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Cantanti Stranieri Famosi: Dalla A alla Z

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Elenco dei Cantanti Stranieri Famosi

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Approfondimenti su Alcuni Artisti Stranieri

Ecco alcuni approfondimenti su cantanti stranieri che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica:

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ABBA

Benny e Björn erano già un duo di cantautori da sei anni quando fecero squadra con le loro fidanzate, Anni-Frid Lyngstad ed Agnetha Fältskog - già pop star svedesi - per formare gli Abba. I due si dedicarono anima e corpo alla creazione di nuove canzoni: comprarono un cottage sull’isola di Viggsö dove potevano dedicarsi a rendere musica e testi il più orecchiabili possibile.

«Ogni canzone doveva essere diversa,» disse Andersson nel 2002, «perché, negli anni ’60, è questo che avevano fatto i Beatles. La sfida era non creare un’altra Mamma Mia o Waterloo». I testi di Ulvaeus si fecero sempre più cupi nel corso della carriera degli Abba, pure mentre la band raggiungeva una popolarità così incredibile da essere in grado di rilasciare una collezione di greatest hits di 18 pezzi intitolata semplicemente Number Ones.

Dopo la rottura della band, Ulvaeus e Andersson collaborarono in vari musical - incluso Mamma Mia!, musical che racchiude come un jukebox pezzi degli Abba, uno dei successi maggiori nella storia di Broadway.

Tom T. Hall

Tom T. Hall era un laureato in inglese che affermò di aver imparato a scrivere canzoni per osmosi, sorbendo tutto da Dickens a Hemingway. Il suo lavoro migliore era carico di ironia letteraria ma si rivelava con la semplicità del linguaggio parlato, come quando l’eroina in minigonna di Harper Valley P.T.A. entra impettita nella scuola media del posto e porta alla luce l’ipocrisia del piccolo centro chiedendo perché la signora Taylor usi tanto ghiaccio quando suo marito è fuori città.

Un successo pop e country assoluto per Jeannie C. Riley nel 1968, diede a Hall la libertà di poter incidere il proprio lavoro, tra cui figuravano canzoni su: seppellire un uomo che gli doveva 40 dollari, piangere la morte dell’eroe del posto che gli aveva insegnato a bere e a suonare la chitarra, e Trip to Hyden, racconto giornalistico del viaggio verso la scena di un disastro in miniera che era un po’ Woody Guthrie, un po’ Studs Turkel.

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Uno dei cantautori più apertamente politicizzati di Nashville, era un liberale che incise Watergate Blues e fece di una bevuta in un bar dopo la convention dei Democratici del 1972 un pezzo country di enorme successo intitolato Old Dogs, Children and Watermelon Wine.

«Non ero in grado di scrivere canzoni del tipo ‘Tesoro, mi hai lasciato solo e triste’ oppure ‘Sono in questo bar ubriaco ed in lacrime’ - Proprio non mi ci raccapezzo,” aveva detto una volta. “E così ho cominciato a scrivere queste canzoni su delle storie».

Otis Blackwell

Originario di Brooklyn ed attirato egualmente dall’R&B e dalla musica country (affermando che il suo cantante preferito fosse il pilastro della cultura Western Tex Ritter), Otis Blackwell iniziò la sua carriera con Daddy Rollin’ Stone nel 1953, oggetto di molte cover. Tuttavia non conobbe il successo su larga scala come cantante.

“Non faceva per me. Scrivere mi prendeva di più” disse. Quando Elvis Presley incise una delle sue canzoni, il risultato fu l’epocale Don’t Be Cruel del 1956, che fu allo stesso tempo numero uno nelle classifiche pop, R&B e country. In seguito Blackwell diede ad Elvis All Shook Up e Return to Sender, e scrisse un mucchio di successi per altri artisti, tra cui Great Balls of Fire per Jerry Lee Lewis.

E sebbene la carriera di cantante di Blackwell non decollò mai, è stato notato che la sua tecnica vocale nelle demo dei pezzi registrati da Presley fu seguita fedelmente dal Re. “Il modo di cantare di Elvis ad un certo tempo [musicale], derivava dall’aver copiato le demo di Otis” disse Doc Pomus, amico di Blackwell. Stranamente, Blackwell e Presley non si incontrarono mai.

