musica Sacra
In questo nostro tempo pieno di sfide, di incertezze e dolori, di confusione e di sconfitte, Massimillo ci propone di ascoltare e di cantare il Signore. Questa proposta continua, come anni or sono, fresca, però musicalmente molto matura. La bellezza delle nuove melodie ci invita allo stupore; l’arte del contrappunto si apre la strada in uno stile nuovo e fresco, mentre le armonie si intrecciano per fare ancora più bello il senso del testo musicato.
L’autorevole giudizio è di padre Jordi-A. Piqué i Collado osb, preside del Pontificio Istituto liturgico di Roma, dove per altro Massimillo si è specializzato in Sacra Liturgia. Mi colpisce molto di come il Signore si serva di un’arte per toccare il cuore della gente per muoverlo verso di Lui. Ai compositori è dato un compito molto delicato, “inventare” ovvero cercare melodie che siano aderenti al testo, che ne esprimano l’efficacia perché i fedeli, come diceva già san Pio X nel 1903, siano maggiormente disposti a ricevere i frutti della grazia.
L'intreccio tra sacerdozio e musica
In questi anni per me sacerdozio e musica si sono intrecciati in un modo straordinario. È molto bello vedere come la gente ti sia grata per un canto o per un altro perché l’abbia consolata in un momento di particolare sofferenza, o anziani in solitudine che ascoltano i miei canti per pregare. In questi anni ho potuto constatare anche la gratitudine di tanti seminaristi, o suore, che mi hanno scritto perché hanno sentito coraggio nel cammino attraverso miei canti. Ma il merito non è il mio, ma della Parola di Dio.
La diffusione della musica di Massimillo
I primi canti sono stati scritti nella solitudine della mia stanza in seminario e mai avrei pensato che sarebbero usciti da lì. Con il passare del tempo, pian piano, si sono sparsi fino ad essere stati pubblicati e molti sono stati tradotti in diverse lingue del mondo. Di questa ultima raccolta c’è addirittura il canto finale che hanno tradotto in coreano.
La musica come parte integrante della liturgia
Il canto è parte integrante della liturgia e in quanto tale, come dice il Concilio, ne partecipa il fine che è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli. Nelle nostre assemblee purtroppo assistiamo spesso al contrario, ovverosia alla glorificazione del coro e alla mortificazione dell’assemblea. Questo non deve accadere e credo che ci sia molto da lavorare a partire da una seria formazione nei seminari prima e negli studi teologici poi.
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Un’altra importante responsabilità è data ai parroci che devono sapere che la Chiesa non ha abbandonato la scelta dei canti al loro libero arbitrio. Esistono i libri dei canti ufficiali (molti preti non sanno che il primo libro dei canti è proprio il Messale romano!). Nella Liturgia non si fa ciò che piace o ciò che non piace, ma si dovrebbe fare ciò che è previsto perché ha un senso.
Il ruolo del compositore di musica sacra
Il compositore di musica sacra deve essere anzitutto un compositore, non un musicista che si “improvvisa” compositore. Deve conoscere bene tutte le tecniche compositive perché solo chi sa fare le cose più complicate sa poi lavorare per semplificazione. Si pensi, infatti, se si dovesse affidare la costruzione di un edificio non ad un ingegnere, ma semplicemente ad una persona di buona volontà. Dopo un po’ crollerebbe tutto.
In secondo luogo un compositore di musica sacra deve essere disposto a saper fare con grande umiltà delle rinunce: in conservatorio siamo abituati a fare cose molto complesse e articolate che, se eseguite, ci danno molta soddisfazione, ma questo durante la Messa, se si vuole garantire la partecipazione dell’assemblea è impossibile. Bisogna con umiltà mettersi sotto la Parola di Dio, coglierne la potenza, scegliere delle melodie che diano il carattere dell’universalità, nel senso che da una parte slancino verso il cielo, dall’altra creino delle singole membra, un corpo solo, un’anima sola.
Gli obiettivi della musica liturgica
Gli obiettivi sono quelli di promuovere l’incontro con Dio attraverso un’espressione intensa e partecipata, nella quale la preghiera diventa collettiva, unitaria, disciplinata. In questa nuova raccolta di canti per la liturgia e la preghiera, M° Fabio Massimillo celebra i divini misteri della liturgia, evento sfolgorante nato dalla Risurrezione di Cristo.
