Albergo Atene Riccione

 

Beati gli afflitti: significato e consolazione

PROF. è ciò che desideriamo quando siamo tristi e addolorati. possiamo offrire a chi è triste, sconsolato, afflitto da qualcosa. addolorati? afflitti, saranno consolati" (Mt 5). consolati, ma anche Beati in quanto afflitti. consolati, e c’è Beatitudine anche nell’afflizione. In che senso? non invita al masochismo (il piacere di soffrire).

Comprendere l'afflizione

Per meglio comprendere le parole di Gesù, partiremo dalla rilettura del versetto evangelico chiedendoci: che cosa vuoi dire 'afflitti' e perché sono proclamati beati? Che cosa vuoi dire che gli afflitti saranno consolati? «Beati gli afflitti» (Mt 5, 4). Il termine greco penthoûntes comprende sia l'af­flizione che la tristezza e richiama più direttamente il lutto, le lacrime che versiamo, ad esempio, per la mor­te di una persona cara. La versione latina, infatti, par­la di coloro che sono in pianto: beati qui lugent.

Afflizione e dolore

L'afflizione non è condizione esclusiva delle persone che hanno delle necessità, dei bisogni, perché sono poveri, perché hanno fame. Gesù stesso prova afflizione sulla Croce quando esclama «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?» (Mc 15,33), ma non dice: "Dio mi ha lasciato". Con questa esclamazione sembra voler sottolineare quanto sia stato difficile quel momento, perché le ultime fasi della Sua storia umana gli stavano oscurando il volto del Padre, stavano cercando di strapparlo dalla sintonia di intenti con il "Padre mio che è nei Cieli". L'ostacolo al raggiungimento della Beatitudine è proprio questo: il constatare che questo mondo fa di tutto per strapparci, per allontanarci dalla certezza di Dio.

L'afflizione nella Bibbia

Biblicamente gli afflitti sono i miseri o i miserabili, i carcerati, gli schiavi, i perseguitati, gli oppressi e gli umiliati, i cuori spezzati di ogni specie. Sia a livello personale, sia a livello sociale, gli afflitti sono coloro che, contro la loro volontà e indipendentemente dalla loro condotta, sono soggetti o vanno incontro a realtà che procurano dolore. Talora piangiamo per situazioni particolarmente penose che vediamo intorno a noi. Tutto questo provoca in noi sofferenza e lamentazione. Non sembri strano che la Sacra Scrittura abbia un intero Libro dedicato alle Lamentazioni, attribuito al profeta Geremia che da voce alle sofferenze personali e sociali. «Ah! come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo! E divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni;...

La Bibbia ci insegna che lamentarsi in presenza del Signore può essere non solo lecito ma salutare e purificante. Quando qualcosa ci disturba, noi siamo nor­malmente portati a comunicarlo con stizza e ner­vosismo a chi ci sta intorno. Perché non impara­re a lamentarcene prima con il Signore, nella fede e nella preghiera, come facevano i profeti, come fanno i santi, come ci insegnano i Salmi?

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La consolazione promessa

«Io consolerò gli afflitti» dice il Signore per boc­ca del suo profeta. L'azione consolatrice di Dio è sottolineata, ol­tre che da altri passi del Nuovo Testamento, dal Libro dell'Apocalisse, con parole mirabili: «Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpi­rà il sole, né arsura di sorta, perché l'Agnello che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti della vita. ogni lacrima dai loro occhi" (Ap.

Gli afflitti che, come i poveri, accettano dalle mani di Dio la loro sorte, che si sottomettono a lui con umiltà, e pur soffrendo non cessano di credere al suo amore di Padre e alla sua Provvidenza infinita, sono proclamati beati da Gesù “perché saranno consolati” (Mt.5,4). Necessita aspettare e sperare la propria consolazione solo da Dio. Bisogna attendere lui, l’unico che salva e cambia il pianto in gioia vera.

Come dare consolazione?

Come dare consolazione? posso asciugare le lacrime. (Mt 26,38). altrui e smette di fuggire dalle situazioni dolorose. comprendere l’angoscia altrui, nel dare sollievo agli altri. gesti e parole. tenendo la mano, offrendo un sorriso.