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Taylor Swift

Molti cantanti che scrivono le proprie canzoni arrivano ad un punto dove hanno troppi pezzi di qualità per inserirli tutti in un solo concerto. Taylor Swift ha raggiunto quel punto prima di compiere 21 anni. E da lì non si è mai fermata. È forse l’artista più giovane su questa lista - come avrete forse sentito, è nata nel 1989, l’anno in cui i Green Day rilasciarono il loro primo disco. Eppure ha già scritto un quantitativo di successi che basterebbero per due o tre carriere.

“Salve, sono Taylor,” ha detto alla folla durante il suo Red tour. “Scrivo canzoni sui miei sentimenti. Mi dicono che sono ricca di sentimenti.” I primi tre album della Swift mettono in mostra il suo stile country emotivo ma di una creatività fuori dal comune - persino i primi successi come Our Song e Tim McGraw hanno un sound unico. (Soltanto lei poteva inserire il verso “Any snide remarks from my father about your tattoos will be ignored” in una storia d’amore tra adolescenti come Ours).

Ma è con i capolavori pop Red e 1989, soprattutto con le ballate a cuore aperto come Clean e All Too Well, che ha imboccato la strada giusta. A questo punto, non ci sono limiti a dove potrebbe arrivare.

Missy Elliott

“Se ascolti le mie canzoni, ti raccontano storie,” ha detto Missy Elliott. “Scrivo quasi come se stessi conversando con qualcuno.” Il crogiolo della sua collaborazione con Timbaland fu la Swing Mob, un’ampia costellazione di artisti e produttori che nei primi anni 90s avevano lavorato con DeVante Swing dei Jodeci.

Tim e Missy iniziarono a lavorare sodo come un duo di compositori nel 1996, quando lavorarono insieme su gran parte di One in a Million di Aaliyah. Seguì la scalata al successo di Missy con Supa Dupa Fly nel 1997 - un insieme di pezzi forti, arguti e minimalisti solo ad una prima occhiata che si alternavano tra hip-hop, R&B e musica elettronica in uno schiocco di dita - ed un susseguirsi di incisioni che sfondavano le barriere dei generi come Get Ur Freak On e Work It che durò fino ai primi anni 2000.

Il duo ha anche firmato successi per altri artisti tra cui Can We delle SWV, Trippin” delle Total e Call Me di Tweet. Missy non rilascia un nuovo album da 10 anni, ma lei e Timbaland hanno fatto capire che qualcosa bolle in pentola.

Bee Gees

L’America ha inizialmente scoperto i Bee Gees con la colonna sonora in stile disco per La Febbre del Sabato Sera nel 1977. Ma quel trionfo dai multipli dischi di platino era solo la punta dell’iceberg: i fratelli australiani Barry, Robin e Maurice Gibb furono cantautori di immane successo per decadi.

Elton John li ha definiti “un’enorme influenza su di me come cantautore”; Bono ha detto che il loro repertorio lo fa “sentire male per l’invidia.” I primi successi dei Bee Gees (New York Mining Disaster 1941, To Love Somebody) erano malinconica musica psichedelica, ed il loro primo singolo piazzatosi primo negli Stati Uniti, How Can You Mend a Broken Heart, ricevette subito una cover di Al Green.

Ma quando sperimentarono con la musica disco con Jive Talkin nel 1975, la loro carriera ottenne ancora più successo. Oltre ai propri successi (tra cui figurano sei consecutivi primi posti in classifica), i fratelli hanno scritto l’eponima canzone per Grease, Islands in the Stream per Kenny Rogers e Dolly Parton, Guilty per Barbara Streisand, e Emotion per le Destiny’s Child.

“Vediamo noi stessi innanzitutto come compositori, che scrivono per sé ed altre persone,” ha detto Robin Gibb.

John Prine

Forse è l’estrazione proletaria della sua famiglia oppure gli anni trascorsi a consegnare posta prima di diventare un musicista a tempo pieno. Ma John Prine ha sempre avuto l’abilità innata di catturare con empatia gli alti e bassi e le sporadiche risate degli americani e delle figure ai margini di ogni giorno: il veterano di guerra imbottito di farmaci in Sam Stone, gli anziani che soffrono la solitudine di Angel from Montgomery e Hello in There.

