Escursione alla Cima del Gran Paradiso: Guida Dettagliata
Il Gran Paradiso, con i suoi 4061 metri, è l'unica vetta interamente in territorio italiano che supera i 4.000 metri. La sua altezza rispetto alle cime circostanti lo rende ben riconoscibile anche da lontano. Quest'articolo offre una panoramica completa sull'escursione alla sua cima, toccando vari aspetti, dalla preparazione fisica e tecnica, all'attrezzatura necessaria, fino alle difficoltà incontrate lungo il percorso.
Preparazione e Pianificazione
Per salire sul Gran Paradiso, è consigliabile dedicare due giorni. Si può scegliere di pernottare presso i Rifugi Chabod o Vittorio Emanuele II. Il periodo ideale per affrontare questa avventura va da metà giugno a fine settembre, quando le condizioni del terreno e del meteo sono più favorevoli. È fondamentale prenotare con anticipo sia la Guida Alpina che il posto nei rifugi.
Rifugi
- Rifugio Chabod (2.750 mt): Inaugurato nel 1985, è un punto di ritrovo prediletto da escursionisti e alpinisti.
- Rifugio Vittorio Emanuele II: Un'alternativa per il pernottamento, punto di partenza per un altro itinerario verso la vetta.
Itinerari
L’itinerario per raggiungere la cima del Gran Paradiso è più impegnativo ma più bello rispetto a quello che sale dal Rifugio Vittorio Emanuele, soprattutto in questo periodo dell’anno. Il primo giorno si sale al Rifugio Chabod (2.750 mt). Il giorno successivo all’alba si parte per raggiungere la cima del Gran Paradiso (4061mt). L’ascesa in media richiede circa 5,00 ore a cui ne vanno aggiunte altre 4,00 per il ritorno, per un dislivello totale di 1310 mt.
Percorso di Ascesa
Attraversiamo la Valsavarenche e lasciamo l’auto nel pianoro dell’Alpe Pravieux (1834 Mt), dove si trova un piccolo parcheggio. Mentre mi avvio all’imbocco del sentiero, ben segnalato da un evidente cartello in legno, vedo sbucare sul ciglio della strada una marmotta di dimensioni ragguardevoli che, in guardia sulla soglia della tana, sembra quasi volermi augurare buona fortuna! La comoda mulattiera, sempre ben segnalata, costeggia gli stabili dell’Alpe Pravieux per poi immettersi in un bosco di larici e abeti. Attraversiamo l’alpeggio di Lavassey (2194 mt) dove una fonte ci regala un po’ di refrigerio. È l’unico punto lungo tutto il percorso dove è possibile rifornirsi di acqua potabile. Man a mano che saliamo il paesaggio si apre regalandoci bellissimi scorci. Usciti dal bosco continuiamo ad inerpicarci prima su pianori erbosi poi su roccia. Ma sempre in salita. Raggiungiamo un torrente che raccoglie le acque del ghiacciaio che si erge sopra le nostre teste. Un ponticello sulla destra indica il sentiero che conduce al Rifugio Vittorio Emanuele, noi teniamo la sinistra. Si poteva tagliare il sentiero principale con evidenti scorciatoie ma così facendo ne avrei aumentato la pendenza e non volevo sollecitare troppo le ginocchia.
Dopo soli 20 minuti di cammino mi tolgo la giacca. È importante essere vestiti in maniera proporzionale allo sforzo per non sudare. Nonostante sia ancora buio io sento molto caldo. L’aria però è fredda e secca la pelle e la bocca. Facciamo una sosta per bere e Roger ci raccomanda di farlo a piccoli sorsi. Abbiamo un litro d’acqua a testa e ci deve bastare per circa 8 ore. Percorriamo un lungo tratto di pietraia e quando il ghiaccio sotto ai detriti inizia a diventare insidioso indossiamo i ramponi. Stiamo attraversando il ghiacciaio di Laveciau.
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Ci leghiamo in cordata e continuiamo a salire. Con i ramponi sento il passo sicuro anche se ci sono dei crepacci che mi fanno gelare il sangue. Roger dice che non sono tanto grossi ma a me sembrano delle voragini che ci costringono a fare continue deviazioni. Allunghiamo la strada ma ci manteniamo a distanza di sicurezza. È il ghiacciaio che si rompe e si muove.