Con-solare (cum-solus) significa infatti stare con chi è o si sente solo, isolato, lontano dagli altri, affinché non viva un dolore grande chiuso in se stesso, nella propria afflizione. Naturalmente, nessuno meglio del Signore può comprendere e condividere il dolore di chi è afflitto, chiede aiuto e ha bisogno di consolazione, ma è per questo stesso motivo che egli sta particolarmente vicino a quelle creature che si danno pena del loro prossimo senza alcuna falsità, ora visitando con discrezione, ora ascoltando di buon grado e senza interrompere o sorridendo con affabilità, ora anche rimproverando o esortando senza acrimonia e in spirito di verità, e sempre facendo proprie le pene dei sofferenti con atti semplici ma sinceri.

Afflizione e fede

È questo il caso della afflizione della fede! Il Signore stritola tutta la presunzione, tutta la sapienza, tutta la dottrina, tutta la cultura di un’anima credente e l’abbandona ad un buio inesorabile, dove non ci sono argomenti che valgano né ricordi che riescano ad emergere. Eppure, se una fede non passa per queste strade non cresce. Rimane epidermica, incapace di diventare l’unica luce e l’unica certezza della vita.

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Non è che Dio si disinteressi, giusto per esemplificare, a chi si dispera perché vorrebbe raggiungere e non può raggiungere posizioni di potere o di ricchezza, di notorietà o di maggiore prestigio sociale, non è cioè che Dio trascuri tutti coloro che, spiritualmente vuoti o intellettualmente arroganti, non si curano di lui e della sua volontà. Anche in questi casi egli concederà concrete possibilità di riscatto e di rinascita spirituale.

Il ruolo della sofferenza

Invece la difficoltà, la fatica, la prova, maturano, mettono l’uomo in condizioni di maggior prontezza e di maggiore disponibilità delle proprie energie. Se siamo pigri, rassegnati qualunquisti, rituali…il nostro indice di permeabilità da parte di Dio è povero e a volte persino nullo.

Eppure il dolore nasconde sempre un mistero di vita e di salvezza. Occorre avere il coraggio di abbracciare la croce non solo con rassegnazione, ma con amore, con volontà decisa di seguire Gesù sofferente fino al Calvario, fino al Sepolcro, perché soltanto dalla morte può fiorire la risurrezione.

La beatitudine nell'afflizione: una prospettiva cristiana

Gesù che annuncia le beatitudini annuncia se stesso. Sappiamo bene, fratelli e sorelle, qual è la storia dei consolatori: quando non ci servono ne abbiamo a decine; quando ci servono, non ne troviamo neppure uno. Al contrario, Gesù è sempre presente, perché la consolazione che ci porta non è semplicemente di ordine emotivo e sentimentale, ma è più profonda e più radicale: è un dono interiore che fa traboccare nel cuore dell’uomo la beatitudine di Dio. Nessuno al mondo è autenticamente beato se non attraverso una partecipazione della beatitudine di Dio, di cui Gesù è l’annuncio e insieme il sacramento.

Così si arriva al capovolgimento delle logiche e alla accettazione dell’esistenza paradossale del discepolo di Cristo.

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La beatitudine del pianto

Beato è il pianto che è conseguenza dell'ammissione dei peccati, quel pianto che è effetto e non causa degli errori e delle concupiscenze in cui si è caduti. L'assenza di dolore è segno che il soffio di vita ricevuto dal Creatore è spento, morto e sepolto sotto il peso dei peccati; alcuni, dopo aver consegnato se stessi a una vita dissoluta senza dolersene, divenuti insensibili e inerti nei confronti della vita virtuosa, non si rendono per nulla conto di ciò che hanno fatto e continuano a fare.

Dice il Signore: "Beati coloro che piangono", e non termina qui il discorso, ma aggiunge "Perché essi saranno consolati". Chi preconobbe questa verità fu Mosè nelle mistiche osservanze della Pasqua; egli prescrisse al suo popolo nei giorni festivi pane azzimo, ossia un pane senza sale, senza lievito e senza olio, cotto velocemente su piastre arroventate, per essere presto pronti a seguire il Signore: «Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta» (Es 12,8-11); per il pasto, poi, come companatico, egli stabilì erbe amare, affinché il popolo imparasse, attraverso simili simbolismi, che non si può aver parte a quella mistica festa in altro modo se non accompagnando le amarezze del quotidiano con la semplicità della Vita vera.

Tabella: Elementi di afflizione e consolazione

Elemento Descrizione Consolazione
Lutto Perdita di una persona cara Ricordo, fede nella vita eterna
Peccato Consapevolezza delle proprie colpe Pentimento, perdono divino
Oppressione Essere schiacciati da poteri mondani Giustizia divina, solidarietà
Malattia Sofferenza fisica e mentale Speranza di guarigione, fede
Solitudine Sentirsi isolati e abbandonati Presenza divina, comunità

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