Stangata sui Lavoratori Stranieri in Italia: Cosa è Cambiato?
La Manovra del governo di Giorgia Meloni ha suscitato numerose critiche, in particolare per le misure riguardanti i cittadini extracomunitari residenti in Italia. La Legge di Bilancio include disposizioni relative al sistema sanitario che impongono un "contributo" per continuare a usufruire della copertura sanitaria.
Il Contributo Sanitario di 2000 Euro
È prevista una quota annuale di 2mila euro per i "residenti stranieri, cittadini di Paesi non aderenti all’Unione Europea". Questo adeguamento al rialzo riguarda le categorie che decidono volontariamente di iscriversi nelle liste degli assistiti.
È importante sottolineare che questa "tassa" non si applica a coloro che sono iscritti obbligatoriamente al Servizio Sanitario Nazionale, ovvero:
- Soggetti che soggiornano in Italia con regolare attività lavorativa subordinata o autonoma
- Minori stranieri non accompagnati
- Coloro che aspettano il permesso di soggiorno
L’aumento del contributo previsto dalla nuova Legge di Bilancio va ad aggiornare una normativa del 1998, riferendosi agli stranieri che soggiornano in Italia regolarmente per un periodo superiore a tre mesi.
Per i residenti stranieri in Italia con permesso di soggiorno per motivi di studio, è previsto uno sconto. Tuttavia, il contributo per il sistema sanitario nazionale passa dagli attuali 149 euro a 700 euro, con un aumento del 470%.
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La "caccia alla liquidità" da parte dell’esecutivo ha sollevato critiche dalle opposizioni, soprattutto dopo una nota generica del MEF che sembrava estendere la misura a tutti i cittadini extracomunitari.
Ecco la nota dell’ordine dei medici pubblicata in merito: “L’articolo 32 della Costituzione tutela gli individui, oltre che la collettività. E sottolinea che le cure debbono essere gratuite per i poveri. Se gli stranieri extracomunitari sono nullatenenti devono essere assistiti gratuitamente: non si parla di cittadini ma di individui.
Il Ruolo dei Lavoratori Stranieri nell'Economia Italiana
Tra calo delle nascite, invecchiamento della popolazione attiva e giovani in fuga all'estero, l'Italia ha sempre più bisogno di lavoratori e imprenditori stranieri. Entro il 2028, infatti, le aziende e la pubblica amministrazione dovranno assumere fra i 3,4 e i 3,9 milioni di persone. E più di mezzo milione potrebbero essere immigrati. La stima è Unioncamere.
Un dato indicativo riguarda il fabbisogno di cittadini stranieri da impiegare nel settore privato durante i prossimi cinque anni: fino a 640mila lavoratori immigrati nel nostro Paese, un quinto della quota totale di personale necessario, potrebbero soddisfare le esigenze di molteplici settori e filiere specifici, dall’agricoltura alla moda.
È nel mondo agricolo e industriale che il contributo di questi ultimi inciderebbe di più (35% e 28% sulla percentuale di nuovo personale richiesta dal settore), ma anche nel comprato moda (45,7%), mobilità e logistica (33%), agroalimentare (32,1%), legno e arredo (29,9%), costruzioni e infrastrutture (29,4%). Prospettive che lanciano un segnale importante su quanto l’immigrazione oggi possa diventare linfa vitale per alimentare e tenere in vita il sistema produttivo nazionale.
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Sempre più urgente, in quest'ottica, l'introduzione di tutele adeguate a contrastare fenomeni come caporalato e sfruttamento, per garantire la sicurezza di tutti i lavoratori.
Imprenditoria Straniera in Crescita
Avviare una nuova attività imprenditoriale in Italia è una sfida che intraprendono sempre di più gli stranieri, mentre le aziende locali cedono progressivamente il passo. Negli ultimi dieci anni le imprese attive guidate da titolari nati all'estero sono aumentate del 29,5% (+133.734), mentre quelle italiane sono scese del 4,7% (-222.241).
Delle 5.097.617 aziende attive in Italia, 586.584 (11,5%) sono a conduzione straniera. Tasse, burocrazia, caro-bollette e precarietà hanno smorzato la voglia di autoimprenditorialità negli italiani, un'occasione che gli stranieri non si stanno lasciando scappare.
