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Ghetto Italia: Lo Sfruttamento dei Braccianti Stranieri e il Caporalato in Italia

Il libro-reportage "Ghetto Italia" di Yvan Sagnet e Leonardo Palmisano offre uno sguardo approfondito sullo sfruttamento dei braccianti stranieri in Italia, un fenomeno complesso radicato nel sistema agricolo e aggravato dalla collusione con la criminalità organizzata. Dalla Puglia al Piemonte, passando per la Lucania, il Lazio e la Campania, i braccianti immigrati sono sempre più spesso vittime di un caporalato feroce, che li rinchiude in veri e propri “ghetti a pagamento”, in cui tutto ha un prezzo e niente è dato per scontato, nemmeno un medico in caso di bisogno.

Questa brutale realtà la conoscono in pochi, taciuta dalle istituzioni pubbliche locali, dal sistema agricolo italiano, dalla piccola e media distribuzione e dalle multinazionali dell’industria agroalimentare, che si servono di questa forma coatta di sfruttamento imponendo un ribasso eccessivo dei prezzi dei prodotti. Si tratta di un complesso sistema criminale in cui a rimetterci sono solo i braccianti, costretti a pagare cifre impensabili per vivere stipati in baraccopoli insalubri, lontano da qualsiasi forma di civiltà.

Un Viaggio Nei Nuovi Ghetti Italiani

Un reportage fatto di storie raccontate da chi vive in questa situazione al limite della sopportazione fisica e psicologica, un incredibile viaggio nei nuovi ghetti disseminati per l’Italia da nord a sud. La mappa di un paese ridisegnato da razzismo, ingiustizia e indifferenza. "Ghetto Italia" è questo e molto altro ancora.

A partire dalla propria esperienza personale tra i braccianti immigrati, Sagnet ha tracciato con Palmisano un viaggio tra le storie raccontate in prima persona da chi per lavorare nei campi vive in situazioni al limite della sopportazione fisica e psicologica, dalla Puglia al Piemonte, passando per la Lucania, il Lazio e la Campania.

Le Tematiche Chiave dell'Inchiesta

L'inchiesta evidenzia la reclusione dei lavoratori agricoli in baraccopoli insalubri, il loro essere costretti a pagare cifre impensabili per qualunque necessità, anche un medico in caso di bisogno, e i ricatti sessuali cui sono sottoposte le donne, impegnate in un lavoro che a torto si immaginerebbe prevalentemente maschile. Un sistema criminale fondato anche sul silenzio delle istituzioni locali e della filiera agricola, dai produttori alla piccola e media distribuzione e alle multinazionali agroalimentari, cui lo schiavismo consente di tenere insostenibilmente bassi i prezzi; un sistema che quindi chiama in causa la coscienza etica del consumatore di fronte all'ingiustizia, nelle parole stesse del libro: "e mi domando cosa siamo, noi, se mangiando un mandarino a tavola, d'inverno, non sentiamo il sapore amaro della prigionia".

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Il Caporalato e lo Sfruttamento Continuano

“E mi domando cosa siamo, noi, se mangiando un mandarino a tavola, d’inverno, non sentiamo il sapore amaro della prigionia. Ciò avviene in Italia, oggi. “Ghetto Italia”. E ancora più chiara appare questa spietata filiera applicata ad un prodotto, il pomodoro: “Le industrie dei pelati hanno fissato il loro prezzo e lo hanno comunicato ai grossisti. I grossisti stabiliscono il prezzo del pomodoro al quintale e lo impongono ai coltivatori. I coltivatori, a loro volta, si rifanno sui braccianti attraverso i caporali. Una catena al ribasso dove tutti lucrano su chi sta sotto, a cascata, fatta eccezione per gli ultimi.”

E seppur il caporalato diventa reato penale, la sua presenza continua a pervadere l’economia agricola in diverse zone d’Italia, in almeno una ventina di province in undici regioni: Puglia, Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata, Piemonte, Veneto, Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Friuli. Giornate di lavoro che durano fino a dodici, sedici ore. Ore naturalmente sottopagate, registrate regolarmente solo in parte.

E quel poco che viene dato ai braccianti, viene sottratto dal “sistema” in cui sono costretti a vivere. Quelle che sembravano tende da campo sono baracche di legno e plastica, imbianchite dal sole e dalla polvere, disposte secondo un ordine molto preciso che ricorda troppo da vicino la disposizione dei blocchi nei campi di concentramento nazisti.”

E fare i conti di quanto fruttava questo “ghetto” a chi ha tirato su le baracche, a cento euro a stagione per posto letto, quanto pagavano gli immigrati, è semplice: 200.000 euro. Ma la verità è questa”, continuano gli autori, ”al business precedente, poi, vanno aggiunti quelli del cibo, dell’acqua, del sesso, del trasporto, dell’igiene saltuaria: almeno altri settecentomila euro per due mesi di raccolta! Cifre da capogiro accumulate sulla pelle degli ospiti del ghetto, e finite nelle tasche di tutti coloro che soddisfano a pagamento gli scarni bisogni dei braccianti. Ed è una situazione che si ripete, con poche variazioni e declinazioni, anche altrove.

“L’isolamento e un requisito dello sfruttamento”, dice Sagnet nel libro, “è vero che i lavoratori sono concentrati nei ghetti, ma il resto del mondo non deve sapere che loro esistono per davvero. Magari li vedono sulle biciclette ogni giorno, o quando scendono dai pullman, a Venosa come a Foggia, ma non gliene frega niente di dove vengono e dove vanno”.

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E così Rosarno in Calabria, Vittoria e Cassibile in Sicilia, Latina, Terracina, ma anche Brescia e Alessandria, Asti, Saluzzo. Sono i luoghi visitati dagli autori per raccogliere le storie di uomini e donne, simili, ma ogni racconto diverso.

Tabella: Dati Chiave sui Ghetti e lo Sfruttamento

Aspetto Dettagli
Localizzazione dei Ghetti Puglia, Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata, Piemonte, Veneto, Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Friuli
Condizioni di Lavoro Giornate fino a 16 ore, sottopagate e non registrate
Costo della Vita nei Ghetti Fino a 100 euro a stagione per un posto letto, costi aggiuntivi per cibo, acqua, ecc.
Guadagni illeciti Fino a 700.000 euro in due mesi per servizi essenziali nei ghetti

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TAG: #Stranieri #Italia

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