La Conca d'Oro di Palermo: Storia, Turismo e Leggende di un Paradiso Siciliano
La Conca d’Oro è da secoli il simbolo di abbondanza, fertilità e bellezza della città di Palermo. Una valle che ha fatto innamorare regine, scrittori e conquistatori.
Origini e Storia del Nome
Il suo nome poetico nasce dall’immagine dei campi coltivati ad agrumi, che - osservati dall’alto - brillavano come oro alla luce del sole.
La Rivoluzione Agricola Islamica
"La Conca d’Oro è un sistema naturale paradisiaco, merito della rivoluzione agricola islamica. I giardini, i paesaggi rurali esprimono il rapporto tra la diversità, la diversità naturale e la diversità culturale. Il giardino, per definizione, è questo”. Lo ha detto Giuseppe Barbera al convegno Gal Elimos che si è tenuto nei giorni scorsi alla sala Gialla “Piersanti Mattarella” di Palazzo dei Normanni.
In epoca araba, la valle era nota come Al-Khalesa, e divenne un giardino agricolo e tecnologico all’avanguardia: grazie ai sistemi di irrigazione (qanat) introdotti dagli arabi, si coltivavano agrumi, datteri, carrube, mandorli e gelsomini.
Barbera infatti ricorda un preciso episodio storico e cita un dipinto che raffigura l’incontro tra Ruggiero, Roberto il Guiscardo e gli emiri arabi nel 1067. “Queste immagini ci mostrano i Normanni sui loro meravigliosi cavalli, le grandi armature così alte e così potenti, gli arabi hanno un pò invece quest’aria spaventata, quasi dimessa.
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“Nella cultura araba - continua Barbera - c’è anche la presenza nel giardino nella storia. Da questo punto di vista straordinario, sotto di noi da qualche parte c’era la Bab al Riad, la porta dei Giardini, il Genoardo.
“Soltanto a Palermo, alla Conca d’Oro si attribuisce la qualifica di paradisiaca. Soltanto la Conca d’Oro è paradisiaca tra tutti i paesaggi del Mediterraneo. Questo fa capire l’estrema qualità del territorio che la rivoluzione agricola araba, erroneamente chiamata araba, perché in effetti è una rivoluzione agricola islamica.
Un Paradiso Agricolo Diventato Paesaggio Culturale Unico
Nel XIX secolo, la Conca d’Oro copriva oltre 10.000 ettari di coltivazioni, ed era delimitata da Monte Pellegrino, i Monti di Monreale e il Mar Tirreno. Intere generazioni di palermitani hanno vissuto del lavoro nei campi, producendo limoni, arance e frutti esotici in quantità tali da alimentare l’intera Sicilia occidentale e l’esportazione europea. Gli agrumeti erano intervallati da ville nobiliari, torri di guardia, bagli e mulini ad acqua: ogni pezzo di terra aveva una funzione economica e sociale.
Fino agli anni ‘50, questa valle rappresentava una fusione perfetta tra natura, cultura e architettura, tanto che Goethe, durante il suo viaggio in Sicilia, la definì “una delle più meravigliose vedute della terra”.
Declino, Speculazione e Resistenza Agricola
A partire dagli anni ’60, la Conca d’Oro subì una drastica trasformazione: l’abusivismo edilizio, la speculazione immobiliare e l’industrializzazione ridussero drasticamente l’estensione agricola. Oggi, sopravvive appena il 20% delle superfici originarie coltivate, in piccoli appezzamenti tra Ciaculli, Falsomiele e Brancaccio.
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Tuttavia, proprio qui si è avviata una resistenza agricola silenziosa: decine di famiglie palermitane, cooperative e associazioni continuano a coltivare agrumi - in particolare il Biondo Tardivo di Ciaculli, presidio Slow Food - difendendo la memoria e l’economia di un’epoca d’oro.
La Conca d’Oro Oggi: Rigenerazione e Turismo Sostenibile
Oggi la Conca d’Oro sta lentamente riconquistando il proprio valore grazie a progetti di riforestazione urbana, orti comunitari e percorsi eco-turistici che coinvolgono le scuole e i residenti. A Ciaculli, la Fondazione San Giuseppe ha avviato un progetto di agricoltura sociale che unisce disabilità, ambiente e lavoro.
Curiosità: Un Desiderio Reale per i Profumi della Conca d'Oro
Pochi sanno che, nel 1777, una lettera inviata da Maria Antonietta d’Austria, regina di Francia, cita Palermo in modo sorprendente. La missiva, custodita oggi negli archivi della Biblioteca Nazionale di Francia, riporta la richiesta alla corte borbonica di spedire fiori d’arancio, agrumi e piante aromatiche coltivate nella Conca d’Oro di Palermo, perché il suo giardino personale nel Petit Trianon “non era all’altezza dei profumi di Sicilia”.
Secondo gli storici, le coltivazioni profumate di Palermo avevano una fama così vasta in Europa che perfino i giardinieri reali francesi richiesero “terriccio originario della valle palermitana” per tentare (invano) di replicare la crescita rigogliosa degli agrumi siciliani. Alcune barbatelle furono effettivamente spedite da Palermo a Versailles, ma non attecchirono a causa del clima diverso.
Leggende della Conca d'Oro
Un’altra affascinante leggenda narra di un drago che terrorizzava le campagne nei pressi di Palermo. Gli abitanti, disperati, assoldarono un ciclope per combatterlo, ma fu sconfitto. Solo un sant’uomo di nome Pellegrino riuscì a convincere il drago a lasciare la Sicilia.
