Etimologia della Parola Viaggio: Un Percorso Attraverso la Storia e il Significato
La parola “viaggio” è comunemente usata per riferirsi al tragitto da un luogo a un altro. Tuttavia, esaminando l’etimologia e l’uso storico della parola, diventa chiaro che un viaggio originariamente implicava molto più di un semplice spostamento fisico.
Origini Etimologiche e Significato Primario
È importante accennare all'etimologia della parola viaggio. Il termine italiano deriva dal provenzale viatges e, prima ancora, dal latino viaticus, il quale, però, ha tutt'altro significato.
La parola deriva dal latino viaticus, che significa ciò che riguarda la via o dal suo neutro viaticum, che era tutto ciò che il viaggiatore portava per provvedere ai suoi bisogni durante il cammino, dato che lungo le vie consolari non c’erano certo aree di servizio.
La parola “viaggio” si è evoluta dalla parola francese antico “jurnee”, che significa “un giorno di viaggio”. Deriva dal latino “diurnum”, che significa “indennità giornaliera”.
Evoluzione del Significato nel Tempo
Paradossalmente, nonostante il viaggio sia un'esperienza essenzialmente umana e quindi antichissima, anzi originaria, nelle lingue europee l'emersione di un solo significante che denota il viaggio come qui definito, è un fatto piuttosto recente. Guarda caso tale emersione si situa proprio entro il Medioevo (come testimonia l'etimologia provenzale anziché direttamente latina).
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Il termine italiano deriva dal provenzale viatges, dal francese antico veiage, che è il latino viaticum, derivante da via.
Gli storici notano che i viaggi nel Medioevo soddisfacevano esigenze pratiche per il commercio, gli affari, le conquiste militari e i pellegrinaggi religiosi.
Le persone non potevano permettersi il lusso di viaggiare per svago o per ricercare l’anima o il senso della vita. I pellegrini si sottoponevano a riti simbolici e privazioni per purificare l’anima e avvicinarsi al divino.
Durante l’era delle esplorazioni del XV-XVIII secolo, i lunghi viaggi per mare verso nuovi continenti esponevano gli europei a luoghi e persone sconosciuti. Il periodo romantico alla fine del XVIII secolo enfatizzava l’individualità, il timore reverenziale per la natura e la trascendenza.
I filosofi iniziarono a concettualizzare il viaggio come un ponte tra il sé interiore e il mondo esterno. I pensatori romantici si avvicinano al viaggio come un atto simbolico di auto-riflessione, autorealizzazione e auto-trascendenza.
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La rivoluzione industriale ha consentito un maggiore accesso ai viaggi in treno. I romanzieri vittoriani descrivevano i viaggi in treno come spazi per l’autoriflessione, i ricordi e i cambiamenti emotivi.
Tra la metà e la fine del 1900, i trasporti moderni ridussero parte dei pericoli e della durata del viaggio. I viaggi furono associati meno alle indennità giornaliere e alla sopravvivenza fisica e più alla realizzazione personale.
I dizionari contemporanei definiscono il “viaggio” non solo come movimento fisico tra luoghi ma anche come “un passaggio o progresso da una fase all’altra”. Csikszentmihalyi (1990) ha descritto momenti auto-trascendenti di profonda concentrazione, presenza e chiarezza durante viaggi impegnativi.
Teorizzava il viaggio come una “esperienza autotelica” che porta alla crescita personale. Quindi, nell’uso contemporaneo, “viaggio” connota non un semplice movimento o trasporto, ma opportunità per scoprire punti di forza interiori, cambiare prospettive, riflettere sul significato della vita ed espandere i limiti.
Viaggio: Significati Estensivi e Particolari
Nel suo significato più ampio, il viaggio è lo spostamento da un luogo a un altro, che si fa per divertimento o per necessità. In altri casi, la parola viaggio ha un significato più specifico: per esempio, un pellegrinaggio.