Uno di quei cantanti-cantautori dei primi anni ’70 a ricevere la poco felice etichetta di “Nuovo Dylan”, Prine ha scritto canzoni commoventi che trattano di pene d’amore (Speed of the Sound of Loneliness), che ricordano le ballate di montagna di secoli passati (Paradise) e scurrili capolavori di comicità indirizzate a rubriche di consigli e matti vari.

“Scrivi una canzone su qualcosa che pensi potrebbe essere un tabù, la canti per gli altri e subito questi ci si riconoscono,” dice Prine. “Lo chiamo pessimismo ottimista. Ammetti tutte quelle cose che non vanno e ne parli nei termini più taglienti, nella maniera più sagace che puoi.”

Green Day

“All’epoca, desideravo solo di poter scrivere canzoni di cui essere orgoglioso e che avrei saputo suonare in cinque anni,” ha detto l’anno scorso Billie Joe Armstrong delle sue intenzioni nella creazione di Dookie, successo pop-punk che nel 1994 ha portato alla gloria i Green Day. Ne furono vendute milioni di copie ed Armstrong - che nell’era di band dai toni più seri come Nirvana e Pearl Jam non ricevette i riconoscimenti che avrebbe meritato come compositore - ha messo insieme uno dei canzonieri più impressionanti degli ultimi 20 anni.

La sua ballata acustica del 1996 Good Riddance (Time of Your Life) è diventata una pietra miliare della pop culture; l’ambizione rievocativa dei Who dietro American Idiot del 2004 ha creato una rock-opera che resta una risposta iconica al governo Bush; e la recente trilogia di album dei Green Day, Uno!, Dos!, Tre!, ha evidenziato una totale padronanza di stili che ripercorrono tutta la storia del rock & roll. E Armstrong è un vero punk: è l’intera band ad essere riconosciuta come la compositrice del suo fortunatissimo repertorio.

Paul Westerberg

Paul Westerberg non era molto carino verso il suo mestiere (“I hate music/It’s got too many notes,” ha cantato nel primo album dei Replacements nel 1981). Eppure divenne il bardo ufficiale del punk-rock in America negli anni ’80, reclamando stimolanti inni per i perdenti come I Will Dare e Bastards of Young, così come canzoni splendidamente tormentate quali Swinging Party e Here Comes a Regular.

Lasciata la scuola quando era al liceo, Westerberg parlava a nome di una nazione di disadattati astuti e che sapevano il fatto loro, spianando la strada a Green Day e Nirvana, entrambi capeggiati da fan dichiarati dei Replacements. “Westerberg poteva andare a tutto spiano cantando Tommy Gets His Tonsils Out o Gary’s Got a Boner, e poi riusciva a passare a Unsatisfied o Sixteen Blue, dice Craig Finn dei Hold Steady. “Ecco pensi che questo tizio sia un mezzo punk ubriaco e poi tutt’a un tratto lui si fa tutto sensibile e vulnerabile. Siccome ti dà un assaggio di entrambi gli estremi, l’impatto è più grande, ti colpisce di più. O più delicatamente, a seconda di come la vedi”. Westerberg ha una spiegazione tutta sua per il suo particolare genio da emarginato: “Quando vedo qualcosa penso l’opposto”, ha detto una volta. “Soffro di dislessia, e l’ho usata come meglio ho potuto.”

Eminem

Eminem ft. Con un talento per i giochi di parole che può essere tanto strabiliante quanto inquietante, e una predisposizione per incessanti ritornelli-cantilena che fanno pensare che sarebbe stato a suo agio in un cubicolo del Brill Building, Eminem riempie canzoni d’incredibile popolarità con più rime interne e trucchi lirici di chiunque altro nel pop contemporaneo. Il suo primo in classifica più recente, The Monster, contiene distici assurdi come “Straw into gold chump, I will spin/Rumpelstiltskin in a haystack/Maybe I need a straight jacket, face facts”.

