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Belgrado: Scopri la Capitale Serba

Belgrado? E che ci vai a fare? Nel caso vi trovaste davanti a questa obiezione, la risposta da dare è una sola: “peccato, invece, non averci pensato prima”. Già, perché la capitale serba è una città tutta da scoprire, a maggior ragione oggi che l’instabilità politica è alle spalle e non ci sono più fattori di impedimento di alcun tipo. Che poi, da un punto di vista storico, sono proprio le diverse dominazioni, le cadute e le successive rinascite a spiegare il fascino della città. Conta tantissimo la storia ma anche la geografia. Belgrado, infatti, non è soltanto alla confluenza di due fiumi importanti come Danubio e Sava ma, da un punto di vista geopolitico, si trova a far da cerniera tra Europa centrale ed Europa settentrionale, senza ovviamente dimenticare il ruolo secolare di porta dei Balcani.

Insomma, una città complessa che non si lascia scoprire al primo colpo ma che poi, inevitabilmente, conquista il visitatore attento. Belgrado, in serbo Beograd, significa città bianca perché bianche erano le pietre utilizzate per costruire questa città, sorta alla confluenza della Sava nel Danubio, che oggi conta quasi 1 milione e 200 mila abitanti. Una città dalla storia lunga ed estremamente tormentata: ben 44 volte è stata distrutta o gravemente danneggiata, un record per lo meno in Europa. Di seguito vediamo insieme le principali attrazioni di Belgrado.

Piazza della Repubblica (Trg Republike)

Piazza della Repubblica (Trg Republike in serbo) è il naturale punto di partenza di una visita a Belgrado. È qui, infatti, che i residenti sono soliti darsi appuntamento che si tratti di un’uscita mondana, una manifestazione politica o una vittoria sportiva. Il punto di ritrovo vero e proprio è il monumento equestre dedicato a Mihailo III (Mihailo Obrenović) il sovrano che più si adoperò per la liberazione dai turchi. Tra le altre cose, ordinò la costruzione del Teatro Nazionale coi mattoni della dismessa cinta muraria realizzata durante il dominio ottomano. Nel 1866, tre anni prima dell’ultimazione del Teatro Nazionale, era stata demolita anche la Porta di Stambol, simbolo della dominazione austriaca, per secoli ingresso principale della città.

Questo per ribadire l’importanza della piazza nell’affermazione storica, politica e culturale dell’identità serba in opposizione alle diverse dominazioni straniere. Ma Piazza della Repubblica è importante pure da un punto di vista logistico. In questa piazza, dove spesso si organizzano concerti e altri eventi, troverai diversi caffè e molti edifici storici tra cui il Teatro Nazionale, il Palazzo della Riunione e il Museo Nazionale.

Knez Mihailova: Il Cuore Pedonale di Belgrado

Knez Mihailova, la strada che congiunge Piazza della Repubblica al Parco Kalemegdan, è una delle principali attrazioni di Belgrado. Interamente pedonale, questa strada è un vero e proprio centro commerciale naturale in cui si susseguono bar, ristoranti, negozi, edifici storici e culturali. Per l’enorme valore testimoniale è tutelata dalla legge: molti dei palazzi presenti, infatti, risalgono al piano regolatore del 1867, misura di rottura con la tradizione architettonica balcanica a vantaggio di uno stile alternativo. Tendenza che nei primissimi anni del ‘900 aumentò con la comparsa di diversi edifici in stile liberty (o art noveaux).

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Chiaramente, trattandosi di una strada trafficatissima, i dettagli architettonici passano spesso in secondo piano. Il consiglio, perciò, è attraversarla almeno una volta al mattino presto, in modo da approfondire quanto fin qui solo accennato. Cuore pulsante della città è la lunga via pedonale, chiamata Via Principe Mihailo, attorno alla quale troverete negozi di tutti i tipi e locali, che la sera si riempiono di festa. A Belgrado il divertimento è garantito!

Lungo Kneza Mihaila e nelle vie laterali (alcune pedonalizzate) si trovano alcuni tra i palazzi più belli di Belgrado, costruiti per lo più tra la fine dell’800 e l’inizio del XIX secolo negli stili in voga all’epoca, come l’art nouveau (Secession), l’art decò e altri stili modernisti fino al brutalismo di epoca jugoslava.