Nell'ultimo decennio (2013-2023), solo 7 province su 105 hanno visto aumentare il numero di imprenditori italiani rispetto a quelli stranieri, tutte ubicate nel Mezzogiorno: Catania, Messina, Cosenza, Siracusa, Nuoro, Vibo Valentia e Palermo.
Commercio ed edilizia sono i settori con il maggior numero di imprenditori stranieri: quasi 195mila nel commercio (15,2% del totale) e 156mila nell'edilizia (20,6%). Il terzo settore è l'alloggio ristorazione con 50.210 unità (12,7% del totale nazionale).
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Gli imprenditori stranieri maggiormente presenti in Italia sono i rumeni (78.258), seguiti da cinesi (78.114), marocchini (66.386) e albanesi (61.586). La crescita più sostenuta negli ultimi 10 anni ha interessato i moldavi (+127%), i pakistani (+107%) e gli ucraini (+91%).
La provincia con l'incremento percentuale più significativo è stata Napoli (+109,3%), seguita da Brindisi (+63,2%), Taranto (+61,8%) e Trapani (+54,9%). La città metropolitana di Milano ha registrato un aumento di 30.482 unità, seguita da Napoli (+15.399) e Roma (+11.690). Milano ospita il maggior numero di imprese straniere (92.168), seguita da Roma (69.343) e Torino (37.777).
Decreto Flussi e Carta Blu Europea
L’immigrazione e l’inserimento nel mondo del lavoro italiano rappresentano un fenomeno cruciale che può avere un impatto importante sul futuro del mercato occupazionale nazionale. Un trend che amplifica la necessità di una gestione efficace dei flussi migratori per compensare la carenza di forza lavoro, soprattutto in settori strategici dell'economia. Il Decreto Flussi 2024 rappresenta una prima risposta: agevola l’ingresso e l'inserimento lavorativo degli stranieri, semplificala procedure, riduce i tempi per le verifiche del Centro per l'Impiego.
Gli ingressi per lavoro non qualificato sono regolati dal decreto Flussi con quote annuali o triennali. Per il triennio 2023-2025, il governo ha ampliato il tetto massimo, passando da 136mila ingressi nel 2023 a 190mila previsti nel 2025.
Per il 2025, in attuazione del Testo Unico sull’immigrazione, il Decreto Flussi prevede l’ingresso in Italia di una quota pari a 190mila lavoratori non comunitari, di cui 10mila da impiegare nel settore dell’assistenza familiare e sociosanitaria, in aumento rispetto ai 136mila lavoratori non comunitari entrati nel 2024, ma che ancora non permettono di far fronte alla domanda di lavoratori delle imprese italiane.
Nel 2023 solo 39mila lavoratori sono effettivamente entrati, nonostante la domanda di nulla osta superasse abbondantemente le quote disponibili. L’introduzione di misure come l’obbligo di pre-compilazione e la preclusione triennale per i datori inadempienti rappresenta un passo avanti, ma non risolve il problema alla radice.
Anche sull’altro fronte, l’ingresso di lavoratori altamente qualificati rimane significativamente basso: nel 2023, solo 7mila ingressi di questo tipo sono stati registrati su un totale di 39mila lavoratori stranieri. Un dato significativo, se consideriamo che tali ingressi non sono soggetti ai limiti numerici imposti dal decreto Flussi. Le criticità strutturali e normative esistenti continuano a frenare, oltre all’integrazione di lavoratori non qualificati, anche l’attrazione di personale altamente qualificato, con un impatto negativo tanto per i migranti quanto per il tessuto produttivo nazionale. La normativa legata alla Carta Blu Europea, riformata nel marzo 2024 per attrarre talenti, presenta infatti numerose ambiguità.
Buone Pratiche e Iniziative
Generali e The Human Safety Net hanno presentato un progetto per la formazione e l’inserimento lavorativo di 300 ausiliari socio assistenziali, caregiver e operatori socio sanitari nelle regioni Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna, offerto a rifugiati e migranti di 18 Paesi diversi residenti in Italia.