Come il suo personaggio nel biopic del 2002 8 Mile, Eminem ha sviluppato le sue straordinarie abilità nelle rap battle di Detroit, per poi rifinire le sue rime in studio ascoltando i pezzi molleggiati di Dr. Dre che lo aiutavano a sbizzarrirsi con tutta l’agilità e l’aggressività che desiderava.

“Anche da bambino, volevo che rimassero quante più parole possibili”, ha dichiarato Eminem a Rolling Stone. “Metti che veda una parola tipo ‘trascendetalistic tendencies’ (‘tendenze trascendentaliste’ NDT). La scriverei su un pezzo di carta e sotto, metterei in colonna una parola con ogni sillaba: ‘and bend all mystic sentence trees’ (‘e piegare tutti gli alberi di frasi mistiche’ NDT). Anche se [il risultato] non ha senso, è questo genere di esercizio con cui faccio pratica.”

Kenny “Babyface” Edmonds

Kenny “Babyface” Edmonds divenne famoso per la sua collaborazione con Antonio “L.A.” Reid su Don’t Be Cruel di Bobby Brown, rinforzando irrequiete composizioni R&B con duri beat hip-hop, aiutando così la nascita del New Jack Swing. Ma la vera eredità di Edmonds è quella del creatore di ballate riflessive e materiale romantico mid-tempo, mentre la sua solida carriera di cantante viene spesso messa in ombra dal grande successo che ha permesso di raggiungere ad altri artisti: End of the Road, che ha scritto per i Boyz II Men, stabilì un nuovo record con 13 settimane consecutive al primo posto nella Billboard Hot 100.

Edmonds ha detto, “Non mi presento già con le canzoni. Parlo con l’artista e scopro di quali cose gli va a genio cantare o meno”. Questa tecnica l’ha aiutato a sviluppare un dono senza pari nel creare testi ed atmosfera su misura per un certo cantante, specialmente per certe cantanti. È difficile immaginare chiunque se non Whitney Houston a dare forma a Exhale (Shoop Shoop), o Mary J. Blige a far sentire la propria voce con Not Gon’ Cry, o Toni Braxton a prestare l’indispensabile accento seducente alle svariate canzoni che Edmonds ha scritto per lei negli ultimi 25 anni.

Felice e Boudleaux Bryant

C’è voluta una squadra composta da marito e moglie - sposati per più di quarant’anni e divisi solo dalla morte - per scrivere una delle storie di cuori infranti più devastanti del rock: Love Hurts. Inizialmente incisa nel 1960 dagli Everly Brothers - per cui i Byrant avevano scritto una serie di successi, ciascuno un succinto romanzo di desideri e difficoltà adolescenziali - e resa iconica da Roy Orbison, divenne una delle pietre miliari dell’alt-country quando Gram Parsons ne fece una cover nel 1974, ed un anno dopo fu trasformata in una power ballad pionieristica dalla hard rock band Nazareth originaria del Regno Unito, che portò la canzone all’ottavo posto della Billboard Hot 100.

Il successo per i Bryant giunse quando gli Everly decisero di utilizzare una composizione che era stata rifiutata più di 30 volte, Bye Bye Love, che arrivò seconda nelle classifiche. Wake Up Little Susie seguì a breve, e raggiunse la cima della classifica, come fu per All I Have to Do Is Dream, inoltre il loro variegato repertorio includeva canzoni che utilizzavano archi, come Raining in My Heart di Buddy Holly, o il banjo, come Rocky Top, resa pietra miliare del bluegrass dagli Osborne Brothers nel 1967.

“Scegliete qualcosa che dia più certezze, come dare la caccia alla balena bianca o eliminare una comune mosca domestica,” disse una volta Boudleaux del comporre canzoni per mestiere. “Non avevamo dalla nostra consigli saggi come questo. . . Ce l’abbiamo fatta. A volte è meglio essere ignoranti.”

Mann e Weil

Mann e Weil si incontrarono nel 1960 presso l’editore musicale Aldon Music, si sposarono nel 1961 e vivono e lavorano insieme da allora. Le loro canzoni sulla lotta e il trionfo portarono la coscienza di classe nel pop della Brill Building, tramite successi come On Broadway per i Drifters, Uptown per le Crystals, e We Gotta Get Out of the Place per gli Animals, ma sono maggiormente conosciuti per You’…

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