Fortezza di Belgrado (Kalemegdan)

Finora abbiamo accennato ad austriaci e turchi, ma guai a dimenticare celti e romani. La Fortezza di Belgrado, da tempo tutt’uno col parco sottostante, fu costruita da Scordisci (celti) e Romani che qui edificarono la legione di Singidunum. Per secoli, la fortezza è stata un presidio militare salvo, poi, essere ceduta alla città a fine Ottocento finendo così a far parte del parco Kalemegdan. Parco anche questo fortemente voluto da Mihailo III desideroso di dare una nuova veste alla città cancellando le tracce del periodo ottomano. Operazione riuscita solo in parte, considerato che il proprio il nome deriva dalle parole turche “Kale”, che sta per “Forte”, e “megdan” che invece significa “campo”.

La fortezza di Kalemegdan, alla confulenza dei due grandi fiumi e oggi adibita a splendido parco pubblico, particolarmente amato dai belgradesi, è la parte più antica della città di Belgrado, risalente addirittura al I secolo a.C., anche se quanto vediamo oggi risale per lo più all’epoca ottomana o austro-ungarica. Se il simbolo di Kalemegdan è senza dubbio la grande statua del Pobednik (il vincitore), opera dello scultore Ivan Meštrović, che domina la confluenza della Sava nel Danubio, siamo stati particolarmente affascinati da due piccole chiese che si trovano a ridosso delle mura, affacciate sul fiume: la chiesa di Ružica risale alla fine dell’800 ed è famosa per i suoi lampadari fatti con bossoli, spade e baionette, creati da soldati serbi dopo la Prima guerra mondiale usando materiali bellici. Una seconda chiesa, subito sotto, è dedicata a Santa Petka (Crkva Svete Petke), una santa ortodossa molto venerata nei Balcani, considerata protettrice dei malati e delle donne. Accanto all’altare si trova una fonte sotterranea, che secondo la tradizione ha proprietà miracolose: i fedeli bevono l’acqua o si lavano simbolicamente come gesto di purificazione e guarigione. Anche questa chiesa non è particolarmente antica, ma molto suggestiva.

Consigliato il primo giorno la visita della Fortezza e del parco Kalemegdan, che includendo i 2 musei all’interno della fortezza, occuperanno gran parte della giornata. Dopo il parco, nella via Pariska è possibile incontrare diversi venditori ambulanti che sono però artigiani e vendono souvenir locali interessanti.

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Parco Kalemegdan

A parte l’etimo e le note storiche, il Parco Kalemegdan è uno dei luoghi a cui gli abitanti di Belgrado sono in assoluto più affezionati. Un’enorme area verde in centro città, sormontata dai resti di un’antica fortezza, rendono bene l’idea della totale compenentrazione tra natura e cultura. Non a caso, all’interno del parco c’è il Museo Militare, l’Istituto cittadino per la Protezione di Monumenti culturali, lo zoo, un parco divertimenti per bambini e, ovviamente, campi sportivi, ristoranti, bar, ecc.

Skadarlija: Il Quartiere Bohemien

Su Skadarlija ci sono pareri discordanti. C’è chi sostiene che il fascino bohemienne della strada sia ormai evaporato e che perciò si possa fare a meno di visitarla. Al contrario, c’è chi ritiene che anche una visita fugace di Belgrado non possa prescindere da un giro da queste parti. Noi ci iscriviamo al secondo “partito”. Se è vero, infatti, che le locande di Skadarlija hanno perso l’aura esotica che le caratterizzava, e anzi son diventate tra le più care di Belgrado, è anche vero che la strada acciottolata del quartiere (Skadarska Ulica) e i vicoli tutt’attorno sono ancora luoghi ricchi di fascino.

Fascino costruito su due diversi momenti: il primo, risalente all’Ottocento (anche prima), quando il quartiere era frequentato da gitani, turchi e rom che spesso terminavano le serate tra ubriacature e risse furibonde; il secondo, invece, risalente ai primi del Novecento, quando dopo il progetto di riqualificazione del tessuto urbano inaugurato da Mihailo III le catapecchie e le locande di Skadarlija lasciarono posto ad abitazioni più dignitose che attrassero in città artisti, poeti e letterati provenienti da tutta la Serbia. Un po’ quello che è successo con Montmartre a Parigi, tant’è vero che spesso viene fatto il parallelo tra i due quartieri. Storia a parte, Skadarlija ha conservato quell’atmosfera informale e amichevole che ancora oggi è alla base delle sue fortune turistiche.