Gli aderenti hanno l’opportunità di scegliere due diversi percorsi formativi per diventare caregiver familiari, ausiliari socio-assistenziali o operatori socio-sanitari; inoltre, gli studenti vengono sostenuti nello studio della lingua italiana, nel percorso di riconoscimento dei titoli di studio necessari all’ottenimento delle certificazioni professionali e nel placement presso strutture attive nel settore socio-sanitario, inclusi ospedali, cliniche e Rsa.
Sanzioni per Lavoro Nero
Il cosiddetto decreto “Pnrr 4” ha aumentato le sanzioni amministrative, efficaci dallo scorso 2 marzo, per contrastare il lavoro nero. A seconda dei casi, possibile una stangata fino a 46.800 euro. Con le novità del decreto “Pnrr 4” è stato innalzato al 30% (quindi ulteriore +10%) l’incremento della maxisanzione. La legge 145/2018 aveva previsto il raddoppio della maggiorazione in caso di recidiva.
Contributo per il Permesso di Soggiorno (Ante 2024)
Il 31 dicembre 2011 è stato pubblicato il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 6 ottobre 2011 che introduceva, a decorrere dal 30 gennaio 2012, un contributo a carico degli stranieri che chiedevano il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.
Tale contributo variava a secondo della durata del permesso:
- 80 euro se compresa tra tre mesi e un anno
- 100 euro se superiore a un anno e inferiore o pari a due anni
- 200 euro per i soggiornanti di lungo periodo (la c.d. “carta di soggiorno”)
Oltre all’esborso per il rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno, lo straniero era soggetto ad altre spese minori, quali: marca da bollo da 14,62 euro, spese postali a 30 euro e costo di produzione del permesso di soggiorno elettronico di 27,50 euro.
Tuttavia, vi erano alcuni soggetti esclusi dal versamento del contributo, ovvero: i permessi per i figli minori, gli stranieri che rientravano in Italia per sottoporsi a cure mediche e i richiedenti di asilo politico, protezione o motivi umanitari. Restavano altresì esclusi dalla nuova tassa coloro i quali chiedevano l’aggiornamento o la conversione del permesso di soggiorno valido. In caso di duplicato del documento, era necessario corrispondere nuovamente la somma dovuta per il rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno.
Il ricavato era così ripartito: il 50% andava a finanziare lo speciale “Fondo rimpatri”, il 40% al Ministero dell’Interno per le spese di “ordine pubblico e sicurezza”, il 30% per gli “Sportelli unici” e la restante parte per l’attuazione dell’Accordo di integrazione previsto dal testo unico sull’immigrazione del ’98.
Infine, un’impresa su tre prevede di assumere lavoratori stranieri extra Ue entro il 2026 o lo ha già fatto tra il 2021 e il 2023. A spingere gli imprenditori a rivolgersi all’estero per soddisfare il proprio fabbisogno occupazionale è principalmente la mancanza di lavoratori italiani segnalata dal 73,5% delle imprese. Anche per questo il 68,7% delle aziende è disposto ad investire entro il 2026 in formazione del personale straniero, a fronte del 54,5% di quelle che non assumono lavoratori extra-UE.
Il 47,1% delle imprese prevede di assumere operai specializzati extra UE entro il 2026 o li ha assunti tra 2021e il 2023. Mentre il 32,6% assumerà o ha assunto operai generici, il 13,3% lavoratori del terziario, l’11,1% artigiani, il 9,3% per tecnici specializzati, il 4,9% per professionisti altamente qualificati e appena l’1,1% per manager.
Sono soprattutto le imprese del Nord Est a ricorrere a lavoratori stranieri per fare fronte ai loro piani di assunzione. La difficoltà di trovare lavoratori italiani motiva il 73,5% delle imprese a cercare personale straniero fuori dall’Unione europea.
Più imprese manifatturiere, più tecnologiche, più grandi: è questo l’identikit delle realtà imprenditoriali che mostrano una maggiore propensione ad assumere lavoratori extra europei. Il 37,2% delle imprese industriali ha pianificato di farlo entro il 2026 o lo ha fatto tra il 2021 e il 2023, a fronte del 27,4% di quelle dei servizi.
Settore | Percentuale di Incidenza |
---|---|
Agricoltura | 35% |
Industria | 28% |
Moda | 45,7% |
Mobilità e Logistica | 33% |
Agroalimentare | 32,1% |
Legno e Arredo | 29,9% |
Costruzioni e Infrastrutture | 29,4% |
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