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Un drago alato seminava il terrore, divorando chiunque incontrasse sul suo cammino, senza distinzione tra arabi e cristiani. Molti cavalieri provarono, ma tutti fallirono, finché Raimondo, un nobile palermitano innamorato della principessa, decise di tentare la sorte. Nonostante la paura, Raimondo notò un segno della croce sull'ala del drago e si inginocchiò, invocando la pace. Sorprendentemente il drago scomparve, lasciando l'isola in pace.
Figlio di Urano e Gea, era una creatura temibile, il cui furore incuteva paura tanto agli dei quanto agli uomini. Non possiamo concludere questo racconto senza parlare di San Giorgio, il celebre ammazzadraghi celebrato in molti luoghi dell'isola.
Palermo: la "Conca d'Oro" della Sicilia - Turismo delle Radici
Palermo - Tra cultura millenaria e dieta mediterranea, tra mar Tirreno e tradizioni popolari come le marionette dell'Opera dei Pupi, il capoluogo siciliano di Palermo è una perla imperdibile, la "Conca d'Oro" fondata dai fenici.
Il sito è abitato sin dalla Preistoria, come dimostrano le grotte dell'Addaura, mentre il succedersi di numerose civiltà ha regalato alla città un prestigioso patrimonio artistico e architettonico: dai fenici ai greci, passando per cartaginesi, romani, bizantini, arabi, normanni, svevi e spagnoli.
Fu l'arrivo dei normanni a Palermo, con la conquista dell'isola dal 1098, che portò alla costruzione di numerosi edifici cristiani e al massimo splendore sotto il governo di Ruggero II. In primis il Palazzo dei Normanni inaugurato nel 1130, noto anche come Palazzo Reale, oggi sede dell'Assemblea regionale siciliana, la più antica assemblea parlamentare in attività del mondo, oltre ad essere uno dei patrimoni Unesco della città.
Al primo piano del palazzo sorge la Cappella Palatina, una basilica in stile siculo-normanno, fatta consacrare nel 1140 da re Ruggero II.
Architetture Religiose Imperdibili
- La chiesa di San Giovanni degli Eremiti, monumento nazionale di Chiesa cattolica completata nel 1136
- La chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio del 1143, sede della parrocchia di San Nicolò dei Greci e nota come Martorana
- La chiesa di San Cataldo, eretta nel XII secolo
- La Basilica Cattedrale Metropolitana Primaziale della Santa Vergine Maria Assunta, nota semplicemente come Duomo oppure Cattedrale di Palermo e costruita in vari momenti tra XII e XVIII secolo
Sono da vedere anche il palazzo della Zisa (dall'arabo "al-'Aziza", ovvero "la splendida") costruito nel 1165 e il ponte dell'Ammiraglio, un ponte a dodici arcate di epoca gotica visibile dall'attuale corso dei Mille a Palermo, costruito tra 1125 e 1131. Interessanti anche i Qanat, imponente opera di ingegneria idraulica nel sottosuolo della città. Il tutto racchiuso dentro imponenti mura difensive, già presenti nel periodo punico e successivamente ampliate dagli arabi e dai normanni.
Palermo conserva anche vari mercati storici: i più caratteristici sono la Vucciria, Ballarò e Il Capo.
Il Parco archeologico del Castellammare, invece, include i resti del castello-fortezza di epoca normanna, una necropoli islamica e i resti della Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, quasi interamente rasa al suolo dai bombardamenti del 1943.
Un particolare interesse ha il santuario di Santa Rosalia sito sul Monte Pellegrino, costruito nel 1626 in una grotta, già sede di un santuario dedicato alla divinità fenicia e cartaginese Tanit, e presunto luogo di ritrovamento del corpo di Santa Rosalia, patrona principale della città.
Alla santa è dedicato l'evento più atteso dagli abitanti, la Festa di Santa Rosalia o "U fistinu", attiva fin dal 1624 e che si conclude ogni 14 luglio. Partecipano migliaia di persone, pronte a guardare la processione dei carri trionfali per il viale noto come Cassaro, con il finale della festa colorato dai giochi pirotecnici sul lungomare del Foro Italico.
L'occasione è perfetta per assaggiare la cucina palermitana: caponata, pasta con le sarde, sarde a beccafico, arrosto panato, panino con la milza, "sfincione" (focaccia ripiena), cannoli e cassate.
La bevanda tipica alcolica, invece, è l'Anice Unico Tutone. Il cuoco palermitano Francesco Procopio dei Coltelli è ritenuto il padre del gelato, uno dei dessert più consumati e noti al mondo. A Palermo hanno avuto origine anche la frutta martorana e più recentemente l'Iris, creata da un pasticcere palermitano nel 1901.
Come Arrivare a Palermo
Palermo è servito da un aeroporto e da una stazione ferroviaria. In automobile da Messina (raggiunta con un traghetto da Villa San Giovanni): prendere A20/E90 in direzione di Viale Regione Siciliana Sud Est, uscire verso PA/Sciacca, prendere Via Ernesto Basile, Via Antonio Mongitore, Via Giardinaccio e Via Roma in direzione di Vicolo Paternò.
Altri Luoghi da Visitare
Da vedere l'affascinante borgo di Bagheria.
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