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Un viaggio può essere anche uno spostamento verso un luogo non particolarmente lontano ma che per particolari motivi si rivela più lungo o faticoso del previsto, oppure il tragitto che si fa ogni volta per trasportare una certa quantità di oggetti o di materiale da un posto a un altro.
In senso figurato, infine, un viaggio può essere uno spostamento immaginario, fatto con la fantasia, o anche lo stato di allucinazione e di perdita di contatto con la realtà che caratterizza chi è sotto l’azione di sostanze stupefacenti, specialmente allucinogeni.
La vita come una navigazione a vela, dove l’importante non è l’approdo, ma il viaggio stesso; un viaggio che non è lineare, in cui si alternano giorni di vento favorevole, bonacce, tempeste, cambi di direzione non programmati, imprevisti.
Usi Estensivi e Particolari
- Per iperbole, con riferimento a luoghi che, pur trovandosi nella stessa città, siano comunque separati da notevole distanza: andare da casa mia in ufficio è un vero viaggio!
- Pellegrinaggio: il v. alla Mecca; il v. al Santo Sepolcro.
- L’ultimo, l’estremo v., il v. senza ritorno, la morte.
- Con riferimento a mezzi di trasporto navali o aerei, è in genere sinon. di navigazione.
- Il cammino o tragitto che ogni volta si fa per trasportare una determinata quantità di oggetti e di materiali, per sé o per lavoro, per fare commissioni, ecc.
- Il corso di un astro nel cielo.
Il Viaggio come Esperienza Culturale e Personale
Il viaggio, nel suo iniziare hic et nunc ad opera di uno o più viaggiatori con il loro specifico «habitus», è esso stesso un prodotto culturale e, come tale, variabile dipendente della cultura.
Ogni prodotto culturale, che sia un utensile o un «artefatto simbolico» come il viaggio, è «prospettico» nel senso che incorpora i punti di vista sul mondo di coloro i quali l'hanno prodotto - in questo caso i viaggiatori stessi.
Ma un'altra particolarità del viaggio - come si evince dal secondo significato riportato - è di avere il potere di aprire gli orizzonti non solo fisici ma anche culturali del viaggiatore, di permettergli di instaurare rapporti nuovi con quanto visto, di modificare la sua prospettiva sul mondo, di conoscere e capire; di modificare cioè le sue aspettative, il bagaglio di conoscenze con cui era partito.
Il viaggio ha un forte ritorno causativo sui viaggiatori, ma anche sulla cultura che ne ha originato senso e modo attraverso la struttura (spazio, tempo e le tre fasi, i tre termini: partenza, transito, arrivo) e quindi su quel tipo di percezione che abbiamo chiamato culturale.
Per Leed il viaggio è addirittura il «motore stesso della storia umana» grazie al suo potere di plasmare e definire individui, società, confini geografici, politici o culturali. Sempre Leed (ma prima anche Cardona) attribuisce un forte valore allegorico al viaggio, che diventa paradigma di ogni movimento, effettivo o simbolico poiché è un'esperienza essenzialmente e intrinsecamente umana, fin da quando il bambino acquisisce la locomozione nella prima infanzia.
Il «viaggio è un giardino di simboli con cui si esprimono transizioni e trasformazioni di ogni genere», «terreno comune di metafore perchè familiare a tutti gli esseri umani che si muovono, come lo è l'esperienza del corpo, del vento o della terra»: ecco che il suo potere simbolico, di cui si era scritto prima, risiede nell'universalità dell'esperienza del movimento di cui il viaggio è espressione, messa in atto culturalmente e spazio-temporalmente situata.
Allora ci si rende conto che la stanzialità non è certo la condizione storica originaria, bensì è l'esito di un percorso -potremmo dire di un viaggio: anzi il processo della «territorializzazione» è «un'impresa della mobilità» e «l'incapacità di vedere il luogo se non in termini territoriali, il presupposto eterno che le società siano strutture delimitate, dotate di un centro e durature è una distorsione retrospettiva», una nostra retroiezione.