Consigliato il secondo giorno suggeriamo una visita a piedi partendo da Piazza della Repubblica verso i quartieri tipici di Skadarlija, Knez Mihailova .

Terazije: Il Cuore Pulsante di Belgrado

Se Piazza della Repubblica è il punto di partenza per una visita in città, Terazije è il cuore pulsante di Belgrado. Basti considerare che i numeri civici della città partono proprio da questa piazza. E dire che fino al 1830 in zona c’era poco o nulla: qualche giardino, qualche fontana e un complesso sistema di approvvigionamento idrico che pompava l’acqua in alcune torri da cui poi risaliva verso la fortezza cittadina. Da una di queste torri (terazi in turco) deriva il nome della piazza che iniziò a prender forma su input di Mihailo III.

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Fu il principe di Serbia, infatti, a ordinare a fabbri e ramai di uscire dal centro storico, dove convivevano assieme ai turchi, e di trasferirisi in questa parte della città. Per incoraggiare l’operazione, l’amministrazione cominciò a regalare gli appezzamenti di terreno nel frattempo recintati da quanti raccoglievano l’invito. A partire da quest’intuizione, Terazije all’inizio del XX secolo era già il centro della vita sociale di Belgrado. Negozi, bar, ristoranti, cinema e alberghi disegnavano la piazza, con numerosi edifici in stile rinascimentale e liberty. Le due guerre mondiali e la lunga dittatura comunista del generale Tito hanno stravolto l’architettura del luogo. Dei tanti palazzi sorti a inizio ‘900 ha resistito solo lo storico Hotel Moskva (in stile liberty, vd.

Hotel Moskva

Sullo slargo si affaccia l’Hotel Moskva, edificio un po’ kitsch dalle inconfondibili facciate di colore oro e verde. Hotel Moskva, uno dei simboli di Terazije e di Belgrado.

Tašmajdan

Dopo Terazije prosegue il cammino alla scoperta della Belgrado imperiale, la parte di città nata nel XIX secolo. Tra le tante cose da vedere in questa zona merita una sosta Tašmajdan, uno dei parchi cittadini più belli della capitale serba. L’ideale per fare sport, passeggiare lungo i sentieri o semplicemente rilassarsi su una delle tante panchine con lo sfondo onnipresente della chiesa di San Marco. Oltre che l’aspetto paesaggistico c’è da considerare quello storico. Tašmajdan, infatti, era una cava di pietra e, non a caso, si dice che tutti gli edifici sorti in zona nel corso dell’Ottocento siano stati realizzati utilizzando il materiale estratto da questa (ex) cava. Cava che in seguito fu utilizzata anche come cimitero salvo, poi, nel 1901, essere consacrata a parco.

Poco distante da Tašmajdan c’è la televisione serba, tristemente famosa per essere stata bombardata dalla Nato nel 1999. In quella circostanza persero la vita diversi giornalisti, “rei” di stare facendo esclusivamente il proprio dovere. Effetti collaterali della guerra, che però oggi fortunatamente è alle spalle, a vantaggio della fruizione turistica di un parco e una zona che è bello fotografare soprattutto di sera, concedendosi qualche lunga esposizione con tanto di cavalletto.

Il Parlamento Serbo

Gotov je! (trad. “È finito!”). Con questo grido l’opposizione serba scese in piazza il 5 ottobre 2000 per protestare contro la decisione della Corte Costituzionale di annullare parzialmente le elezioni presidenziali che si erano svolte il 24 settembre. Da un lato, infatti, la sentenza riconosceva, sia pur implicitamente, l’esistenza di brogli; dall’altro lato, però, c’era il sospetto che la decisione assunta fosse solo un modo per temporeggiare dando così a Slobodan Milosevic il tempo di organizzare la repressione interna in vista di nuove elezioni. Da questo timore scaturì la decisione di scendere in piazza con l’assalto finale al Parlamento per dare una spallata al regime.

C’è da dire che la mancata reazione dell’esercito e della polizia di Belgrado giocò un ruolo decisivo in tutta la vicenda sancendo, di fatto, la fine di Milosevic. Dunque, il Parlamento Serbo, a pochi passi dai parchi di Tašmajdan e Pionirski, è un luogo storico. Un palazzo in stile neoclassico con una facciata a tempio e un’enorme cupola centrale, parte integrante della Belgrado monumentale fin qui raccontata.

