Brexit: Diritti e Conseguenze per i Lavoratori Stranieri
Dopo quasi tre anni dal voto sulla Brexit, non si riesce ancora a capire quali saranno le effettive conseguenze sociali ed economiche. Soprattutto, quale sarà la sorte dei 4 milioni di persone tra cittadini europei che vivono nel Regno Unito e dei 1,2 milioni di cittadini britannici che vivono in altri paesi UE.
Il Parlamento britannico ha aperto una sezione del suo sito istituzionale per dare spazio ai diversi studi commissionati dalle diverse istituzioni governative relativamente agli impatti attesi in tutti i settori dell’economica e della vita sociale del paese. Negli ultimi tre anni sono stati realizzati numerosi studi relativi all’impatto sociale da attendersi in particolare in caso di mancato accordo con la UE (la cosiddetta hard Brexit).
Impatto sull'Occupazione
Un primo importante tema è proprio quello dell’occupazione sia in termini generali sia in comparti specifici come quello della sanità, dell’assistenza sociale e dell’istruzione. Si tratta di lavoratori prevalentemente occupati in mansioni a bassa specializzazione, sebbene vi sia una forte differenziazione tra i paesi europei di prima adesione (tra cui l’Italia) e i nuovi paesi (quelli dell’Est Europa).
Settore Sanitario e Assistenza Sociale
C’è da considerare poi più nello specifico il tema dei lavoratori nel comparto della sanità e dell’assistenza sociale, composta in modo significativo da lavoratori UE (tra il 5.5 e il 6.5%). Un approfondimento condotto su 2.000 medici stranieri ha portato a stimare in circa il 60% coloro che intendono lasciare il paese a seguito della Brexit. I lavoratori europei nell’ambito dei servizi sociali sono stimati in circa 95.000, la maggior parte dei quali addetti alla cura alla persona. Nelle bozze di accordo si sta provando a negoziare un periodo di transizione durante il quale la situazione per i lavoratori di questo comparto possa rimanere invariata. L’accordo tuttavia non è stato ancora firmato.
Anche l’accesso alle prestazioni sanitarie tra Regno Unito e UE diventerà difficoltoso. Dal punto di vista della sanità vengono evidenziate anche possibili importanti criticità sulla disponibilità di farmaci: il più difficile accesso alle cure antibiotiche per esempio secondo la Banca Mondiale avrà un impatto significativo in termini di “aumento della morbidità e della mortalità, con un aumento del carico sui sistemi sanitari, della povertà e con pesanti perdite all’economia globale” anche perché il problema non andrà a toccare solo i cittadini ma anche gli allevamenti animali e l’agricoltura.
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Settore dell'Istruzione Superiore
Il settore dell’istruzione superiore è considerato una delle grandi industrie del Regno Unito tanto che contribuisce per 73 miliardi di sterline all’economia del Regno Unito. Una stima un po’ datata (2011) descrive in quasi 10 miliardi di sterline il contributo degli studenti stranieri all’economia britannica considerando solamente le rette scolastiche e le spese di mantenimento nel paese.
Gli studi condotti dal governo britannico stimano anche un impatto consistente sul mondo accademico e della ricerca. I ricercatori europei impiegati in università del Regno Unito sono più di 30.000 e in molte università del paese le posizioni di assistenti e post-dottorato sono coperte anche fino al 50% da cittadini UE. ll settore beneficia fortemente dell’appartenenza all’UE grazie alla libera circolazione del personale e degli studenti e l’accesso ai finanziamenti per la ricerca. Per il settore dell’istruzione e della formazione ci si attende dunque un forte impatto dalla Brexit: in caso di mancato accordo il Regno Unito perderà i fondi per la ricerca derivanti dai programmi europei, tra i quali in particolare Horizon2020, rischiando di portare ad una fuga dei professori europei in altri paesi UE.
Pensioni e Accesso alla Casa
Non meno importante è infine il tema delle pensioni, seppure si tratti di un ambito di specifica competenza degli stati membri. Un ultimo interessante aspetto, recentemente sollevato da FEANTSA, è relativo all’accesso alla casa per i cittadini europei, che potrebbe diventare particolarmente problematico: ai sensi della legge sull’immigrazione del 2014 i cittadini dell’UE hanno, attualmente, automaticamente il diritto di affittare proprietà nel Regno Unito e secondo la Residential Landlords Association (RLA), il 66% dei cittadini dell’UE residenti nel Regno Unito risiede in alloggi privati in affitto. Il problema è che i proprietari immobiliari non sanno se potranno rinnovare i contratti dei propri affittuari cittadini dell’UE dopo Marzo 2019 e nessuna chiarificazione è arrivata dal Governo in proposito.