Il Turismo: Evoluzione e Sfide
Viaggiare, sia esso per ragioni di svago o di lavoro, è un’attività talmente integrante del nostro stile di vita che, dopo quasi due anni di limitazioni volte a contenere la diffusione della pandemia, non sono pochi coloro che scalpitano all’idea di preparare le valigie.
Da fenomeno elitario e di nicchia, il turismo ha subìto negli ultimi decenni una tale accelerazione da far toccare, in tempi immediatamente prepandemici, la quota impressionante di 1,5 miliardi di arrivi di visitatori internazionali.
La comprensione di un fenomeno risulta spesso più completa e approfondita se si riflette sulle sue origini, sul suo sviluppo e, perché no?, anche sul lessico che lo caratterizza. Partiamo quindi proprio dall’etimologia: la parola “turismo” deriva dal francese tour che indica un “giro, viaggio”.
Il tour implica invece un percorso coerente, finalizzato e con una meta precisa con delle tappe, più o meno fisse, che il viaggiatore tocca. Ma da quale momento della storia possiamo parlare di turismo? La nascita vera e propria del fenomeno come lo intendiamo viene fatta risalire al XVII-XVIII secolo, tuttavia esistono antecedenti che risalgono a migliaia di anni fa.
Breve Storia del Turismo
- Antico Egitto e Roma: Le classi abbienti si ritiravano in campagna. I romani amavano la Grecia, l’Asia Minore e l’Egitto per viaggi di istruzione.
- Medioevo: Pellegrinaggi verso luoghi sacri come la Via Francigena. Nascita dei primi centri universitari e corti come luoghi di attrazione per artisti e letterati.
- Età Moderna: Riforma Protestante e nascita dei "Grand Tour" per i benestanti europei.
- XIX Secolo: Fondazione della prima agenzia di viaggi (Thomas Cook and Son) e progressi tecnologici come piroscafi e ferrovie.
- Secondo Dopoguerra: Boom economico, sviluppo tecnologico e introduzione delle ferie retribuite portano al turismo di massa.
- XXI Secolo: Successo dei viaggi low cost e crescente bisogno di varietà e personalizzazione.
Sfide del Turismo Moderno
Nonostante le ovvie ricadute positive del turismo in termini economici, esiste tuttavia un rovescio della medaglia, ovvero un consumo delle risorse, come ad esempio elettricità ed acqua negli hotel, ma anche, ad esempio, per l’innevamento artificiale delle piste da sci.
Inoltre non esiste turismo senza trasporto, che genera inquinamento ambientale, acustico e intrusione visiva. Infine, l’esplosione del turismo in alcune destinazioni, tra cui Barcellona, Dubrovnik, Amsterdam e Venezia, fa addirittura parlare di overtourism, che si riscontra in quei contesti in cui gli abitanti percepiscono che la portata degli ospiti comincia a inficiare e mettere a rischio la conservazione del patrimonio naturale e artistico della destinazione, la qualità dell’esperienza turistica e della vita della popolazione locale.
Il Futuro del Viaggio e del Turismo
Nel 2020 la pandemia da coronavirus ha posto un brusco freno a questi sviluppi, segnando una riduzione significativa nella mobilità internazionale. Una contrazione del -74% degli arrivi internazionali, rispecchia la contrazione dell’offerta dei voli delle compagnie aeree.
Il futuro del turismo dipende da diversi fattori strettamente dipendenti dall’andamento della pandemia e dagli interventi volti a superarla, quali ad esempio la velocità con la quale la popolazione verrà vaccinata e la conseguente riduzione delle restrizioni alla mobilità.
La covid-19 ha avuto sicuramente un impatto devastante sul settore turistico, ma offre anche un’opportunità unica di riflettere e di decidere se vorremo tornare alla situazione prepandemica, oppure ripensare le nostre abitudini in un’ottica - si auspica - meno consumistica e più vicina allo scopo e al valore originario del viaggio e del turismo.