Tempio di San Sava

Le cupole verdi del Tempio di San Sava sono un riferimento visivo fisso dello sky line di Belgrado. Del resto, trattandosi della chiesa ortodossa più grande al mondo, non potrebbe essere altrimenti. Un edificio maestoso in cui, per esplicita richiesta del patriarca Varnava Rosić, doveva essere rappresentata tutta la storia, la vita e gli eventi della chiesa ortodossa di Serbia. L’appello è presente nel bando del 1926 in cui venivano descritte le linee guida cui ci si sarebbe dovuti attenere nella costruzione dell’edificio. Il primo bando del 1904 non aveva trovato seguito a causa della Prima Guerra Mondiale e, in verità, anche il secondo incontrò molti ostacoli.

Innanzitutto il nuovo conflitto mondiale dal 1940 al 1945, ma anche il successivo ostracismo della dittatura comunista jugoslava che acconsentì alla ripresa dei lavori solo a metà degli anni ’80 del secolo scorso. Dunque difficoltà enormi che però non hanno scoraggiato la chiesa serba dal perseguire un’impresa che aveva motivazioni storiche e simboliche fortissime. Infatti, la decisione di erigere un tempio in onore di Rastko Nemanjić (Sava di Serbia) scaturiva da un affronto terribile perpretato dai turchi che, nel ‘500, infastiditi dai pellegrinaggi della popolazione locale presso le reliquie del santo, decisero di bruciarle pubblicamente.

Per tutte queste ragioni storiche, culturali, politiche e identitarie il Tempio di San Sava è un must see place di Belgrado. Oltrettutto, dopo i lavori che a inizio millennio hanno ridisegnato gli esterni con fontane e verde pubblico la visita è ancora più bella.

Concludiamo la nostra passeggiata fino al luogo simbolo dell’ortodossia serba: il Tempio di San Sava (Hram svetog Save). Alcuni l’hanno paragonato alla Sagrada Familia di Barcellona per la storia della sua costruzione estremamente lunga e travagliata. Su questa collina gli Ottomani bruciarono le reliquie di San Sava (fondatore della chiesa ordodossa serba) nel 1585.

Museo del 25 Maggio (Museo della Jugoslavia)

Altra tappa obbligata di una visita a Belgrado è il Museo del 25 Maggio che ospita le spoglie del generale Josip Broz “Tito”, per trent’anni alla guida della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Il museo, regalo della città di Belgrado in occasione del settantesimo compleanno del dittatore, nacque con un intento commemorativo. All’interno, il generale in persona coordinò l’allestimento di uno spazio museale in cui sistemare i doni ricevuti in occasione degli innumerevoli incontri politico-diplomatici in giro per il mondo. Oggi questi cimeli trovano spazio in un’ala del museo (Vecchio Museo), mentre un’altra, rinominata Museo di Storia della Jugoslavia, ospita diverse mostre temporanee sulla storia del paese, compresi i terribili anni ’90 culminati nella dissoluzione della repubblica federale.

Del complesso museale, infine, fa parte anche la Casa dei Fiori (Kuca Cveca, in serbo), il mausoleo che ospita le reliquie del generale Tito. Com’è facilmente intuibile il nome fa riferimento alle numerose piante e fiori che circondano la tomba (vd. foto). Insomma, il Museo del 25 Maggio è un luogo in cui memoria storica, ideologia e nostalgia del passato si fondono.

Per (ri)scoprire la storia della Jugoslavia è tassativo andare al Muzej Jugoslavije, ovvero il museo della Jugoslavia, nel quartiere di Dedinje, in una bella zona verde un po’ fuori dal centro ma comodamente raggiungibile in autobus. Il museo consta di 3 parti: una parte museale dedicata alla storia della Jugoslavia con alcuni dei tanti regali ricevuti da Tito, la Kuća cveća (casa dei fiori) dove riposa il Maresciallo con sua moglie Jovanka e una terza costruzione con esposizioni temporanee (al momento sulla dinastia dei Karađorđević).