Raggiungiamo la Schiena d’Asino, l’imponente dorso innevato dove s’incrocia l’altra via normale che parte dal rifugio Vittorio Emanuele II. Motivo per cui inizia ad esserci un certo affollamento. Riprendiamo l’ascesa ma iniziano i primi problemi respiratori del mio compagno. Rallentiamo il passo ma non è questione di muscoli o affaticamento. È “fame d’aria”. L’altitudine gioca brutti scherzi anche alle persone più allenate e non è facile prevedere che effetto avrà sull’organismo quando si sale così tanto di quota per la prima volta. Prende un’aspirina che fluidifica il sangue e dovrebbe aiutare a superare il momento di difficoltà. Ci sono crisi passeggere, ci si prede il tempo che serve, si respira e si riprende. Ma questo malessere rende ogni metro una pena. La mancanza di ossigeno chiude lo stomaco e procura nausea.
Difficoltà e Considerazioni
La scala della difficoltà alpinistica la classifica F+ (Facile), qualcuno la definisce una semplice passeggiata ma io non penso che sia proprio cosi, soprattutto se non hai mai conosciuto la montagna sotto quel velo alpinistico che lei si porta dietro in queste ascensioni. Gli ultimi metri prima di raggiungere la vetta sono il tratto più pericoloso, un passo tecnicamente facile porta con sé un salto di centinaia di metri di vuoto.
L’ascensione richiede dalle 4 alle 6 ore per la salita e 2/3 per la discesa. La durata totale dell’ascensione richiede circa 9-10 ore. Il percorso non presenta difficoltà tecniche particolari ma bisogna considerare che si tratta itinerario di alta montagna che si svolge su ghiacciaio. L’utilizzo di piccozza, ramponi, imbracatura è d’obbligo.
Attrezzatura Necessaria
Per lo svolgimento dell’attività prenotata è necessario essere in possesso del materiale minimo necessario elencato e dettagliato nella pagina dell’attività stessa.
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- Piccozza
- Ramponi
- Imbracatura
- Giacca a vento
- Guanti pesanti
- Guanti leggeri
- Sacco lenzuolo
Il noleggio del materiale tecnico (in rifugio), qualora sia necessario, è di circa 15,00 Euro. Importante: in rifugio non sono disponibili a noleggio gli scarponi da montagna.
Costi
Il costo comprende l'assistenza della Guida Alpina. A tale cifra dovrete aggiungere la mezza pensione nei rifugi, costo che oscilla tra i 42,00 e 48,00 Euro a persona. Il prezzo varia in funzione del rifugio, della camera scelta e della disponibilità. Normalmente si trova posto in camera da quattro. I costi del rifugio si pagano direttamente al gestore in contanti o con carta di credito.
Regolamenti e Sicurezza
Le attività di gruppo hanno un numero minimo di partecipanti per poter essere confermate. Questo numero minimo di partecipanti è espresso nella pagina dedicata all'attività.
Variazioni alle uscite o al programma delle stesse potranno essere effettuate dalla Guida Alpina responsabile (secondo quanto stabilito nella sezione “Ruolo della Guida Alpina”) oppure per causa di forza maggiore.
Il lavoro della Guida Alpina è un’attività commerciale a tutti gli effetti che, come tale, comporta un ingaggio da entrambe le parti (guida e cliente) per poter garantire un’alta qualità del servizio acquistato. La Guida Alpina è l’unico responsabile dello svolgimento del programma e potrà, per diversi motivi (condizioni meteorologiche, condizioni della montagna, condizione fisica dei singoli componenti del gruppo, sicurezza ecc.…) modificare lo svolgimento durante la gita stessa.
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L'intero gruppo dovrà procedere in cordata, qualora un membro sia stanco o abbia un problema, tutta la cordata tornerà indietro. Solo nei pressi della cima la Guida potrà lasciare uno dei componenti, in luogo sicuro, e proseguire con gli altri.
Consigli Utili
3 o 4 giorni prima della gita ci sarà un briefing meteo per verificare la fattibilità della stessa. In caso di maltempo la gita potrà essere spostata o annullata (senza nessuna spesa per i clienti).
Tabella Riepilogativa
Aspetto | Dettagli |
---|---|
Altezza | 4061 metri |
Periodo Ideale | Metà giugno - Fine settembre |
Durata Ascesa | 9-10 ore (salita e discesa) |
Difficoltà | F+ (Facile) |
Rifugi Consigliati | Chabod, Vittorio Emanuele II |
Attrezzatura Obbligatoria | Piccozza, ramponi, imbracatura |
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