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La Croazia Entra nell'Area Schengen e Adotta l'Euro: Un Nuovo Capitolo per il Paese

Dal 1° gennaio 2023, la Croazia, Stato membro dell’Unione Europea dal 1° luglio 2013, è entrata a far parte dell’ “Eurozona” e ha pienamente aderito al cosiddetto “Spazio Schengen”. Si tratta di un'importante pietra miliare nella storia della Croazia, delle aree euro e Schengen e dell'UE nel suo complesso. A dieci anni esatti dall’adesione all’Unione Europea, la Croazia ha fatto ingresso sia nell’eurozona sia nello Spazio Schengen, diventandone rispettivamente il 20esimo e 27esimo Paese membro.

Adesione all'Eurozona: Vantaggi e Misure di Protezione

A seguito della piena adesione della Croazia all’Eurozona, attualmente 20 Stati membri dell’UE e 347 milioni di cittadini europei condividono la moneta unica dell’Unione Europea. Con la Croazia, 20 Stati membri dell'UE e 347 milioni di cittadini europei condivideranno la moneta comune dell'UE. L'euro offrirà vantaggi pratici ai cittadini e alle imprese croate. Renderà più facile viaggiare e vivere all'estero, aumenterà la trasparenza e la competitività dei mercati e faciliterà gli scambi commerciali. A far data dal 1° Gennaio 2023, le banconote e le monete in Euro hanno iniziato a circolare in Croazia, sostituendo gradualmente la valuta croata denominata “Kuna”.

La Commissione ha sostenuto pienamente la Croazia nel processo di adesione all'euro e all'area Schengen. A conferma di ciò, infatti, la Commissione europea e la Banca Centrale Europea, nelle rispettive Relazioni sulla convergenza del 2022, hanno concluso che la Croazia, dopo aver intrapreso un percorso di intensa preparazione, prodromico all’ingresso nell’Eurozona, ha soddisfatto i cd. “criteri di convergenza” o “parametri di Maastricht” per l’adozione dell’Euro, quali condizioni economiche imprescindibili affinché uno Stato possa entrare a far parte dell’Unione Economica e Monetaria.

Per tutelare i consumatori e rispondere alle preoccupazioni relative agli aumenti abusivi dei prezzi nel periodo di transizione, le autorità croate stanno adottando misure attive in linea con le norme sull'introduzione dell'euro. In particolare, le Autorità croate hanno iniziato, sin da subito, ad attuare il Piano nazionale di transizione, che si fonda, essenzialmente, sul principio fondamentale della tutela dei consumatori nonché su altri quattro importanti pilastri: il cd. A tal fine, l’Ispettorato dello Stato croato, designato dallo stesso Codice Etico quale organo principale per il monitoraggio e il controllo dei prezzi, dovrà vigilare sul rispetto delle regole di arrotondamento e sulla corretta applicazione del tasso di conversione.

Le banconote e le monete in euro diventeranno anche un simbolo tangibile per tutti i croati della libertà, della convenienza e delle opportunità che l'UE rende possibili.Al termine delle prime due settimane del 2023 la kuna sarà ritirata dalla circolazione in maniera definitiva. Fino al 31 dicembre in Croazia sarà obbligatoria la doppia indicazione dei prezzi (già utilizzata dallo scorso 5 settembre) ed è stato introdotto un Codice etico delle imprese per aiutarle a ricalcolare correttamente i prezzi di beni e servizi, ma anche per rispondere alle preoccupazioni dei consumatori su possibili rincari ingiustificati.

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Ingresso nello Spazio Schengen: Libertà di Movimento e Responsabilità Condivisa

Analogamente, l’ingresso della Croazia nel cd. “Spazio Schengen”, conformemente a quanto previsto dall’art. 1, par. 1, lett. b) del Regolamento n. 1053/13 del Consiglio[2], lo Stato membro croato ha dimostrato di aver applicato il cd. L'area Schengen consente a 420 milioni di persone di viaggiare liberamente tra i Paesi membri senza passare per i controlli alle frontiere. Consente di sviluppare una responsabilità comune e condivisa per il controllo delle frontiere esterne dell'Unione e la responsabilità di rilasciare visti Schengen comuni. Soprattutto, da oltre 35 anni Schengen è uno spazio di valori, libertà, sicurezza e giustizia.