Ada Ciganlija: L'Isola sul Fiume Sava

Una parte importante della qualità della vita di Belgrado passa per Ada Ciganlija, isola del fiume Sava a soli 4 chilometri dal centro cittadino. Un tempo zona paludosa e inaccessibile, Ada Ciganlija è stata trasformata in un’area di elevato pregio ambientale con innumerevoli opportunità di sport e tempo libero. Campi da golf, pallavolo, pallacanestro, calcio, pallamano, rugby, hockey, senza dimenticare le piste ciclabili (diverse le attività di noleggio), i bar, i ristoranti e la spiaggia. Considerando le due sponde dell’isola, l’arenile si estende per ben 8 chilometri con la possibilità di fittare ombrellone, lettino e sdraio presso uno dei lidi in concessione.

Insomma, una zona polifunzionale (c’è spazio anche per i naturisti) che nei weekend estivi raggiunge cifre mostruose di visitatori, stabilmente sopra le 100.000 presenze giornaliere. Se avete anche il quarto giorno dedicatelo al relax, alle attività sportive alla penisola di Ada Ciganlija, a soli 5 km dal centro, frequentata anche dagli abitanti di Belgrado. Una tappa immancabile tra i consigli su cosa vedere a Belgrado. In realtà Ada Ciganlija, piccola isola sul fiume Sava, si trova a circa 6 km dal centro della capitale serba.

Zemun: Tra Storia Asburgica e Vita Notturna

Sono sostanzialmente due i motivi per cui val la pena visitare Zemun, la più grande delle 17 municipalità di Belgrado. La prima ragione è storica: Zemun, infatti, era terra asburgica. Ancora oggi, nonostante i tanti cambiamenti nel frattempo incorsi, è possibile cogliere le differenze architettoniche rispetto al resto della città in cui l’influenza ottomana, invece, reca ancora molte tracce. Non a caso, sulla collina di Gardoš, gli ungheresi edificarono una torre per celebrare l’esistenza millenaria dell’impero.

Quella di Gardoš fu una delle 5 torri costruite per la ricorrenza: altre 3 furono realizzate in altrettanti punti periferici e solo una, invece, a Budapest. Oggi la Torre del Millennio (o Torre di Gardoš) è, insieme alla chiesa ortodossa di San Nicola, una delle attrazioni turistiche più apprezzate di Belgrado. Il secondo motivo per cui val la pena fare un salto da queste parti è la vita notturna. Vita notturna che ruota attorno gli splavovi, imbarcazioni su cui sono stati realizzati bar, ristoranti e locali di vario genere.

Novi Beograd: Architettura Socialista

Da quanto finora scritto emerge chiaramente che la caratteristica principale di Belgrado è l’enorme stratificazione architettonica. L’influenza ottomana, quella asburgica, i numerosi edifici in stile rinascimentale e liberty sono tutti segni contemporaneamente presenti nel tessuto urbano cittadino: alcune tracce sono ancora in buono stato; altre, invece, mostrano segni avanzati di decadenza, senza per questo perderne in fascino. Per questo motivo, non può mancare all’appello la visita di Novi Beograd, il quartiere della città su cui, durante il regime di Tito, si è continuativamente esercitata l’architettura socialista.

Per quanto la Jugoslavia fosse un paese “non allineato”, da un punto di vista architettonico non ci sono grandi differenze rispetto a quanto può capitare di vedere in altre parti dell’Est Europa. Anche a Novi Beograd sono palazzoni a blocchi e reticolati squadrati a disegnare in prevalenza il paesaggio. Da vedere, e non potrebbe essere altrimenti considerata l’imponenza, sono la Torre Ušće e il Palazzo Federale. La prima è il grattacielo più ...

Consigli Utili

👉 Le insegne nella città di Belgrado sono principalmente in lingua serba, utilizzando l’alfabeto cirillico. Troverai anche insegne in inglese, soprattutto nelle zone turistiche, ma sono limitate. Se non conosci l’alfabeto cirillico, potresti incontrare difficoltà nell’identificare luoghi e monumenti. Perciò, ti consiglio di scaricare l’app di Belgrade Monumental oppure lo Spotted by Locals Travel Guide.

👉 I taxi a Belgrado non sono particolarmente costosi e troverai diversi tassisti gentili e disposti a condividere le loro conoscenze sulla città. Tuttavia, come in ogni città turistica, potresti imbatterti in qualche tassista che cercherà di ingannarti. Un trucco comune è dichiarare di aver ricevuto meno denaro di quanto richiesto, approfittando della scarsa familiarità degli stranieri con la valuta locale.

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