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Grande Escursione Appenninica (GEA): Un Viaggio nel Cuore dell'Appennino

La Grande Escursione Appenninica (GEA) è un itinerario escursionistico di lunga percorrenza che si snoda attraverso l'Appennino tosco-romagnolo e tosco-emiliano.

Il Percorso e le Tappe

La GEA si estende per 375 km, coprendo l'intera dorsale appenninica tra Toscana ed Emilia Romagna. Oggi è suddivisibile in 28 tappe. Da est ad ovest, il percorso parte da Bocca Trabaria, al confine fra Umbria e Marche, ed arriva fino al passo dei Due Santi, nell'Appennino parmense.

Il percorso si snoda per 425 km e può essere percorso in 22/27 tappe. Al termine di ogni tappa è presente una struttura ricettiva che garantisce vitto e alloggio, in alcuni casi definita "Posto Tappa GEA".

Il "silvoso appennin" con la sua storia, le sue genti, il suo ambiente, è il protagonista principale della Grande Escursione Appeninica, percorso nel verde che attraversa anche numerose aree protette. Il percorso si inoltra nell'Appennino, dove si nascondono ancora piccoli borghi medievali, frammenti di antiche testimonianze e secolari tradizioni popolari.

Segnaletica

Il sentiero è segnalato da bandierine verniciate bianche e rosse, con la scritta "GEA" in nero al centro e da cartelli su pali che indicano i tempi di percorrenza parziali.

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Storia della GEA

Ideato, percorso e descritto nel 1981 da Alfonso Bietolini e da Gianfranco Bracci è stato percorso da migliaia di trekkers. Nel 1982 l’idea venne presentata a S.Sofia in Romagna dove si teneva il Convegno delle sezioni CAI Tosco-Emiliane e fu accolta con grande entusiasmo. Ecco dunque che, con l’aiuto della Regione Toscana ed in nome e per conto del CAI, Alfonso Bietolini ed io iniziammo a progettare il lungo percorso. Sulla base di questa regola progettammo le varie tappe, compatibilmente con le strutture ricettive esistenti, in modo che non fossero mai ne troppo lunghe, ne troppo difficili. Aggirammo ogni seppur breve tratto attrezzato con corde fisse, facendo anche in modo che i trekkers scendessero talvolta dal crinale per recarsi a visitare i paesi e le borgate dove si svolge “la vita vera” delle popolazioni appenniniche.

Nel 1983 l'intervento coordinato della regione Toscana, delle Comunità Montane e del Club Alpino Italiano è stato deciasivo per la realizzazione del percorso, inaugurato successivamente da Reinhold Messner. Nonostante le difficoltà e i problemi ancora da risolvere, l'iniziativa ha riscosso un successo inaspettato che ha valicato i confini nazionali tanto da essere ormai uno dei percorsi più famosi d'Europa.

Ora la Regione Toscana, con il contributo delle associazioni toscane del CAI, ha riconsiderato il “vecchio” aggiornandolo e modificandolo in alcune parti, riproponendo così uno dei più bei percorsi di trekking di respiro internazionale.

Adesso, anno 2006, la GEA sta per tornare a nuova vita, grazie all’iniziativa della Regione Toscana e delle sezioni del Gruppo Regionale Toscano del CAI. E’ lapalissiano che per proteggere un territorio lo si debba prima conoscere ed amare. C’è forse un modo migliore di penetrarlo se non a piedi? Con l’accortezza del passo dopo passo si ritorna nella giusta relazione con l’ambiente che ci circonda. Alle varie “alte velocità” che ci impone il mondo globalizzato è giusto rispondere con la dolce e lenta mobilità dell’ essere in cammino.