In conclusione, possiamo ben affermare che l’adesione della Croazia allo Spazio Schengen ha consentito e continuerà a consentire a 420 milioni di persone di viaggiare, finalmente, liberamente, così garantendo la piena - e soprattutto tangibile - applicazione della libertà di circolazione di persone, servizi, capitali e merci tra Stati membri dell’UE, appartenenti alla cd. Area Schengen, senza alcun necessario controllo alle frontiere. Trattasi, a ben vedere, di uno “Spazio” che, soprattutto nell’attuale contesto geopolitico ed economico, è assolutamente fondamentale al fine di consentire una maggiore stabilità, resilienza e ripresa dell’Europa tutta.

Storicamente, il Trattato di Amsterdam (1997) ha sancito l’inserimento dell’acquis di Schengen nel sistema dell’Unione Europea. Più precisamente, lo Stato croato aveva adottato quelle parti dell’acquis relative ai controlli alle frontiere esterne, alla cooperazione di polizia e all’uso del sistema di informazione “Schengen”. Tale importante processo di verifica si è concluso con l’adozione e con la conseguente pubblicazione, da parte della Commissione europea, in data 22 ottobre 2019, di una Comunicazione[5], riguardante la verifica della piena applicazione dell’acquis di Schengen da parte della Croazia, in cui si legge: “La Commissione ritiene che la Croazia abbia adottato le misure richieste per soddisfare le condizioni necessarie per l’applicazione di tutte le parti pertinenti dell’acquis di Schengen. In altrettanti termini positivi, si è espresso il Consiglio dell’UE, conformemente alle procedure in vigore, stabilite nel Regolamento UE n.

Implicazioni e Criticità

Al di là delle narrazioni mediatiche e di quelle politiche, l’ingresso della Croazia nello spazio Shengen è un momento per un bilancio del ruolo svolto dalla ex repubblica jugoslava rispetto alla questione che del trattato rappresenta il nucleo principale: la libera circolazione di cittadini e merci nello spazio comune. Quel che è interessante, da questo punto di vista, è come l’ingresso nello spazio Shengen suoni come un premio per le autorità croate nella gestione della frontiera.

Le organizzazioni non governative croate che si occupano di migranti hanno dichiarato, per voce del Centro Studi sulla Pace, che Zagabria ha ricevuto “un premio per sei anni di violazioni dei diritti umani”.Zagabria ha sempre respinto ogni accusa. Alla fine del 2021 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato la Croazia rispetto al caso di Madina Hussiny, una bambina di sei anni proveniente dall’Afghanistan, investita e uccisa da un treno a novembre 2017 dopo che lei e la sua famiglia vennero respinte dal confine croato e dopo che è stato loro detto di seguire i binari del treno per tornare a Šid, in Serbia, nel mezzo della notte.

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Infatti, dal 2015 a oggi, Zagabria ha ricevuto dalla Commissione Europea oltre 163 milioni di euro, per lo più stanziati dall’Internal Security Fund, un budget pensato per aumentare la sicurezza delle frontiere esterne. Un eufemismo per chiamare l’esternalizzazione delle frontiere.

Di fatto nulla, ma per assurdo ci potrà essere qualche strumento in più di controllo da parte delle istituzioni europee, perché Shengen garantisce diritti e doveri. Il problema sarà vedere quale volontà politica esiste di fare questi controlli e anzi quanto sarà grave il messaggio che chi si comporta da poliziotto feroce e zelante alle frontiere della Fortezza Europa viene premiato con l’ingresso in Shengen.

Si vedrà, intanto però è chiara la visione dell’Ue. La previsione di spesa Ue fino al 2027 prevede un budget di 26 miliardi di euro per le migrazioni, con un aumento dell’86% rispetto al precedente. Bruxelles - Zagabria fa l’en plein.

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