Cambiamenti Pratici dal 2021
Dal 1° gennaio 2021 il Regno Unito diventerà un paese straniero a tutti gli effetti. Trasferirsi a Londra, per periodi superiori ai 3 o 6 mesi, sarà lo stesso che trasferirsi a New York o Dubai. Sarà dunque necessario un visto, per vivere e lavorare nel paese, a meno che le trattative con l’Unione Europea nel corso di quest’anno non cambino le regole. Inoltre:
- Passaporto: Dal 2021, per entrare in UK, a qualsiasi titolo, occorrerà avere un passaporto.
- Visto: Sarà necessario un visto per vivere e lavorare nel paese.
- Vacanze: Dal 2021 occorrerà un visto turistico facilitato, ottenibile online.
- Valuta: Saranno accettate solo le sterline.
- Studenti: Sarà necessario un documento d'ingresso per brevi periodi di studio.
- Erasmus: Il programma di scambio universitario potrebbe subire modifiche o essere abolito.
- Frontiera: Dal 2021 tornerà una frontiera tra l'Inghilterra e l'Unione Europea, con controlli di frontiera e doganali.
- Merci: Le merci importate dall'Europa dovranno passare una dogana e potrebbero pagare dazi.
- Immigrazione: Non ci saranno limiti all'immigrazione legale per chi ha un lavoro pagato più di 30mila sterline l'anno.
Impatto sull'Immigrazione e i Diritti Umani
Secondo Cristhopher Hein, portavoce del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati) è innegabile che questo sia un voto contro lo straniero in generale: “Ce ne sono tre milioni circa nel paese: il primo effetto è che il Regno Unito diventerà di sicuro un paese meno attraente perché si percepisce che lì c’è un clima di ostilità maggiore nei confronti degli immigrati. Questo è preoccupante anche per gli effetti che potrà avere negli altri paesi dell’Unione europea, come l’Olanda o la Francia. Si rafforzerà di sicuro la voce degli anti-immigrati e degli euroscettici”.
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“La Gran Bretagna non fa parte di Schengen - spiega - quindi dal punto di vista delle modalità di ingresso non ci sono contraccolpi evidenti. Rispetto al sistema Dublino, invece, il Regno Unito potrà fare come hanno fatto altri paesi, per esempio la Svizzera, che non essendo stati membri dell’Unione hanno aderito attraverso protocolli. Certo, il punto importante è che le direttive dell’Unione europea sulla protezione internazionale, l’accoglienza dei richiedenti asilo e sulla procedura non vincoleranno più la Gran Bretagna. Vedremo ora come verranno rimodulati gli accordi in base a quanto prevede l’articolo 50 del tratto di Lisbona”.
Infine, c’è il fronte dei diritti umani. “L’elettore britannico medio non fa differenza tra Unione europea e Consiglio d’Europa e pensa che ora ci si può liberare anche dalla giurisdizione della Corte europea di Strasburgo - aggiunge - naturalmente non è così: la Gran Bretagna rimane membro d’Europa e sarà vincolata anche in futuro alla giurisdizione della Corte di Strasburgo che già tante volte su questione di detenzione ed immigrazione ha condannato la Gran Bretagna sulle questioni dei diritti umani. Su questo versante non sono previste né possibili deroghe.
Secondo l’ultimo rapporto della fondazione Migrantes, per esempio, nel 2015 il paese è stato il secondo più scelto dai nostri connazionali all’estero, subito dopo la Germania (14.270 trasferiti a Berlino contro i 13.425 che hanno preferito Londra). “Questo risultato sulla Brexit interessa moltissimo l’Italia, che sta ridiventando sempre di più un paesi di emigrazione - sottolinea monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della fondazione Migrantes -. Ci saranno conseguenze pesanti per i nostri lavoratori all’estero, con tutte le conseguenze del caso: dalle trafile burocratiche all’incertezza sul lavoro”. Colpiti anche e saranno soprattutto “i giovani, che avranno gravi contraccolpi - continua Perego -. Penso agli universitari, per esempio, le università inglesi erano una delle mete principali per i nostri ragazzi in Erasmus: questo scambio culturale si indebolirà o subirà una battuta d’arresto”.
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