La GEA e il Sentiero Italia

L'itinerario è anche parte integrante del sentiero Italia e del Sentiero Europeo E1. Il percorso GEA (Grande Escursione Appenninica) è parte del Sentiero Italia, che da Santa Teresa di Gallura percorre l'intera dorsale montana degli Appennini e delle Alpi fino a Trieste (6160 km). Nel tratto Tosco-emiliano segue tutto il crinale appenninico, coincidendo con la GEA e a tratti con il sentiero Cai 0-0. Il Sentiero Italia si propone di collegare la nostra penisola e le isole maggiori con un itinerario che si snoda lungo il crinale degli Appennini e l'intero arco della catena alpina, per circa 5000 km articolabili in 350 tappe.

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Un'Esperienza Unica

Insomma già allora cercammo di trasformare l’escursionismo in proposta turistica portando anche in Appennino il verbo del trekking, cioè… “quando l’escursione diventa viaggio”. Volevamo che chiunque avesse voglia di fare un viaggio a piedi, zaino in spalla, lo potesse fare con facilità e naturalezza. Preparammo dunque i sentieri in modo che l’essere in cammino sui monti del Centro Italia si trasformasse in una gradevole esperienza, un valore aggiunto per compensare l’assenza dell’alta quota alpina. Nel nostro immaginario, natura, cultura e sport si sarebbero dovuti mescolare in una formula vincente. E così fu: migliaia di persone, provenienti da tutto il mondo, ne percorsero i vari tratti. Poi… il tutto venne lasciato a varie e sporadiche iniziative locali che produssero in molti tratti solo abbandono. Solo il CAI mantenne segnalati i percorsi delle varie tappe.

Il GEA, segnalato da bandierine a vernice bianche e rosse, è uno splendido trekking che nel territorio reggiano si snoda a ridosso del crinale sui confini meridionali del Parco del Gigante. Si attraversano fitte faggete ed ampie praterie fino alla cima delle Forbici e a Bocca di Massa. Qui si costeggia il monte Prado e si procede lungo grandi distese di mirtilli fino alla località Lama Lite, ai piedi del monte Cusna e poco distante dai rifugi Battisti e Bargetana. Proseguendo per l'esile cresta delle Porraie, che divide le valli di due torrenti, uno in territorio emiliano e l'altro toscano, si raggiunge il passo di Pradarena, sopra Ligonchio, dove si trova il rifugio albergo Carpe Diem.

Itinerario in dettaglio: Passo del Cerreto - Lagdei

Un esempio di tappa del percorso GEA è il tratto che parte dal passo del Cerreto (m.s.l.m 1261) e raggiunge il p.sso dell'Ospedalaccio, antico e frequentatissimo valico tra Emilia e Toscana. Si risalgono quindi le pendici del monte Alto, per poi piegare a destra verso le spettacolari sorgenti del Secchia. Si continua per un'erta salita fino al passo di Pietra Tagliata (m.s.l.m 1750), posto fra il monte Alto e l'Alpe di Succiso: di qui si gode di un ampio e suggestivo panorama. Si scende ora ai Ghiaccioni (m.s.l.m 1375), lungo l'antico sentiero Barbarossa, per arrivare fino al lago di monte Acuto (m.s.l.m 1576). La zona è interessante, in quanto raro esempio di valle sospesa con annesso lago di origine glaciale. Nelle vicinanze si trova un rifugio con buone possibilità di alloggio, dal quale ci si immette su un comodo sentiero che scende alla diga del lago Paduli, in prossimità del passo del Lagastrello (m.s.l.m 1152). Attraversato il fiume Enza sul ponte a valle della diga, si sale per il bosco fino a raggiungere lo Stradello (la vecchia via dei Linari), che dal passo del Lagastrello conduce al lago Squincio (m.s.l.m 1241), situato poco sopra. Si continua a salire lungo il sentiero CAI fino ai laghi Scuro e Verdarolo, distanti fra loro pochi minuti. Si prosegue a destra, sempre in quota, fino a Prato Spilla (m.s.l.m 1349), sede di impianti sciistici e di un albergo. Da Prato Spilla il sentiero prosegue in territorio parmense arrivando fino a Lagdei (PR).

Tempo di percorrenza: 4.30 h

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