Nel brano di apertura, tratto dal Salmo 122, l'antico canto dei pellegrini radunati per salire a Gerusalemme diventa canto d'ingresso dei fedeli di oggi, che, attraverso la celebrazione eucaristica, entrano nella Città santa, dove incontreranno la luce dell'Agnello vittorioso. Dopo aver celebrato la messa, ciascun discepolo è chiamato, come i primi apostoli, ad affermare "Abbiamo visto il Signore": è il canto sull'esperienza di vita della chiesa durante la messa, "vedere" con gli occhi della fede, "gustare" con il cuore la sua carità nella comunione con i fratelli.
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Esempi di opere di Massimillo
Il CD contiene 13 canti per la Liturgia del Tempo Ordinario. Dopo aver celebrato la messa, ciascun discepolo è chiamato - come i primi apostoli - ad affermare “Abbiamo visto il Signore”: è il canto sull’esperienza di vita della chiesa durante la messa, “vedere” con gli occhi della fede, “gustare” con il cuore la sua carità nella comunione con i fratelli.
«Cristo Maestro e Signore è un'opera che si avvale dei versi di Anna Maria Galliano - autrice di pregevoli testi per la liturgia - e delle musiche del giovane compositore Fabio Massimillo. Si tratta di dieci canti liturgici dedicati a Cristo Maestro, dall’impianto classico, realizzati con orchestra e coro della Diocesi di Roma.
Il successo dell'incontro-concerto "Celebriamo il Signore"
È stato un successo, sabato sera nella chiesa pescarese dello Spirito Santo, l’incontro-concerto dal titolo “Celebriamo il Signore” che ha visto la partecipazione del maestro e compositore di musica sacra tarantino, trentaduenne, don Fabio Massimillo.
I risultati di questo cammino, si sono visti proprio nell’esecuzione corale e armoniosa del coro riunito diocesano sabato sera: «L’emozione più grande - sottolinea don Fabio Massimillo - è che la mia preghiera personale espressa in musica, è diventata la preghiera di tanti. Ed è bello vedere, a distanza di tempo e geografica, dei cori che ti chiamano e condividono la gioia di aver cantato musiche scritte da te, preghiera scritte in precedenza, che grazie all’attuale pubblicazione diventano una preghiera condivisa e la tua gioia diventa la gioia degli altri.
E dar vita alla preghiera è l’obiettivo del compositore e musicista ecclesiale: «Il compito del compositore di musica cristiana per la liturgia - osserva il musicista - è muovere il cuore alla preghiera, all’incontro con Dio, permettendo che, attraverso il ricorso a piccoli strumenti quali la melodia, la parola umana musicata, diventi espressione artistica così che il cuore possa incontrare il mistero e la bellezza di Dio.
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Del resto, la musica sacra è liturgia: «Cantare - precisa don Massimillo - significa celebrare e celebrare significa esprimere la fede con un cuore solo, è l’unisono della comunione. Nella liturgia c’è l’incontro tra il mistero di Dio e quello dell’uomo. Un incontro di cui non possiamo parlare, ma che possiamo cantare e celebrare.
La poesia, rispetto alla prosa, non ha la pretesa di dire tutto. Invece, la poesia lascia aperto il mistero, lo fa comprendere, lo fa intravedere. Un’ora e mezzo di concerto, quello di sabato sera, seguito con viva soddisfazione anche dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, il quale da tempo aveva puntato sull’obiettivo di realizzare un’unica corale diocesana: «Questa era una scommessa - riconosce il presule -, perché quando abbiamo cominciato a pensare a una cosa del genere, non sapevamo se ci saremmo riusciti.
Dire grazie ai cori è poco, non solo per il sacrificio delle prove che in fondo per il loro è routine, ma soprattutto per aver scelto di rinunciare un po’ a se stessi per fondersi in questa magnifica corale. Un ringraziamento, ovviamente, rivolto anche al giovane maestro Massimillo: «Grazie a lui - aggiunge l’arcivescovo - non solo per la musica che ci regala in continuazione, ma anche per quello che questa sera ci ha regalato grazie a questa sua esperienza di musica e liturgia che si fondono nella sua vita, nella sua opera e nel suo ministero sacerdotale. È molto importante legare queste tre cose. Tra l’altro io, prima di questa sera, non conoscevo il maestro Massimillo e trovare uno “sbarbatello” che sa fare cose del genere, si vede la mano di Dio su di lui.
Infine, il ringraziamento alla direttrice del coro Roberta Fioravanti: «Dire grazie a Roberta - conclude monsignor Valentinetti - è poco, perché sia nella messa crismale che in questo concerto ci ha messo l’anima.
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